L’immensità della donna che ci ha generato
È stata ricca di reminiscenze, di incantesimi e, a tratti, di lacrime l’ultima Serata cinematografica [248ª] con la proiezione del trailer «L’immensità», in omaggio alla donna che ci ha generato, la 16ª Serata della 10ª edizione del CineCircolo dal «file rouge»: «Donne, ‹sorelle tutte›, che ‹fanno bello il mondo›, per immagini», svoltasi venerdì 9 giugno 2023 al lato destro della chiesa «Sacro Cuore» di Catanzaro Lido. Nostalgica, magica, struggente.
È iniziata con un ritardo di 40 minuti, causa la prolissa ‘predica’ e la florida Tredicina celebrata nel tempio. Rassegnata, ha preso corpo, come «input», con la canzone «Mama», estratta da Spice, album d’esordio delle affascinanti Spice Girls, che appena pubblicato, nel 1997, conquistò le classifiche e raggiunse il primo posto in Inghilterra, ma anche in Asia, dove, complice il periodo di uscita, furono in molti a sceglierlo come colonna sonora per la festa della mamma. La clip aveva come protagoniste proprio le cinque ragazze britanniche, poco più che adolescenti, che durante la canzone tengono in mano le foto delle loro madri e si rivolgono a un pubblico composto da madri e figli: «Mama, I love you». Melodia avvolgente, testo semplice fino all’ingenuità, vocalità serafica della «girl band», formatasi nel 1994 a Londra, ha segnato l’immaginario collettivo e ha formato dei presenti nel Salone di S. Elisabetta d’Ungheria un tutto organico.
È stato questo il «kairos», il momento giusto, al termine dell’11ª edizione del CineCircolo dedicata alle figure femminili straordinarie, per tuffarsi insieme, allacciati, connessi, uniti, nella relazione più importante della nostra vita, sentirne l’assoluto di un legame fondativo, riviverlo senza filtri, dai liti ai baci, dai pianti alle gioie, dai disastri ai successi, dalle disfatte alle vittorie. Un legame che evoca il viaggio, il percorso, l’itinerario della crescita, per raggiungere le ‘medaglie d’oro’, da bambini e bambine a uomini e donne. Crescendo con l’immensità della donna che faceva bella la nostra vita, abbiamo potuto smussare gli angoli duri del nostro carattere e apprezzare la relazione con le altre persone e con il mondo. Lei ci ha sempre accompagnato, amorevolmente, faticosamente e a volte dolorosamente, ma ne è valsa la pena.
La Serata, trasmessa dal fonico Ghenadi Cimino in diretta «streaming» sulla pagina social del Circolo, come del resto tutte le altre, ha seguito quindi la scaletta strutturata dallo Staff secondo una sequenza lineare. Dopo il saluto iniziale e l’introduzione del presidente Luigi Cimino, vi è stato un veloce sguardo sulla galleria delle foto della Serata precedente con la pellicola «Anna dei miracoli» di Arthur Penn [246], seguito dalla lettura della sinossi de «L’immensità» da parte della sottosegretaria Lucia Scarpetta e l’illustrazione del profilo del regista Emanuele Crialese da parte dell’arch. Giorgio Martelli.
La relazione con la madre è la tensione costante che fa vibrare la pellicola intera, presentata il 4 settembre 2022 in concorso alla 79. Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia (Festival di Venezia). È un viaggio autobiografico di formazione del regista e sceneggiatore romano-siciliano. Un omaggio alla sua infanzia, ma soprattutto alla donna che lo ha creato. «La donna per me – disse in una intervista – è la parte migliore dell’uomo che sono. Non è rinnegata, è viva dentro di me, l’oggetto dei miei desideri che ascolto più volentieri. È un campo di battaglia, il corpo della donna. Dà la vita, allatta, sa rinunciare e sacrificarsi. È altro, è di più. […] Io sono figlio del mio tempo, immaginate una donna senza libertà, che deve affrontare una questione come un figlio che non si sente rappresentato dal suo genere. Io mi nascondevo, e lei insieme a me. Mi è stata vicino, ha vissuto con me l’immensità. Un amore come quello materno è una benedizione, una grazia. Non è paragonabile a nient’altro». «L’immensità» racconta quindi cosa succede quando non abbiamo un limite e cosa ci facciamo della libertà quando non abbiamo dei legami. «Senza argini, un obiettivo da raggiungere di volta in volta, il corpo si disperde. Non siamo nati per vivere nell’immensità, siamo mortali».
Dopo la proiezione del trailer, dacché la pellicola intera non era ancora reperibile, lo Staff ha offerto un cinedibattito traboccante di curiosità, empatia e commozione, con il focus, appunto, sulla donna più cara, preziosa e splendida nella nostra vita. Riporto qui la scaletta di questo cinedibattito:
6.1. Lirica napoletana «Mamma» (2:14′. Music video «Per te, mamma, Dio ti ha tra sue braccia…» di Lara Fabian (4:16′); 6.4. «Cos’è la famiglia» di StudentiTv (4.08′); 6.5. Papa Francesco: «Per le famiglie» (1:49′); 6.5. Lettera vera di una madre ad un figlio: «Chissà se ti ricorderai…» (2:34′); 6.6. Una storia struggente: «L’occhio di una madre…» (9:58′); 6.7. Condivisione: Tonia Speranza / Tina Quattromani / Marialuisa Mauro… (12:00′); 6.8. Music video «‘A mamma è sempe ‘a mamma» di Gianni Fiorellino (4:15′); 6.9. «Lettera di una madre a un figlio…» (3:55′); 6.10. Music video «Viva la mamma» di Edoardo Bennato (3:29′); 6.11. «Quando perderai tua madre...» (3:57′); 6.12. «Dedicato a mia madre» (2:38′); 6.13. Music video «Madre, io vorrei» del Coro Sommariva Perno (3:52′)
Ad aprirlo, la struggente poesia di un autore anonimo dal titolo evocativo: «Mamma», la poesia resa ancora più folgorante dalle immagini che illustravano quel legame viscerale, unico e totalizzante che lega una madre al suo figlio, come un invisibile cordone ombelicale che non si spezza mai e non conosce morte. Le parole: «Chi l’ha fatto era grande», risuonavano come il più tenero degli abbracci, come il gesto d’amore più assoluto. Esse esprimono, infatti, la forza inossidabile di un legame capace di andare oltre la vita e ben oltre la morte.
A concluderlo, il video music «Madre, io vorrei», dedicato a Maria, Madre di tutte le madri e di tutti i padri. Inteneriscono ancora il cuore di molti le parole, che accompagnavano le immagini di questo filmato, anch’esse pregne di gioia e dolore: «Io vorrei tanto parlare con te di quel Figlio che amavi / Io vorrei tanto ascoltare da te quello che pensavi / Quando hai udito che tu non saresti più stata tua / E questo Figlio che non aspettavi non era per te / Ave Maria […] Io vorrei tanto sapere da te se quand’era bambino / Tu gli hai spiegato che cosa sarebbe successo di Lui / E quante volte anche tu di nascosto piangevi, Madre / Quando sentivi che presto l’avrebbero ucciso per noi / Ave Maria […] Io ti ringrazio per questo silenzio che resta tra noi / Io benedico il coraggio di vivere sola con Lui / Ora capisco che fin da quei giorni pensavi a noi / Per ogni figlio dell’uomo che muore ti prego così».
È stato spontaneo – guardando la clip e ascoltando il testo di mons. Pierangelo Sequeri, teologo, musicologo e compositore milanese, già preside del Pontificio Istituto Giovanni Paolo II – immaginare la propria morte e affidarsi a questa Madre con lo stesso abbandono della prima infanzia, di quando si vedeva nella propria madre il ‘riflesso di Dio’. Saranno i suoi occhi ad accoglierci in morte come in vita, quegli stessi occhi che per primi avevano salutato il suo Figlio, nel suo venire al mondo? Sarà lei a darci la mano e condurci davanti a Dio come quando Lui era bambino? Sarà lei in ginocchio, ferma e decisa, davanti a Lui, come Lui la vedeva quando pregava in vita? Avrà lei il desiderio di guardarci di nuovo in viso e riconoscerci quando il suo Figlio ci avrà perdonato dalle nostre colpe? Il suo riconoscimento ci dirà la fine e l’inizio di vita nuova, sempiterna, perenne, in pienezza, in Lui? La parola fine non ci lascia disorientati, perché Lo rivedremo vivo, risorto nella luce del sole; meglio, Egli è già qui, nei volti di quanti, usciti da questa Serata ne restano affascinati. Inutile cercarlo dentro alla fiction di una pellicola che è sempre e solo strumento: Egli è vivo nel loro stesso volto.
Altri flashback e interventi hanno tessuto il trama della Serata. Segnalo, in particolare, all’attenzione dei lettori il video «L’occhio di una madre…». È un filmato che racconta una storia bellissima, tra madre e figlio, vibrante e struggente, fino alle lacrime.
Di commovente bellezza sono stati gli interventi del trio femminile: Tonia Speranza, Marialuisa Mauro (il suo testo ha letto, con gioia, Franca Colacino) e Tina Quattromani. La prima, Tonia, ha fatto un salto all’indietro e ha rievocato la sua infanzia e l’adolescenza accanto alla sua tenerissima madre, condividendo alcuni intensi episodi che le tornano alla mente in un lampo. La seconda, Marialuisa, ha colto nella pellicola di Crialese tutta la pregnanza e significatività della propria storia di madre adottiva. «La madre del film – notò – la trovo moderna nel senso che lei capisce le necessità della figlia, la rispetta, la nutre, le dà coraggio. […] Il suo amore è grande come l’immensità. E questa immensità è piena di musica e di silenzio, di detto e di non detto, di promesse mantenute e infrante, di comprensione e rifiuto, di fantasia e realtà, di gioia e infelicità». La terza, Tina, ha fornito una preziosa e incisiva riflessione su come essere madri. «Essere madri – asserì – è un’esperienza così totalizzane da far perdere i limiti della propria individualità, un’esperienza che di colpo proietta in un mondo di amore sconfinato e incondizionato. […] Il senso di maternità è insito in ogni donna che per natura riesce ad essere empatica, contentiva, scrupolosa, amorevole, anche quando non è madre di una propria prole. La nascita di un figlio amplifica tali doti, rendendola ancora più raffinata sul piano della dedizione, della cura, dell’amore totale, incommensurabile, incondizionato, denso di gioie, ma anche di preoccupazioni, sacrifici e talvolta di sofferenze. Un amore però da saper dosare…».
L’ultima Serata cinematografica si è conclusa, implacabilmente, con il brano «Mother love» dei Queen, inciso da Freddie Mercury, in omaggio alle madri in Ucraina. Stanco e stremato dalla malattia, l’ex frontman dei Queen invoca la madre, l’unica a cui sente il bisogno di aggrapparsi e da cui desidera disperatamente ottenere amore e pace: «Mamma ti prego fammi tornare dentro / io non voglio fare onde /Ma tu mi puoi dare tutto l’amore che bramo / Io non posso sopportare che tu mi veda piangere / Desidero la pace prima di morire / Tutto quello che voglio è sapere che sei lì / Tu mi darai tutto il tuo dolce amore materno, ah-ah (amore materno) / Il mio corpo è stanco, ma non posso dormire / I miei sogni sono la sola compagnia che ho / Ho un tale sentimento mentre il sole cala / Sto tornando a casa dal mio dolce amore materno».
Oplà, la Serata è terminata, come al solito, con la foto di gruppo e il «cocktail».
Piotr Anzulewicz OFMConv
Foto: Antonella Vitale e Ghenadi Cimino
Commenti recenti