«Laudato si’ per sor’Acqua»
Continuano le Serate conviviali con aperitivo dedicate – nella loro seconda edizione – a «Catanzaro ed oltre». Venerdì 5 febbraio si è svolta la seconda, focalizzata su «Catanzaro-città che galleggia sull’acqua e il ‘futuro dell’acqua’ – ‘bene comune’», nel Salone «S. Elisabetta d’Ungheria», situato al lato destro della chiesa «Sacro Cuore» di Catanzaro Lido.
Per introdurla, Piotr Anzulewicz OFMConv ha sottoposto all’assemblea tre stralci della Lettera-Enciclica «Laudato si’ sulla cura della casa comune» di Papa Francesco (nn. 1-2 e 30) e un versetto del Cantico di frate Sole sgorgato dal cuore di Francesco d’Assisi a San Damiano nella primavera 1225: «Laudato si’, mi’ Signore, per sor’Acqua, la quale è multo utile et humile e preziosa e casta» (v. 15). Una lauda che è l’espressione di stupore e di meraviglia di fronte a tale “sorella” di noi, esseri umani. Ed è anche un invito ad avere cura di lei, incalcolabile bene pubblico, primario ed essenziale alla vita, inalienabile diritto di tutti a cui, purtroppo, molti non hanno accesso. Questa “sorella”, chiamata anche l’«Oro blu», si trova oggi in grave pericolo. Anzulewicz ha quindi menzionato un “manuale” che fornisce un lungo elenco di predoni: I predoni dell’acqua. Acquedotti, rubinetti, bottiglie: chi guadagna e chi perde (Edizioni San Paolo, 2004). Il libro è stato scritto da Giuseppe Altamore, uno dei maggiori esperti in questioni idriche, sociologo e giornalista, autore di altri importanti volumi: Europa, istruzioni per l’uso (Oscar Mondadori, 1992), Tutte le parole dell’economia (Oscar Mondadori, 1994), Personal budget (Sole24 Ore, 2001), Qualcuno vuol darcela a bere. Acqua minerale, uno scandalo sommerso (Fratelli Frilli Editori, 2003).
«Sor’Acqua» è ormai al centro di un grande business. Multinazionali, agricoltori e semplici cittadini cercano di trarne il maggior vantaggio. Si parla di «guerre dell’acqua», di gestione privata degli acquedotti, di «corporations» che imbottigliano la minerale vendendoci l’illusione della sua purezza, di migliaia di pozzi abusivi per irrigare i campi e coltivare agrumi o meloni regolarmente destinati alla distruzione… Le grandi aziende del settore elettrico, per produrre energia, hanno già prosciugato i corsi d’acqua delle nostre Alpi e le dighe costruite al Sud, inutili, devastanti e mai ultimate, hanno già macinato milioni di euro. La desertificazione di un terzo del territorio italiano, la salinizzazione delle falde acquifere e costiere, lo sfruttamento eccessivo delle sorgenti stanno compromettendo sia la quantità sia la qualità delle nostre risorse. La più grave delle minacce è comunque l’inquinamento. Pesticidi, idrocarburi e tantissime altre sostanze tossiche stanno lentamente avvelenando la nostra «sor’Acqua». Secondo il CNR, il Ministero della Salute e l’Organizzazione Mondiale della Santità, 100 mila sostanze chimiche, create dall’attività umana, finiscono nell’acqua, ma di queste solo 3 mila sono conosciute e solo 500 testate. In questo scenario si muovono anche i spregiudicati venditori di purificatori che tentano di trarre il maggior vantaggio possibile dai mali che attanagliano le sorgenti, i fiumi e i laghi. Leggendo il libro di Altamore, si può scoprire come trattano la «sor’Acqua» prima di farla scorrere nei nostri rubinetti. Davvero si rischia di non poter avere più acqua buona da bere. In tutto il pianeta è in corso la “guerra” economica di accaparramento, di espropriazione e di sfruttamento delle risorse, con la marcia trionfale della lobby che punta a gestirle globalmente, aprendo ulteriormente la forbice fra chi ha l’acqua e chi non ce ne ha, preconizzando un nuovo ordine globale capace solo di porci di fronte ad una nuova, terribile, insopportabile forma di diseguaglianza.
Su tale inquietante sfondo l’avv. Peppino Frontera, relatore e curatore principale delle Serate, ha proiettato i presenti in una Catanzaro sconosciuta ai più – una città che anticamente era tutto un susseguirsi di giardini pieni di fontane, di alberi e di frutti. Ha ricordato, tra l’altro, che grazie a Gioacchino Murat († 1815), generale francese e re di Napoli, venne costruito il primo acquedotto, detto del “Visconte”, che originava dai territori di Gimigliano e Pentone e raggiungeva la Piazza Matteotti, per una estensione di 12 km. L’intero manufatto idraulico (gallerie a volta, torrioni, balze, fontane del centro di Catanzaro), annoverato tra le opere di “archeologia industriale”, è oggi proprietà dell’Ente comunale di Catanzaro, il quale si è impegnato, insieme con la Sovrintendenza ai Beni Culturali, di salvaguardarlo e valorizzarlo. L’acquedotto è capace ancora di una portata media di 27 litri di acqua al secondo. Il Relatore ha dunque proseguito asserendo che la città giace su grandi falde acquifere e su di un fiume – il fiume Abisso che scorre al di sotto delle costruzioni, come veniva testimoniato dagli operai che, intenti a costruire il campanile della chiesa-madre, ne sentivano lo scroscio incessante. Ha poi ricordato le molteplici fontane e fontanelle disseminate su tutto il territorio catanzarese, la maggior parte delle quali già dismesse per vari motivi.
Dopo un gioioso scambio di ricordi tra il Relatore e l’uditorio, la parola è passata alla dott.ssa Teresa Cona, segretaria del Circolo, che ha edotto i presenti sulle ultime normative, in questioni di acqua, vigenti in Europa e, dunque, sul territorio nazionale. Intorno alla gestione dell’acqua, che è un bene primario inalienabile, gravitano fortissimi interessi. Poiché le Nazioni Unite non hanno una politica intorno alle risorse idriche, il Consiglio Mondiale sull’Acqua, creato dalle multinazionali europee, cerca di imporre le proprie politiche di gestione economiche a carico delle risorse idriche. La visione di questo Consiglio riduce l’acqua ad una “merce”, dalla gestione della quale ricavarne profitti. Di più, con la direttiva Quadro n. 6/2000, che vede l’acqua gestita da società private, ratifica due principi cardine: quello della copertura dei costi e quello che «chi inquina paga». Così i Paesi ricchi, i quali hanno accesso a tecnologie avanzate, potranno pagare per il “bene”-acqua e invece i Paesi in via di sviluppo non avranno accesso ad esso, per i costi imposti dai proprietari-gestori di questo “bene”. L’acqua come diritto umano è tuttavia bene comune ed è opportuno escludere i servizi idrici dalle regole di mercato.
Un momento importante della Serata era certamente legato all’intervento di Francesco Longo, assessore comunale alla gestione del territorio. In quest’occasione egli ha spiegato come il Palazzo De Nobili, sotto la guida del sindaco Sergio Abramo, fa fronte ai molteplici problemi della città inerenti alla gestione idrica. Si è soffermato sui rapporti della So.Ri.Cal. Spa – società delle risorse idriche calabresi, attualmente in liquidazione “tecnica” – con la Regione Calabria. Molti sono stati i problemi ereditati dalle gestioni passate, ma l’impegno dell’Assessore nel cercare di risolvere le situazioni di precarietà, ha rasserenato gli animi dei presenti che sentono il problema dell’acqua come prioritario. Si è quindi acceso un serrato dibattito e l’Assessore non si è sottratto dal rispondere a molteplici domande, assicurando il suo sincero impegno nel fare il possibile per migliorare il servizio. C’è speranza di avere al rubinetto di casa la «sor’Acqua» pura, «preziosa e casta».
La Serata si è conclusa con l’aperitivo conviviale, bevendo e mangiucchiando in compagnia cose gustose, tra cui la pizza «Margherita» (un grazie speciale alle signore Ada e Rachelina per avercela offerta, ma anche a Ghenadi e Gabriele, tecnici del suono). L’aperitivo, insomma, che ha reso la Serata davvero gradevole. Arrivederci al prossimo appuntamento del CineCircolo: venerdì 12 febbraio, con la proiezione di «Un film parlato» e il dibattito sull’educazione al dialogo interculturale e al rispetto dell’alterità.
(pa/tc/pf)
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