Anna Frank: l’ebrea tradita, tra le «donne, ‹sorelle tutte›»

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Il Circolo Culturale San Francesco, con la sua 10ª edizione dal filo rosso «Donne, ‹sorelle tutte›, che ‹fanno bello il mondo›», riesce a folgorarci. E lo fa ogni venerdì, nel Salone di S. Elisabetta d’Ungheria presso la chiesa «Sacro Cuore» di Catanzaro Lido, in modo nuovo e inaspettato, perché non è da tutti avere a che fare con il «genio femminile». È sfuggente la stessa l’espressione, coniata da Giovanni Paolo II (Lettera alle donne, n. 9), spesso accompagnata da incomprensione e confusione. Il «genio femminile» è un mistero. «Ed è giusto così – ritiene Ashley Ackerman, insegnante di religione alle superiori, ministro del campus, oratrice e blogger, laureata in teologia alla Franciscan University di Steubenville (USA, Ohio). – I misteri sono belli e adorabili, e poiché sono misteri non possono mai essere pienamente compresi, il che è una cosa brillante creata da Dio. Ci rende misteriosi perché continua a riportarci indietro – non potremo mai risolvere il puzzle, ma ci teniamo tanto a farlo, quindi continuiamo a tornare su di esso. La femminilità come mistero ha completamente senso». Il «genio femminile» consiste semplicemente nel vivere la bellezza e la dignità di essere chi sono come donne, come figlie di Dio, ma lo fanno in un modo squisitamente unico e distinto.

Le narrazioni del Wiki– e CineCircolo sulle figure femminili procedono alacremente e sublimemente, a partire da venerdì 7 ottobre scorso, verso un nucleo del mistero in cui riecheggia il labile confine tra quotidiano, abituale, routinario e straordinario, eccezionale, inconsueto. È un andamento fantastico, online e offline, preparato laboriosamente dallo Staff, durante le sessioni di lavoro, e reso sinfonico e canoro, con le performance dei musicisti, cantautori e polistrumentisti (Maria Grazia Cucinotta, Cesare Mauro, Tommaso Cristofaro, Amerigo Marino, Mario Migliarese, Michele Stanizzi, Francesco Stanizzi…). La musica è un alloggio per i sentimenti: l’empatia, la compassione, l’amicizia, la gioia, la bellezza, ma anche la tristezza, la rabbia, la ribellione, lo sprone…

La protagonista della 12ª puntata conviviale con «aperitivo», la 239ª di seguito, è stata «Anna Frank († 1945), l’ebrea tradita», nome divenuto quasi eponimo della Shoah. La puntata si è svolta venerdì 24 marzo scorso, nel giorno in cui la Polonia celebrava la 5ª giornata nazionale in memoria dei suoi cittadini che salvavano gli ebrei durante l’occupazione tedesca (National Day of Remembrance of Poles Rescuing Jews under German Occupation). Tra di loro era la famiglia Ulma: Józef e Wiktoria con i loro sei figli, più un settimo in grembo alla madre. Gli Ulma, pur consapevoli del rischio e nonostante le ristrettezze economiche, mossi dal comandamento dell’amore e dall’esempio del «buon samaritano», nascondevano famiglie ebree fino a quando, all’alba del 24 marzo 1944, i gendarmi e i nazisti entrarono nella loro fattoria, assassinando gli ebrei e trucidando l’intera famiglia, compreso il bimbo che sarebbe dovuto venire alla luce. I bambini erano battezzati e coinvolti nella fede operosa dei genitori. Per il nascituro vi fu il battesimo di sangue. «Si sentivano grida tremende – narra un testimone –, il lamento delle persone e le voci dei bambini che chiamavano i genitori fucilati. Una scena raccapricciante». Il grande villaggio di Markowa, nella Polonia sud-orientale, aveva 4 442 abitanti, tra cui 120 ebrei. Józef Ulma era molto conosciuto perché dotato di talenti e intraprendente: gestiva un vivaio di alberi da frutta, si occupava di apicoltura e dell’allevamento del baco da seta. Buon cattolico, era impegnato in varie attività sociali: nell’associazione della gioventù cattolica era bibliotecario e fotografo. La fotografia era la passione di questo contadino «illuminato». Israele ha annoverato i membri della famiglia Ulma fra i «Giusti tra le Nazioni» e la Chiesa ha avviato il processo canonico per la loro beatificazione.

La puntata è stata aperta, come al solito, dal presidente del Circolo, il m° Luigi Cimino, che dopo i saluti ha presentato l’ospite d’eccezione: Francesco Stanizzi, il giovane cantautore catanzarese, in arte Zerorizzonti, e il suo repertorio. L’artista ha quindi eseguito il suo singolo «Come volevi te», conquistando il pubblico, presente nel Salone, fin dalle prime note, le note che si chiudevano «in un’eco […] al ritmo delle onde», irradiando un’energia prodigiosa, collettiva, montante e trasformante.

Il sottoscritto ha esposto il programma della Serata, postato sul sito web del Circolo, nella sezione «Eventi», e ha invitato alla lettura dell’articolo «Marise Ferro: l’antiromantica», anch’esso pubblicato sulla bacheca del sito web e corredato delle foto scattate da Lucia, Olga e Ghenadi, che immortalano la Serata precedente con «aperitivo» [237].

A moderare il panel, il trio: Marialuisa Mauro, Luigi Cimino e lo scrivente. Al centro dell’interesse, Anna Frank con il suo «Diario», ma catalizzava l’attenzione anche un’altra figura femminile: Wanda Półtawska, prigioniera nel lager femminile di Ravensbrück e grande amica di Giovanni Paolo II, ancora vivente. Un duetto affascinante ed intrigante, per certi versi enigmatico e scomodo. Il panel si snodava quindi tra i seguenti punti:

4.1. Video «La storia di Anna Frank?» (0:00′-15:55′); 4.2. Intermezzo canoro di Francesco Stanizzi: «Farei di tutto» (2:55′); 4.3. Marialuisa Mauro: «L’ebrea tradita» (6:00′); 4.4. Video «Il Diario di Anna Frank simbolo del dolore di milioni di ebrei che vissero l’incubo della Shoah» (3:54′); 4.5. Lettura dei brani tratti dal Diario di Anna Frank, a cura di Marialuisa Mauro (6:00′); 4.6. Intermezzo canoro di Francesco Stanizzi: «Nuvole» (3:02′); 4.7. Consegna al Cantautore – da parte del presidente Luigi Cimino e della sottosegretaria Lucia Scarpetta – di un Attestato di ringraziamento insieme ad un ‘segno’; 4.8. Maria Rita Talarico: «‹E ho paura dei miei sogni› di Wanda Półtawska, sopravvissuta al lager femminile di Ravensbrück, amica di Giovanni Paolo II» (5:00′); 4.9. «Canzone per la guerra in Ucraina» di Stefano Syzer Germanotta (3:04′)

I convenuti, ascoltando e guardando queste sequenze, proiettate anche sul grande schermo da Ghenadi Cimino, sentivano il Salone espandersi attorno a loro, specie durante le performance di Francesco Stanizzi. È questo che un corpo può fare ad un altro corpo: rivelare una libertà condivisa che penetra sotto pelle, la libertà che non è sbarazzarsi del peso del passato, ma guardare al futuro e sognare tutto il tempo. «Un corpo libero – scrisse Olivia Laing nel saggio «Everybody. Un libro sui corpi e sulla libertà», edito da Il Saggiatore (2022), che è un viaggio attraverso i corpi come motori di unione e trasformazione – non deve essere necessariamente intero o inviolato, o inalterato. […] Immaginate, per un momento, che cosa significhi abitare un corpo senza paura o senza bisogno di alcuna paura. Immaginate cosa potremo fare. Immaginate soltanto il mondo che potremo costruire». La trasformazione è il solo modo che le donne hanno di salvarsi la vita e di trovare la libertà… di amare.

Piotr Anzulewicz OFMConv

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Una risposta

  1. Lucia ha detto:

    Serata interessante, piena di emozioni. Ha arricchito il bagaglio culturale ed emotivo di chi ha assistito a questo evento. Mi complimento in maniera particolare con Francesco Stanizzi, la cui performance canora è stata impeccabile ed ha dato alla serata una nota indimenticabile. Invito tutti a partecipare alla prossima serata che si terrà in data 31 marzo.

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