Tra umiliati e offesi del mondo
Troppo spesso le nostre società non vogliono vedere il «calvario» degli umiliati, offesi e abbandonati, e di conseguenza – per proteggere se stesse – si costruiscono i muri interiori ed esteriori. È il «fil rouge» della 7° Serata, che si è tenuta venerdì 22 aprile, con il cinedibattito e con la proiezione del film drammatico di Gianni Amelio «Lamerica», nell’ambito della 2ª edizione del CineCircolo «sui sentieri della misericordia». Grazie al Cielo, numerosi hanno lasciato la tranquillità della loro casa e, attratti del tema di questa 53ª Serata di seguito, sono venuti nel Salone «S. Elisabetta d’Ungheria» presso la chiesa «Sacro Cuore» di Catanzaro Lido, il solito luogo degli incontri organizzati per tutti dal Circolo Culturale San Francesco.
Nell’introduzione alla Serata, Piotr Anzulewicz OFMConv ha voluto ricordare ai presenti due eventi di risonanza nazionale e internazionale in corso: 1. la «Mariopoli» dal titolo: «Vivere insieme la città», città più solidale e più aperta all’altro, in programma dal 22 al 25 aprile a Roma, presso il Galoppatoio di Villa Borghese, nell’ambito dell’iniziativa «Villaggio per la Terra», evento iniziato nel 1949 da Chiara Lubich († 2008), fondatrice del Movimento dei Focolari, e imperniato sulla “regola d’oro”: «Fai agli altri ciò che vorresti fosse fatto a te» (cfr. Mt 7,12), con un ricco programma di «workshop», di «performance» (il concerto del Gen Verde dedicato alle donne migranti, vittime di violenza, all’integrazione culturale e ai rifugiati ambientali in giro per il mondo, perché le loro terre non sono più in grado di nutrirli), di giochi e di sport (la corsa «Run4Unity» per la pace), di piantumazione di 13 alberi in ricordo delle 13 studentesse italiane «Erasmus» morte in un incidente stradale in Spagna, di 4 «focus» di approfondimento (la tutela della terra, la scelta della legalità, il dialogo con l’islam “che non fa paura” e la solidarietà verso vecchie e nuove povertà) e di testimonianze da parte di comuni cittadini finalizzate a svelare facce nascoste della città, spesso ignorate dai media, ma dotate di una forza d’urto contagiosa; 2. la firma dell’accordo sul clima, al Palazzo di Vetro dell’ONU, da parte dei leader mondiali, voluta da Ban Ki Moon proprio nella 46ª Giornata Mondiale della Terra istituita il 22 aprile 1970 per promuovere la custodia e la sostenibilità del nostro pianeta (‘custodire’ è più che salvaguardare: nell’amore per il creato viene ricompresa la vita, la famiglia, le creature, i poveri) e sensibilizzare l’opinione pubblica a comportamenti sostenibili («Facciamo tutto il possibile per risparmiare le energie ed eliminare gli sprechi», ha tenuto a sottolineare il giovane rapper Rocco Hunt, protagonista del live alle ore 21).
La parola è passata, quindi, alla dott.ssa Teresa Cona, segretaria del Circolo e curatrice delle Serate cinematografiche, che ha condiviso con i presenti un nuovo appello di Papa Francesco a vincere la chiusura e l’indifferenza verso i migranti. In un video-messaggio al Centro Astalli di Roma, diffuso il 19 aprile, in concomitanza con la presentazione del Rapporto annuale sulle loro condizioni, il Papa ha ribadito con forza: «I migranti che bussano alle nostre porte sono un dono, non un problema». Di più, essi hanno volto di Dio e sono carne di Cristo. «La loro esperienza di dolore e di speranza ci ricorda che tutti siamo stranieri e pellegrini su questa Terra, accolti da Qualcuno con generosità e senza alcun merito». Ognuno di loro «può essere un ponte che unisce popoli lontani, che rende possibile l’incontro tra diverse culture e religioni, che aiuta a riscoprire la nostra comune umanità». «Troppe volte – ha constatato tristemente il Papa – non vi abbiamo accolto! Perdonateci la chiusura e l’indifferenza delle nostre società che temono il cambiamento di vita e di mentalità che la vostra presenza richiedeva. Trattati come un peso, un problema, un costo, siete invece un dono. Siete la testimonianza di come il nostro Dio ‘clemente e misericordioso’ sa trasformare il male e l’ingiustizia di cui soffrite in un bene per tutti». Il Centro Astalli – ha poi affermato – è «esempio concreto e quotidiano di questa accoglienza nata dalla visione profetica del padre Pedro Arrupe». Ed ha incoraggiato i volontari a proseguire un percorso che si fa sempre più necessario, «unica via per una convivenza riconciliata»: «Siate sempre testimoni della bellezza dell’incontro. Aiutate la nostra società ad ascoltare la voce dei rifugiati. Continuate a camminare con coraggio al loro fianco, accompagnateli e fatevi anche guidare da loro: i rifugiati conoscono le vie che portano alla pace perché conoscono l’odore acre della guerra».
Secondo il Rapporto, il 2016 si è aperto in Italia con un segno in più: rispetto al 2015, gli arrivi via mare nei primi 3 mesi sono cresciuti del 55% (23 957 mila) rispetto all’anno precedente. Dal 1 gennaio all’1 aprile 2016 sono giunti sulle nostre coste quasi 24 mila migranti. I primi porti di approdo sono quelli di Augusta, Pozzallo e Lampedusa. Sbarchi sono avvenuti anche a Messina, Trapani, Reggio Calabria, Catania, Taranto e Cagliari. Nel 2016 le principali nazionalità sono state la Nigeria (3 443), seguita dai migranti provenienti da Gambia (2 363), Somalia (2 018), Guinea, Costa d’Avorio e Senegal. Attualmente sono accolte in Italia, nelle diverse strutture, 112 mila persone. Nelle strutture temporanee di accoglienza sono ospitate oltre 80 mila persone, più del doppio rispetto allo scorso anno, e nelle strutture di seconda accoglienza dei richiedenti la protezione internazionale e dei rifugiati ne sono accolte oltre 20 mila. Ad aprile la prima regione per numero di persone accolte resta sempre la Lombardia (oltre 14 mila), seguita dalla Sicilia (oltre 13 mila), Piemonte (oltre 8 mila), Veneto e Lazio. In fondo alla coda sono Molise, Basilicata e Valle d’Aosta. Il numero più alto delle persone accolte nei centri di accoglienza richiedenti asilo sono in Sicilia, Puglia e Calabria. Il serio problema sono i minori non accompagnati rimasti in Italia e accolti nelle strutture (oltre 12 mila). Hanno un’età compresa tra i 16 ed i 17 anni e provengono dall’Egitto, dall’Albania, dall’Eritrea, dal Gambia, dalla Somalia, dalla Nigeria e dal Bangladesh. Purtroppo, la loro accoglienza avviene, nella stragrande maggioranza dei casi, ancora in strutture di accoglienza straordinarie al Sud e solo poco più del 10% in strutture familiari e case famiglia. Metà dei minori sono accolti in due regioni: Sicilia e Calabria.
A seguito dell’appello del Papa a estendere l’accoglienza dei rifugiati nelle parrocchie, nelle comunità religiose, nei monasteri e nei santuari, si è creato un grande movimento solidale che tuttavia fatica a trasformarsi in attivazione di accoglienze. In alcune diocesi si riscontrano difficoltà da parte delle parrocchie ad avviare esperienze di accoglienza ed integrazione sul territorio. Per tale motivo la Caritas e la Migrantes stanno seguendo le diocesi al fine di orientare e sostenere questo slancio solidale in maniera più efficace.
La Segretaria, dopo un breve dibattito con i presenti alla Serata, innescato su quanto esposto, e prima di dare il via alla proiezione della pellicola, in poche pennellate ha presentato la scheda de «Lamerica». Il film ha il suo nucleo centrale nel viaggio che il giovane Gino compie in compagnia del vecchio Spiro, dopo averlo rintracciato. I due diventano il perno del racconto. Il vecchio è l’emblema di tutti gli umiliati e offesi del mondo, strappati alla loro terra e ai propri affetti, perseguitati da tutti e sprofondati nel pozzo di una follia dove sono sopravvissuti solo i pochi ricordi felici di un’esistenza misera. Il giovane scopre la sua vera condizione umana, vivendo sulla propria pelle il calvario degli umili, degli offesi e dei disperati che affidano il loro destino a una sgangherata carretta dei mari, nella speranza di trovare ‘Lamerica’ sull’altra sponda dell’Adriatico. Film epico che sa dilatare una vicenda personale in un dramma corale e che fa capire quanto sia profondo il solco tra Paesi ricchi, come il nostro, e Paesi poveri, come l’Albania. Ci avverte anche che questo solco potrebbe scomparire da un momento all’altro, riportandoci alle misere esperienze del passato, perché «il sogno degli albanesi d’oggi è identico a quello degli emigranti italiani che cent’anni fa vedevano ‘Lamerica’ come la terra promessa» (Enzo Natta).
Ne abbiamo parlato, dopo la proiezione, a lungo, oltre le ore 22, con la speranza che riuscissimo a curarci da tante illusioni, miserie e chiusure di oggi e maggiormente aprirci alle problematiche dei migranti che stanno raggiungendo la nostra terra. Anche noi, nel nostro passato, siamo stati emigranti e anche noi abbiamo mangiato l’amaro pane dell’indifferenza, della diffidenza, del rifiuto, del razzismo. Il razzismo, appunto, che non è solo un suono molesto e un «background» ideologico ripugnante. La parola «razza» andrebbe cancellata da tutti i documenti ufficiali perché quel termine sarebbe «una mistificazione, un errore, un significato senza significato, la veste semantica di un concetto fittizio». A sostenerlo sono alcuni studiosi della Società Antropologi Italiani. «Le razze negli esseri umani – secondo il genetista Giuseppe Novelli, rettore dell’Università di Tor Vergata – non esistono. Esiste solo un’immensa variabilità genetica».
Serate come queste servono molto, affinché non si ripetano più episodi di razzismo, di rigetto e di odio verso chi fugge da territori di guerra e cerca salvezza e pace, un futuro migliore o soltanto un abbraccio fraterno. Abbracciare una persona significa proteggerla, darle riparo e affetto, averne cura, amarla. Meritava di essere visto quel film amaro e commovente, sull’umiliazione e sull’offesa della nostra specie, splendida e sciagurata, ieri e oggi.
(pa-tc)
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