Ideale del Circolo: cultura e cura dell’altro

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Nell’oggi però non c’è solo ieri. C’è anche il domani. C’è la minaccia o la promessa che è racchiusa per noi nel futuro, sul quale possiamo influire tendendo al massimo la concentrazione dell’attesa. La memoria è d’aiuto in ambedue le cose, perché è difficile mettersi in stato di expectatio con la mente completamente vuota di ricordi. S. Agostino fa addirittura derivare il futuro dal passato. «Non c’è futuro senza memoria. La storia stessa è memoria futuri», aveva detto Giovanni Paolo II.

Ciò che ci rende fragili è il nostro difficile rapporto col tempo; difficoltà primaria che giustifica il ricorso alla memoria come componente temporale dell’identità, insieme con la valutazione del presente e con la proiezione del futuro. Questo rapporto col tempo è fonte di difficoltà in ragione del carattere equivoco della nozione di “medesimezza”, implicita in quella di “identità”.

Oggi è arrivata la tecnica degli “inizi assoluti”, del continuo cominciare ab ovo: l’identità palimpsettica (gr. pálim-psēstos ‘raschiato di nuovo’). Tale identità meglio combacia con il mondo dove la capacità di dimenticare è un atout, non quella di memorizzare. La memoria assomiglia al nastro video che viene cancellato ogni volta quando si vuole utilizzarlo per nuove registrazioni. Si vuole cancellare la memoria, le radici… Damnatio memoriae.

Infatti, la memoria media culturale dell’uomo postmoderno si accorcia sempre di più. Conoscere qualche poesia dell’800 è già considerato un risultato eccezionale. L’antichità ritorna solo attraverso il recupero episodico ed effimero di schegge del passato del tutto sconnesse da ogni totalità. L’uomo postmoderno di tanto in tanto resuscita e celebra qualche frammento del passato del tutto avulso dal suo contesto storico e culturale, rifiuta la sintesi e la narrazione storica, preferendo la citazione, il montaggio o il collage di brandelli culturali isolati e sospesi nel vasto universo dell’intrattenimento contemporaneo, l’universo che livella tutti i valori. Tutto finisce sullo stesso piano: lo studio e la televisione. E una parte del pubblico passa dall’uno all’altra senza alcuna difficoltà. In passato, l’antichità era feconda e normativa, costituiva la base della visione del mondo degli individui, consentendo loro di costruire un rapporto con il mondo e con gli altri. Oggi la riscoperta casuale di qualche frammento classico non ha alcuna conseguenza sulla vita degli individui.