«Forza maggiore»: eroismo o codardia?

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Una Serata piovosa e fredda all’esterno, quella del 10 marzo, eppure splendida e travolgente all’interno, nel «Salone di S. Elisabetta d’Ungheria»: la 5ª Serata della 4ª edizione del CineCircolo, il cui leitmotiv è: «’Sorella’ Terra per immagini», l’edizione ispirata all’enciclica «Laudato si’» di Papa Francesco e alla preghiera-inno «Cantico delle creature» di frate Francesco, promossa dal Circolo Culturale San Francesco ed aperta gratuitamente a tutti − l’81ª di seguito, tra quelle cinematografiche e quelle conviviali a tema.

La Serata si è svolta secondo il seguente programma, pubblicato previamente su questo Sito, insieme con le recensioni del film «Forza maggiore» di Ruben Östlund (https://circoloculturalesanfrancesco.org/site/event/forza-maggiore-5a-serata-cinematografica-dibattito-81/):

  1. Ascolto di un brano dell’enciclica «Laudato si’» (n. 25), letto dall’attore Toni Servillo [Audio-libro realizzato nel 2016 dall’editore Luca Sossella ed accompagnato da una guida alla lettura e all’ascolto del testo, scritta da Antonio Spadaro SJ, direttore di Civiltà Cattolica]
  2. Video «Dolce sentire» [Musica scritta da Riz Ortolani, per il film «Fratello sole, sorella luna» sulla vita di s. Francesco d’Assisi girato nel 1972 dal regista Franco Zeffirelli; canta Rosalia Misseri; durata: 2,38′]
  3. Note preliminari riguardanti il regista Ruben Östlund, la trama del suo film e il tema del cinedibattito
  4. Proiezione del film «Forza maggiore» (con l’intervallo di 10′)
  5. Impressioni, osservazioni e condivisioni sul tema del cinedibattito
  6. Comunicazioni relative al Circolo e annuncio del prossimo evento
  7. Recita della «Preghiera per la nostra terra» (Laudato si’, n. 246)
  8. Foto di gruppo e “Cocktail”

La pellicola ci ha fornito lo spunto per la riflessione su quanto sia labile il confine tra codardia ed eroismo in situazioni improvvise come una calamità naturale. Riflettere sull’idea della codardia, propriamente compresa, dovrebbe spingerci a confrontarci con noi stessi, con le nostre inadeguatezze, con le nostre paure. La verità è che tutti possiamo essere codardi, deboli, vulnerabili, vigliacchi, anche se essere un vigliacco non è facile. «Molto più facile essere un eroe − afferma Julian Barnes, scrittore britannico, nel suo ultimo romanzo Il rumore del tempo (Einaudi, 2016). − A un eroe basta mostrarsi coraggioso per un istante: quando estrae la pistola, quando lancia la bomba, attiva il detonatore, fa fuori il tiranno e poi se stesso. Essere un vigliacco significa invece imbarcarsi in un’impresa che dura una vita. Mai un po’ di riposo. C’è da anticipare l’occasione successiva in cui si dovrà tergiversare, mostrarsi servili, giustificarsi, riabituarsi al gusto di nuovi stivali da leccare e all’amarezza di constatare la propria rovinosa abiezione. Essere un vigliacco richiede costanza, fermezza, impegno a non cambiare, il che si risolve in una certa qual forma di coraggio». Infatti, il protagonista del suo romanzo è un vigliacco: Dmitrij Šostakovič, compositore russo, che non si oppose mai apertamente al regime sovietico. Il rumore del tempo lo racconta proprio attraverso tre momenti di umiliante sottomissione al potere. Ha già riscosso successi in mezzo mondo quando il compagno Stalin in persona emette la condanna: la sua non è musica, è solo caos. Da quel momento la vita del “nemico del popolo” Šostakovič è una foglia al vento, e la sua anima assediata dalla paura, il campo di battaglia fra codardia ed eroismo. Il 29 gennaio 1936 la «Pravda» commentava la recente esecuzione al Bol´šoj della Lady Macbeth del distretto di Mcensk di Šostakovič titolando caos anziché musica e accusando l’opera di accarezzare «il gusto morboso del pubblico borghese con una musica inquieta e nevrastenica». Nell’età del terrore un editoriale del genere poteva interrompere la vita stessa. E per Šostakovič giunge il primo di vari di colloqui con il potere. È una trappola senza vie d’uscita, quella che gli si tende – piegarsi alla delazione o soccombere – e Šostakovič si dispone all’ineluttabile.

L’affermazione di Barnes ci appare subito paradossale. Siamo abituati a pensare a un vigliacco come al contrario di un eroe. E “vigliacco”, “codardo”, “vile” sono tra le parole più offensive che usiamo. Un’etichetta infamante che si applica sempre a qualcun altro e mai a noi. «Dovremo invece smettere di definire gli altri codardi e concentrarci su noi stessi, sulla nostra idea di dovere morale e su ciò che ci impedisce di compierlo», leggiamo tra le pagine del saggio Codardia: una breve storia di Chris Walsh, docente della Boston University e direttore del College of Arts and Sciences Writings (Cowardice: a Brief History, Princenton University Press, 2014). I coraggiosi sono eroi per definizione e a loro sono dedicati saggi e romanzi, invece de los cobardes no se ha escrito nada, come dice un proverbio spagnolo.

Un sincero grazie a chi era presente a questa Serata ed è rimasto fino al momento della foto comune.

Le Serate conviviali a tema e quelle cinematografiche con il dibattito sono uniche, irripetibili, dialogiche e fraterne, preparate con passione e amore dallo Staff del Circolo. Non facciamole sfuggire, ma promuoviamole e sosteniamole fattivamente, anche con un veloce gesto di saluto o con una parola di benevolenza e di amicizia, e non solo con il pensiero.

Piotr Anzulewicz OFMConv

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Una risposta

  1. Loredana Bassan ha detto:

    Sempre affettuosi e disinvolti i vostri incontri al Circolo. E’ davvero bello e confortante vedere che coloro che frequentano il Circolo sono molto affabili tra di loro.

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