Un grido di pace e un tributo di riconoscenza

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Una Serata deliziosa e preziosa, a ventiquattro carati, quella cinematografica, con la proiezione del film «Gli alberi della pace» («Trees of Peace»), la 228ª di seguito. Avvolti ancora dall’aura sacro-profana dell’Epifania, il 6 gennaio 2023, in tanti, stupendamente, si sono presentati all’evento, per dar risalto al grido di pace delle donne in Ucraina e nel mondo e unirsi al coro di infiniti grazie a Benedetto XVI, sepolto il 5 gennaio nelle Grotte vaticane, nello stesso luogo del suo predecessore, Giovanni Paolo II.

La canzone «Beautiful that way» («La vita è bella») di Achinoam Nini (Noa per tutti), la stella della «world music» e l’«artista per la pace» (Assisi), dal fortissimo impegno sociale e umanitario, aprendo la Serata, ha messo in moto l’immaginazione e i suoi poteri creativi che chiunque ti passi accanto sul marciapiede possa essere un messaggero di pace. La sua voce, che mescola jazz, rock americano e suggestioni mediorientali ed emana il calore di un abbraccio pieno di simpatia, ha toccato i cuori dei presenti nel Salone di S. Elisabetta d’Ungheria presso la chiesa «Sacro Cuore» di Catanzaro Lido, aiutando ad annullare le loro inquietudini e cogliere la più bella ricchezza del mondo: l’amore. Ascoltando questo stupendo brano della colonna sonora del film di Roberto Benigni «La vita è bella», si aveva la prova che canzoni come questa, interpretate da una voce così limpida, sono realmente un dono. E un dono è anche lo «shalôm» (pace) che Noa rivolge a tutti. Un saluto e un augurio che esclude l’odio e il pregiudizio e comunica un’idea della vita.

Sorridi senza una ragione / Ama come se fossi un bambino / Sorridi, non importa cosa dicono / Non ascoltare una parola di quello che dicono / perché la vita è bella così.

Lacrime, un’ondata di lacrime / Luce che lentamente scompare / Aspetta prima di chiudere le tende / C’è ancora un altro gioco da giocare /e la vita è bella così.

Di…didididi…

Qui nei suoi occhi eterni / sarò sempre vicina quanto te / Ricorda com’era prima / ora che sei là fuori con te stesso / Ricorda cos’è vero / e quel che sogniamo è solo amore.

Conserva la risata nei tuoi occhi / Presto ti verrà dato il premio che hai tanto atteso / Dimenticheremo i nostri dolori / e penseremo ad un giorno più allegro / perché la vita è bella così.

Di…didididi….

Dimenticheremo i nostri dolori / e penseremo ad un giorno più allegro / perché la vita è bella così / C’è ancora un altro gioco da giocare / e la vita è bella così.

Noa, donna piccola ed esile, con una grazia innocente e felina e un sorriso che è pieno di vita, diede quindi corso alla Serata che avvinse il pubblico. Dopo un veloce sguardo retrospettivo, sulla Serata precedente, la 5ª cinematografica, che si è svolta venerdì 9 dicembre 2022, con la proiezione della pellicola «Tutta la vita davanti» di Paolo Virzì e il cinedibattito «Donna che sogna un mondo migliore per sé e per la bambina cui fa da ‹baby-sitter›» – la Serata accolta con fervore, come vitale ed attuale – la sottosegretaria Lucia Scarpetta ha presentato affabilmente la sinossi del film «Gli alberi della pace» di Alanna Brown e ha annunciato il tema del cinedibattito: «Guerra attraverso gli occhi delle donne che si fanno forza a vicenda, diventando vere sorelle».

Il solerte Ghenadi Cimino, a cui è affidata la direzione cinematografica, da tempo suonava l’allarme che la pellicola è freschissima, uscita appena il 10 giugno scorso e quindi è disponibile soltanto su Netflix, uno dei servizi di streaming. Il Circolo non è, purtroppo, iscritto a questo servizio, a causa del suo budget in rosso. Lo Staff, selezionando questo film, ne era consapevole, ma ugualmente lo inserì nella rassegna, con l’intento di proiettarlo, seppure il suo «trailer», nel primo venerdì dopo la 56ª Giornata Mondiale per la Pace sul tema: «Nessuno può salvarsi da solo. Ripartire dal Covid-19 per tracciare insieme sentieri di pace», e in tal modo rafforzare il grido di pace delle donne che combattono e resistono, al buio e al gelo, tra minacce e sofferenze, distruzione e morte. E così fu…

«E’ ora – ci ha sollecitato Papa Francesco nel suo Messaggio, pubblicato l’8 dicembre 2022, per la celebrazione di questa Giornata – di prendere un tempo per interrogarci, imparare, crescere e lasciarci trasformare, come singoli e come comunità; un tempo privilegiato per […] rimettere al centro la parola “insieme”. Infatti, è insieme, nella fraternità e nella solidarietà, che costruiamo la pace, garantiamo la giustizia, superiamo gli eventi più dolorosi. […] Solo la pace che nasce dall’amore fraterno e disinteressato può aiutarci a superare le crisi personali, sociali e mondiali», tra cui quella terribile sciagura che si è abbattuta sull’umanità: la guerra in Ucraina, guidata da scelte umane colpevoli, che «miete vittime innocenti e diffonde incertezza, non solo per chi ne viene direttamente colpito, ma in modo diffuso e indiscriminato per tutti, anche per quanti, a migliaia di chilometri di distanza, ne soffrono gli effetti collaterali – basti solo pensare ai problemi del grano e ai prezzi del carburante».

Cosa, dunque, ci è chiesto di fare? Anzitutto, di lasciarci cambiare il cuore e pensarci alla luce del bene comune, come un “noi”, aperto alla fraternità universale. Non possiamo perseguire solo la protezione di noi stessi, perché tutte le crisi sono interconnesse. Siamo quindi chiamati a promuovere insieme azioni di pace, per mettere fine ai conflitti e alle guerre che continuano a generare vittime e povertà, a «combattere il virus delle disuguaglianze e a garantire il cibo e un lavoro dignitoso per tutti, sostenendo quanti non hanno neppure un salario minimo e sono in grande difficoltà». Ci ferisce lo scandalo dei popoli affamati. Abbiamo bisogno di sviluppare l’accoglienza e l’integrazione, in particolare nei confronti dei rifugiati, migranti e scartati nelle nostre società. Solo spendendoci in queste situazioni, con un desiderio altruista, ispirato all’amore infinito e sconfinato, potremo contribuire a edificare il mondo di amore, libertà, giustizia e pace.

«Gli alberi della pace» è un film di guerra, ma la guerra non viene mostrata quasi mai direttamente. Lo spettatore la vede attraverso gli occhi e le paure delle quattro protagoniste, travolte dal conflitto, ognuna con la propria storia e la propria sofferenza. Annicke, Jeanette, Akimana e Peyton non si conoscono affatto, ma, nonostante le difficoltà e alcuni momenti di astio, si fanno forza a vicenda diventando vere sorelle. A unirle, la condivisione del dolore. Lo scantinato, in cui sono costrette ad agire, è il luogo che consente loro di salvarsi da una morte certa, ma diventa anche il campo in cui proiettare incubi e sogni, come le lettere che Akimana scrive a suo figlio, unico motivo per lottare e continuare a vivere: «Tu sarai la mia gioia più grande. Ti scrivo perché così conoscerai la verità che non sempre può essere svelata». Lo scantinato, da luogo freddo e squallido, diventa colorato e accogliente.

È la solidarietà femminile uno dei temi portanti del film. Le quattro donne sono portatrici di caratteri globali e al contempo intimi del Paese. Il conflitto militare acquisisce così una concretezza palpabile, tattile e reale, che travolge ogni aspetto della società. Sono, appunto, le donne a pagare il prezzo più alto di una guerra tra due etnie vissute in pace per secoli, fino a quel momento: molte di loro furono anche stuprate, prima di essere trucidate senza pietà. Come indicano le didascalie, che scorrono sulle ultime immagini del film, le donne sopravvissute guidano un movimento politico «Guarigione e Perdono». Grazie al loro impegno i responsabili dei crimini di guerra vengono consegnati alla giustizia e il Paese ritrova la riconciliazione. Il film si pone dunque come un inno alla resistenza delle donne contro l’assurdità della guerra. La loro lotta è uno strumento fondamentale per conquistare la luce, la libertà e la pace, attraverso il nuovo seme della vita.

È stato gratificante per tutti partecipare al cinedibattito. Il suo filo rosso, unitamente all’omaggio a Benedetto XVI, era suggestivamente visibile e leggibile. Ecco le sue sequenze:

4.1. Condivisione sul tema («Guerra attraverso gli occhi delle donne che si fanno forza a vicenda diventando sorelle»), a partire dalla trama del film (10:00′); 4.2. «La guerra vista dalle donne»: testimonianza di tre note giornaliste (1:48′); 4.3. «Bellezze in divisa» (1:30′); 4.4. «La ragazza con il cannone e le donne soldato di Kiev» (1:02′); 4.5. «Due soldatesse al fronte cantano ‘Bella Ciao’, versione Ucraina» (1:32′); 4.6Kordon» di Alice Tomassini (1:39′); 4.7. «Prayer of the Mothers» di Yael Deckelbaum (5:20′); 4.8. «Benedetto XVI: le parole che hanno scandito un pontificato» (5:18′); 4.9. «La vera vite» di Marco Frisina, in omaggio a Benedetto XVI (3:02′)

Un cinedibattito dinamico, interattivo, virtuale e reale, in linea con il format della 10ª edizione del Cine– e WikiCircolo, un format che è sempre creativo, illuminante e trainante, che non conosce momenti di opacità, che non perde in vivacità ed acutezza, che offre quel gusto della varietà che innesca la contemplazione di quanto le donne, ‘sorelle tutte’, sono tanto singolari quanto meravigliose, attraenti e coraggiose. Le donne che per scelta combattono una guerra a rovescio, sobbarcandosi il peso di portare vita, libertà e pace laddove la follia produce morte, schiavitù e violenza.

A concludere la Serata, il M° Luigi Cimino, presidente del Circolo, che ha ringraziato fervorosamente coloro che dedicano il loro tempo a preparare ogni incontro e ha invitato coloro che sono rimasti nel Salone, incantati e affascinati, alla foto di gruppo, all’«aperitivo» e al prossimo appuntamento con il focus su «Emilce Cuda, la teologa “atipica”» (13.01.2023). Con lei, «che sa leggere Papa Francesco», il Circolo continuerà a veicolare un’autentica cultura di pace, fondata sull’amore, e «fare bello il mondo», fraterno, compassionevole, estraneo alla violenza, perché «la vita è bella».

Piotr Anzulewicz OFMConv

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