Comunicare con il cuore…

Serata vivace, quella di venerdì 21 aprile, la 7ª della 4ª edizione del WikiCircolo, l’86ª di seguito tra quelle cinematografiche e quelle conviviali, dal tema: «Il ‘no’ all’ingiustizia sociale e il ‘sì’ alla solidarietà intergenerazionale». L’imprevista assenza del relatore, il dott. Giuseppe Perri, giudice alla Corte d’Appello di Catanzaro, per motivi inderogabili, ha comportato un lieve ritocco al programma dell’evento. Ne hanno subito informato sia la dott.ssa Teresa Cona, segretaria del Circolo, che l’avv. Pino Frontera, curatore principale dell’edizione. Tutto però è filato liscio, a gonfie vele, per il meglio. Il sostituto dott. Bonaventura Bevilacqua, imprenditore, ricercatore, antropologo, ha galvanizzato l’uditorio. Partendo dal video sulla creazione del mondo, proiettato da Ghenadi all’inizio, e dai brani dell’enciclica Laudato si’ (n. 159.162), letti dall’insegnante Sebastiana Piccione e commentati da Piotr Anzulewicz OFMConv, ha voluto far riflettere sulle relazioni tra gli uomini, quelle umanizzanti, sane, inclusive, e sull’importanza di comunicare dal cuore e con il cuore, sede dei sentimenti e delle emozioni, per arrivare al cuore dell’altro. Questo significa aprirsi sinceramente alla cultura del dialogo, dell’uguaglianza, della «solidarietà intergenerazionale e intragenerazionale» (ivi, n. 162), ed entrare in una dimensione relazionale vera, autentica, profondamente gratificante, alla base della quale ci sono sentimenti importanti come la fiducia, la tolleranza, l’empatia, l’amore e il rispetto per l’altro. Tutto questo è intelligenza emotiva. Ed è quello che serve per creare sintonia comunicativa, cultura del dialogo, simmetria relazionale, convergenza sugli obiettivi e, in ultima analisi, un risultato finale reciprocamente soddisfacente, che consente ad entrambi di vincere e di sentirsi bene. A pensarci bene non ci sono alternative.

Il problema è che in un mondo, in cui serpeggia il morbo dell’autoreferenzialità e dell’autosufficienza, del dominio e dell’ingiustizia, nessuno ci ha educati a comunicare con il cuore e insegnato ad acquisire questa fondamentale competenza di vita, indispensabile per sentirsi bene in connessione con l’altro in qualsiasi contesto e ambiente. E la maggior parte di noi non ha purtroppo avuto buoni maestri né in famiglia né tanto meno a scuola, ed è per questo che oggi risulta difficile operare una conversione relazionale o un’inversione di tendenza che richiede coraggio, flessibilità, capacità di mettersi in gioco. Frate Francesco d’Assisi nel suo Testamento fa memoria della sua conversione non come evento morale, ma, appunto, come conversione relazionale che fa nascere una nuova identità: non più quella del cavaliere/mercante, ma del fratello, passando dal «tu mi servi» al «come posso servirti?». Conversione relazionale vuol dire allora “essere con l’altro”, prendersi cura dell’altro, appassionarsi all’altro, promuovere il suo ben esserci, consentire a lui di mostrare le sue «piaghe», accogliere quello che dice di sé, interpretare le sue differenti necessità, senza mai essere remissivi..

Comunque, per dare una forma migliore al nostro essere per gli altri, è necessario educare il nostro cuore in modo che sia il «cuore di carne» o il «cuore intelligente» (Sir 36,21) e non il «cuore di pietra» (Ez 11,19; 36,26). Il Bevilacqua, nel corso della sua illuminante riflessione, si è servito, pur non facendo riferimento al Vecchio Testamento, di questa bellissima espressione biblica: «cuore intelligente». Esso, secondo le ultime ricerche scientifiche, contiene una certa quantità di cellule neuronali che lo rendono capace di interagire con il cervello determinando comportamenti su base emotiva e addirittura relegando il cervello in una posizione di sudditanza.

Ciò che oggi ci minaccia − afferma Alain Finkielkraut, filosofo e giornalista francese, autore della raccolta di saggi consacrati alla letteratura Un coeur intelligent (Adelphi, 2011) − non è né l’assenza totale di intelligenza né quella di cuore, ma il fatto che queste due facoltà si ignorano reciprocamente. Ecco allora un invito a svincolarci da molteplici trappole, della ragione e del sentimento, per lasciarci educare alla «perspicacia affettiva». Solo così ci verrà concesso quel «cuore intelligente» che re Salomone invocava dall’Eterno, stimandolo più prezioso di ogni altro bene.

La Serata è stata molto piacevole, con i dolci e la pizza offerti dal Circolo a conclusione, anch’essi utili per star bene con se stessi, con gli altri e con il creato, e comunicare con il cuore.

Piotr Anzulewicz OFMConv

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Auguri di Pasqua 2017

Il Consiglio direttivo del Circolo porge i più sentiti auguri di liete festività pasquali. Siano esse tempo in cui far crescere la pace, instaurare il dialogo e l’amicizia, gustare la bellezza di scoprirci fratelli e sorelle, contagiare gli altri con la passione per la vita, fatta di accoglienza, condivisione e solidarietà, senza calcolo, compromissione o degradazione.

La Sua Pasqua, quella di Cristo, non s’inerpica sui tornanti del Golgota, ma ci indica lo svincolo che porta ai piedi dei condannati, inermi, emarginati, afflitti e scartati…, e sospinge a schiodare tutti coloro che sono appesi sulla croce, a «sciogliere le catene inique, a togliere i legami del giogo, a rimandare liberi gli oppressi» (Is 58,6).

Auguri a tutti i soci, amici, simpatizzanti, costruttori della Pasqua del mondo.

Postscriptum

Lunedì 17 aprile, alle ore 8.30, ci riuniremo nel Salone «S. Elisabetta d’Ungheria» presso la chiesa «Sacro Cuore» a Catanzaro Lido per il consueto incontro degli auguri di Pasqua. Avremo l’occasione di gustare la bellezza di essere amici, di cogliere il bello che ci attende, di rinnovare le nostre speranze e di illuminare il nostro futuro. Vi aspettiamo numerosi.




Alla «Via crucis» vivente a Cropani

Sabato sera 8 aprile siamo stati a Cropani, scrigno di storia, arte, cultura e bellezza. Il motivo? La Pasqua è «ante portas» e la Parrocchia di S. Maria Assunta, guidata dai frati minori cappuccini (Francesco Critelli, Francesco Mazzeo e Amedeo Gareri), ha esposto l’«Opera sacra», cioè la rappresentazione che rievoca la passione, morte e risurrezione di Cristo. Con più di sessanta attori “pescati” tra le fila di tutte le realtà presenti nella sua comunità, l’ha portata in scena sulla scalinata del duomo romanico e attraverso vari vicoli e piazze del borgo medievale, in un tempo meteorologico freddo, ma in un clima caldo degli spettatori che in religioso silenzio hanno rivissuto il crudele supplizio inferto al Nazareno. Più di cinque mesi di preparazione, curata nei minimi particolari, su un copione di un ingegnoso drammaturgo del 1600 diretto dai registi Gregorio Saia e Francesco Murfone. Molto suggestivi i costumi cuciti con passione per l’occasione dalla sarta Maria Funaro.

Tante sono state le scene forti nella rappresentazione: dalla messa in accusa di Cristo da parte dei sommi sacerdoti dell’ebraismo, Anania e Caifa, al commovente incontro tra Madre e Figlio sottolineato da un assordante silenzio carico di emozione e alla disperazione di Giuda inseguito dagli angeli di speranza, di perdono, di pentimento e di fede. Un appuntamento unico, ricco di emozioni e colpi di scena che ci hanno fatto riflettere sui temi principali della fede cristiana.

La rappresentazione è stata allietata dalle musiche selezionate dal prof. Mario Capellupo e dalla banda musicale «Giuseppe Cimino» diretta dal M° Luigi Cimino, membro del Consiglio direttivo del nostro Circolo, che ha reso preziosi i singoli momenti della rappresentazione.

Un sentito grazie agli attori che, seppure dilettanti, hanno egregiamente svolto i ruoli loro assegnati. Complimenti a loro e a tutti coloro che hanno reso possibile la serata di grande arte e bellezza. La «Via crucis», vista dal vivo, sconvolge ancora gli animi e li trascina ad immedesimarsi nell’atroce dolore che ha segnato gli ultimi momenti della vita del Cristo. E’ vero che ogni cristiano deve portare la propria croce, ma il suo ruolo non finisce qui. Egli è chiamato a un compito dalla portata storica senza precedenti: schiodare tutti coloro che vi sono appesi, «sciogliere le catene inique, togliere i legami del giogo, rimandare liberi gli oppressi» (Is 58,6).

tc/pa

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L’«inutilità» del silenzio?

Sono stati in tanti coloro che venerdì 24 marzo hanno colto al volo l’occasione per riflettere sul valore del silenzio, del distacco dal mondo, della preghiera, del lavoro. Quest’occasione è stata offerta dalla 6ª Serata cinematografica, con la proiezione del film «Il grande silenzio» di Philip Gröning, ideata all’interno della 4ª edizione del CineCircolo, il cui leitmotiv è: «’Sorella’ Terra per immagini», l’edizione ispirata all’enciclica Laudato si’ di Papa Francesco e alla preghiera-inno Cantico delle creature di frate Francesco, promossa dal Circolo Culturale San Francesco ed aperta a tutti, l’83ª Serata di seguito, tra quelle cinematografiche e quelle conviviali. Ricco è stato il suo programma, pubblicato in anticipo − insieme alle recensioni e all’intervista al regista e sceneggiatore tedesco, autore di tre lungometraggi di fiction (Sommer del 1986, Die Terroristen! del 1993, L’amour, l’argent, l’amour del 2001 − su questo Sito Web, nella sezione «Prossimi Eventi», e presentato al pubblico, come d’abitudine, dalla dott.ssa Teresa Cona, segretaria del Circolo e curatrice principale dell’edizione:

  1. Ascolto dei brani dell’enciclica Laudato si’ (n. 235-237) [Audio-libro realizzato nel 2016 dall’editore Luca Sossella ed accompagnato da una guida alla lettura e all’ascolto del testo, scritta da Antonio Spadaro SJ, direttore diCiviltà Cattolica]
  2. Nelle paludi di Venezia Francesco si fermò a pregare e tutto tacque − il testo tratto dalla Leggenda maggiore di s. Bonaventura (LegM VIII 9: FF 1154), musicato e cantato da Angelo Branduardi, musicista varesotto, insieme con Teresa Salgueiro, cantante portoghese
  3. Note preliminari riguardanti il regista Philip Gröning, la trama del suo film e il tema del cinedibattito («Il distacco dal mondo e il valore del silenzio, della preghiera, del tempo e del lavoro»)
  4. Proiezione del film Il grande silenzio (Intervallo: 10′)
  5. Impressioni, osservazioni e condivisioni sul tema del cinedibattito
  6. Comunicazioni relative al Circolo ed annuncio del prossimo evento
  7. Recita della Preghiera cristiana con il creato (Laudato si’, n. 246)
  8. Foto di gruppo e «cocktail»

Nel corso della Serata si è aggiunto, con sorpresa di molti, un altro punto: quello con un brindisi augurale per quanti di noi il 19 marzo hanno festeggiato l’onomastico: Peppino Frontera, Pino Aversa e Pina Lista. In quest’occasione il nostro operatore tecnico Ghenadi Cimino ha proiettato il video Oh Happy Day (Sister Act 2), la performance di Ryan Toby e del Coro della St. Francis High School di San Francisco, che ha ulteriormente riacceso la gioia e la bellezza di stare insieme come fratelli ed amici.

Non occorreva essere mistici, e neppure credenti, per partecipare a questo appuntamento con un film-monolito, straordinario e ipnotico. Bastava saper rinunciare a una “storia” ed entrare in un ritmo solenne e insieme lieve, in uno spazio e in un tempo a parte. Un antidoto alle false priorità del nostro tempo. Un film in cui dall’apparente monotonia della quotidianità emergeva subito una semplice certezza: serenità. Un film ancora capace di comunicare, come solo il grande cinema sa fare: con una sequenza, ad esempio, di primi piani, tutti uguali e tutti diversi: quelli dei monaci certosini della Grande Chartreuse, silenziosamente arroccata sulle Alpi francesi nei pressi di Grenoble, e naturalmente tutti in silenzio, quello delle nostre ormai rarissime occasioni.

Il silenzio conta, eccome. Ne hanno parlato, tra l’altro, Peppino Frontera, Sebastiana Ciambrone, Nunzio Familiari e il sottoscritto. Il presbitero, ad esempio, che accompagna un malato giunto ai suoi ultimi giorni di vita, si confronta spesso con questa dimensione quasi perduta o uccisa nella nostra società, anche dagli mp3 o i social network. Chiusa la porta della stanza, soli di fronte al mistero della vita, che si trasforma attraversando quello della sofferenza, non si può fare a meno di sentirsi come calati in un’atmosfera diversa, di avvertirne quasi il palpitare. Eppure «oggi vale soltanto ciò che è contenuto nel brusio, solo ciò che in esso accade», a tal punto che, per usare le parole di Søren Kierkegaard († 1855), filosofo, teologo e scrittore danese, «gli individui amanti della solitudine e del silenzio sono classificati insieme ai delinquenti» o perlomeno guardati con molto sospetto. Al riguardo sarebbe molto utile leggere il libro di Max Picard († 1965), medico, poeta e pensatore svizzero, dal titolo Il mondo del silenzio, riproposto nella nuova traduzione italiana a cura di Jean-Luc Egger, aggiornato e perfezionato sulla prima edizione tedesca del 1948 (Servitium, 2014). E’ un’opera affascinate per lo stile piano e poetico, ma soprattutto per l’armonia che trae dagli infiniti “incontri” che descrive, come una “anti-fuga” di variazioni sul tema essenziale del “silenzio”. Non l’apologia, non fuga dalla parola, bensì riscoperta del silenzio, quale luogo originario della parola, di ogni elemento del creato e soprattutto dell’uomo nella sua essenza originaria e incontaminata.

«Viviamo in un mondo − scrive Silvano Zucal, docente nel Dipartimento di Lettere e Filosofia dell’Università degli Studi di Trento, rifacendosi a Picard − nel quale sembra ormai dominare soltanto il puro brusio verbale (Wortgeräusch), ovvero una parola ormai uccisa», come un continuo rumore di fondo nel quale si va progressivamente perdendo la capacità di stare in silenzio, di rispettare l’altrui silenzio e, in ultima analisi, di ascoltare. L’ascolto, quello dell’orecchio e quello del cuore, è secondo Zucal «una virtù sconosciuta (…), assolutamente trasgressiva perché va a incidere su una società per lo più abitata da inascoltanti a tutti i livelli (…), narcisisti e replicanti che parlano sempre e non ascoltano mai». Se si perde la dimensione del silenzio non si è più capaci di dare peso alle parole e non si riesce più ad ascoltare l’uomo, specie quando quest’ultimo è malato e non ha più la forza di imporre a nessuno il proprio discorso e le proprie ragioni. E così se, come diceva Pier Paolo Pasolini († 1975), poeta, scrittore, regista, sceneggiatore, attore, paroliere, drammaturgo e giornalista, «la morte non consiste nel non poter più comunicare, ma nel non potere più essere compresi», il malato muore davvero, relegato in un angolo nel quale, incompreso, sarà considerato solo un fardello inutile.

E’, dunque, vitale soffermarsi sul valore del silenzio, dell’ascolto, della fuga dal mondo… Bisogna subito notare la radice comune tra perdita del silenzio e perdita dell’uomo tout court: la categoria che Picard riferisce positivamente al silenzio, «senza utilità», cioè «totalmente estraneo al mondo dell’utile», è la stessa che finisce, negativamente, per essere applicata al malato morente, in coma, in stato vegetativo, o al figlio in grembo non desiderato perché magari malformato. La soluzione eutanasica o abortista è spesso proprio figlia della perdita della capacità di ascoltare gli altri e prima ancora se stessi, dello stordimento mediatico che insinua conoscenze superficiali vendute come verità e «pressate negli uomini come una materia qualsiasi in vuoti barattoli» (Picard). Eppure, misteriosamente, nel silenzio o di fronte all’uomo ferito, a chi ascolta pare di sentire una voce nuova: «Proprio dal silenzio promanano più aiuto e più prosperità che da tutto quanto è utile. Esso, l’inutile, si pone accanto a ciò che è fin troppo utile, appare improvvisamente al suo fianco e spaventa per la sua assoluta mancanza di scopo, interrompe il flusso e la corsa di ciò che è fin troppo utile». Il silenzio, quasi come un atto liturgico o un uomo inchiodato dalla malattia, «rafforza ciò che vi è d’intangibile o di inviolabile nelle cose, attenua il danno che lo sfruttamento arreca alle cose, le restituisce nella loro integrità (…) poiché proprio questo è il silenzio: sacra inutilità» o, come ha scritto don Giuseppe Dossetti († 1996), presbitero, giurista, politico e teologo, «puro dono di Dio».

Evidentemente, luoghi di silenzio esteriore o ambienti lontani dal frastuono: montagne, deserti, monasteri, hanno la loro importanza, anche se non è neppure raro vedere oggi persone che si portano lo «stereo» sulle vette dei monti, in mezzo ai boschi o nelle giornate di ritiro spirituale. Nei confronti del silenzio esteriore viviamo una sorta di amore-odio: sentiamo che ci manca, ma quando c’è, ci pesa. «Nulla ha tanto radicalmente mutato la fisionomia umana − ribadisce Picard − quanto la perdita di ogni relazione col silenzio». Il silenzio esteriore e la solitudine non sono però da confondere con la «fuga mundi», con l’isolamento, con il mutismo o con una sorta di ripiegamento su se stessi. Non sono né un corpo estraneo né una prigione, ma sono un luogo da abitare, una realtà in cui vivere, un ambiente in cui stare con tutta la propria persona. «Nel silenzio esteriore − scrive Adriano Parenti OFMCap nel suo libro A scuola di preghiera da Francesco e Chiara d’Assisi (Edizioni Messaggero, 1992) − troviamo un prezioso alleato (…) per incamminarci non verso il vuoto, ma verso un “silenzio pieno” e verso il “silenzio esteriore”». Ecco il punto. Il silenzio esteriore è solo un sostegno, una condizione, un ambiente che favorisce il dialogo con l’altro.

Per frate Francesco il silenzio e la solitudine sono il luogo dell’incontro con Dio, il luogo in cui essere presenti con tutta la propria persona e in cui liberi da altre presenze accogliere la presenza dell’«altissimo, onnipotente, bon Signore»: «…sottraendosi al chiasso del traffico e della gente, supplicava devotamente la clemenza divina, che si degnasse mostrargli quanto doveva fare» (Leggenda maggiore I 4: FF 1033); «…cercava luoghi solitari per poter lanciare completamente la sua anima in Dio» (Vita prima 71: FF 445).

Al di là del silenzio esteriore, che pure ha il suo peso, ciò che conta è entrare in un silenzio interiore, «pieno», «inclusivo», «ospitale», «abitato», dalla presenza del Signore. Il frastuono, cioè l’inquinamento da rumore, non è solo una realtà esterna alla nostra persona, ma è soprattutto una realtà interiore, quella che è dentro di noi ed è formata da sogni e fantasie, paure e rimpianti, ricordi e delusioni, gioie e speranze, desideri e progetti, persone e situazioni… Queste sono tutte realtà parlanti dentro di noi. A volte può capitare di temere il silenzio proprio per la paura del risveglio di tutto ciò che è in noi. Il grande silenzio è proprio quello di porci nella verità davanti a ciò che siamo. Non serve a niente soffocare, con il rumore, la realtà, il peccato, la fragilità. Non giova non accoglierci per ciò che siamo. A poco serve allontanare ciò che in noi ha qualcosa da dire. Il silenzio interiore non è uno spazio costruito artificiosamente. E’ piuttosto stare consapevolmente alla presenza del Signore nella verità di ciò che siamo. E’ fare spazio alla sua azione in noi, con recettività e apertura, pronti ad accogliere il suo amore. Si tratta, dunque, di abitare un silenzio che è «abitato» dalla presenza del Signore. Così esso diviene il luogo dell’incontro con lui.

Bisogna comunque ricordare che il peggiore nemico del silenzio interiore non è il rumore esteriore o interiore, ma il ripiegamento su noi stessi e la chiusura nei confronti dell’altro. Per questo frate Francesco non legava la preghiera al silenzio esteriore o alla solitudine: «Dovunque siamo o ci muoviamo, portiamo con noi la nostra cella: fratello corpo; l’anima è l’eremita che vi abita dentro a pregare Dio e meditare. E se l’anima non vive serena e solitaria nella sua cella, ben poco giova al religioso una cella eretta da mano d’uomo» (Leggenda perugina 80: FF 1636). E’ ovvio che questo genere di “eremo” è aperto a tutti: tutti hanno possibilità di vivere alla presenza dell’altro e del totalmente Altro, non dimenticando mai che il silenzio e il servizio sono due binari che devono segnare il nostro cammino. Ciascuno di noi, secondo le diverse tappe della sua vita, deve scoprire la forma e il ritmo dei tempi di silenzio, di solitudine e di ascolto che gli sono necessari per vivere, pena il rimanere degli eterni superficiali o il divenire dei «pappagalli religiosi». E’ importante anche allontanare la fretta. La parola dell’altro non la si può inghiottire come una pillola. Un rapporto frettoloso non è mai espressione di un ascolto vero e di un amore profondo. La fretta porta al monologo e ci rende introvabili… anche dal totalmente Altro.

A tanto ci portava la Serata. E’ rimasta ancora una cosa che si potrebbe fare il prima possibile: rivedere il film per intero, magari a casa, e riprendere i suoi temi di scottante attualità…

Piotr Anzulewicz OFMConv

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«…la cura dell’altro»

Due sono le ali del Circolo Culturale San Francesco: la cultura e la cura dell’altro. La seconda ci ha portato l’8 marzo, su invito della dott.ssa Lia Perrone, al Valentino Beach Club, lo stabilimento balneare che sorge sulla spiaggia di Giovino, nel quartiere marinaro di Catanzaro, grazie alla disponibilità della Cooperativa Sociale Zarapoti.

E’ stata una bellissima occasione per aprirsi − nel giorno della donna, «armonia e bellezza» (Papa Francesco) − alle persone affette dal morbo di Alzheimer e alle loro famiglie, all’interno dell’evento organizzato da «Il Porto della Memoria». All’evento erano presenti 8 membri del Circolo, tra cui il M° Luigi Cimino, membro del Consiglio direttivo, che ha allietato i presenti con la musica dal vivo, a 432 Hz, eseguendo su tastiera diversi brani musicali degli anni 60 del XX sec., le più belle canzoni napoletane e le più alte vette del cantautorato italiano.

Sia questo un buon avvio alla collaborazione con il progetto sperimentale «Il Porto della Memoria» nato su «input» del distretto sociosanitario dell’ASP del quartiere marinaro catanzarese, diretto dal dott. Maurizio Rocca e, in particolare, del Centro per Disturbi Cognitivi, guidato dal dott. Pietro Gareri! Il progetto è seguito da un’équipe multidisciplinare composta da Alberto Castagna, Lia Perrone, Donatella Zechini, Brunella Ieraci, Eva Capano, Marlena Camati, con il supporto del sociologo Franco Caccia.

«Si tratta – ha detto il dott. Rocca – di una nuova proposta che punta ad utilizzare tutti i benefici di uno spazio meraviglioso di fronte al mare, come il Valentino Beach, quale luogo di incontro-confronto e scambio. (…) Speriamo di coinvolgere sempre più persone, di ogni età, perché l’obiettivo a lungo termine è di costituire una “comunità amica” di mutuo aiuto». «C’è una grande differenza – ha sottolineato il dott. Gareri – tra curare e prendersi cura. Nel percorso che vogliamo portare avanti, un ruolo fondamentale verrà ricoperto dai “cargivers familiari” che assistono le persone con deficit cognitivi. Il ruolo della famiglia si unirà, quindi, a quello degli operatori, per assistere al meglio le persone affette da disturbi cognitivi, attraverso attività riabilitative e momenti di socializzazione e sensibilizzazione».

Si parte, dunque, a spron battuto, agendo in modo che le nostre azioni facciano la differenza: la fanno sicuramente!

(pa)

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Serata memorabile (78ª)

Serata memorabile, incancellabile, eccezionale, quella di venerdì 17 febbraio al Circolo Culturale San Francesco, la 3ª conviviale con aperitivo sul tema: «Il creato: “dominarlo” o custodirlo? La sapienza di grandi racconti biblici», ideata nell’ambito della 4ª edizione del WikiCircolo il cui tema conduttore è: «L’uomo e sua ‘sorella’ Terra», l’edizione ispirata all’enciclica «Laudato si’» di Papa Francesco e alla preghiera-inno «Cantico delle creature» di frate Francesco, la 78ª di seguito.

Serata speciale, vivace e molto simpatica, che ha visto il presidente del Circolo, suo malgrado, al centro dell’incontro. La segretaria e il curatore delle Serate conviviali, a nome del Circolo, gli hanno consegnato, a sorpresa, un iPhone 6S, corredato di una pergamena in cui una mano ha scritto tra l’altro: «Speriamo di aver fatto “centro”, aiutandolo nel suo intenso desiderio di comunicare la bellezza di quanto è umano e insieme divino nel sapere, nel creato e nella fatica di vivere, perché a volte anche lo Spirito Santo può servirsi della tecnologia per raggiungere vicini e lontani». E’ stato il dono dei suoi più stretti collaboratori e di alcuni «fans» del Circolo. Passato il primo momento di stupore, il presidente, che aveva visto andare in frantumi il suo smartphone, meno avanzato e ormai fuori commercio, rimanendo per settimane senza possibilità di comunicare all’esterno se non utilizzando il computer (sua appendice), ha espresso la sua commossa gratitudine a quanti lo hanno riempito di meraviglia: «Sono le persone “speciali”, quelle che ti leggono dentro, che sentono i tuoi pensieri, che colgono solo la parte più bella del tuo cuore e che ti regalano con un gesto questa gioia che avevi dimenticato. Sono quelle persone che non ringrazierai mai abbastanza per averle incontrate sul tuo cammino».

La Serata è stata splendidamente illuminata da un altro “regalo” fuori programma: l’inattesa presenza di Dariusz Wisniewski OFMConv, confratello ed allievo del presidente, arrivato appena poche ore prima, con una visita-lampo, da Roma, ma in realtà da Dobra Szczecinska, una cittadina sorta presso la grande Stettino (in polacco: Szczecin) sulla sponda destra del fiume Oder, delle anse, degli angiporti e delle isole, in un intrico di ponti, gru e banchine, a sud della laguna e della baia della Pomerania, dove da secoli si incrociano le strade che collegano l’Europa occidentale a quella orientale, la Scandinavia al sud Europa. Infatti, il gradito ospite, nel suo breve intervento, ha fatto cenno al suo lavoro tra i protestanti in Svezia (4 anni), ma anche tra i musulmani in Turchia (9 anni), motivato dall’argomento della sua tesi dottorale («Ire inter Saracenos». Il dilemma tra la crociata e la missione nelle opere di Ruggero Bacone, Roma 2005).

Tutto pareva essere eccezionale, anche il programma della Serata pubblicato anticipatamente sul Sito Web del Circolo (https://circoloculturalesanfrancesco.org/site/event/creato-dominarlo-sfruttarlo-custodirlo-rispettarlo-la-sapienza-grandi-racconti-biblici-3a-serata-conviviale-aperitivo/).

Alla prossima tornata!

(tc/pa)

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«Seminiamo bellezza e non inquinamento»

«Papa Francesco e la sua Laudato si’»: è stato il «claim» della 2ª Serata conviviale con aperitivo, che si è svolta venerdì 3 febbraio nel consueto Salone «S. Elisabetta d’Ungheria» presso la chiesa «Sacro Cuore» di Catanzaro Lido, Serata progettata nell’ambito della 4ª edizione del WikiCircolo, il cui motivo conduttore è: «L’uomo e sua ‘sorella’ Terra», e ispirata all’enciclica Laudato si’ di Papa Francesco e alla preghiera-inno Cantico delle creature di frate Francesco. E’ stata la 76ª Serata di seguito, tra quelle conviviali e quelle cinematografiche, aperte a chi è a pochi passi dalla sede del Circolo o a chi non lo è.

A vegliare sulla Serata, il suo curatore, l’avv. Peppino Frontera, supportato dall’équipe: Teresa, Luigi, Ghenadi e Gabriele. E’ stata la segretaria del Circolo, la dott.ssa Teresa Cona, a salutare il pubblico e calamitarlo intorno ad un ricco, consistente e ambizioso programma, pubblicato anticipatamente sul Sito Web del Circolo:

«1. Video curato da Robert Duncan, compositore canadese, che associa foto e filmati alle frasi utilizzate da Papa Francesco nella Laudato si’ (6 min); 2. Alla scoperta della Laudato si’: interviene Anzulewicz OFMConv; 3. Ascolto di alcuni brani dell’enciclica, tra cui il n. 246, letti dall’attore Toni Servillo (Audio-libro realizzato nel 2016 dall’editore Luca Sossella ed accompagnato da una guida alla lettura e all’ascolto del testo, scritta da Antonio Spadaro SJ, direttore di Civiltà Cattolica); 4. Lotta contro l’inquinamento nel Comune di Catanzaro e sul Tirreno cosentino: intervengono Francesco Longo, assessore comunale alla gestione del territorio, e Peppino Frontera, tutore/curatore delle Serate conviviali; 5. Domande e osservazioni; 6. Annunci e comunicazioni; 7. Recita della Preghiera per la nostra terra (Laudato si’, n. 246) e il video Cantico delle creature di Angelo Branduardi, cantautore, violinista, chitarrista e polistrumentalista (3:33 min)».

Così l’enciclica Laudato si’, le cui parole di apertura sono tratte dal Cantico del Santo d’Assisi, ha iniziato a dispiegare la sua forza di interpellazione etica anche qui, nel Circolo, chiamando mondi diversi ad un dialogo a tutto campo. L’esplorazione del suo potenziale è ancora dinanzi a tutti.

La Serata si è conclusa con un apprezzato “aperitivo”, in un’atmosfera accogliente e calda, in contrasto con quella fuori della porta dove l’aria gelida stava creando le condizioni per nevicate a quote basse. «Chapeau» all’assessore Longo che in modo consono all’enciclica e allo spirito francescano ha condiviso con i presenti, a titolo gratuito, le numerose iniziative del Comune volte alla “custodia” dell’ambiente e alla “cura” della cittadinanza!

«…proteggiamo il mondo e non lo deprediamo, seminiamo bellezza e non inquinamento e distruzione» (Laudato si’, n. 246).

(pa)

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Tra «La città incantata» e «Laudato sì’»

Il CineCircolo ha vissuto, venerdì 27 gennaio, il suo momento di stravolgimento in positivo. Il ricco e variegato programma della 2ª Serata cinematografica ha prodotto nelle menti dei presenti un effetto bivalente: raccapricciante e affascinante.

In occasione della Giornata della Memoria, istituita dal Parlamento italiano nel 2000 e accompagnata dal monito: «Mai più», per commemorare le vittime del nazionalsocialismo, del fascismo e dell’Olocausto (oltre 12 milioni le persone sterminate nei lager nazisti, tra cui 6 milioni ebrei) e onorare coloro che a rischio della propria vita hanno protetto i perseguitati, il M° Luigi Cimino ci ha “trasportato” ad Auschwitz, eseguendo sulla tastiera la Canzone del bambino nel vento di Francesco Guccini, cantautore, compositore, scrittore e attore. I presenti, ascoltando la canzone e guardando in simultanea il video con le storiche foto dei deportati, hanno potuto riflettere su quanto è accaduto nei lager nazisti di sterminio: le atrocità e i soprusi subiti da milioni di persone… Sarebbe bello dire che Auschwitz non sia mai esistito, che le foto delle persone ridotte a larve umane fossero solo dei fotomontaggi, che il fumo dei forni crematori fosse solo legna che bruciava… Purtroppo non è così. «Ancora tuona il cannone − canta il bambino, protagonista della canzone, che «con altri cento muore passando per il camino e ora è nel vento» −, «ancora non è contenta di sangue la belva umana e ancora ci porta il vento». Ogni strofa viene chiusa con quel vento che porta la morte, che sembra leggero, allegro e sventato, ma che in realtà sostiene il peso di tutti quei morti. Auschwitz è la testimonianza di quanto “bestiale” può essere l’uomo. Nell’ultima strofa il vento vuole riposarsi da tante amarezze, pensieri, fatiche e può riuscire solo se cesserà l’odio dell’uomo verso un suo simile.

Dopo il commosso applauso al M° Cimino, la dott.ssa Teresa Cona, curatrice delle Serate cinematografiche, ha aperto il passaggio al momento «clou» dell’incontro. Nel programma era previsto un altro breve video in cui per la prima volta l’enciclica «Laudato si’» di Papa Francesco viene raccontata per immagini. Ai presenti, scossi dal primo video e dalle parole della canzone di Guccini, è stato subito proposto il suggestivo mondo di Hayao Miyazaki, sui passi di Papa Francesco. La Segretaria ha presentato quindi la trama del suo favoloso film «La città incantata» e si è soffermata sul tema del cinedibattito condensato nella domanda: «Possono i cartoni animati giapponesi aiutare a “leggere” l’enciclica Laudato si’ di Papa Francesco?». La risposta è stata ineluttabilmente “sì”.

Secondo il saggista e critico cinematografico Matteo Boscarol, corrispondente per l’Asia del Lucca Film Festival e curatore del libro I mondi di Miyazaki (Mimesis, 124 pp.), «Miyazaki è un regista molto “francescano”, cioè vicino al Santo di Assisi». Dal libro emerge una sorta di orientamento “congiunto” fra il Papa argentino e il genio dei «cartoon». «Sì – prosegue Boscarol –, l’essere umano è per Miyazaki una parte del creato e quindi dovrebbe bilanciare la sua esistenza con quella delle altre forme di vita sulla terra e nell’universo e non espandere il suo desiderio di potere e controllo come un cancro o una peste nera. Spingendo il discorso ancora più avanti, si potrebbe dire che, secondo Miyazaki, l’uomo dovrebbe lasciare più spazio al resto del creato (in Principessa Mononoke, il film di maggiore incasso nella storia del Giappone, tutto sembra essere vivo) e cercare di mettersi con esso in contatto e risonanza. La scena finale di Nausicaä della valle del vento del 1984, quando la principessa viene salvata e resuscitata dagli Ohmu, è, in questo senso, emblematica, o, ancora, in un corto intitolato Il ragno d’acqua Monmon, il microcosmo di uno stagno e il ballo d’amore fra un ragno d’acqua e un altro insetto sono davvero al livello di un sonetto francescano».

Nel 2013 il regista nipponico ha annunciato il ritiro dalle scene facendo calare il sipario su una carriera iniziata nel 1963, che lega il suo nome allo Studio Ghibli, il polo di animazione da lui fondato a Tokyo nel 1985 insieme con il collega e mentore Isao Takahata. L’amore “per sora nostra matre Terra”, si direbbe con il Cantico delle creature del Poverello, è una delle costanti della filmografia di Miyazaki, che va a braccetto con il “no” alla devastazione ambientale causata dall’inquinamento o con la cura degli ecosistemi la cui «perdita» viene censurata da Papa Francesco. «Dal punto di vista pratico – afferma lo studioso – un concetto, a cui Miyazaki tiene molto, è quello di satoyama che denota una zona fra i piedi della montagna e la pianura usata per coltivazioni di piccole dimensioni, che mantiene intatta la diversità paesaggistica e biologica della foresta e delle zone circostanti. Un modo di fare agricoltura, il “marchio” umano per eccellenza, ma allo stesso tempo integrandosi con l’ambiente circostante e migliorandolo attivamente. Un’illustrazione magnifica di questo concetto si trova in Il mio vicino Totoro del 1988 la cui storia si svolge proprio in un ambiente del genere». Anche Papa Francesco chiede nell’enciclica di «programmare un’agricoltura sostenibile e diversificata» (n. 164) e si scaglia contro il «paradigma tecnocratico» (n. 101) che vede alla radice della crisi ecologica. Il regista del Sol Levante torna a più riprese sul ruolo della scienza e richiama a un’etica, ossia alla necessità che si considerino le conseguenze di scoperte e invenzioni. «Il tecnocrate sembra l’essere umano più disprezzato da Miyazaki – sottolinea Boscarol. – Spesso nei suoi film non c’è una divisione netta, disneyana, tra bene e male. L’unica eccezione è la figura del tecnocrate, uomo disumanizzato o uomo umano troppo umano, a seconda dei punti di vista. Un esempio è il personaggio di Lepka nella serie Conan il ragazzo del futuro del 1978 che rappresenta la tecnocrazia al suo massimo livello».

Nella concezione del regista giapponese il male nasce dall’egoismo dell’uomo che è portato all’avidità del potere. Lo testimonia il lungometraggio Nausicaä in cui l’impegno ecologista si sposa con la vocazione alla pace e con il biasimo delle derive militariste, come la tragedia atomica. «L’aereo in Si alza il vento, suo ultimo film del 2013, è per esempio un prodigio di estetica e aerodinamica, ma anche un’arma dispensatrice di morte», conclude il critico. E il sogno di Miyazaki è che l’armonia trionfi su tutto perché da essa dipende l’equilibrio del mondo. È l’auspicio di Papa Francesco che, proponendo un’ecologia integrale, indica nella pace connessa alla giustizia e alla fraternità la risposta alle disuguaglianze e alle violenze del mondo.

Il film «La città incantata» di Miyazaki è un’opera affascinante e dolorosa, da vedere e rivedere all’infinito, con la certezza di “scovarci” sempre nuovi contenuti, nuovi messaggi, nuovi stimoli per una riflessione sul valore della creazione e dell’esistenza. Un capolavoro poetico e appassionante e al tempo stesso struggente e minaccioso.

Lo confermano quanti di noi hanno potuto vederne una parte. C’è, comunque, chi l’ha visto per intero qualche giorno dopo, a casa, al caldo, lontano da quel freddo invernale del Salone, e ne è rimasto incantato, come Maria Luisa, entusiasta sostenitrice del Circolo.

Piotr Anzulewicz OFMConv

https://youtu.be/9O4SMw_8Om0

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Frate Francesco ieri, oggi e domani

Parte magnificamente la 4ª edizione del CineCircolo, venerdì 13 gennaio, dal tema conduttore: «”Sorella” e “madre” Terra per immagini». La inaugura il documentario «Francesco ieri, oggi e domani», a cura di Silvano Vinceti, girato nel 2012 dal regista Paolo Montesi, nei splendidi luoghi in cui visse il Santo d’Assisi, e corredato di musiche di Egidio Manganelli. Tutto viene preceduto dall’accoglienza degli spettatori nel Salone «S. Elisabetta d’Ungheria» presso la chiesa «Sacro Cuore» di Catanzaro Lido, messi a dura prova per il freddo di questi giorni o inchiodati a letto per l’influenza (tra loro, anche la Curatrice dell’edizione), dal richiamo all’onomastico di p. Ilario Scali, superiore della Fraternità conventuale e parroco della Comunità parrocchiale, e dal cenno alla conferenza stampa di presentazione del documento preparatorio della 15ª assemblea generale ordinaria del Sinodo dei Vescovi che si terrà nell’ottobre 2018 e che si prefigge di mettersi in ascolto dei desideri, dei progetti, dei sogni che hanno i giovani per la loro vita, come anche delle difficoltà che incontrano per realizzare il loro progetto a servizio della società, nella quale chiedono di essere protagonisti e costruire insieme una Chiesa più “giovane e fresca”, aperta al confronto e all’incontro.

Prima della proiezione non manca un doveroso preambolo. Il curatore del film, Silvano Vinceti, è un “ateo devoto”, fondatore e presidente del «Comitato Nazionale per la Valorizzazione dei Beni Storici, Culturali e Ambientali», autore di diversi libri che spaziano dalla filosofia, alla letteratura, all’ambiente e alla storia, tra i quali Francesco, il rivoluzionario di Gesù (Armando Editore, 2012) e La Gioconda di Leonardo. I misteri di un capolavoro ritrovato (Armando Editore, 2016). «Certi personaggi valgono nella misura in cui ancora oggi sono capaci di creare scandalo e una felice provocazione esistenziale»: è questo il Francesco che trasuda dalle pagine del primo libro e dal film, quel Francesco rivoluzionario che, come tutti i rivoluzionari, «fanno sì da rimetterci in discussione». Un Francesco, dunque, raccontato e spiegato da un osservatore laico che però ha saputo restituirgli tutta la forza e la grandezza che gli appartengono. Un Francesco che s’impegna a cambiare le cose dall’interno, applicando alla lettera la parola del Vangelo, senza mai sconfinare nell’eresia o nella scomunica, rimanendo in totale, espressa, ferma e quasi ostinata comunione con la Chiesa, «sempre sottomesso e soggetto ai suoi piedi» (Rb 12,5: FF 109).

«Il mio è un approccio da non credente – ha spiegato Vinceti – verso un uomo coerente che ha saputo unire il predicare e il praticare». Infatti, il documentario è «un atto d’amore» nei suoi confronti. Cercando di volare oltre l’aspetto della storiografia, affascinato dal suo carisma, lo vede di ritorno, dopo otto secoli di storia, alla sua amata Assisi e lo interpreta nel suo vissuto interiore in cui sboccia anche il Cantico delle creature, «l’epifania di una incontenibile lode e ringraziamento per il Dio che ha creato il cielo, la terra, il sole, la luna, la vita e la morte». Sia il libro sia il documentario non vogliono essere – ha sottolineato Vinceti – un’ennesima biografia del santo Patrono d’Italia, ma piuttosto un tentativo di «attualizzare Francesco, perché credo che oggi i suoi valori possano essere importanti anche per i non credenti».

La “perfetta letizia”, il messaggio che la felicità non passa attraverso le cose materiali, la forza e il coraggio anche nella cattiva sorte, sono tutti valori che Francesco nella sua vita non si è limitato a predicare, ma ha praticato. Da qui il Francesco “corporeo” che si nutre di ragione e sentimenti, di realtà e finzione, di poesia e arte, e si colloca in quel terreno impervio, dove la bellezza e la verità si fondono armonicamente assieme, intonando una sinfonia di vita che riaccende sentimenti sopiti, desideri seppelliti o nascosti nei cassetti più remoti della nostra coscienza. Vinceti sposa quella visione dove l’arte-scienza o la scienza-arte rappresenta la sintesi, il superamento e il coronamento di un diverso modo di intendere e vivere la storia; dove non si ha la pretesa di una verità certa, ma si tenta di fare della verità possibile uno strumento per infiammare i cuori e spingere all’azione lo spettatore, grazie alla forza e alla seduzione di un’arte veritiera. Se si è in grado di far rivivere Francesco nei nostri cuori e di rappresentarlo in modo adeguato alla nostra mente, allora il Poverello continuerà – Vinceti ne è certo – a svolgere nel divenire temporale la sua azione profonda e la sua rivoluzione sincera, religiosa o laica che sia.

Lo scopo di questo documentario, ed anche della Serata, il suo valore e la ragione del suo essere sono racchiusi in queste poche parole: far rivivere dentro di noi questo rivoluzionario di Gesù, affinché egli, come tutti i rivoluzionari, ci obblighi a rimetterci in discussione e a porci quelle domande di cui ci priva la società “liquida”, digitale, “cliccabile”, narcisistica, dimentica ormai di tanti aspetti solidi e sodi, tra cui degli appellativi di “sorella” e di “madre” attribuiti da lui alla Terra. Per lui è la Terra che “governa” l’uomo e non l’opposto. «Laudato si’, mi’ Signore, per sora nostra matre Terra, la quale ne sustenta et governa» (Cant, v. 9: FF 263).

Allietano la proiezione le patatine, le bibite, il panettone…, con grazia servite da Rita e Maria Luisa. A conclusione vi è l’applauso al regista, lo scambio di pareri e il selfie che ritrae gli ultimi «moschettieri», noncuranti del freddo, perché infiammati, pure loro, dall’amore per frate Francesco.

Piotr Anzulewicz OFMConv

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WikiCircolo 2017: proteggere il creato per difendere l’uomo

◊  Con la 4ª edizione, il WikiCircolo – la sezione del Circolo Culturale San Francesco – intraprende un nuovo itinerario e gli assegna il motto: L’uomo e sua «sorella» e «madre» terra. Rinnovando l’ideale del Circolo: «la cultura e la cura dell’altro», si ispira all’enciclica Laudato si’ di Papa Francesco e alla preghiera-inno Cantico delle creature di frate Francesco. Entrambi gli scritti parlano della nostra casa comune, la terra. Nessuno può non intenerirsi davanti alla sua bellezza − questa magnificenza sta tutta nei loro titoli − e nessuno può restare indifferente di fronte alla sua sfiguratezza. La panoramica del Pontefice è «gioiosa e insieme drammatica». Mentre il medievale Laudato si’ del Poverello costituisce un cantico universale «ante litteram», quello del Pontefice esprime un’ode globalizzata dal design innovativo: spazia dagli aborigeni australiani, religiosamente attaccati alle loro terre, ai migranti sub-sahariani, sradicati e in fuga, dalla guerra e dall’effetto serra. Una monografia che tocca ogni aspetto, a partire da quello che sta accadendo all’ambiente, alla denuncia accorata delle disparità e delle iniquità, fino all’indicazioni di alcune linee di orientamento e di azione. Un vettore ecologico che riduce la velocità e scala le marce fino ad arrestarsi e arretrare, qualora necessario: «Non basta conciliare, in una via di mezzo, la cura per la natura con la rendita finanziaria, o la conservazione dell’ambiente con il progresso.  (…) le vie di mezzo sono solo un piccolo ritardo nel disastro» (n. 194). Diversamente dalla guerra fredda, che immobilizzava e congelava, ma in fondo conservava il mondo in freezer, impedendogli di sprigionare le propria energia, la guerra commerciale lo surriscalda, lo spoglia e lo squaglia, materialmente. Così l’essenza dell’uomo si vaporizza, come in un remake di Terminator, nell’immagine più visionaria dell’enciclica, per sfuggire al dominio delle macchine: «L’autentica umanità sembra abitare quasi impercettibilmente in mezzo alla civiltà tecnologica, come la nebbia che filtra sotto una porta chiusa». Porta chiusa, ma finale aperto che richiede una “conversione” (n. 216), una “riconnessione” tra l’uomo e il creato, una mobilitazione di tutti, un movimento globale di opinione che , nell’interesse dell’umanità, prenda in mano le iniquità, fino a generare un’onda che costringa chi ha più potere a mettere in atto tutte le iniziative per cambiare rotta. E’ il momento che l’appello alla custodia dell’ambiente e alla cura di tutti, specialmente dei bambini, dei vecchi, dei fragili, non serva soltanto a riflettere sulla nostra condizione, bensì che ci faccia agire, dal locale al globale, senza esitazione.

◊  I temi delle Serate conviviali con aperitivo, proposte per questa edizione, sono tutti da “abitare”, configurare, delimitare. Tutti ne possono essere protagonisti, relatori, referenti, tutori. La sfida, in tale prospettiva, alza di parecchio l’asticella fino a domandare: “Che genere di mondo vogliamo trasmettere a coloro che verranno dopo di noi?”. Le risposte finora elaborate non sono univoche, categoriche e definitive, e pendolano tra opportunità affascinanti e limiti avviluppanti. Tale incertezza ci mantiene nell’itineranza dell’ascolto, e questo è già un potente punto di contatto con frate Francesco. Insieme con lui incontreremo per strada fratelli e sorelle che da volontari ci offriranno dati e prospettive su cui riflettere e da cui ripartire con consapevolezze più scaltrite e più profonde, senza pregiudizi da “apocalittici” o “integrati”. Con loro potremo scoprire e scegliere anche inedite rotte di senso e nuovi approcci al creato e alla vita in un «humus» culturale e socio-economico, descritto dal sociologo Z. Bauman, con l’icastica e ormai percolante  metafora della società liquida, amebica, orfana di certezze assolute, dimentica di aspetti solidi e sodi, mediati dalla tradizione. Forse la fraternità universale praticata da Francesco potrà ricevere una inedita spinta. Speriamoci con tutto il cuore.


L’uomo e sua «sorella» e «madre» terra

Serate conviviali

con aperitivo

4ª edizione

Giorno: un venerdì sì e un venerdì no

Ora: 18.45

Luogo: Salone «S. Elisabetta d’Ungheria» presso la chiesa «Sacro Cuore» di Catanzaro Lido

Calendario degli incontri

 

  1. Ve 20 gen 2017 − Frate Francesco e il suo Cantico delle creature

«Laudato si’, mi’ Signore, per sora nostra matre terra, la quale ne sustenta et governa» (v. 9: FF 263) [https://youtu.be/9hAH1O6FLBghttps://www.youtube.com/watch?v=AFkfu_a5f_E]

  1. Ve 3 feb 2017 − Papa Francesco e il suo Laudato si’

«O Dio (…), risana la nostra vita, affinché proteggiamo il mondo e non lo deprediamo, affinché seminiamo bellezza e non inquinamento e distruzione» (Laudato si’, n. 246)

  1. Ve 17 feb 2017 − Il creato: “dominarlo” e sfruttarlo o custodirlo e rispettarlo? La sapienza di grandi racconti biblici

«È importante leggere i testi biblici nel loro contesto, con una giusta ermeneutica, e ricordare che essi ci invitano a “coltivare e custodire” il giardino del mondo (cfr. Gen 2,15). Mentre “coltivare” significa arare o lavorare un terreno, “custodire” vuol dire proteggere, curare, preservare, conservare, vigilare» (Laudato si’, n. 67)

  1. Ve 3 mar 2017 − Laudato si’: i gemiti della sorella terra “oppressa e devastata” e i gemiti degli “abbandonati e maltrattati” del mondo

«Fra i poveri più abbandonati e maltrattati, c’è la nostra oppressa e devastata terra, che “geme e soffre le doglie del parto” (Rm 8,22)» (Laudato si’, n. 2). «O Dio dei poveri, aiutaci a riscattare gli abbandonati e i dimenticati di questa terra che tanto valgono ai tuoi occhi»  (Laudato si’, n. 246)

  1. Ve 17 mar 2017 − Laudato si’: il degrado ambientale e la “riconnessione” tra l’uomo e il creato

«Ognuno si penta del proprio modo di maltrattare il pianeta», perché «un crimine contro la natura è un crimine contro noi stessi e un peccato contro Dio» (Laudato si’, n. 8)

  1. Ve 31 mar 2017 − Laudato si’: il «no» all’ideologia consumeristica e il «sì» alla cultura della sobrietà e della condivisione

«Dal momento che il mercato tende a creare un meccanismo consumistico compulsivo per piazzare i suoi prodotti, le persone finiscono con l’essere travolte dal vortice degli acquisti e delle spese superflue. Il consumismo ossessivo è il riflesso soggettivo del paradigma tecno-economico» (Laudato si’, n. 203)

  1. Ve 21 apr 2017 − Laudato si’: il «no» all’ingiustizia sociale e il «sì» alla solidarietà intragenerazionale

«Ricordiamo i poveri di oggi, che hanno pochi anni da vivere su questa terra e non possono continuare ad aspettare. Perciò, “oltre alla leale solidarietà intergenerazionale, occorre reiterare l’urgente necessità morale di una rinnovata solidarietà intragenerazionale”» (Laudato si’, n. 162)

  1. Ve 5 mag 2017 − Laudato si’: il diritto di tutti e per tutti all’acqua e al cibo

«Questo mondo ha un grave debito sociale verso i poveri che non hanno accesso all’acqua potabile, perché ciò significa negare ad essi il diritto alla vita radicato nella loro inalienabile dignità» (Laudato si’, n. 30). «Sappiamo che si spreca approssimativamente un terzo degli alimenti che si producono, e “il cibo che si butta via è come se lo si rubasse dalla mensa del povero”» (Laudato si’, n. 50)

  1. Ve 19 mag 2017 − Laudato si’: l’eco-migranti e la cultura dell’accoglienza e della solidarietà

«E’ tragico l’aumento dei migranti che fuggono la miseria aggravata dal degrado ambientale, i quali non sono riconosciuti come rifugiati nelle convenzioni internazionali e portano il peso della propria vita abbandonata senza alcuna tutela normativa. (…) La mancanza di reazioni di fronte a questi drammi dei nostri fratelli e sorelle è un segno della perdita di quel senso di responsabilità per i nostri simili su cui si fonda ogni società civile» (Laudato si’, n. 25)

  1. Ve 9 giu 2017 − Laudato si’: l’«ecologia integrale» – educare all’alleanza tra l’umanità e l’ambiente

«È molto nobile assumere il compito di avere cura del creato con piccole azioni quotidiane, ed è meraviglioso che l’educazione sia capace di motivarle fino a dar forma ad uno stile di vita. L’educazione alla responsabilità ambientale può incoraggiare vari comportamenti che hanno un’incidenza diretta e importante nella cura per l’ambiente, come evitare l’uso di materiale plastico o di carta, ridurre il consumo di acqua, differenziare i rifiuti, cucinare solo quanto ragionevolmente si potrà mangiare, trattare con cura gli altri esseri viventi, utilizzare il trasporto pubblico o condividere un medesimo veicolo tra varie persone, piantare alberi, spegnere le luci inutili, e così via» (Laudato si’, n. 211)

  1. Ve 23 giu 2017 − Custodi del creato e degli altri: Francesco di Paola (https://youtu.be/OSC-vakdQQE) ed Elena Aiello (https://youtu.be/0bqLi-b0BQ8)

«Ci sono educatori capaci di reimpostare gli itinerari pedagogici di un’etica ecologica, in modo che aiutino effettivamente a crescere nella solidarietà, nella responsabilità e nella cura basata sulla compassione» (Laudato si’, n. 210)

Ve 30 giu 2017 − «Messa della Terra» (Earth Messa) per cantare la bellezza della creazione (oltre a stili musicali, anche la pittura paesaggistica e i versi degli animali: l’ululato del lupo di Gubbio o il canto della cicala)

Piotr Anzulewicz OFMConv e Staff