11° CineCircolo: cos’è?

L’11° CineCircolo è la rassegna cinematografica, con il cinedibattito, che si terrà dal 13 ottobre 2023 al 21 giugno 2024 e si snoderà tra le Serate conviviali del WikiCircolo, in successione alterna. Il Circolo, tingendole, anch’esse, per la seconda volta, dei colori tradizionalmente associati alle donne: rosa, blu e giallo, e assegnandole il motto: «Donne pioniere, generative, altruiste e coraggiose, in un mondo dispari, per immagini», intende ridare graziosità, tenerezza, bellezza, coraggio e speranza a un mondo acromatico, travolto dalle violenze e persecuzioni, oscurato dai nazionalismi ed estremismi, marcato dalle migrazioni e sfigurato dalle calamità. Lo intende fare con le 15 pellicole, ponderatamente selezionate dallo Staff e focalizzate sulle donne straordinarie, generative, altruiste, coraggiose. Per gustare maggiormente tutta la rassegna cinematografica, propone anche le 3 Serate speciali: 1. Mer 21 dic 2023 – ‹Reading› in musica, per l’8° centenario del Natale di Greccio [262]; 2. Ve 7 giu 2024 – «Giubilo del cuore, in onore del Sacro Cuore» [283]; 3. Ve 21 giu 2024 – «‹Reading› in musica, in elogio delle donne» [285].

È da ricordare che il CineCircolo, fin dall’inizio, ha la sua peculiarità: ogni Serata cinematografica, dopo la proiezione del film, catalizza l’attenzione dei suoi cinefili su un argomento di attualità, sollevato e illustrato dal regista. L’argomento viene approfondito, dibattuto e illuminato dalla Serata conviviale precedente o successiva. Tutto si svolge in un contesto che ci ha fatto capire che «tutti siamo fratelli e ‹sorelle›» (Fratelli tutti, n. 278), tutti connessi, tutti in relazione, tutti «sulla stessa barca» (ivi, 30), e il nostro esistere è un «pro-esistere», impensabile senza guardare «il volto del fratello, toccare la sua carne, sentire la sua prossimità» (ivi, 115), senza «costituirci in un “noi”» (ivi, 17), senza aver cura della «sora nostra matre Terra» (Cant, v. 9: FF 263), che, «oppressa e devastata (…), “geme e soffre le doglie del parto” (Rm 8,22)» (Laudato si’, n. 2).

Il motto o, meglio, il filo conduttore dell’11ª edizione del CineCircolo, si ispira agli stessi documenti del 11° WikiCircolo (vedi il dépliant). Ambedue le edizioni, inserendosi appieno nell’8° centenario sanfrancescano, celebrato nel triennio 2023-2026, e nella fase universale del cammino sinodale, articolata nelle due sessioni della 16ª assemblea generale ordinaria del Sinodo dei vescovi in Vaticano (ottobre 2023 e ottobre 2024), si illumineranno a vicenda: veicoleranno, integreranno e approfondiranno lo stesso argomento, e saranno in ideale sintonia con lo spirito del Circolo: «diffondere la cultura e prendersi cura dell’altro, all’insegna del dialogo, dell’accoglienza, della fraternità e sororità». Ogni venerdì racconteranno e proietteranno figure femminili positive e propositive. In tal modo potranno generare speranza, coraggio e bellezza, tenendo vivo l’orizzonte sognato da frate Francesco, nel suo Cantico di frate Sole, e da papa Francesco, nella sua enciclica Fratelli tutti.

Le emergenze planetarie, che stiamo vivendo, ci offrono opportunità straordinarie. Le donne dell’attuale edizione, capaci di stare in prima linea in contesti di guerra, fame, povertà, tratta, in ogni periferia esistenziale, sfidando schemi e preconcetti, ci aiuteranno, indubbiamente, con il loro «genio» e l’ingegno femminile, a ridisegnare i nostri confini, allargare i nostri orizzonti, scoprire e scegliere anche inedite rotte di senso e nuovi approcci alla vita. Il loro contributo è stato sempre impareggiabile per l’avvenire della società. È tempo che tutte «si sentano non ospiti, ma pienamente partecipi» di vari settori della vita sociale ed ecclesiale, svegliando anche in noi uomini il «cervello materno» (cfr. Evangelii gaudium, 46). Il «cervello materno» reagisce creativamente davanti alle emergenze, moltiplica la propria forza, sa rischiare e decentrarsi: passare dall’essere per sé all’essere per l’altro.

Piotr Anzulewicz OFMConv




11° WikiCircolo: cos’è?

L’11° WikiCircolo, in programma dal 6 ottobre 2023 al 21 giugno 2024, è la rassegna delle 16 Serate conviviali con «aperitivo». Il Circolo, tingendole, per la seconda volta, dei colori tradizionalmente associati alle donne: rosa, blu e giallo, e assegnandole il motto: «Donne pioniere, generative, altruiste e coraggiose, in un mondo dispari», intende ridare tenerezza e bellezza, coraggio e speranza a un mondo tristemente acromatico, e lo vuole fare con le donne speciali.

Nel calendario della rassegna 2023-2024 compaiono allora alcune donne, selezionate dall’équipe, che hanno fatto la storia del mondo o la stanno facendo con l’audacia del quotidiano e la speranza del nuovo, donne straordinarie, protagoniste meravigliose, muse stupende. C’è ne sono tantissime altre, anche quelle anticonvenzionali, irregolari, dissidenti, ‘invisibili’, per tutti i gusti e le categorie, da riscoprire magari nelle prossime edizioni e celebrare nel buio dei nostri tempi.

Ad animare le Serate ci saranno Marialuisa, Lucia, Tonia, Elisabetta, Maria Rita, Luigi e Piotr, ma anche gli altri «habitué», amici e fan del Circolo, vicini o lontani. Il loro reale e fattivo coinvolgimento potrà renderle ancora più belle, dinamiche, interattive, stimolanti ed emozionanti. Il format delle Serate continuerà ad essere innovativo e ospiterà interventi, dialoghi, interviste e intermezzi musicali virtuali, digitali, da remoto, e reali, fisici, in presenza. Tutti sono quindi invitati a inviare entusiasticamente alla Segreteria un disegno, una poesia, una canzone o un video sulla specifica figura femminile, da condividere nel corso della rispettiva Serata, a partire da quella del WikiCircolo dedicata a sr Marcella Catozza (6.10.2023), «donna francescana, in missione, con il cuore, per gli orfani», e quella del CineCircolo focalizzata su sr Francesca Saverio Cabrini (13.10.2023), missionaria ed educatrice, «patrona degli emigrati». A coronare tutte le Serate, ci sarà un momento di convivialità, con cocktail o aperitivo, tra pizze e gâteaux…

Inserendosi appieno nell’8° centenario sanfrancescano (2023-2026) e nella fase universale del cammino sinodale, il WikiCircolo, nella preparazione dei programmi delle sue Serate, avrà come fonti di ispirazioni e di orientamenti gli stessi documenti dell’11° CineCircolo (vedi il dépliant). Ambedue le edizioni del resto si illuminano a vicenda: veicolano, catalizzano, integrano e approfondiscono per lo più l’argomento della Serata precedente o successiva. Oltre agli «Scritti di s. Francesco d’Assisi», si ispirano ai seguenti documenti dell’autorità didattica della Chiesa: 1. Lettera apostolica «Mulieris dignitatem» sulla dignità e vocazione della donna (15.08.1988) e «Lettera alle donne» di Giovanni Paolo II (29.06.1995); 2. Esortazione apostolica «Evangelii gaudium» sull’annuncio del Vangelo nel mondo attuale (24.11.2013) ed Enciclica «Fratelli tutti» sulla fraternità universale e l’amicizia sociale di Francesco (3.10.2020); 3. «Sintesi nazionale della fase diocesana» del Sinodo 2021-2023 «Per una Chiesa sinodale: comunione, partecipazione e missione» della CEI (15.08.2022) e «Instrumentum laboris» per la prima sessione della 16ª assemblea del Sinodo dei vescovi in Vaticano (4-24.10.2023).

L’impegno di tutti sarà però determinante. Se riusciremo a sentirci protagonisti, compagni e discepoli, e costituirci in un noi’ generativo, riusciremo certamente a coinvolgere sempre di più gli attori delle nostre comunità religiose e civili e ad offrire a tutti una fraternità educante rigenerata e nuovamente generativa, in cui ciascuno avrà l’opportunità di essere riconosciuto per la propria dignità e peculiarità.

Davanti a noi, Amici, un susseguirsi di atmosfere – speriamo – suggestive e trainanti, per la qualità di tematiche, e sostenute e apprezzate – ci auguriamo – con entusiasmo da molti, tanto più che al nostro fianco ci sarà un corifeo e tutore speciale: p. Rocco Predoti, parroco del «Sacro Cuore».

Piotr Anzulewicz OFMConv




Al via l’11° Wiki- e CineCircolo

È ora di rimettersi in moto. Il Circolo è pronto per voi, Amici, e non vede l’ora di poter accogliervi ogni venerdì, dalle ore 19.30 alle 21.00, per farvi gustare l’11ª edizione del Wiki– e CineCircolo con il focus, come l’edizione precedente, sulle donne, ‘sorelle tutte’, fari e luci nella società, soprattutto nei momenti difficili. «Donne pioniere, generative, altruiste e coraggiose, in un mondo dispari/per immagini»: questo è, infatti, il filo rosso sul quale si misureranno le 16 Serate conviviali con «aperitivo» del WkiCircolo e le 15 Serate cinematografiche con «cocktail» del CineCircolo, in programma dal 6 ottobre 2023 al 21 giugno 2024, ma anche su cui si svilupperanno approfondimenti, interventi, testimonianze. Ad impreziosirle, ci saranno le 3 Serate speciali: 1. Mer 21 dic 2023 – ‹Reading› in musica, per l’8° centenario del Natale di Greccio [262]; 2. Ve 7 giu 2024 – «Giubilo del cuore, in onore del Sacro Cuore» [283]; 3. Ve 21 giu 2024 – «‹Reading› in musica, in elogio delle donne» [285].

Tutte le 34 Serate si inseriranno appieno nell’8° centenario sanfrancescano celebrato nel triennio 2023-2026 per riportarci alla memoria i passaggi salienti della vita di frate Francesco d’Assisi (1223: l’approvazione della Regola bollata e il Natale di Greccio; 1224: l’impressione delle stimmate a La Verna; 1225: la stesura del Cantico delle creature ; 1226: il ‘transito’), ma anche nella fase universale del cammino sinodale dal titolo: «Per una Chiesa sinodale: comunione, partecipazione, missione», articolata nelle due sessioni della 16ª assemblea generale ordinaria del Sinodo dei vescovi in Vaticano (ottobre 2023 e ottobre 2024). Sarà questo un surplus che darà tocco speciale a questa nuova edizione: coraggio e speranza. Il Circolo continuerà così a dar spazio alle voci delle donne coraggiose, pioniere e generative, al fine di ispirare la speranza del futuro, quella che «riempie il cuore ed eleva lo spirito verso la verità, la bontà e la bellezza, la giustizia e l’amore» (Fratelli tutti, n. 55), rende visibili donne invisibili e apre alla parità tra femmine e maschi rispetto ai loro diritti, trattamento, responsabilità ed opportunità in tutti i settori della società civile e religiosa. Il tema della parità di genere è quanto mai attuale e di trattazione non più rimandabile. I dati sul mondo femminile sono sconfortanti: ci parlano di una condizione lavorativa, salariale, istruttiva, culturale, caratterizzata da una segregazione non soltanto verticale, il famoso ‘soffitto di cristallo’, ma anche di tipo orizzontale. Tradotto: le donne sono concentrate per lo più in alcuni settori della produzione, servizi e ciò che attiene alla cura che sono poi quei settori in cui circola meno denaro. L’idea di questa edizione è anche stimolare un dialogo e agire in contrasto agli stereotipi e pregiudizi, comprendendo che ciascuno deve fare la propria parte, uomini compresi. Le donne tuttavia hanno nelle loro mani l’arma più grande: sono donne. Già provano un ‘sussulto di gioia’, sentendo che possono votare al Sinodo della Chiesa che cambia e che le dà visibilità anche nei ruoli apicali.

Nei due dépliant dell’attuale edizione, che si illuminano a vicenda: veicolano, catalizzano, integrano e approfondiscono per lo più l’argomento della Serata precedente o successiva, compaiono donne che hanno fatto la storia del mondo o la stanno facendo con il coraggio del quotidiano e la speranza del nuovo, donne straordinarie, ideatrici eccezionali, protagoniste meravigliose, muse stupende. C’è ne sono comunque tante, tantissime, anche anticonvenzionali, irregolari, ‘trasgressive’, dissidenti, ‘invisibili’, per tutti i gusti e le categorie, da riscoprire e celebrare nel buio dei tempi. L’équipe dell’edizione aveva l’imbarazzo di scelta su queste «artefici della tenerezza che libera il mondo dalle orrende guerre», dai dolorosi ‹calvari› e dalle diffuse paure, e lo fa egualitario, inclusivo e fraterno.

Ad animare le Serate ci saranno Marialuisa, Lucia, Tonia, Maria Rita, Luigi e Piotr, ma anche gli altri «habitué», amici e fan del Circolo, vicini o lontani. Il loro reale e fattivo coinvolgimento potrà rendere le Serate ancora più belle, dinamiche, interattive, stimolanti ed emozionanti. Il format delle Serate continuerà ad essere innovativo e ospiterà interventi, dialoghi, interviste e intermezzi musicali virtuali, digitali, da remoto, e reali, fisici, in presenza. Tutti sono quindi invitati a inviare entusiasticamente alla Segreteria un disegno, una poesia, una canzone o un video sulla specifica figura femminile, da condividere nel corso della rispettiva Serata, a partire da quella del WikiCircolo dedicata a sr Marcella Catozza (6.10.2023), «donna francescana, in missione, con il cuore, per gli orfani», e quella del CineCircolo focalizzata su sr Francesca Saverio Cabrini (13.10.2023), missionaria ed educatrice, «patrona degli emigrati». A coronare tutte le Serate, ci sarà un momento di convivialità, con cocktail o aperitivo, tra pizze e gâteaux…

Inserendosi nelle celebrazioni degli 800 anni della Pasqua di frate Francesco e nel solco del Sinodo sulla comunione, partecipazione e missione, il Wiki- e CineCircolo, nella preparazione dei programmi delle Serate, avrà come fonti di ispirazioni, di suggerimenti e di orientamenti, oltre gli «Scritti di s. Francesco d’Assisi», i seguenti documenti dell’autorità didattica della Chiesa: 1. Lettera apostolica «Mulieris dignitatem» sulla dignità e vocazione della donna (15.08.1988) e «Lettera alle donne» di Giovanni Paolo II (29.06.1995); 2. Esortazione apostolica «Evangelii gaudium» sull’annuncio del Vangelo nel mondo attuale (24.11.2013) ed Enciclica «Fratelli tutti» sulla fraternità universale e l’amicizia sociale di Francesco (3.10.2020); 3. «Sintesi nazionale della fase diocesana» del Sinodo 2021-2023 «Per una Chiesa sinodale: comunione, partecipazione e missione» della CEI (15.08.2022) e «Instrumentum laboris» per la prima sessione della 16ª assemblea generale ordinaria del Sinodo dei vescovi in Vaticano (4-24.10.2023).

L’impegno di tutti sarà però determinante. Se riusciremo a sentirci attivi, a costituirci in un noi’ generativo, a coinvolgere sempre di più gli attori delle nostre comunità religiose e civili, ad essere compagni e discepoli, donne e uomini di coraggio e di speranza, riusciremo ad offrire a tutti una fraternità educante rigenerata e nuovamente generativa, in cui ciascuno avrà l’opportunità di essere riconosciuto per la propria dignità e peculiarità. La crisi epocale, che stiamo vivendo, ci offre straordinarie opportunità per ridisegnare, grazie al «genio» e all’ingegno femminile, i nostri confini ed allargare i nostri orizzonti. Le donne dell’attuale edizione ci aiuteranno a scoprire e scegliere anche inedite rotte di senso e nuovi approcci alla vita, in una società amebica, liquida, orfana di certezze assolute, dimentica di aspetti solidi e sodi.

Davanti a noi, Amici, un susseguirsi di atmosfere – speriamo – suggestive e trainanti, per la qualità di tematiche, e sostenute e apprezzate – ci auguriamo – con entusiasmo da molti, tanto più che al nostro fianco ci sarà un corifeo e tutore speciale: p. Rocco Predoti, parroco del «Sacro Cuore».

Lo Staff del Cine– e Wiki-Circolo si riunirà intanto ogni mercoledì, alle ore 19, per riuscire a preparare e pubblicare – in anticipo, sul sito web e sulla pagina social – i programmi dettagliati, unitamente ai poster, e regalare a tutti le Serate cinematografiche e conviviali vivaci, godibili ed imperdibili.  «La donna è l’armonia, la poesia, la bellezza» (Papa Francesco). A lei «è affidata la vita» e a lei «spetta salvare la pace del mondo» (Paolo VI). Immischiamoci allora con lei e mettiamoci in mezzo e in rete.

Piotr Anzulewicz OFMConv




Non tacciano le donne, ‹sorelle tutte›

Una Serata raffinata, attraente e pittoresca, a coronamento di una altrettanto raffinata, suggestiva ed avvincente edizione, con le donne al centro, le eroine dell’anno 2022: la 17ª ed ultima Serata conviviale con «aperitivo» della 10ª edizione del WikiCircolo dal «file rouge»: «Donne, ‹sorelle tutte›, che ‹fanno bello il mondo›», la 249ª di seguito, focalizzata sulla presenza femminile nelle istituzioni cattoliche di responsabilità. Si è tenuta nella solennità del Sacro Cuore di Gesù, venerdì 16 giugno 2023, presso la parrocchia «Sacro Cuore» di Catanzaro Lido, e si è innestata sul seguente «clou» del programma, denso di interventi individuali e intermezzi musicali, video e condivisioni, ricolmo di convivialità, gioia ed empatia, accessibile ancora a chiunque sul sito web del Circolo:

4.1. «Nel cuore delle donne» di Silvia Salemi (3:48′); 4.2. Marialuisa Mauro: «Paola Lazzarini Orrù, Barbara Jatta e Mariaconcetta Infuso, donne al comando nella Chiesa» (6:00′); 4.3. «‹Sua› ‹Emmaus›»: Intervista a Mariaconcetta Infuso a cura di Marialuisa Mauro (14:00′); 4.4. Consegna di un Attestato di ringraziamento e di una rosa a Mariaconcetta Infuso (2:00′); 4.5. Music video «Come sei bella» (1973) dei Camaleonti (3:37′); 4.6. Video «Non tacciano le donne in assemblea di Paola Lazzarini» (1:43′); 4.7. «Figlie di un Dio minore» – Intervista a Paola Lazzarini a cura di Patrizia Morgante (1:42′-12:26′; 25:36′-32:07′; 36:16′-40:00′); 4.8. Intermezzo musicale «Oh Mary, Mother of God» (4:57”); 4.9. «Bellezza vaticana»: Barbara Jatta (4:22′); 4.10. Piotr Anzulewicz OFMConv: «Per una Chiesa in cui donne e preti fanno strada insieme» (6:00′); 4.11. Music video «Noi donne» di Fiordaliso (3:44′); 4.12. «Manifesto delle donne per la Chiesa» (8:38′); 4.13. Condivisione (5:00′); 4.14. «Hail Mary, gentile Woman» di Sunday 7pm Choir at St. Francis de Sales in Ajax [Ontario] (4:15′); 4.15. «Maria, donna gestante, donna della vita» del servo di Dio Tonino Bello – Leggono: Gabriela Sestito/Tina Quattromani/Maria Rainone (3:00′)

Un programma semplice, netto e chiaro, a dispetto dell’odierno mito culturale della complessità, in cui la realtà è descritta sempre come ‘sistemica’, ‘ibrida’, ‘olistica’ o ‘liquida’, ‘fluida’ e, in certi casi più difficili, ‘gassosa’, il mito divenuto nient’altro che ideologia, l’alfa e l’omega del rapporto con il mondo, il filtro dell’interpretazione del reale, ma in realtà il ‘rifugio dell’ignoranza’, che propaga tra i contemporanei la diffidenza verso ciò che è semplice, lineare e logico. Da qualsiasi parte si guardi, il mondo ‘VUCA’ (acronimo di “Volatility”, “Uncertainty”, “Complexity” e “Ambiguity”) sembra estendersi a perdita d’occhio, come constatò recentemente la filosofa Sophie Chassat. Questa ideologia, se applicata a qualsiasi situazione, rischia di compromettere la comprensione e la capacità di agire. Di più, il paradigma del ‘pensiero complesso’ comporta il disinteresse sociale e annulla la responsabilità individuale (Edgar Morin). Il Circolo, fin dall’inizio, segue il percorso della semplicità, ben consapevole che essa richiede cura, pensiero, conoscenza, pazienza e coraggio, il coraggio di mettere in discussione una rappresentazione trionfante della realtà che è propria di questa ambiguità, volatilità, complessità. Il suo è un invito a riappropriarsi della semplicità, chiarezza, linearità, comprensibilità, genuità… L’obiettivo è quello di ristabilire la solidarietà, la condivisibilità e la responsabilità. Il mondo è ovviamente complesso e interconnesso, ma scegliere una gerarchia di valori non è un’arroganza, e tirare una conclusione non è un arbitrio. «La semplicità è una complessità risolta» (Constantin Brâncusi). L’alternativa è rimanere inebetiti dal caos, in preda al panico, immobilizzati, ma serenamente irresponsabili e complessati.

Nel finale della 10ª edizione hanno brillato tre donne al ‘comando’ nella Chiesa: Paola Lazzarini Orrù, sociologa e giornalista pubblicista torinese, formatrice, ricercatrice nell’ambito del terzo settore, presidente dell’associazione «Donne per la Chiesa» con cui promuove la piena dignità e parità del genere femminile  nella Chiesa cattolica, consulente di «Voices of Faith» e co-chair dell’«Executive Board della rete globale Catholic Women’s Council» (il Circolo è in possesso del suo libro edito nel 2021 con Effatà: Non tacciano le donne in assemblea); Barbara Jatta, storica dell’arte e museologa romana, dal 2017 direttrice dei Musei Vaticani, la prima donna a ricoprire questo incarico; Mariaconcetta Infuso, presidente dell’associazione di volontariato «Emmaus Catanzaro» e fondatrice della Comunità Emmaus di Satriano Marina (la seconda Comunità nel Sud Italia, dopo quella di Palermo). I profili delle prime due sono stati splendidamente tracciati da Marialuisa Mauro, particella dello Staff, e approfonditi in seguito. La terza invece, Mariaconcetta Infuso, donna fuori del coro, affascinata dal carismatico Abbé Pierre († 22.01.2007), conosciuto già sui banchi di scuola, ha accolto con gioia l’invito e si è presentata alla Serata personalmente, in carne ed ossa, per la terza volta nella nostra realtà associativa e parrocchiale (la prima volta risale al 22 gennaio 2016 [al riguardo si veda l’articolo «Al via la 2ª edizione del WikiCircolo] e la seconda volta al 3 marzo 2017 [«L’80ª Serata, con l’‹Emmaus›: costante proiezione al futuro»]). Dagli occhi miti e felici si è lasciata intervistare proprio da Marialuisa, sua amica di lunga data. Con le prime parole ha reso evidente il suo amore per uomini senza fissa dimora, sua ‘materia’ viva, prediletta, accarezzata fin dalla fanciullezza, in famiglia e in parrocchia. La sua vita è stata sempre orientata verso questi esseri umani, messi al centro di ogni cosa e visti come il motore mobile della sua «mission». Per la “sua” Emmaus, che si autofinanzia ed è «sempre in alto mare», chiede soltanto di trovare qualcuno che le potesse offrire una struttura ricettiva, non più in affitto, e un furgone di seconda mano. Quel che conta è accompagnare il dolore, che è il punto focale della condivisione umana. Un tratto forte e d’assalto di Mariaconcetta che si spinge oltre i confini invisibili, offrendo con i suoi volontari un servizio prezioso, attento e silenzioso a dei senza fissa dimora. Come Circolo culturale e sociale ci sentiamo solidali con loro e vicini a quanti colmano le tante omissioni degli enti pubblici nella cura dei poveri. Il presidente Luigi Cimino e la sottosegretaria Lucia Scarpetta hanno quindi consegnato a Mariaconcetta un Attestato e un bouquet di gratitudine. Un riconoscimento e un ringraziamento simbolico che ha un valore prezioso anche per tutti coloro che con il massimo della loro umanità e professionalità, cultura e spiritualità, ci offrono nuova linfa e nuovo vigore e «fanno bello il mondo». Mariaconcetta, commossa e impressionata, in cambio, ci ha lasciato il volume Freedom is… Fotografia tra ritratto sociale e presa di parola (Torrazza Piemonte 2022), frutto della collaborazione di Ljdia Musso, fotografa documentarista catanzarese, con le persone accolte nella Comunità Emmaus di Satriano Marina, nell’ambito del progetto «Marginalità, ritratti d’invisibili».

Nel prosieguo del programma, ad un tratto, si è notata in fondo al Salone una graditissima «new entry»: p. Robert Leżohupski, officiale della Penitenzieria Apostolica e giudice del Supremo Tribunale della Segnatura Apostolica, accompagnato da p. Rocco Predoti, superiore del convento «Sacro Cuore» e corifeo del Circolo, che lo ha accolto alla stazione ferroviaria di Lamezia Terme e lo ha ‘trascinato’ direttamente alla Serata, inondandola di luce, di gioia, di emozione. In un’era di nichilismi, di conflitti e di incertezze, «per ‘fare bello il mondo’ – ha detto al microfono, tra l’altro, il graditissimo Ospite – non dobbiamo solo progettare, ma anche credere, non soltanto ascoltare e leggere tra le righe storte del tempo, ma anche cogliere i più flebili segnali di riconciliazione e di pace, non soltanto coltivare i desideri di bene, ma anche agire da protagonisti, darsi da fare con creatività, costruire insieme le nuove rotte di dialogo e di inclusione». E insieme con p. Rocco ha incoraggiato il pubblico a irradiare, con rinnovata passione e creatività, tutto ciò che costituisce l’ideale del Circolo, sempre all’insegna della sinodalità. Il pubblico, quasi incantato ed estasiato, ha risposto con una sentita e prolungata «standing ovation». È tutto il nostro essere e agire che ha bisogno di rinsanguarsi al di fuori di un pernicioso immobilismo, inerzia o paura.

Nelle conclusioni il Presidente del Circolo e lo scrivente hanno espresso gratitudine a tutti, senza confini: la stima e l’ammirazione ai tanti fan che seguivano le Serate in presenza e in rete; un solenne inchino allo Staff che aiutava a raffinare ogni diamante dei programmi fino a farlo brillare di luce purissima; pollice all’insù per Ghenadi Cimino, operatore multimediale, per il suo prodigioso servizio digitale, permettendo alle Serate di vivere anche fuori del Salone; un sentito ringraziamento a coloro che lavoravano dietro le quinte per la buona riuscita dell’edizione. Grazie di cuore a p. Rocco per la sua premura, la sua gentilezza e il suo sostegno che ha dimostrato al Circolo negli ultimi mesi. Un forte debito di gratitudine va a frate Francesco d’Assisi, la fonte di ispirazione, che ci spingeva a dedicarci anima e corpo ai valori umanistici, evangelici e cristici. Infine, «last but non least», grazie a Colui che ci ha donato l’opportunità e «la forza delle donne» (Gigi D’Alessio) di scrivere e far vivere le Serate sul sito web. L’idea di poter tirare fuori il meglio di sé e condividerlo con i nativi e gli immigrati digitali entusiasma all’inverosimile.

Il Circolo si lascia alle spalle la 10ª edizione che ha tirato fuori le figure femminili fenomenali, splendide, geniali: Jacopa de’ Settesoli († 1239), Chiara d’Assisi († 1253), Margherita da Cortona († 1297), Angela da Foligno († 1309), Eustochio da Padova († 1469), Jeanne des Anges († 1665), Elena Lucrezia Cornaro Piscopia († 1684), Caterina de’ Ricci († 1590), Veronica Giuliani († 1727), Louise Lateau († 1883), Marie Skłodowska Curie († 1934), Etty Hillesum († 1943), Anna Frank († 1945), Maria Tecla Artemisia Montessori († 1952), Sandra Sabattini († 1984), Marise Ferro († 1991), Maria Simma († 2004), Natuzza Evolo († 2009), Ruth Bader Ginsburg († 2020), Nicoletta Vessoni, Emilce Cuda, Paola Lazzarini, Barbara Jatta… Era bello, come in una danza o in un incontro di boxe, assecondare o sfidare il loro genio femminile. Era bello entrare in relazione profonda, dalle ore 19.15 alle ore 21.15, con il pensiero di queste donne, ascoltarle, percepirne il respiro, adeguarsi, perdersi e ritrovare il filo rosso che ci teneva insieme fin dalla prima Serata (9.10.2022). Era bello entrare in un’intimità meravigliosa, sentire pulsare lo stile e il passo di un estro più articolato, più profondo e a volte più commovente. E poi volere bene a ciascuno/a, oltrepassare se stessi, lavorare e scrivere, consapevoli che non bastano le parole di un articolo. Per raccontare che cosa davvero sono state le 17 Serate, per sdebitarsi, si dovrebbe scrivere un libro intero. A loro, «tutte un po’ madonne», comunque, la nostra sincera ammirazione e profonda gratitudine.

Piotr Anzulewicz OFMConv

Foto: Antonella Vitale e Ghenadi Cimino


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L’immensità della donna che ci ha generato

È stata ricca di reminiscenze, di incantesimi e, a tratti, di lacrime l’ultima Serata cinematografica [248ª] con la proiezione del trailer «L’immensità», in omaggio alla donna che ci ha generato, la 16ª Serata della 10ª edizione del CineCircolo dal «file rouge»: «Donne, ‹sorelle tutte›, che ‹fanno bello il mondo›, per immagini», svoltasi venerdì 9 giugno 2023 al lato destro della chiesa «Sacro Cuore» di Catanzaro Lido. Nostalgica, magica, struggente.

È iniziata con un ritardo di 40 minuti, causa la prolissa ‘predica’ e la florida Tredicina celebrata nel tempio. Rassegnata, ha preso corpo, come «input», con la canzone «Mama», estratta da Spice, album d’esordio delle affascinanti Spice Girls, che appena pubblicato, nel 1997, conquistò le classifiche e raggiunse il primo posto in Inghilterra, ma anche in Asia, dove, complice il periodo di uscita, furono in molti a sceglierlo come colonna sonora per la festa della mamma. La clip aveva come protagoniste proprio le cinque ragazze britanniche, poco più che adolescenti, che durante la canzone tengono in mano le foto delle loro madri e si rivolgono a un pubblico composto da madri e figli: «Mama, I love you». Melodia avvolgente, testo semplice fino all’ingenuità, vocalità serafica della «girl band», formatasi nel 1994 a Londra, ha segnato l’immaginario collettivo e ha formato dei presenti nel Salone di S. Elisabetta d’Ungheria un tutto organico.

È stato questo il «kairos», il momento giusto, al termine dell’11ª edizione del CineCircolo dedicata alle figure femminili straordinarie, per tuffarsi insieme, allacciati, connessi, uniti, nella relazione più importante della nostra vita, sentirne l’assoluto di un legame fondativo, riviverlo senza filtri, dai liti ai baci, dai pianti alle gioie, dai disastri ai successi, dalle disfatte alle vittorie. Un legame che evoca il viaggio, il percorso, l’itinerario della crescita, per raggiungere le ‘medaglie d’oro’, da bambini e bambine a uomini e donne. Crescendo con l’immensità della donna che faceva bella la nostra vita, abbiamo potuto smussare gli angoli duri del nostro carattere e apprezzare la relazione con le altre persone e con il mondo. Lei ci ha sempre accompagnato, amorevolmente, faticosamente e a volte dolorosamente, ma ne è valsa la pena.

La Serata, trasmessa dal fonico Ghenadi Cimino in diretta «streaming» sulla pagina social del Circolo, come del resto tutte le altre, ha seguito quindi la scaletta strutturata dallo Staff secondo una sequenza lineare. Dopo il saluto iniziale e l’introduzione del presidente Luigi Cimino, vi è stato un veloce sguardo sulla galleria delle foto della Serata precedente con la pellicola «Anna dei miracoli» di Arthur Penn [246], seguito dalla lettura della sinossi de «L’immensità» da parte della sottosegretaria Lucia Scarpetta e l’illustrazione del profilo del regista Emanuele Crialese da parte dell’arch. Giorgio Martelli.

La relazione con la madre è la tensione costante che fa vibrare la pellicola intera, presentata il 4 settembre 2022 in concorso alla 79. Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia (Festival di Venezia). È un viaggio autobiografico di formazione del regista e sceneggiatore romano-siciliano. Un omaggio alla sua infanzia, ma soprattutto alla donna che lo ha creato. «La donna per me – disse in una intervista – è la parte migliore dell’uomo che sono. Non è rinnegata, è viva dentro di me, l’oggetto dei miei desideri che ascolto più volentieri. È un campo di battaglia, il corpo della donna. Dà la vita, allatta, sa rinunciare e sacrificarsi. È altro, è di più. […] Io sono figlio del mio tempo, immaginate una donna senza libertà, che deve affrontare una questione come un figlio che non si sente rappresentato dal suo genere. Io mi nascondevo, e lei insieme a me. Mi è stata vicino, ha vissuto con me l’immensità. Un amore come quello materno è una benedizione, una grazia. Non è paragonabile a nient’altro». «L’immensità» racconta quindi cosa succede quando non abbiamo un limite e cosa ci facciamo della libertà quando non abbiamo dei legami. «Senza argini, un obiettivo da raggiungere di volta in volta, il corpo si disperde. Non siamo nati per vivere nell’immensità, siamo mortali».

Dopo la proiezione del trailer, dacché la pellicola intera non era ancora reperibile, lo Staff ha offerto un cinedibattito traboccante di curiosità, empatia e commozione, con il focus, appunto, sulla donna più cara, preziosa e splendida nella nostra vita. Riporto qui la scaletta di questo cinedibattito:

6.1. Lirica napoletana «Mamma» (2:14′. Music video «Per te, mamma, Dio ti ha tra sue braccia» di Lara Fabian (4:16′); 6.4. «Cos’è la famiglia» di StudentiTv (4.08′); 6.5. Papa Francesco: «Per le famiglie» (1:49′); 6.5. Lettera vera di una madre ad un figlio: «Chissà se ti ricorderai…» (2:34′); 6.6. Una storia struggente: «L’occhio di una madre…» (9:58′); 6.7. Condivisione: Tonia Speranza / Tina Quattromani / Marialuisa Mauro… (12:00′); 6.8. Music video «‘A mamma è sempe ‘a mamma» di Gianni Fiorellino (4:15′); 6.9. «Lettera di una madre a un figlio…» (3:55′); 6.10. Music video «Viva la mamma» di Edoardo Bennato (3:29′); 6.11. «Quando perderai tua madre...» (3:57′); 6.12. «Dedicato a mia madre» (2:38′); 6.13. Music video «Madre, io vorrei» del Coro Sommariva Perno (3:52′)

Ad aprirlo, la struggente poesia di un autore anonimo dal titolo evocativo: «Mamma», la poesia resa ancora più folgorante dalle immagini che illustravano quel legame viscerale, unico e totalizzante che lega una madre al suo figlio, come un invisibile cordone ombelicale che non si spezza mai e non conosce morte. Le parole: «Chi l’ha fatto era grande», risuonavano come il più tenero degli abbracci, come il gesto d’amore più assoluto. Esse esprimono, infatti, la forza inossidabile di un legame capace di andare oltre la vita e ben oltre la morte.

A concluderlo, il video music «Madre, io vorrei», dedicato a Maria, Madre di tutte le madri e di tutti i padri. Inteneriscono ancora il cuore di molti le parole, che accompagnavano le immagini di questo filmato, anch’esse pregne di gioia e dolore: «Io vorrei tanto parlare con te di quel Figlio che amavi / Io vorrei tanto ascoltare da te quello che pensavi / Quando hai udito che tu non saresti più stata tua / E questo Figlio che non aspettavi non era per te / Ave Maria […] Io vorrei tanto sapere da te se quand’era bambino / Tu gli hai spiegato che cosa sarebbe successo di Lui / E quante volte anche tu di nascosto piangevi, Madre / Quando sentivi che presto l’avrebbero ucciso per noi / Ave Maria […] Io ti ringrazio per questo silenzio che resta tra noi / Io benedico il coraggio di vivere sola con Lui / Ora capisco che fin da quei giorni pensavi a noi / Per ogni figlio dell’uomo che muore ti prego così».

È stato spontaneo – guardando la clip e ascoltando il testo di mons. Pierangelo Sequeri, teologo, musicologo e compositore milanese, già preside del Pontificio Istituto Giovanni Paolo II – immaginare la propria morte e affidarsi a questa Madre con lo stesso abbandono della prima infanzia, di quando si vedeva nella propria madre il ‘riflesso di Dio’. Saranno i suoi occhi ad accoglierci in morte come in vita, quegli stessi occhi che per primi avevano salutato il suo Figlio, nel suo venire al mondo? Sarà lei a darci la mano e condurci davanti a Dio come quando Lui era bambino? Sarà lei in ginocchio, ferma e decisa, davanti a Lui, come Lui la vedeva quando pregava in vita? Avrà lei il desiderio di guardarci di nuovo in viso e riconoscerci quando il suo Figlio ci avrà perdonato dalle nostre colpe? Il suo riconoscimento ci dirà la fine e l’inizio di vita nuova, sempiterna, perenne, in pienezza, in Lui? La parola fine non ci lascia disorientati, perché Lo rivedremo vivo, risorto nella luce del sole; meglio, Egli è già qui, nei volti di quanti, usciti da questa Serata ne restano affascinati. Inutile cercarlo dentro alla fiction di una pellicola che è sempre e solo strumento: Egli è vivo nel loro stesso volto.

Altri flashback e interventi hanno tessuto il trama della Serata. Segnalo, in particolare, all’attenzione dei lettori il video «L’occhio di una madre…». È un filmato che racconta una storia bellissima, tra madre e figlio, vibrante e struggente, fino alle lacrime.

Di commovente bellezza sono stati gli interventi del trio femminile: Tonia Speranza, Marialuisa Mauro (il suo testo ha letto, con gioia, Franca Colacino) e Tina Quattromani. La prima, Tonia, ha fatto un salto all’indietro e ha rievocato la sua infanzia e l’adolescenza accanto alla sua tenerissima madre, condividendo alcuni intensi episodi che le tornano alla mente in un lampo. La seconda, Marialuisa, ha colto nella pellicola di Crialese tutta la pregnanza e significatività della propria storia di madre adottiva. «La madre del film – notò – la trovo moderna nel senso che lei capisce le necessità della figlia, la rispetta, la nutre, le dà coraggio. […] Il suo amore è grande come l’immensità. E questa immensità è piena di musica e di silenzio, di detto e di non detto, di promesse mantenute e infrante, di comprensione e rifiuto, di fantasia e realtà, di gioia e infelicità». La terza, Tina, ha fornito una preziosa e incisiva riflessione su come essere madri. «Essere madri – asserì – è un’esperienza così totalizzane da far perdere i limiti della propria individualità, un’esperienza che di colpo proietta in un mondo di amore sconfinato e incondizionato. […] Il senso di maternità è insito in ogni donna che per natura riesce ad essere empatica, contentiva, scrupolosa, amorevole, anche quando non è madre di una propria prole. La nascita di un figlio amplifica tali doti, rendendola ancora più raffinata sul piano della dedizione, della cura, dell’amore totale, incommensurabile, incondizionato, denso di gioie, ma anche di preoccupazioni, sacrifici e talvolta di sofferenze. Un amore però da saper dosare…».

L’ultima Serata cinematografica si è conclusa, implacabilmente, con il brano «Mother love» dei Queen, inciso da Freddie Mercury, in omaggio alle madri in Ucraina. Stanco e stremato dalla malattia, l’ex frontman dei Queen invoca la madre, l’unica a cui sente il bisogno di aggrapparsi e da cui desidera disperatamente ottenere amore e pace: «Mamma ti prego fammi tornare dentro / io non voglio fare onde /Ma tu mi puoi dare tutto l’amore che bramo / Io non posso sopportare che tu mi veda piangere / Desidero la pace prima di morire / Tutto quello che voglio è sapere che sei lì / Tu mi darai tutto il tuo dolce amore materno, ah-ah (amore materno) / Il mio corpo è stanco, ma non posso dormire / I miei sogni sono la sola compagnia che ho / Ho un tale sentimento mentre il sole cala / Sto tornando a casa dal mio dolce amore materno».

Oplà, la Serata è terminata, come al solito, con la foto di gruppo e il «cocktail».

Piotr Anzulewicz OFMConv

Foto: Antonella Vitale e Ghenadi Cimino


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Oh happy day

Con questo post, un po’ tardivo, ma non meno vivido e caloroso, ringrazio gli amici del Circolo e quanti, tramite i social media (Messenger, WhatsApp, SMS, E-mail), hanno reso meraviglioso il 29 giugno: giorno del mio onomastico e della mia ordinazione sacerdotale. Ringrazio il presidente Luigi Cimino e la sottosegretaria Lucia Scarpetta che in gran segreto hanno ‘rivoluzionato’ il preannunciato incontro di lavoro in un commovente, gioioso e spettacolare «Happening», all’aperto, davanti al Salone di S. Elisabetta d’Ungheria e la sede del Circolo a Catanzaro Lido, una combinazione indistinta di amicizia, fraternità, vita e cultura, con il coinvolgimento attivo di tanti fan del Circolo, tutti in una perfetta corrispondenza di intenti. Il «clou» di questo «Happening» fu la torta, lo champagne e il canto «Oh happy day», in italiano. Un giorno davvero felice, come quel giorno in cui Gesù lavò via i miei peccati e mi insegnò come guardare, lottare, pregare e vivere con gioia ogni giorno… «Oh happy day when Jesus washed my sins away!». Ringrazio a lui, soprattutto, per quel giorno in cui con le mani dell’indimenticabile Giovanni Battista Montini mi consegnò quel «precious gift». Sono passati tanti anni, ma quel «precious gift» e quel «happy day» si presentano come un eterno presente.

Grazie a chi mi ha inviato gli auguri, grazie a chi ha pregato per me, grazie a chi mi ha fatto visita, grazie a chi avrebbe voluto farlo, grazie a chi non ha potuto fare nulla. Grazie, «last but non least», a p. Rocco Predoti, mio Superiore al «Sacro Cuore», e ai Confratelli…

Invito tutti ad essere promotori del Circolo e protagonisti della nuova edizione, l’11ª, con il filo rosso «Donne, ‹sorelle tutte›, che ‹diffondono il bello in un mondo› dis/pari / per immagini», all’insegna della sinodalità. Se il Cielo vorrà, la 1ª Serata conviviale, la 251ª di seguito, inizierà venerdì 6 ottobre prossimo e sarà focalizzata su Ève Lavallière (†1929), stella della commedia parigina, musa degli autori di teatro in voga, terziaria francescana. L’attuale Staff ribadisce, una volta in più, con consapevole e ferma determinazione, che il Circolo vuole essere ciò che è sempre stato: il cuore pulsante e creativo nel tessuto sociale, culturale e parrocchiale, il laboratorio di idee, ricerche e approfondimenti, il ‘luogo’ di incontro, dialogo, fraternità e sororità.

Intanto, ora è «summer break», estate, tempo di vacanze, per rigenerarsi e ritemprarsi. A tutti, quindi, buone vacanze, di cuore!

Piotr Anzulewicz OFMConv


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Che strano essere figli fluidi con genitori complici!

Quel tempo, che tanto ci strugge e corre come un treno ad alta velocità verso i confini della realtà, rallentò la sua corsa venerdì 26 maggio 2023 e permise ai fan del Circolo Culturale San Francesco di partecipare alla 16ª Serata conviviale con «aperitivo», focalizzata su «Bennate e bellenate che espongono la prole ‹gender fluid›», ideata nell’ambito della 10ª edizione del WikiCircolo dal «file rouge»: «Donne, ‹sorelle tutte›, che ‹fanno bello il mondo›», e nel solco della fase narrativa del cammino sinodale, ed aperta gratuitamente a tutti: credenti e «laici», vicini e lontani – la 247ª di seguito.

È iniziata con lo scambio di emozioni e di reminiscenze suscitate da un ospite speciale: il m° Cesare Mauro, vocalista, tenore leggero, compositore e autore di brani musicali, «pilastro della musica calabrese», come lo ha definito il m° Luigi Cimino, presentandolo al pubblico nel Salone di S. Elisabetta d’Ungheria presso la chiesa «Sacro Cuore» in Catanzaro Lido. Il cantautore, amatissimo da chi ama la Città delle tre “V” (Vitaliano, vento, velluto), l’ha decantata con il brano «Catanzaro», corredato di bellissime immagini, proiettate da Ghenadi Cimino, che hanno evocato le sue remote grandezze e bellezze. Gli habitué del Circolo hanno già gioito della performance canora dell’Artista, il 27 gennaio scorso, durante l’8ª Serata conviviale con il focus su Maria Tecla Artemisia Montessori, educatrice dei bambini. Tuttora si ricordano come tornavano bambini, spalancando la bocca dallo stupore, mentre eseguiva i suoi brani: «A perdi tempo», «Mi hanno detto» e «Terra lontana». Ora ha rilanciato, niente meno, gli incanti catanzaresi, ‘regalando’ le altre due composizioni: «Borgo antico» e «Mi hanno detto». Il presidente Luigi Cimino e la sottosegretaria Lucia Scarpetta lo hanno quindi premiato, consegnandoli un Attestato e un segno di ringraziamento. Un ringraziamento e un riconoscimento simbolico che ha un valore prezioso anche per tutti coloro che con il massimo della loro professionalità, in arte, cultura e spiritualità, «fanno bello il mondo».

La Serata ha riproposto un tema complesso, ma caldo, o meglio, rovente e a tratti scottante, entrato ormai nel tessuto sociale ed espresso laconicamente con le due parole: «gender fluid». Si è svolta a poca distanza dalla 19ª giornata internazionale contro l’omofobia, la bifobia e la transfobia (17.05), il cui obiettivo è quello di tenere accesi i riflettori sulle inaccettabili persecuzioni e sugli intollerabili abusi che le persone subiscono, in diverse nazioni del mondo, a causa del loro orientamento sessuale. La questione del «gender fluid», e quindi della diversità di genere, è enorme e trasversale: tocca antropologia e teologia, pedagogia e medicina, diritto e costume. Riguarda la famiglia che si tinge arcobaleno, la famiglia «queer». È una realtà diversa e drammaticamente seria. Nel 2021 ci fu una mostra all’8° piano della Manhattan Gallery, dal titolo «Kindret solidarieties: queer community and chosen families», con opera a tecnica mista che ritraevano una «nozione ampliata» di famiglia, definita «dall’alleanza piuttosto che dalla genetica». In una serie di fotografie in video, l’artista Jamie Diamond proponeva di capovolgere il ritratto della famiglia inteso come «ideale stereotipato di vita felice, perché la famiglia è una performance continua in cui vengono assegnati ruoli con costante aspettativa di un pubblico». Un po’ quello che dice da anni Judith Butler, filosofa post-strutturalista statunitense, quando scrive contro l’innatismo di genere in favore della ‘performatività’: “Tu sei maschio o femmina a seconda della performance. Il genere è una maschera che indossi e deponi in base allo spettacolo che reciti e alla vita che vivi. M e F sono come lettere in cima ai bus che si prendono o lasciano a seconda di che aria tira”. La opere più note di Butler: Gender trouble e Bodies that matter, ridiscutono la nozione di genere e sviluppano la sua teoria, appunto, della performatività di genere, che oggi, nella riflessione femminista e «queer», ha un ruolo di primo piano.

Per capire un po’ meglio cosa accade fuori e preparare la «road map» della Serata, seguendo Ginevra Leganza, ricercatrice presso la Fondazione Leonardo-Civiltà delle Macchine e direttore editoriale di House Organ, ho digitato «queer family» su YouTube e sono finito anch’io sul canale Truly dove ho trovato un video titolato così: «My extraordinary family». È una storia statunitense di una donna e di due transessuali che si amano e crescono due figlie. Si definiscono ‘tre mamme’. La femmina – si suppone che sia madre biologica – dichiara che una di queste bambine è «non-binary». L’altra è invece «anti-gender». La prima ha deciso a quattro anni di non essere né maschio né femmina. La seconda, che dal video di anni sembra averne due o tre, cresce così, per volere delle adulte, come fosse né maschio né femmina, senza genere. Le mamme poliamorose si scambiano effusioni e portano le figlie al parco, nel paese reale. La mamma femmina è sobria, mascolina. Le transessuali hanno vestiti giromanica a fiori, lunghi sino ai piedi: due anticaglie tipo prendisole sormontate da vocione e doppio mento. La madre biologica spiega che non c’è nulla di cui scandalizzarsi: loro amano i figli come gli altri. In effetti, scandalizzarsi di cosa? Chi si scandalizza è banale, dice il poeta, e come possa sentirsi maschio o femmina – e dunque sicuro di sé – un bambino accerchiato da genitali incerti, chi può dirlo. E poi siamo a Orlando, in Florida, fra «non-binary» e negromanti. E siamo ancora in Gran Bretagna dove nasce uno dei primi bambini con donazione mitocondriale, cioè con DNA di tre genitori. Bambino che crescendo neppure potrà scandalizzarci, definendosi «queer»… Altri mondi, quasi mitologici o esoterici, fra letteratura e ‘hybris’. Mentre qui, in Italia, il «queer», e il «queer family», è una cosa diversa. È un fatto di status più di ‘hybris’ o di follia. Una formula magica per varcare salotti. Un’etichetta, una toppa, un capriccio da dirimpettai. Un stigma provinciale, per scrittori, attori e politici della porta accanto. Una maschera (allegra) da ottimati. E come tale nasconde volti, di solito tristi. Minimo sforzo: calzini colorati. Massimo rendimento: il «queer». Si dà un tono, ma di fatto si è in sintonia con ciò che è sempre stato. Magari meno maschio e meno femmina. Etero stanco, ma «queer», per posa. Quella maschera, non meno dalle altre che l’hanno preceduta, non ci strappa dall’innatismo di genere: dal nostro essere maschi e femmine, pur con mille pulsioni e desideri. Quella maschera ci strappa soltanto dal vuoto o dalla solitudine senza faccia e senza nome, dove il «queer» è al tempo stesso maschera (colorata) e nome (impreciso). Sarà interessante ritornare a questo tema, a patto che il Circolo ce l’ha farà e sopravvivrà.

Intanto la Serata di «bennate e bellenate che espongono la prole ‹gender fluid›», riuscì a delimitare il suo tema e – rispettando, con un po’ di disciplina e di cautela, il minutaggio e il rapimento acceso dal cantautore Mauro – guidare lo spettatore, senza inciampi, lungo il seguente percorso:

4.1. «Sanremo, Rosa Chemical e la generazione ‹gender fluid»: intervista di Irma D’Aria, giornalista scientifica, a Giancarlo Dimaggio, psichiatra e psicoterapeuta (11:04′); 4.2. «Maneskin e lo stile ‹gender fluid» (0:00′-1:57′; 5:54′-8:09′) e «Cosa significa essere ‹gender fluid› in Italia» (2:13′); 4.3. «Origini della teoria gender fluid» – Intervento di Elisabetta Guerrisi (6:00′); 4.4. Intervallo canoro di Cesare Mauro: «Borgo antico» (5:00′); 4.5. «No della Chiesa cattolica all’ideologia gender e sì al dialogo sulla differenza sessuale» – Intervento di Marialuisa Mauro (6:00′); 4.6. Performance canora di Cesare Mauro: «Mi hanno detto» (5:00′); 4.7. Consegna di un ‘girasole’ insieme ad un ‘pensiero’ di ringraziamento all’Artista catanzarese (2:00′); 4.8. Piotr Anzulewicz OFMConv: «La moda di esporre la prole gender fluid» (8:00′); 4.9. Music video «Limitless» di Jennifer Lopez (3.32′); 4.10. Condivisione (8:00′); 4.11. Music video «Where did our love go» (1981) di Amii Stewart (3:26′)

Da video mai visti e da documenti mai esplorati prendevano forma decine di volti noti e ignoti. Nel Salone e nella stanzetta della Segreteria del Circolo si avvicendavano silenziosamente altre decine di volti ‘nostrani’, ritratti con tatto da Antonella Vitale, fotografa. Tra loro si notavano: Francesca e Gino, Pina e Leo, Ninetta e Tonia, Elisabetta e Goffredo, Rosa e Rosanna, Stefania e Anna Rita, Marialuisa e Tina, Olga e Asia, Roberta e Maria Rita di Cropani Marina, e – che gioia e onore! – p. Rocco, superiore della fraternità conventuale del «Sacro Cuore». Sembra ancora sentire i loro sussurri e percepire la loro voglia di sapere… Cosa è questa «gender fluid»? È una moda? Una utopia o una realtà? Una questione di marketing e di monetizzazione o una trovata propagandistica e ideologica che distorce gli studi di genere? È una teoria antiscientifica? La biologia non conta più? Pur tanta confusione, i pazzi per il «gender» crescono ad un ritmo rapido, come i funghi porcini in una notte.

È stato quindi necessario sfogliare un autorevole documento al riguardo, nato dalla consapevolezza di una particolare emergenza educativa in atto, soprattutto sui temi dell’affettività e sessualità, e messo a punto dalla Congregazione per l’Educazione Cattolica (degli Istituti di Studi), in collaborazione con esperti di pedagogia e filosofia, diritto e didattica: «Maschio e femmina li creò» Per una via di dialogo sulla questione del gender nell’educazione, firmato il 2 febbraio 2019 dal cardinale prefetto Giuseppe Versaldi. Il testo ha il pregio di ricordarci, in modo efficace, cosa è il «gender», ripercorrendone la storia: da quando, a metà del ‘900, sulla base di una lettura sociologica delle differenziazioni sessuali e sotto la spinta di un’enfasi libertaria, si cominciò a teorizzare «come l’identità sessuale avesse più a che fare con una costruzione sociale che con un dato naturale o biologico» (n. 8), per arrivare agli anni novanta del secolo scorso, quando si puntava a proporre “la radicale separazione tra genere (gender) e sesso (sex)” secondo un approccio del tutto soggettivistico alla persona perché “ciò che vale è l’assoluta libertà di autodeterminazione e la scelta circostanziata di ciascun individuo nel contesto di una qualsiasi relazione affettiva”. È difficile dialogare di fronte a un simile impianto ideologico. Quando però gli studi di genere “hanno la condivisibile e apprezzabile esigenza di lottare contro ogni espressione di ingiusta discriminazione”, non è difficile trovare punti di incontro, anche perché queste ricerche sottolineano «ritardi e mancanze» che hanno avuto influsso negativo all’interno della Chiesa. Vanno quindi superate «rigidità e fissità che hanno ritardato la necessaria e progressiva inculturazione del genuino messaggio con cui Gesù proclamava la pari dignità tra uomo e donna, dando luogo ad accuse di un certo maschilismo più o meno mascherato da motivazioni religiose» (Maschio e femmina…, n. 15). Superare le discriminazioni ingiuste, rispettare ogni persona al di là del colore della pelle, della religione e della tendenza affettiva, si traduce quindi in “un’educazione alla cittadinanza attiva e responsabile, in cui tutte le espressioni legittime della persona siano accolte con rispetto”. Le criticità verso il «gender» più fluido e oltranzista rimangono tuttavia intatte, del tutto inconciliabili con quell’ecologia umana integrale di cui spesso ha parlato Papa Francesco.

A questo proposito il documento riafferma la «radice metafisica» della differenza sessuale: uomo e donna, infatti, sono le due modalità in cui si esprime e realizza la realtà della persona umana. In questa prospettiva è sbagliato negare la dualità maschio e femmina, perché solo in questa cornice «l’uomo e la donna riconoscono il significato della sessualità e della genitalità in quell’intrinseca intenzionalità relazionale e comunicativa che attraversa la loro corporeità e li rimanda l’un verso l’altra mutuamente» (Maschio e femmina…, n. 35).

La scommessa è quella di aiutare quanti sono impegnati nell’educazione delle nuove generazioni ad affrontare «con metodo» le questioni oggi più dibattute sulla sessualità umana, alla luce del più ampio orizzonte dell’educazione all’amore. La prospettiva è dialogica, non polemica, che si potrebbe sintetizzare così: “No all’ideologia, sì alla ricerca; no alla discriminazione, sì all’accompagnamento; no all’‹antropologia del neutro›, sì all’antropologia delle differenze“. Dopo tanti anatemi e tante semplificazioni che hanno impedito di riconoscere l’opportunità di fare chiarezza in un arcipelago, in cui sono presenti rivendicazioni ideologiche quasi paradossali (già menzionata Judith Butler), chiusure segnate dal giuricidismo rigoroso e inflessibile, ma anche riflessioni approfondite e dialoganti nel segno del Vangelo, il documento si pone finalmente all’ascolto delle esigenze dell’altro, si apre alla comprensione delle diverse condizioni e incoraggia educatori e educatrici a stimolare «l’apertura all’altro come volto, come persona, come fratello e sorella da conoscere e rispettare, con la sua storia, i suoi pregi e difetti, ricchezze e limiti» (Maschio e femmina…, n. 57).

Chiniamoci ancora sui figli «gender fluid». In queste settimane si seguono le vicende del figlio androgino del capo di Tesla e SpaceX Elon Musk, il ribelle intenzionato a cambiare genere, nome e cognome, per tagliare i ponti con il padre. E si scopre anche il lato “mamma complice” della cantante Jennifer Lopez che mostra al mondo la figlia Emme senza fissa identità sessuale, suo gioiello arcobaleno, e la accompagna in una manovra vincente. Le due si esibiscono insieme. La ragazza, mutante di sesso e di nome, sale sul palco del Blue Diamond Gala, e la madre le si rivolge con il pronome neutro they. Le dà del loro, nel senso del contrassegno del «gender» e non nel senso dell’allocutivo di cortesia. Sei JLo. Se il tuo tempo sta passando e senti odore di collasso, ti conviene esplodere nell’arcobaleno del «gender». E così il mondo torna a parlare di te.

Bennati e bellenate, avidi di scena pubblica, devono faticare, sgomitare, impegnarsi, per dimostrare di valere qualcosa. I loro figli allora partono da qui: dallo sgobbo di dover dare nuova reputazione al nome di famiglia, fardello e blasone. E ci provano come possono.

In questo momento «la prole fluida – ritiene la stessa Leganza – è un megatrend hollywoodiano». Chi non ricorda la supermodella Emily Ratajkowski? Nel 2020 era in dolce attesa. Alla domanda: “Fiocco rosa o fiocco blu?”, rispondeva: “Non sapremo il sesso fino a quando nostro figlio non avrà 18 anni. Poi ce lo farà sapere”. Lapidaria, vero?

Lo «star system» alterna abilmente figli ribelli a genitori complici, ma la chiave fluidista è un concetto a stelle e strisce. In Italia arriva come un’eco. Il pensiero meridiano scorre lentamente e le nostre supernove hanno figli e figlie che ancora raccontano dei fidanzatini a zia Mara Venier. Età dell’innocenza. Il serpente arcobaleno arriverà e infonderà vita nuova. Sul fronte, in primissima linea, ci sono già gli ambasciatori di CityLife, gli apripista, i provinciali di mondo. Chiara e Fedez filmano e postano i loro bebè sin dai tempi placentari. E instradano i pupi al neutralismo di genere. Nella saga instagrammiana di famiglia spiegano che non esistono giochini per maschietti o femminucce. Nelle candide menti dei Ferragnez si è già infilato lo spirito del tempo e il fiuto commerciale. L’Italia dibatte d’altro e l’arcobaleno ancora indugia. Il verde è in forte ascesa. Negli Stati Uniti invece la prole è marketing, in sintonia con «tempora et mores». Un mezzo come un altro che oggi si accorda bene alla «queerness», al fluidismo, ma domani chissà. Qui genitori e figli hanno andamento impacciato, perché la fama logora, affatica, stanca e indebolisce. E poi non si è predisposti a fare troppa economia con la figliolanza. Nel frattempo bisogna vivere davvero, per gli altri e con gli altri, «aperti e interessati alla realtà, capaci di cura e di tenerezza» (Maschio e femmina…, n. 57).

Piotr Anzulewicz OFMConv


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Una suora in carcere…

La Serata non aveva per niente un tono, un timbro, un colore di distanziamento, detenzione, galera, gattabuia, ma al contrario, un sapore di vicinanza, accoglienza, calore, amore. E tutto questo grazie alle religiose, eroine nascoste della Chiesa. Di loro, del loro servizio e del loro ruolo che giocano negli Istituti Penitenziari, si è focalizzata la 15ª Serata conviviale, dal titolo «Nicoletta Vessoni: la suora in carcere per ritrovare ciò che era perduto», ideata nell’ambito della 10ª edizione del WikiCircolo dal «file rouge»: «Donne, ‹sorelle tutte›, che ‹fanno bello il mondo›», inserita nel solco della fase narrativa del cammino sinodale, ispirata ai grandi testi dell’autorità educativa della Chiesa ed aperta gratuitamente a tutti: credenti e «laici», vicini e lontani – la 245ª di seguito. Si è svolta venerdì 12 maggio 2023 presso la Parrocchia «Sacro Cuore» in Catanzaro Lido, nel giorno in cui si celebrava la 45ª Giornata Mondiale dell’Infermiere, richiamando l’attenzione dell’opinione pubblica sui valori di cui è portatrice la professione infermieristica: una professione che trova il suo significato più originale e autentico nel servizio all’uomo.

È iniziata con la performance vocale di Giovanna Valleriani, giovanissima cantante di Catanzaro Lido, allieva del m° Elvira Mirabelli presso l’Accademia Musicale Fryderyk Chopin di Sellia Marina (CZ), che ha eseguito il brano «Nessun dolore» di Luccio Battisti, scritta con Giulio Rapetti Mogol nel 1978 e reinterpretata nel 1994 da Giorgia Todrani, cantante, attrice e produttrice discografica romana, una delle cantanti più note e apprezzate in Italia, ma anche all’estero, nominata dalla rivista statunitense Billboard, dedicata alla musica, “la quarta voce più grande e più bella al mondo”. Con ritmo concitato e parole come tamburelli, la Cantante catanzarese, premiata in numerosi concorsi e apprezzata perfino da Albano Antonio Carrisi, ha idealmente immerso i presenti nell’ambiente penitenziario, dove la famiglia e gli amici sono lontani, dove i nuovi giunti hanno la sensazione di essere ‘inghiottiti’ e intensamente consapevoli del proprio numero, stampigliato su ogni parte del vestiario che indossano, dove non li si chiama per nome, dove si sfila in silenzio fuori dal padiglione di pernottamento due volte al giorno, dove i contatti con i funzioni e con gli altri detenuti sono impersonali, dove si nota la fine di ogni sentimento e l’affiorare dell’apatia. «Non sento niente, no, adesso niente, no […] non c’è tensione, non c’è emozione, nessun dolore», cantava la brillante Valleriani, in modo grintoso, questo pezzo molto ballabile che risente dei postumi di una storia, finita proprio perché ha fatto diventare arido un sentimento d’amore. Nel corso del panel ha intonato le altre due ben note canzoni: «It’s a man’s man’s man’s world» di Christina Aguilera e «E poi» di Giorgia, incantando la platea che l’ha premiata con ‘wow’, applauso, affetto, gratitudine. Il m° Luigi Cimino le ha consegnato un Attestato di ringraziamento e Lucia Scarpetta un bouquet di fiori per aver reso bellissima, canora e armoniosa, la Serata, che si snodava, in formato ibrido, attorno a questi punti centrali:  

4.1. «Un viaggio nelle carceri italiane» (7:52′); 4.2. «Storie dal carcere» – Intervento di sr. Nicoletta Vessoni di Santa Maria di Catanzaro (10:00′); 4.3. Dialogo con sr. Nicoletta (Lucia Scarpetta, Elisabetta Guerrisi, Tonia Speranza…); 4.4. Performance canora di Giovanna Valleriani: «It’s a man’s man’s man’s world» di Christina Aguilera (2:49′); 4.5. «I sogni delle detenute in carcere» (0:00′-3:09′; 8:03′-20:15′); 4.6. «Giudecca, sesso e droga e cellulari nel carcere dove lavorava Sissy» (2:29′); 4.7. Music video «Nella mia ora di libertà» di Fabrizio De André (5:15′); 4.8. «Maria Luisa, ex detenuta, racconta a Chicoria la vita nel carcere femminile» (15:23′-18:19′); 4.9. «Diritti e garanzie nel sistema penale» – Intervento di Marialuisa Mauro (5:00′); 4.10. Intervallo canoro di Giovanna Valleriani: «E poi» di Giorgia (4.28′); 4.11. Consegna di un Attestato di ringraziamento a sr. Nicoletta Vessoni e a Giovanna Valleriani (2:00′)

La Serata, come si può notare, ha regalato al pubblico, variopinto e fluido – ‘coccolato’ da Asia Bronieri, amatissima “mascotte” del Circolo, che con eleganza, finezza, savoir-faire delle signore, quasi in punta di piedi, gli portava dalla Segretaria i piattini di delizie e i bicchieri di spremuta d’arancia fresca, ‘made by Elisabetta Guerrisi – una protagonista speciale, una di quelle donne straordinarie che ‹fanno bello il mondo›, sr. Nicoletta Vessoni di Santa Maria di Catanzaro. È stata lei, raccontando la sua esperienza tra i detenuti, a ‘portarlo’ dietro le sbarre…

Nata a Lumezzane (Brescia) nel 1950, a vent’anni lasciò il suo paese ed entrò nella Congregazione delle Suore delle Poverelle di Bergamo. Riprese gli studi e si introdusse nel mondo del disagio minorile, familiare e sociale del territorio lombardo. L’obbedienza la portò in Sardegna, dove si immerse nel disagio al femminile a 360 gradi, iniziando la sua esperienza con le donne detenute. Trascorse poi due anni in Sicilia occupandosi della scuola, fino a quando, nel 2013, arrivò in Calabria, a Catanzaro, dove tuttora si dedica al servizio presso l’Istituto Penitenziario «Ugo Caridi». La sua esperienza l’ha vista sempre impegnata nella formazione professionale da una parte e nella formazione e nei percorsi formativi spirituali dall’altra. Nel 2020, per Carello Edizioni, ha curato Fasciati dalla Luce. Storie dal carcere (112 pp.), in cui fa narrare a detenuti, volontari ed operatori esperienze vissute in questa Casa Circondariale per aiutare a far comprendere l’importanza di mettere al centro l’essere umano.

Nel suo intervento ha ripercorso quindi la sua esperienza che dal 214 al 2019 condivideva anche con il cappellano Ilario Scali, parroco del «Sacro Cuore» di Catanzaro Lido, confondatore e corifeo del Circolo. «Il carcere – ha detto – è un mondo a parte. Non è mai come lo si immagina. È per eccellenza luogo di emarginazione. La visita in carcere vuole dire rifiuto dell’emarginazione e dell’isolamento. Per i detenuti noi siamo il mondo esterno e le nostre visite creano un ponte, un legame, una relazione con il mondo esterno. E mentre portiamo il mondo esterno tra le sbarre, allo stesso tempo portiamo nel mondo libero ciò che accade dietro le mura della prigione. Le situazioni di ingiustizia e di grave disagio che osserviamo sono infatti numerose e poco conosciute». Infatti, l’abbandono e l’assenza di ascolto, di risposte e di rispetto spesso portano il detenuto alla depressione e alla scelta di strumenti di lotta: lo sciopero della fame, il rifiuto della terapia, i gesti di autolesionismo. Essi sono il segno del profondo malessere provato dietro le sbarre. Parlare con qualcuno che non sia un parente, un avvocato o un magistrato, vuol dire essere rispettato e riconosciuto come persona e, in un certo modo, “reintegrato”. Fare un colloquio significa anche avviare un legame di amicizia e sr. Nicoletta ha tanti amici in questo luogo di emarginazione. Le sono grati in particolare quei detenuti che non hanno biancheria e indumenti né li ricevono dall’Amministrazione. Capita che chi viene arrestato in estate, finisce con il rimanere in maglietta anche a dicembre. È un compito importante, il suo, procurarli, con tenerezza, passione e compassione, comunicando istanze di umanità ai responsabili, ai legislatori e all’opinione pubblica.

Le sue “storie dal carcere” hanno innescato nel Salone un proficuo dialogo sulla complessità del carcere, sul dolore delle vite recluse, sulle questioni che richiederebbero analisi piuttosto che sentenze. Come spalancare una finestra nella vita dei ristretti per indicare loro orizzonti nuovi? È possibile trasformare la marginalità in opportunità? Quali attività pastorali si debba mettere in atto? E come si viveva nelle carceri in tempo di distanziamento, quando tutto era rallentato e ostacolato dall’emergenza Covid-19? Tanti interrogativi sui quali riflettere.

Si alternavano quindi al microfono Lucia Scarpetta, Elisabetta Guerrisi, Tonia Speranza, Marialuisa Mauro. Quest’ultima, laureata in giurisprudenza all’Università degli Studi di Messina, ha presentato l’Associazione Antigone che dal 1991 svolge attività di promozione e tutela dei diritti delle persone private della libertà, raccoglie e divulga informazioni sulla realtà carceraria, assicura consulenza e tutela legale ai detenuti, si occupa di ricerca sui temi della pena e delle garanzie nel sistema processuale e penitenziario. È triste quando i detenuti e le detenute vengono trattati come carne da macello e non persone con sentimenti, con le loro gioie e i loro dolori, e quasi sempre con una gran voglia di riscatto.

In sr. Nicoletta, il Circolo ha potuto quindi omaggiare tutte le religiose e i volontari che stanno facendo un lavoro magnifico. Non vedono i detenuti come numeri, ma come persone che hanno la loro storia e che sentono bisogno di accoglienza, di affetto, di libertà. Non guardano alla religione, alla cultura, alla provenienza. Hanno il coraggio di andare in posti dove gli uomini a volte hanno paura di andare: uno spazio senza luce, chiuso da mura spesse, da porte pesanti, da chiavistelli rugginosi. Questa immagine di prigione continuano a trasmetterci i film in costume, i romanzi, le incisioni di Giambattista Piranesi († 1778), architetto e teorico dell’architettura. Quel luogo aveva per secoli un suo orrore scenografico. Jeremy Bentham († 1832), giurista ed economista inglese, uno dei primi proponenti dell’utilitarismo filosofico, in realtà aveva immaginato una prigione abbastanza diversa, controllata da un guardiano invisibile. Panopticon (l’occhio che vede tutto) è il titolo dii un suo opuscolo scritto nel 1786. Paul-Michel Foucault († 1984), sociologo, filosofo, “archeologo dei saperi”, saggista letterario e docente presso il Collège de France, così descriveva questo luogo dei “delinquenti” e dei criminali: «Alla periferia una costruzione ad anello; al centro una torre agliata da larghe finestre, che si aprono verso la faccia interna dell’anello; la costruzione periferica è divisa in celle, che occupano ciascuna tutto lo spessore della costruzione; le celle hanno due finestre: una verso l’interno, corrispondente alla finestra della torre, l’altra verso l’esterno, che permette alla luce di attraversare la cella da parte a parte. Basta allora mettere un sorvegliante nella torre centrale […]. Per effetto del controluce si possono cogliere dalla torre, ben stagliate, le piccole silhouettes prigioniere nelle celle della periferia. Tante gabbie, altrettanti piccoli teatri, in cui ogni attore è solo, perfettamente individuabile e costantemente visibile» (Sorvegliare e punire, Einaudi, 2014 ).

Jeremy Bentham «pensava – ritiene Michele Magno nell’articolo Prigioni & galere – che la sua invenzione potesse avere un gran numero di applicazioni, non solo nell’ambito dell’Amministrazione penitenziaria, ma in ogni settore della società. “Sia che si tratti di punire i criminali incalliti, sorvegliare i pazzi, riformare i viziosi, isolare i sospetti, impiegare gli oziosi, mantenere gli indigenti, guarire i malati, addestrare quelli che vogliono entrare nell’industria, o fornire l’istruzione alle future generazioni”, il Panottico poteva trasformarsi in manicomio, fabbrica, ospedale, scuola, brefotrofio. In ogni caso, diventò subito un “carcere ideale” nel 1795 nell’isolotto di Santo Stefano, nell’arcipelago pontino. Su incarico di re Ferdinando IV di Borbone, l’architetto Francesco Carpi lo progetto seguendo i dettami del filosofo inglese: verrà chiuso solo nel 1965. Oggi strutture analoghe sono ancora presenti in Cile, nella Russia e negli USA» (Il Foglio Quotidiano, 30 [2023] II).

Sr. Nicoletta, donna eccezionale, gracile e forte, dal sorriso emozionante, raccontando la sua esperienza e le storie dei ‘suoi’ detenuti – storie ruvide di emarginazione, di dolore, di bisogno d’amore e di separazioni strazianti – ci ha trasmesso un messaggio straordinario: Si può sbagliare e si deve pagare, ma il carcere deve rieducare e offrire la possibilità di un riscatto.

Ognuno di noi deve essere vigilante perché il confine che divide il bene dal male è molto labile. Nulla ci dà il diritto di giudicare. Ogni persona è immensamente altro da ciò che appare e compie. Nel carcere c’è il volto di un’umanità ferita dal male, ma non sconfitta: vuole e può rialzarsi, lavorare, scrivere, comporre poesie, compiere gesti di solidarietà,aiutarsi vicendevolmente, giocare a pallavolo per il solo gusto di divertirsi, ballare per sentirsi libera.

Possiamo solo sperare che le religiose come sr. Nicoletta e i volontari possano continuare a seminare amore e prospettare alle persone recluse la possibilità di credere ancora in se stesse, di vedersi come uomini e donne a cui scelte sbagliate hanno portato via affetti e sicurezze, ma a cui è possibile restituire dignità e comprensione. Essere suora e volontaria in carcere è un’opportunità unica, in cui si ha l’occasione di trovarsi cuore a cuore con l’errore e il dolore, ma anche con la speranza e il sogno.

«È importante sogna insieme», perché «da soli si rischia di avere dei miraggi […]. Sogniamo allora come un’unica umanità, come viandanti fatti della stessa carne umana, come figli di questa stessa terra che ospita tutti noi, ciascuno con la ricchezza della sua fede o delle sue convinzioni, ciascuno con la propria voce, tutti fratelli!» (Fratelli tutti, 8).

Piotr Anzulewicz OFMConv


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Nell’alveo della mistica femminile

Era una Serata splendida, una di quelle Serate, in cui il Circolo Culturale San Francesco esplode di bellezza e di incanto: la 14ª conviviale, con «aperitivo», focalizzata su «Louise Lateau († 1883), Maria Simma († 2004) e Natuzza Evolo († 2009), le mistiche sotto osservazione», ideata nell’ambito della 10ª edizione del WikiCircolo dal «file rouge»: «Donne, ‹sorelle tutte›, che ‹fanno bello il mondo›», e svoltasi venerdì 28 aprile 2023 presso la Parrocchia «Sacro Cuore» a Catanzaro Lido. La Serata wonderful, bella, ricca di contenuti, immagini e suoni, con la partecipazione attiva di due ospiti eccezionali: p. Michele Cordiano di Paravati, confessore della serva di Dio Natuzza Evolo, direttore nazionale dei Cenacoli di Preghiera e rettore della chiesa-santuario «Cuore Immacolato di Maria Rifugio delle Anime», e il dott. Michele Stanizzi di Cropani, cantautore e polistrumentista. Ai presenti nel Salone di S. Elisabetta e ai fan connessi online, felicemente scremati dai divani di casa davanti alla tv, dalle cene con il pesce surgelato, dagli obiettivi falliti e i sogni infranti, dagli errori maldestri e le bugie inutili, dalle piccolezze e le vacuità del virtuale, ha offerto una narrazione molto più interessante, molto più di successo, molto più spirituale del reale.

Ad accendere il pubblico nel Salone di S. Elisabetta d’Ungheria è stato, appunto, il cantautore Michele Stanizzi, che si è già esibito sul palcoscenico del Circolo, venerdì 10 marzo scorso, durante l’11ª Serata conviviale con il focus su «Marise Ferro († 1991), l’antiromantica», accompagnando con la chitarra il m° Mario Migliarese di Petronà. Questa volta ha proposto il suo brano «Ballata per un matto», con il bellissimo testo dedicato alla magica pazzia dell’amore che non finisce mai. Il brano che, supportato dal riff di chitarra, ci ha idealmente immerso nel mondo delle tre «mistiche sotto osservazione». Lo ha rimarcato il M° Luigi Cimino, presidente del Circolo, ringraziando l’artista per la sua commovente performance, salutando tutti e dando il via al secondo momento dell’incontro. Il sottoscritto ha introdotto nel programma, scaricabile on line sul sito del Circolo, nella sezione «Eventi», ha invitato a dare lo sguardo all’articolo Marie Curie: ‹la polacca›, che racconta la Serata precedente con «aperitivo» [241], e alla relativa galleria delle foto, e ha aperto il panel. Ecco il suo prospetto, denso di videoclip, interventi, condivisioni e intervalli canori, frutto di un ammirevole impegno dello Staff e della sua ferrea volontà di non arrendersi davanti agli ostacoli, avversità e disagi, memore delle splendide parole di p. Rocco Predoti, superiore del convento «Sacro Cuore», pronunciate il 31 marzo scorso (cfr. «Spinti ad un volo, oltre i confini»).

4.1. Videoclip «Arisa in Halleluja» di Leonard Cohen (4:46′); 4.2. «Anne Louise Lateau († 1883), mistica belga, terziaria francescana, serva di Dio» – Intervento di Tonia Speranza (6:00′); 4.3. Video «Ce cas de stigmates est impressionnant» (00:00′-04:57′; 12:25′-14:05′); 4.4. Video «Il monte delle stigmate – s. Francesco» [I] (7:56′); 4.5. Performance canora del dott. Michele Stanizzi: «Quello che non sai» di Roberto Vecchioni (2:35′); 4.6. «Maria Simma († 2004), mistica austriaca» – Intervento di Lucia Scarpetta (6:00′); 4.7. Video «Purgatorio: il luogo delle anime che desiderano Dio» (1:37′-5:19′); 4.8. «Fateci uscire da qui» – Intervista a Maria Simma. Lettura e commento di don Pietro Cutuli (6:39′-13:19′); 4.9. Intervallo canoro di Michele Stanizzi: «La canzone di Marinella» di Fabrizio De André (3:12′), e consegna all’Artista di un Attestato di ringraziamento; 4.10. Video «La storia di Natuzza Evolo, la mistica di Paravati» (0:00′-21:42′); 4.11. «Mamma Natuzza verso gli altari» – Intervento di p. Michele Cordiano, il suo confessore e il 1° rettore della chiesa «Cuore Immacolato di Maria Rifugio delle Anime» di Paravati (10:00′); 4.12. Condivisione (10:00′); 4.13. Videoclip «Canzone a Mamma Natuzza» di Alessandro Tripodi e consegna a p. Michele Cordiano di un Attestato di ringraziamento (2:00′)

Una miniera di spunti, documenti, “voci”. Preziosi sono stati gli interventi e i contributi di Tonia Speranza, Lucia Scarpetta e Marialuisa Mauro, che precedevano l’exploit di p. Michele Cordiano, gradito ospite d’onore e insuperato protagonista dell’evento. Di lui il Circolo custodisce, nel suo archivio fotografico, le bellissime foto, scattate durante la 3ª Serata della 3ª edizione del WikiCircolo, focalizzata sulla misericordia nella vita ed opera di Natuzza Evolo (21.10.2016), e la 6ª Serata della 5ª edizione del WikiCircolo imperniata su «Maria, Regina di tutto il creato» (1.12.2017). Le foto e i relativi Report sono pubblicati sul sito web del Circolo («Natuzza non si smentisce» e «Salve, ‹Regina di tutto il creato›»). Nella Serata attuale si rigeneravano queste foto, piene di ricordi e parole, e tornavano tra i presenti nel Salone cariche di nuove tinte. La Serata aveva a che fare con il sacro, con il misterico, con l’anima. Sarà per tale ragione che questo «côté» poco mondano del Circolo ha più di una riluttanza nei confronti del ‘mondo’ circostante, ancorato fin troppo al profitto, all’utile, al lucro, a Pecunia, la divinità latina della ricchezza e dell’abbondanza, incapace di farsi carico delle sfide, drammi e tormenti dell’umanità.

Senza entrare nel dibattito che ha attraversato il panel, c’è da ammettere che la dimensione spirituale, messa in risalto da p. Michele, è davvero importante per capire anche la nostra vita. Se andiamo dentro di noi, troviamo qualcosa di molto profondo che ci unisce, ci mette in relazione e ci rende liberi, aldilà della nostra fede. C’è bisogno quindi di ricostruire tante relazioni e di farne motivo di maggiore conoscenza, di amicizia, di prossimità, di complementarietà, di pari opportunità tra il maschile e il femminile. Siamo tutti sulla stessa barca e abbiamo bisogno gli uni degli altri. Dobbiamo essere uguali? Sì, di più. Dobbiamo essere una cosa sola. È questa la vera sfida.

La Serata si è conclusa con il music video «Terra di libertà» di EasyPop, in omaggio alle donne in Ucraina, la foto di gruppo e l’«aperitivo», con gli squisiti dolci… Sarà anch’essa memorabile, per il contenuto dai risvolti mistici, femminili, dottrinali ed affettivi.

Piotr Anzulewicz OFMConv


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Marie Curie: ‹la polacca›

Un’altra Serata – la 13ª con «aperitivo» della 10ª edizione del WikiCircolo che si è svolta venerdì 14 aprile 2023 presso la chiesa «Sacro Cuore» a Catanzaro Lido all’insegna della bellezza, tenerezza e genialità femminile – incantevole ed esaltante, come tutte le precedenti, con il filo rosso «Donne, ‹sorelle tutte›, che ‹fanno bello il mondo›». Il suo focus, il suo hub, il suo canale tematico di riferimento, in cui sono stati raccolti, concentrati, aggregati e condivisi articoli, report, interviste, pubblicazioni, immagini, link e file, aveva un nome fascinoso ed intrigante: «La polacca», specie per chi sta scrivendo queste frasi. Da quel nome nacque il titolo della Serata: «Marie Skłodowska-Curie († 1934), ‹la polacca› al servizio della scienza e della Francia».

Sonora è stata la sua apertura e la sua chiusura, grazie alla «performance» del m° Luigi Cimino, che con il suo sax tenore ha regalato due “gocce di memoria”: il brano «Soleado» dei Daniel Sentacruz Ensemble (il brano che si caratterizza per l’assenza di un testo e per la presenza di un coro che intona il ritornello Oh oh oh oh) e la canzone «Piccolo fiore» dei Teppisti dei Sogni («Piccolo fiore, dove vai? / […] Se ti fermassi solo un momento / Ti accorgeresti che c’e qualcuno / Qualcuno che ti vuole amare / E non ha paura dell’amore / Come tu sai, si può soffrire / E qualche volta si può anche morire / Come io per te»). Due “gocce di memoria” che suscitavano tenerezza e destavano speranza.

Quello che è accaduto, in mezzo, era semplicemente magnifico: qualcosa di arcano aleggiava, investiva e innalzava gli animi degli astanti nel Salone. Forse rileggendo il programma o, meglio, rivedendo la diretta in streaming video di Ghenadi Cimino su Facebook del Circolo, si potrebbe intuire ciò che non è facile esprimere a parole. «L’amore non vive di parole diceva saggiamente M. Teresa di Calcutta né può essere spiegato a parole». Fermiamoci allora un attimo e diamo lo sguardo alla scaletta della Serata:

4.1. Video «Marie Skłodowska e Pierre Curie, la Regina della chimica: Varsavia – Parigi» (3:00′-14:06′) e, in sintesi, «Biografia di Marie Curie» (3:18′); 4.2. Intervallo musicale: «Sulla stessa terra» di Lysa (3:04′); 4.3. «Marie Skłodowska-Curie: la donna e la scienziata» – Intervento di Marialuisa Mauro (10:00′); 4.4. Lettura di alcune celebri frasi di Marie Skłodowska-Curie, a cura di Marialuisa Mauro [leggono: Tina Quattromani, Stefania Di Nardo e Lucia Scarpetta] (2:00′); 4.5. Video «Marie Curie e la scoperta della radioattività (0:00′-2:03′; ‘2:25′-6:23’); 4.6. Trailer «Radioactive» (1:04′); 4.7. Video «Non è il solito video su Marie Curie» (0:00′-13:42′); 4.8. Trailer «Marie Curie» (1:52′); 4.9. «Vita felice e scandalosa di Marie, ‘la polacca’ al servizio della scienza e della Francia» – Intervento di Piotr Anzulewicz OFMConv (10:00′); 4.10. Intervallo musicale: «Guarda che luna» di Le Rivoltelle (3:08′)

La Serata quindi intrisa di filmati educativi, musicali e illustrativi, fotografie e disegni, interventi e letture con il sottofondo eufonico, come le conchiglie, semplici, ma con il mare intero dentro. Marie Skłodowska-Curie, genio, pioniera, ribelle, era la donna felice, di quella felicità che contiene anche la disperazione. Felice dentro il suo straordinario posto nel mondo, dal giorno in cui lasciò Varsavia, invasa dalla Russia, e mise piede a Parigi, nel 1891, per studiare scienze alla Sorbona (23 donne su 1825 studenti). «Qualche volta – scrive Annalena Benini – sveniva per la fame e metteva addosso anche la sedia per resistere al freddo della stanza in cui dormiva, ma era felice degli studi, delle scoperte, del lavoro sperimentale in laboratorio» (Vita felice e scandaloso di Marie Curie processata come Dreyfus, «Il Foglio Quotidiano» 239 [2021] VI). «Ero entusiasta – annotò la giovane studentessa Marie nel suo Diario – di ogni cosa nuova che scoprivo o imparavo; era come se un mondo nuovo, il mondo della scienza, a cui potevo finalmente accedere in piena libertà, si schiudesse davanti a me». Si dispiaceva soltanto che i giorni passassero tanto velocemente.

Marie è stata la prima donna a ricevere un premio Nobel e l’unica donna a riceverne due: il primo, nel 1903, per la fisica, con Pierre Curie (a Stoccolma avevano pensato di darlo soltanto al Curie maschio), e il secondo, nel 1911, per la chimica, per la scoperta del polonio e del radio (anche su questo premio c’è una gigantesca storia da raccontare). Un traguardo straordinario, tanto più in un periodo storico nel quale la scienza era dominata dalla presenza maschile. Le sue scoperte scientifiche, in particolare quelle della radioattività, hanno segnato profondamente il secolo scorso, dando il via alla cosiddetta era atomica.

Marie – sottolineò Marialuisa Mauro, presentando il suo profilo intellettuale – è stata anche la prima donna a laurearsi in scienze alla Sorbona, la prima ad avere il dottorato in scienze in Francia, la prima a essere sepolta nel Pantheon degli Uomini Illustri (morta a 66 anni per le conseguenze delle radiazioni), e del resto l’unica. Una ragazza polacca, che secondo Albert Einstein era «molto intelligente, ma fredda come un pesce», senza soldi e senza conoscenze, ma con la convinzione di volersi guadagnare «una vita immensa».

Questa donna geniale, ammirata e vezzeggiata, per i suoi primati, mentre vinceva il secondo Nobel, si è trovata nell’occhio del ciclone: la Francia xenofoba, antisemita e misogina ha tentato di rimpicciolirla, umiliarla, distruggerla o trasformarla in una reietta, nell’ebrea polacca che doveva tornarsene al suo Paese. All’improvviso il suo genio, il suo lavoro, le sue scoperte non valevano più nulla. E tutto questo perché? Aveva forse rubato fondi della ricerca? Aveva sfigurato con l’acido uno scienziato rivale? Aveva sbagliato i dati nel suo Trattato di radioattività? Aveva mentito sull’avere isolato il radio allo stato puro? Non fu questo il motivo per cui la stampa conservatrice di destra, gli antisemiti e i misogini attaccarono Marie Curie. Il motivo, o meglio, il pretesto, fu l’amore…

Ne parlò, con commozione viva e meraviglia emotiva, lo scrivente di questo trafiletto. L’amore vero implica il battito del cuore e alla fine vince e rende dolce il tenore della vita, intenerisce e abbellisce.

Piotr Anzulewicz OFMConv


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