«Io lo vedrò»
La solennità di Tutti i Santi, celebrata ieri, si riverbera nella commemorazione di Tutti i Fedeli Defunti di oggi. Una continuità che ci fornisce la chiave interpretativa: condividendo la gioia dei santi, con fede-speranza ci si sofferma sull’ultimo tratto del nostro cammino terrestre: la morte, intesa non come un brutale assalto dall’esterno, una terrificante distruzione o interruzione del filo della vita, una gravissima sciagura o disgrazia senza rimedio, una violenta privazione delle proprie potenzialità, ma come una possibilità della consegna radicale di noi stessi nelle mani di Dio-Amore, un compimento dell’amore vissuto durante la vita, un transito dalla vita segnata dalla finitezza-caducità-provvisorietà-apparenza alla vita vera, piena, eterna, duratura, senza corruzione, precarietà e fine, un evento dell’incontro con la bellezza del Signore della beatitudine, felicità, pace.
È una notizia buona, meglio: straordinaria, che il Cristo risorto ci offre anche nel momento più impegnativo, cruciale e misterioso del nostro percorso: la morte, che frate Francesco d’Assisi definiva «nostra sora corporale da la quale nullu homo vivente po’ skappare» (Cantico delle creature, v. 12). Questa notizia ci riempie di speranza. La nostra vita è allora una caccia al tesoro: l’eterno. Non possiamo sbagliare l’obiettivo e la strada e giocare male la nostra libertà, essere ciechi e sordi, impreparati e inconsapevoli. Ci viene dato un tempo, anche quello supplementare, per imparare… Avanzando, nella vita e negli anni, possiamo renderci conto che non siamo stati pensati e chiamati all’esistenza per stare in questo mondo, ma che la nostra meta è il «Dio vivente». Noi siamo “la sua gloria”: siamo la sua gioia quando ci creava e saremo la sua felicità quando potrà accoglierci presso di sé, nel momento della nostra morte. Siamo immortali fin dal giorno del nostro concepimento!
Ora siamo in cammino. Anno dopo anno, si fa largo il pensiero della morte, come “fine dello stato di peregrinazione” e cessazione del tempo delle decisioni. Ce lo ricorda anche un saluto: «Memento mori» – Ricordati che devi morire. Sì, questa memoria della morte, e soprattutto della nostra morte personale, è un’esperienza pedagogica, e non è un esercizio macabro o spettacolo tragicomico dell’incoerenza umana, come taluni intendono! Mentre cresce in noi questa esperienza di accompagnamento alla morte, la luce della fede nel Signore risorto ci sostiene e ci aiuta a guardare oltre l’orizzonte mondano, per posare il nostro sguardo sull’orizzonte di Dio. È guardando al di là del visibile che riceviamo la luce e la forza di vivere nel mondo senza perdere la speranza.
Il nostro sguardo posato in Dio ci fa scorgere che tanti amici e parenti già vivono in lui. Poco per volta avanzando nella vita abbiamo più amici, parenti e conoscenti al di là della morte che al di qua, dove ci troviamo ancora noi. È un grande dono continuare a incontrare i nostri defunti in Dio e a sentire la loro intercessione orante per noi, ma soprattutto oggi è un dono la preghiera per loro, perché la misericordia e compassione di Dio abbia pietà di tutti: «di questi che sono nella Grande Tribolazione ed anche dei distruttori che – disse ieri Papa Francesco al Cimitero romano del Verano – si impadronisco di tutto, si credono dio, devastano la vita, le culture, i valori e scartano i poveri che chiedono pane». La nostra preghiera per loro è parte integrale della nostra fede che ci fa credere che la Chiesa, quella peregrinante e quella gloriosa, è un corpo solo in Cristo vivo, risorto dai morti. Tantissimi sono già partecipi di quella gloriosa, uniti irreversibilmente a lui, nel cielo, al cospetto di Dio, ma ci siamo anche noi, in cammino, in attesa di essere «rapiti» nel «giorno senza tramonto».
Oggi siamo invitati a pregare per tutti i fedeli defunti: quelli del passato, come dell’oggi, di ogni cultura, popolo, religione e nazione, quelli di tutte le guerre e di tutte le violenze, morti sulle strade, negli ospedali, nelle case, nelle piccole e grandi città, nel mare e nel deserto, mentre cercavano una vita più degna; per tutti i morti, senza esclusione di nessuno, affinché il Signore della vita doni loro la vita in pienezza, senza più fatica e dolore, senza più croci e calvari, senza il «pungiglione della morte» (1 Cor 15,56). Attraverso l’intercessione di Maria, Nostra Signora del Suffragio, chiediamo al Signore di accoglierli tutti nel suo amore e di comunicare a ciascuno la pienezza della sua vita, e se non basta chiudere un occhio, speriamo che ne chiuda due… Questa preghiera, simbolo di fede, ci unisce insieme. È commovente pensare che un giorno qualcuno di loro pregherà per noi, quando avremo solcato la soglia della morte e saremo entrati nella vita eterna.
La loro commemorazione ci invita anche a fare memoria di ciò che siamo e di ciò che saremo, quando «tutti riuniti in Cristo», finalmente potremo dire con le parole del biblico Giobbe, uomo di mirabile pazienza e santità, «retto e timorato di Dio» (Gb 1,1; 2,3): «Dopo che questa mia pelle sarà strappata via, senza la mia carne, vedrò Dio. Io lo vedrò, io stesso, i miei occhi lo contempleranno e non un altro» (ivi, 19,26-27), felicità senza limiti, vita nella sua massima concentrazione, amore nella sua abissale intensità. Sia così davvero per tutti! Nessuno vada perduto. Tutti siano trasformati nella fornace dell’Amore di Dio. Ed ogni istante di noi – immerso nella sua misericordia – profumi di vita in pienezza.
Schede della settimana (2-9 novembre)
◊ Domenica 2 novembre: Commemorazione di Tutti i Fedeli Defunti. Siamo invitati a pregare per tutti i morti: quelli del passato, come dell’oggi, di ogni cultura, popolo, religione e nazione, quelli di tutte le guerre e di tutte le violenze, morti sulle strade, negli ospedali, nelle case, nelle piccole e grandi città, nel mare o nel deserto, senza esclusione di nessuno, affinché il Signore della vita doni loro la vita in pienezza, senza più fatica e dolore, senza più croci e calvari, senza il «pungiglione della morte» (1 Cor 15,56). Li «commemoriamo» celebrando per loro e con loro il «memoriale della nostra salvezza», la Pasqua del Signore, che attira ogni vita nel presente eterno del suo amore, dove nulla di noi va perduto. – Ci sintonizziamo su Tv 2000, visibile sul canale digitale terrestre 28, o sul Vatican Player (http://player.rv.va/rv.player01.asp?language=it&visual=VaticanTic&Tic=VA_E78IJEOT) con Papa Francesco che alle ore 12, in Piazza S. Pietro a Roma, recita l’Angelus e alle ore 18 scende nelle Grotte Vaticane per un momento di preghiera silenziosa per i sommi pontefici defunti.
▪ Lunedì 3 novembre: S. Martino de Porres († 1639), peruviano, figlio di un “conquistatore” spagnolo e di una donna nera, fratello cooperatore dell’Ordine dei Predicatori, fondatore di un collegio per istruire i bambini poveri: il primo del Nuovo Mondo, canonizzato nel 1962 da Giovanni XXIII come il primo santo di colore della Chiesa cattolica e proclamato nel 1966 da Paolo VI patrono dei barbieri e dei parrucchieri e, in Perù, della giustizia sociale. – Nella basilica di S. Pietro in Vaticano, Messa di Papa Francesco in suffragio dei cardinali e vescovi defunti nel corso dell’anno (ore 11.30-).
▪ Martedì 4 novembre: S. Carlo Borromeo († 1584), vescovo di Milano, uomo della preghiera, delle lacrime e della penitenza intesa come appassionata partecipazione alle sofferenze di Cristo, al suo entrare nel peccato del mondo: disobbedienza, ribellione, rifiuto, logica del tornaconto… (in modo speciale pensiamo, oltre al nostro Arcivescovo, a Papa Francesco, intrepido e noncurante di sé, che accoglie tutti e con coraggio e franchezza annuncia la verità del Vangelo: la logica della gratuità/dell’amore gratuito, disinteressato, oblativo).
▪ Mercoledì 5 novembre: Commemorazione di Tutti i Defunti dell’Ordine serafico. Una giornata di particolare preghiera per il suffragio di tutti i confratelli (frati e terziari), consorelle (monache, suore e terziarie), parenti, amici e benefattori defunti, scomparsi nel corso dell’anno. Sono i defunti “di famiglia” (a tutti ci lega un vincolo di carità, di ricordo, di affetto. A tutti, e non solo a quelli di loro che abbiamo conosciuto e amato, ci rendiamo vicini con il nostro pensiero). – A Roma, udienza generale di Papa Francesco con i pellegrini convenuti in Piazza S. Pietro (ore 10.30-12).
▪ Giovedì 6 novembre: S. Leonardo di Limoges († ca. 545), abate francese, eremita, uno dei santi più venerati in Europa, soprattutto all’epoca della 1ª Crociata, molto raffigurato nell’arte, patrono dei carcerati, fabbricanti di catene, di fermagli, fibbie ecc., invocato per i parti difficili, mali di testa e malattie dei bambini, contro la grandine ed i banditi (a lui si rivolgono anche gli obesi). – Ritiro del Clero dell’Arcidiocesi Metropolitana di Catanzaro-Squillace. – Adorazione eucaristica parrocchiale del 1° giovedì del mese (ore 17-18).
▪ Venerdì 7 novembre: A Echternach, nel territorio dell’odierno Lussemburgo, deposizione di s. Villibrordo († 739), di origine inglese, vescovo di Utrecht, apostolo della Frisia (i Paesi Bassi, compresi Lussemburgo e Fiandre), fondatore di numerose sedi episcopali e monasteri. – A Padova, s. Prosdocimo (II sec.), protovescovo e patrono di questa città euganea, probabile evangelizzatore di tutta la Venezia occidentale, inviato dallo stesso s. Pietro (la più bella immagine del Santo venne dipinta da un padovano, il grande quattrocentista Andrea Mantegna). – Adorazione eucaristica parrocchiale del 1° venerdì del mese (ore 17-18).
▪ Sabato 8 novembre: B. Giovanni Duns Scoto († 1308), francescano scozzese, famoso per acume, sottigliezza d’ingegno e di pietà nelle scuole di Canterbury, Oxford, Parigi e Colonia, chiamato “Dottore sottile”, beatificato nel 1993 da Giovanni Paolo II e definito da lui «cantore del Verbo incarnato e difensore dell’immacolata concezione di Maria» (nel primo caso, Duns Scoto avanzò un pensiero “sorprendente”: Cristo – disse – «si sarebbe fatto uomo anche se l’umanità non avesse peccato»; nel secondo caso, asserì che per Maria agì la «redenzione preventiva»: la Madre, cioè, fu il «capolavoro» della redenzione operata dal Figlio e per questo fu «preservata dal peccato originale»; il 7 luglio 2010 Benedetto XVI ha dedicato a lui la catechesi dell’udienza nell’Aula Paolo VI in Vaticano).
◊ Domenica 9 novembre: Dedicazione della basilica di S. Giovanni in Laterano, cattedrale del Papa, chiesa “madre e capo di tutte le chiese dell’Urbe e dell’orbe”, la prima in assoluto di tutte le chiese del mondo ad essere pubblicamente consacrata, dal papa Silvestro il 9 novembre 324, col nome di basilica del Santo Salvatore (nel corso del sec. XII, per via del suo battistero, che è il più antico di Roma, fu dedicata a s. Giovanni Battista; donde la sua corrente denominazione di basilica di S. Giovanni in Laterano; per più di 10 secoli, i papi ebbero la loro residenza nelle sue vicinanze e fra le sue mura si tennero 250 Concili, di cui 5 ecumenici; semidistrutta dagli incendi, dalle guerre e dall’abbandono, venne ricostruita sotto il pontificato di Benedetto XIII e di nuovo consacrata nel 1726; per tutti i cristiani, reduci dalle “catacombe”, essa fu il luogo dove finalmente potevano adorare e onorare pubblicamente Cristo Salvatore del mondo). – Giornata di Ringraziamento per i frutti del lavoro umano. – 25° anniversario della caduta del «Muro di Berlino» (1989), avvenimento simbolo di nuovi rapporti fra i popoli. – A Roma, in Piazza S. Pietro, la preghiera dell’Angelus guidata da Papa Francesco (ore 12).
Amici, siamo ormai entrati nel vivo del mese di novembre, in cui siamo invitati a intraprendere un vero e proprio «pellegrinaggio», personale e comunitario, spirituale e comportamentale, pastorale e dottrinale, nella conoscenza della Parola di Dio nell’impegno della carità, in attesa di essere «rapiti» nel «giorno senza tramonto»: «pienezza dell’amore e delle buone opere» (Benedetto XVI).
Piotr Anzulewicz OFMConv