L’amore dà sempre vita
Grazie a Lui, il Vivente, «il Creatore di tutte le cose e Salvatore di tutti coloro che credono e sperano in Lui, e amano Lui» (Francesco d’Assisi, Regola non bollata, XXIII 10: FF 70), abbiamo iniziato a vivere e a incontrarci. Grazie a Lui andiamo avanti e guardiamo oltre. Grazie a Lui stiamo facendo progetti all’inizio del nuovo anno. Siamo fragili, ma restiamo vivi. Possiamo anche difenderci perché il nostro sistema immunitario sa riconoscere il virus e combatterlo. Offriamo al medico il nostro braccio, anche se poi diciamo, sprofondati nel divano o a tavola con gli amici, con l’aria sospettosa di chi non si fa prendere in giro: “Io non so che cosa c’è dentro. C’è qualcuno che lo sa?”. Sì, c’è. È Lui a dirlo, anche tramite quella Serata conviviale che si è svolta, in presenza e in diretta «streaming», venerdì 26 novembre 2021, presso la chiesa «Sacro Cuore» di Catanzaro Lido, focalizzata sul tema: «Educarci a coltivare l’amore e abbracciare la vita, rileggendo l’‹Amoris Laetitia›», la 5ª della 9ª edizione del WikiCircolo 2021-22 dal «file rouge»: «Sfida educativa in un mondo di emergenze planetarie».
Ci ho messo un po’ a ritornare a quella Serata che ha molto in comune con tutti, ed anche con me, perché sì, togliendo peso alla carne e alle ossa, mi fa andare avanti e scrivere, dopo tutte le feste che l’Epifania ha portato via. La solitudine e la sofferenza mettono tra parentesi tutto e fanno cadere i vezzi e le pose. Ci fanno scrivere anche di quello che non potremmo mai scrivere. Ci fanno rivivere e provare vibrazioni e emozioni profonde, rivelatrici, radicali, in contatto con tutti i radicali che ci hanno preceduti. La solitudine e la sofferenza, nella loro sublimità regale, spazzano via tutto questo e lasciano soltanto “Shakespeare” e noi, te e Lui, che è l’Amore infinito e sconfinato. E io vorrei che ci siano tra noi anche dei radicali – senza nulla togliere ai non radicali: ai sani e ai santi, di cui va fiero il mondo – che condividano le loro vibrazioni e emozioni su questa piattaforma web del Circolo.
Una Serata viva, dinamica, diretta, capace di durare nel tempo: un bel regalo nel mese di novembre, inerte, muto, ‘morto’, dedicato ai morti. In molti è riuscita, credo, a riprodurre, più o meno consapevolmente, un’emozione primaria, radicata nell’infanzia, quella del bambino che ascolta e magari guarda una fiaba, ad esempio «Il gatto con gli stivali». Il bambino capisce che non morirà, che resisterà alla notte, che ha un futuro, perché una voce, simile al latte, alle coccole, al tempore delle coperte, lo accudisce, lo protegge e lo guida alla porta del sonno. «La voce umana è un miracolo», dice un personaggio di Thomas Pynchon, scrittore statunitense. Guardando i video e ascoltando la voce di Pamela Gnoriselli, che ha letto alcuni brani dell’Esortazione apostolica postsinodale Amoris Laetitia (AL) di Papa Francesco sulla bellezza e la gioia dell’amore familiare, ci siamo sentiti come bambini. Quando un adulto prende un testo e lo legge a un bambino, fa un vero prodigio: scongela il testo, lo smonta, scopre la sua linfa vitale e crea una fonte di calore, di fascino, di rapimento, e di sicurezza. Ebbene, senza paura di esagerare, io credo che il filo d’oro nascosto nel programma della Serata sia stato il desiderio di ripristinare quel patto che il bambino stringe con la dolce e premurosa voce di un adulto che lo protegge dalla notte; il patto di cui spesso parla Papa Francesco, per educarci al grande mistero della vita, per «ricostruire il tessuto di relazioni fraterne», per «apprezzare e amare ogni persona al di là della vicinanza fisica, al di là del luogo del mondo dove è nata o dove abita» (5.10.2021). Queste erano le sequenze di tavola rotonda della Serata che a voi affido:
3.1. Video «Il Papa indice un anno speciale dedicato alla famiglia» (0:00′-0:48′); 3.2. Amore fecondo. La dimensione gratuita dell’amore (AL 166,174 e 184); 3.3. Video «L’amore colora il grigio del mondo» (3:32′); 3.4. Music video «Ode to my family» di The Cranberries (4:32′); 3.5. Educare i figli: una chiamata, una sfida, una gioia (AL 260 e 262); 3.6. Music video «Modo tuo» di Elisa (5:18′); 3.7. Educare all’affettività (AL 278); 3.8. «Sempre sarai» di Fiorella Mannoia (3:08′); 3.9. Insegnare l’attesa e il rispetto del corpo (AL 280 e 283); 3.10. Video «Educare i figli…» (5:35′); 3.11. Music video «Viva la mamma» di Edoardo Bennato (3:23′) e «Winter» di Tori Amos (4:38′)
E già, siamo nell’anno speciale per testimoniare l’amore familiare, detto l’«Anno ‘Famiglia Amoris Laetitia‘», che il Papa inaugurò il 19 marzo 2021, festa di s. Giuseppe, nel 5° anniversario della pubblicazione dell’Esortazione apostolica, e che concluderà il 24 giugno 2022, due giorni prima del 10° Incontro Mondiale delle Famiglie a Roma. Era inevitabile che il Circolo dedicasse una Serata speciale a questa ricorrenza. La famiglia è la parte più importante del cuore di ognuno di noi. In essa, sin da piccoli cresceva in noi l’amore per la vita e per l’altro, quell’amore che tutto scusa, tutto crede, tutto spera, tutto sopporta. Tutto e qualsiasi cosa. L’amore nonostante tutto!
La Serata è iniziata con la stupenda canzone «When you’re gone» (“Quando non ci sei più”) eseguita da Dolores O’Riordan, cantante e chitarrista del gruppo musicale rock irlandese «The Cranberries». È una canzone, nella versione video, che, insieme alla lirica «Ode to my family» (“Ode alla mia famiglia”), mi commuove profondamente tutte le volte che l’ascolto. Ricuce, riannoda, ricostruisce i legami interrotti con la memoria e con la speranza del futuro, e mi porta lontano, alla mia “terra di mezzo”, a mia madre e a mio padre, vittima di quella nube radioattiva del disastro nucleare di Chernobyl, che, spinta dai venti, si è diretta verso nord e ha sorvolato la mia Masuria, colorando di rosso gli alberi, i prati, i laghi, i vestiti, le persone..
A concludere il programma della Serata è stata la recita comune della Preghiera ufficiale per il 10° Incontro Mondiale delle Famiglie – pregare è un modo per entrare nel vivo dell’«Anno ‘Famiglia Amoris Laetitia‘» e cogliere il messaggio centrale dell’Incontro di Roma – e il video music: «We are family» (“Siamo una famiglia”) di Sister Sledge, un inno-invito a sentirsi fratelli e ad agire assieme per il bene del mondo tristemente acromatico, travolto e marcato ancora dal Covid-19.
«L’amore dà sempre la vita», «genera la famiglia», «si allarga e rende presente l’amore di Dio nella società in mille modi», «dipinge il grigio dello spazio pubblico riempiendolo con i colori della fraternità, della sensibilità sociale, della difesa delle persone fragili, della fede luminosa, della speranza attiva» (cfr. AL 184).
Piotr Anzulewicz OFMConv
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Il film «A casa con i suoi» di Tomy Dey e la cineconversazione «Nuova formula relazionale: ‘singletudine’» – intorno alla tendenza mondiale dei giovani a vivere soli in casa dei genitori fino a età improbabili e intorno a questi ultimi a inventarsi una strategia per sloggiarli dalle calde e comode coperte di famiglia – hanno condotto i convenuti fino al cuore del problema: Non siamo creati per essere soli, orfani di origine, di storia e di traiettoria, «sfigati», «choosy», «bamboccioni» (l’etimo della parola «bamboccio», di cui «bamboccione», è la forma accrescitiva che reca con sé il marchio dell’infanzia e dunque della sprovvedutezza: «bambo» e «bambino» sono alla radice di «bamboccio») e «fannulloni» (la parola composta dall’imperativo di fare [«fa’»], da «nulla» e dal suffisso accrescitivo «one»), vecchie e care parole del lessico familiare, quest’ultime due, rispolverate, rilucidate come certe tabacchiere d’argento nel salotto dei nonni, rilanciate splendenti in mezzo al dibattito politico, amplificate dai social media, riprese come simbolo di “italianità” (sub)culturale e antropologica perfino dal quotidiano britannico «Times» e da quello statunitense «New York Times». Siamo creati in dono gli uni per gli altri e ci realizziamo impegnandoci ad amarli con quell’amore che viene prima di ogni risposta d’amore. Infatti, «l’uomo non può ritrovarsi pienamente, se non mediante il dono sincero di sé» (
«Sta qui – per citare Jacques Lacan (+ 1981), filosofo e psicoanalista francese – l’esperienza dell’azione umana»: riconoscere la propria natura, davanti alla quale siamo ultimamente responsabili, e agire conformemente ad essa. «Essere il dono sincero di sé» per gli altri non è quindi un semplice slogan, una mera amicizia, una pura filantropia. È un imperativo di vita che dà motivazione all’essere e agire oltre se stessi. Senza questo imperativo-respiro la persona si snatura e implode. Così anche la famiglia, separata dai legami con le generazioni e chiusa difensivamente su se stessa, implode e diventa luogo dove accadono i femminicidi, dove si respira l’individualismo, dove si perde la capacità di essere grembo ospitale. Fedele invece al suo nucleo pulsante, in cui c’è la diversità-alterità, genera e, incorporando anche il limite e il fallimento, trasforma le ferite in occasione di rigenerazione e di rinnovamento. Il perdono caratterizza la famiglia, anche in chiave laica, perché la vita sociale non esiste senza quella gratuità che eccede la logica del contratto e dell’occhio per occhio. La famiglia oggi è uno dei pochi luoghi dove si sperimenta la gratuità e si getta i semi di futuro. Essa non è quindi un nido o una tana dove rifugiarsi, un porto sicuro in cui fermarsi, una bolla in cui proteggersi, ma è una dimora ospitale, un grembo accogliente, un luogo di porte spalancate, non blindate. Lo dice anche la sua etimologia: «faama» è la casa che accoglie persone unite da legami di sangue, ma non solo. È qualcosa di piccolo che si apre, e ci apre, su qualcosa di grande. «È un nodo – afferma Chiara Giaccardi, sociologa e antropologa dei media – non solo fra i due partner, ma anche fra le generazioni, con chi ci ha preceduto e con chi ci seguirà». È un nodo di una rete più ampia, cui contribuisce e da cui ha sostegno. È un movimento di reciprocità. Un movimento che, purtroppo, abbiamo disimparato nel mondo dell’«io», del “tutto presente”, del “tutto subito”, dell’etichetta senza resto, dell’immanenza senza apertura, senza speranza, senza mistero.
La Serata si è svolta tra le due domeniche – l’11 novembre con la 68ª
Il Circolo, per inserirsi nelle manifestazioni di solidarietà e di attenzione agli ultimi, i poveri, i senza tetto, gli abbandonati, gli ‘scartati’, gli immigrati, ha voluto rievocare anche la 5ª Serata della 5ª edizione del WikiCircolo che si è tenuta un anno fa, venerdì 17 novembre 2017, dal tema «
































La 3ª Serata conviviale [136ª], focalizzata sul tema: «Storiche agenzie educative dei giovani: famiglia, scuola, amici, Chiesa», e ideata all’interno della 7ª edizione del WikiCircolo dal «file rouge»: «Negli spazi abitati dai giovani…», ha regalato venerdì 19 ottobre 2018 un «surplus» di emozioni, sorprese e contrattempi. Alla piccola tavola rotonda sono mancate, per il contrattempo, le due relatrici: dott.ssa Vanessa Aprile e maestra Ester Talarico. Il «team» con maestria è riuscito a ridisegnare il
Il dibattito, moderato dalla segretaria Teresa Cona, ha reso la Serata ulteriormente gradevole. Maria Rainone, Nunzio Familiari e Luigi Cimino interagivano entusiasticamente e a lungo con le due ‘icone’ della Serata, facendo saltare addirittura i tre videoclip previsti nel programma: «













L’ultima Serata ci deve ancora arrivare. Venerdì 9 giugno si è tenuta la penultima, quella conviviale a tema, ideata nell’ambito della 4ª edizione del WikiCircolo, il cui filo conduttore è: «L’uomo e sua ‘sorella’ Terra», l’edizione ispirata all’enciclica Laudato si’ di Papa Francesco e alla preghiera-inno Cantico delle creature di frate Francesco − la 92ª di seguito, tra quelle cinematografiche e quelle conviviali, con decorrenza dal 10 gennaio 2014. Una Serata stimolante. «Laudato si’: l’’ecologia integrale’ − educare all’alleanza tra l’umanità e l’ambiente» era il suo titolo che suggeriva come andava a finire, secondo il programma, pubblicato previamente sul
Il video musicale d’apertura sulla natura calabrese, creato da Vitali Frontera, con le straordinarie foto paesaggistiche di Maria Luisa Mauro e il Cantico delle creature eseguito dal cantautore Angelo Branduardi, ha colpito l’immaginazione dei presenti che si è espressa spontaneamente con un vivo applauso, metafora di un abbraccio a tutti e tre, e al Creatore, in quanto causa prima del creato e della vita: «A Te solo buon Signore / Si confanno gloria e onore / A Te ogni laude et benedizione / A Te solo si confanno / Che l’altissimo Tu sei / E null’omo degno / Te mentovare / Si laudato mio Signore / Con le Tue creature».
componenti: uomini, animali, piante… «La natura è espressione di un disegno di amore e di verità. Essa ci precede e ci è donata come ambiente di vita. Ci parla del Creatore (cfr. Rm 1,20) e del suo amore per l’umanità. È destinata ad essere “ricapitolata” in Cristo alla fine dei tempi (cfr. Ef 1,9-10; Col 1,19-20). Anch’essa, quindi, è una “vocazione”. La natura è a nostra disposizione non come “un mucchio di rifiuti sparsi a caso”, bensì come un dono del Creatore che ne ha disegnato gli ordinamenti intrinseci, affinché l’uomo ne tragga gli orientamenti doverosi per “custodirla e coltivarla” (Gen 2,15)» (Caritas in veritate, n. 48).
Oggi, purtroppo, constatiamo che l’uomo moderno ha tradito la sua missione, quella di esserne attento, fedele e intelligente custode. Uscito dall’Eden, da quel giardino in cui Dio lo aveva posto, si è sentito lui, e lui solo, il padrone della propria vita e del mondo, «provocando la ribellione della natura, tiranneggiata piuttosto che governata da lui», come ha scritto Giovanni Paolo II nella Lettera-enciclica Centesimus annus. Abbandonandosi ad un faustiano godimento del presente − è il «tutto oggi per me e per nessun altro» − e ad una ossessiva e sfrenata ricerca del consumo immediato, ha causato squilibri dalle conseguenze drammatiche. Papa Francesco non manca di far notare: «Se in tante parti del mondo ci sono bambini che non hanno da mangiare, quella non è notizia, sembra normale, ma non può essere così! Eppure queste cose entrano nella normalità: che alcune persone senza tetto muoiano di freddo per la strada non fa notizia. Al contrario, un abbassamento di dieci punti nelle borse di alcune città costituisce una tragedia… Così le persone vengono scartate, come se fossero rifiuti» (Udienza generale, 5 giugno 2013).
Oltre al creato che «geme e soffre» (Rm 8,22), «tiranneggiato piuttosto che governato», è la stessa famiglia umana a soffrire, per la fame, la desertificazione, i cambiamenti climatici, l’inquinamento dell’aria, dell’acqua e del suolo, e teme per il suo futuro. «Il progetto ideologico consumista − afferma mons. Vincenzo Paglia, presidente del Pontificio Consiglio della Famiglia − mercifica tutto, uomini e natura, rovina le reti ecologiche e le reti sociali, si fonda sull’egoismo, l’avidità, la competizione, la sopraffazione, dimenticando la gratuità, la reciprocità, la cooperazione. Così cessiamo di pensarci come famiglia. Il mercato ci vuole individui consumatori e la famiglia luogo di consumo prima che di amore e socialità. Il mercato − basti pensare alla pubblicità dei prodotti di consumo − si riempie la bocca della parola “famiglia”, ma ne svuota il senso facendo emergere il consumismo individuale. Lo stereotipo di famiglia del consumismo è solo un “io formalmente allargato”, non è mai un “noi”. E’ l’opposto della famiglia, in particolare della famiglia cristiana, che trova il suo valore in un amore che spinge a superare continuamente se stessi per allargare sempre più il “noi” sino ai poveri» (AA.VV, Famiglia custodisci il creato! A cura di Gianfranco Grieco OFMConv, Città del Vaticano 2015, p. 20).
Il sistema economico consumista, per diffondere i propri valori edonistici, sfrutta la famiglia piegandola ai suoi scopi e degradandola a modello di una visione mercantilistica della vita e della realtà. Dalla nascita di un figlio alla scuola, all’alimentazione, al vestire, al matrimonio, e così oltre, a tutto, c’è già il mercato che ci pensa. Alle persone non resta che lasciarsi docilmente guidare e condurre per mano nella piazza del consumo, il centro commerciale, dove ogni desiderio verrà soddisfatto, come in un moderno paese dei balocchi. L’umanità e la natura appaiono allora concetti astratti e lontani. Ogni festa è snaturata dalla sua mercificazione. Il Natale diviene la fiera del consumo e la frenetica ricerca del regalo giusto, dell’ultimo modello di smartphone. La domenica diviene il giorno ideale per lo shopping, e così ogni festa religiosa o laica. Il calendario è scandito dal consumo. Di più, non c’è più alcuna distinzione fra l’utile e l’inutile, perché tutto è funzionale al conseguimento dell’obiettivo del mercato, che non è certo la felicità vera, ma la produzione e il consumo. Non è un caso che non viene utilizzato il verbo “usare“, ma “consumare“, in quanto l’uso non comporta necessariamente la distruzione di ciò che si usa, mentre il consumo implica la rapida trasformazione di risorse naturali in beni e dei beni in rifiuti. Così stiamo consumando il creato, per soddisfare capricci dei ricchi e far vivere i poveri nell’illusione che un giorno potranno fare altrettanto.
Il Circolo, promuovendo la cultura dell’incontro, dell’accoglienza e della solidarietà, rilancia dunque il suo impegno di custodire il creato e di contrastare la cultura dello scarto e dello spreco. Disprezzare il creato è disprezzare il dono più grande: la vita. Non c’è vita per l’uomo senza l’armonia di tutti gli esseri viventi, nella straordinaria biodiversità prodotta dal processo creativo, in cui siamo coinvolti noi stessi. Non possiamo quindi non rivolgerci alla meravigliosa avventura della vita con tenerezza amorevole. Il luogo privilegiato di tale tenerezza è proprio la famiglia. I genitori devono trasmettere ai figli il valore della sobrietà, della frugalità e della “sufficienza”, imprimere nel loro cuore lo stile di vita rispettoso del creato ed attento al prossimo, orientare le loro menti alla ricerca della felicità duratura, non effimera, superficiale, caduca, fugace. Il creato è di tutti e nessuno può appropriarsene né manipolarlo. Lì risiede il semplice principio di rispetto, di giustizia e di difesa. Per questo un’etica del consumo e dell’utilità deve lasciare il passo a un’etica della gratuità, della solidarietà, della responsabilità.
Il creato è armonia e la relazione tra l’uomo e il creato deve essere armonica! Ce lo ricorda frate Francesco d’Assisi. Nella “sua” Lettera ai difensori dell’ambiente propone qualcosa di previo e di fondamentale: creare nei cittadini una coscienza di custodia onerosa, un’attenzione speciale e una conversione alla natura. «Una delle sensazioni più profonde, gioiose e gratificanti − afferma l’Assisiate − è poter stare in mezzo alla natura
scoprendo le meraviglie che ci circondano e godendo di esse. […] Sì, siamo nati per vedere, guardare e ammirare. E’ meraviglioso contemplare l’universo che canta e fa risuonare la sua voce. Voce non umana, ma di pianeti e di stelle che girano. Che festa per gli occhi è la natura! Che bello ciò che i nostri occhi possono vedere! Com’è gradevole ciò che i nostri orecchi possono ascoltare! […] Di fronte al grandioso spettacolo dell’universo ci deve cogliere lo stupore e l’ammirazione e per questo ringraziare il Creatore e legarci in fraternità con tutti gli esseri che ci circondano […], proclamare la grande fraternità universale di tutti gli esseri naturali e degli ecosistemi e porre le condizioni di possibilità per raggiungere il meraviglioso gemellaggio umano e cosmico» (José Antonio Merino, Lettere di Francesco d’Assisi dal suo esilio, Padova 2017, pp. 64-70).





















