CineCircolo 2017: custodire il creato e l’altro

►  La 4ª edizione del CineCircolo, in programma dal 13 gennaio al 16 giugno 2017, si tinge di verde, con le pellicole attente alle tematiche ambientali. «“Sorella” e “madre” terra per immagini»: sarà questo il filo conduttore sul quale si misureranno le 11 pellicole in rassegna, ma anche su cui si svilupperanno dibattiti, scambi, riflessioni, in un contesto che rappacifica l’uomo con se stesso e con il creato. E’, infatti, nell’armonia e nella bellezza della natura, inneggiate da frate Francesco nella sua preghiera-inno Cantico di frate Sole (o il Cantico delle creature), che è più facile intravvedere i lineamenti di un Dio che, incarnandosi, non solo ha scelto di assumere la nostra natura umana, ma anche di imprimere in noi i suoi lineamenti; lineamenti che abbiamo il compito di intravvedere nel volto dell’altro e custodire. Di qui parte quell’ecologia integrale di cui ci parla papa Francesco nella sua enciclica Laudato sì’.

►  La particolarità dell’attuale edizione, ideata e promossa dal Circolo Culturale San Francesco, è che, appunto, si ispira, all’enciclica di Papa Francesco e alla preghiera-inno di frate Francesco, ed è in linea con la 4ª edizione del WikiCircolo dal motto: «L’uomo e sua “sorella” e “madre” terra».

►  Il «leitmotiv» delle due nuove edizioni, cinematografiche e conviviali, è anche in ideale sintonia con lo spirito del Circolo: «diffondere cultura e prendersi cura dell’altro, all’insegna del dialogo, dell’accoglienza, della fraternità», e con il tema scelto da papa Francesco per la 51ª Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali (28 maggio 2017): «”Non temere, perché io sono con te” (Is 43,5). Comunicare speranza e fiducia nel nostro tempo». E’ un invito a raccontare la storia della terra e le storie degli uomini e delle donne secondo la logica della ‘buona notizia’. Ed è quello che cercheremo di fare anche noi ogni venerdì, raccontando o proiettando storie positive e propositive, di bene, di vero e di bello. In tal modo ci proponiamo di trasmettere ottimismo e fiducia, in un tempo caratterizzato dall’amplificazione, enfatizzazione, spettacolarizzazione e banalizzazione della paura, dell’incertezza e del sospetto.

«Non temere, perché io sono con te» vorremo tradurre così: “Nel mare magnum della comunicazione, io sono in mezzo a voi, ma non come Uno che vi giudica, bensì come Uno che vi sostiene. Per questo, non temete le burrascose vicende umane e le catastrofiche pressioni che vi forniscono i media. Non temete il mondo dell’informazione perché ad esso dovete avvicinarvi con responsabilità e con acume, non come creduloni imbottiti di buonismo, ma come credenti adulti che hanno gli occhi aperti sulle realtà umane e sociali”.

►  L’impianto della 4ª edizione cinematografica rimane lo stesso: ritmato da proiezioni serali con la parallela organizzazione di spazi di musica, di dibattito e di riflessione sull’uomo postmoderno, un modo per riportarlo a non avere un rapporto strumentale ed utilitaristico nei confronti del creato e degli altri. In questo percorso, egli è portato a prendere coscienza del volto dell’attuale crisi ambientale e della sofferenza degli esclusi, sino a dimenticare anche il proprio volto.

►  «La sfida urgente di proteggere la nostra casa comune − leggiamo nella Laudato si’ − comprende la preoccupazione di unire tutta la famiglia umana nella ricerca di uno sviluppo sostenibile e integrale, poiché sappiamo che le cose possono cambiare. Il Creatore non ci abbandona, non fa mai marcia indietro nel suo progetto di amore, non si pente di averci creato» (n. 13). Di fronte al repentino deterioramento ecologico e alle crescenti miserie dei più poveri, non a caso, papa Francesco ha deciso di riprendere, nel suo incisivo appello globale, le parole di frate Francesco, esempio del legame indissolubile tra amore per la natura, cura del più debole, impegno per la società e la pace.

►  Un’edizione imperdibile e godibilissima. Abbiamo una ‘buona notizia’ da raccontare, perché fiduciosi e speranzosi contempliamo l’orizzonte sognato e vissuto dal Poverello d’Assisi nel suo Cantico di frate Sole.

“Sorella” e “madre” terra

per immagini

Serate cinematografiche con dibattito

4ª edizione

Giorno: un venerdì sì e un venerdì no

Ora: 18.45

Luogo: Salone «S. Elisabetta d’Ungheria» presso la chiesa «Sacro Cuore» di Catanzaro Lido

Calendario delle proiezioni

  1. Ve 13 gen 2017 − Il sogno di Francesco

Regia: Renaud Fely e Arnaud Louvet. Genere: Biografico, storico. Anno: 2016. Durata: 88′.

Trama: Assisi, 1209. Francesco ha appena subito il rifiuto da parte di Innocenzo III di approvare la prima versione della Regola, che metterebbe i fratelli al riparo dalle minacce che gravano su di essi. Intorno a lui, tra i compagni della prima ora, l’amico fraterno Elia da Cortona guida il difficile dialogo tra la confraternita e il Papato: per ottenere il riconoscimento dell’Ordine, Elia cerca di convincere Francesco della necessità di abbandonare l’intransigenza dimostrata finora, accettando di redigere una nuova Regola, ma che cosa resterebbe del sogno di Francesco? La loro amicizia riuscirà a resistere al confronto tra gli ideali e i compromessi necessari?

  1. Ve 27 gen 2017 − Laudato si’: l’enciclica di Papa Francesco raccontata per immagini

Regia: Gruppo ambientalista brasiliano Observatório do Clima. Durata: 153′.

Trama: Ci mancava solo il Papa in versione Rocky Balboa (il personaggio cinematografico ideato ed interpretato dall’attore-regista Sylvester Stallone) che combatte contro perfidi sfruttatori delle risorse naturali del pianeta per salvare il creato. Nel film Papa Francesco viene presentato come «un uomo gentile, un santo, un uomo con agganci molto importanti», un uomo per cui è arrivato il momento di «fare i conti» con il male che sfrutta il pianeta a suon di tiri di boxe e calci volanti. Per chi inquina e manipola il creato non c’è misericordia né perdono, perché «la natura non perdona mai: se le dai uno schiaffo, lei te lo restituisce».

  1. Ve 10 feb 2017 − Le quattro volte

Regia: Michelangelo Frammartino. Genere: Drammatico. Anno: 2009. Durata: 88′.

Trama: Un vecchio pastore ammalato conduce con fatica le sue capre al pascolo sui monti della Calabria. La cura che ogni sera beve è data dalla terra argillosa che una donna gli consegna nella sagrestia della chiesa dopo averla benedetta ed incartata in una striscia di giornale. Una carpetta nasce e con fatica muove i suoi primi passi nella vita. Una sacra rappresentazione della Passione di Cristo percorre la via centrale del paese. Un albero della cuccagna viene issato. Il tempo scorre. Frammartino, a sette anni di distanza da Il dono, torna a leggere e a proporci il volto antico della Calabria. È un film che si immerge nella natura incontaminata dei monti calabresi. Sembra quasi di compiere un sacrilegio quando, dinnanzi a tanta pulizia e profondità estetica e ad una così alta sensibilità di osservazione. Ci si chiede cioè se in questo mondo arcaico la modernità si sia fermata ai mezzi di trasporto e se il tempo si dia fermato non consentendo l’arrivo di Internet…

  1. Ve 24 feb 2017 − Aspromonte

Regia: Edy Krissane. Genere: Commedia. Anno: 2012. Durata: 78′

Trama: L’imprenditore brianzolo Torquato Boatti, per realizzare l’affare immobiliare della sua vita, ha bisogno della firma del fratello musicista Marco, cointestatario, con il quale non corre buon sangue. Torquato, alla ricerca del fratello, scopre che questi si trova in Aspromonte con la sua band per un tour musicale e lo raggiunge. I due si incontrano e litigano, dopodiché Torquato cerca di rivedere il fratello, ma sembra che sia scomparso. A questo punto, dopo una minaccia trovata nella stanza del suo albergo, Boatti si convince che suo fratello sia stato rapito. Parte così con una jeep ed una guida del Corpo forestale dello Stato percorrendo in lungo ed in largo l’Aspromonte, dove si scontra con una realtà complessa e per lui incomprensibile. Scopre un mondo a lui ignoto, una natura incantata, antichi mestieri e lingue che alla fine lo portano a condividere la scelta del fratello misteriosamente scomparso.

  1. Ve 10 mar 2017 − Forza maggiore

Regia: Rubén Ostlund. Genere: Drammatico. Anno: 2014. Durata: 118′.

Trama: Una famiglia svedese − Tomas, sua moglie e i loro due figli − è in vacanza per una “settimana bianca” sulle Alpi francesi. Il luogo è splendido e il clima è favorevole, ma improvvisamente, durante un pranzo in un ristorante di montagna, una valanga travolge ogni cosa. I commensali fuggono in tutte le direzioni, anche Tomas, il capofamiglia, preso dal panico, abbandonando la moglie ed entrambi figli… Presentato al Festival di Cannes 2014 nella sezione «Un Certain Regard».

  1. Ve 24 mar 2017 − Il grande silenzio

Regia: Philip Gröning. Genere: Documentario. Anno: 2005. Durata: 164′.

Trama: La vita all’interno della grande Chartreuse, il monastero nelle Alpi francesi, dove vivono i monaci certosini con la loro Regola suprema che prevede il distacco più assoluto dal mondo. Durante il documento i luoghi si intervallano con stop-immagini (alberi, prati, foglie, orto, acqua, tetti e monti vicini) di libera natura e di voci assorbite. Un intorno adunato in poche cose, dove il villaggio vicino e la strada di passaggio diventano confini innaturali e sembianze di segni sospesi: alcuni uomini e pochi ragazzi sono lì a giocare, forse a dire tanto…, ma il cerchio arriva per poco perché il silenzio s’adombra e la vita ricuce ciò che lo spirito certosino da lontano vuole amare con coraggio e forza.

  1. Ve 7 apr 2017 − Racconto calabrese

Regia: Renato Pagliuso. Genere: Drammatico. Anno: 2016. Durata: 90′.

Trama: Pasquale torna nel suo paese d’origine in Calabria dopo che il vizio del gioco lo ha allontanato dalla famiglia e lo ha reso un uomo solo e schivo. Nicola Gaffuri è un uomo ingiustamente calunniato senza essersi mai potuto chiarire con la sua unica figlia, Concetta. Lo strano e misterioso incontro tra i due porterà Pasquale e il suo amico Lino in un viaggio “on the road” alla ricerca della ragazza per ricongiungerla al padre e alla sua terra e trovare il modo di perdonare loro stessi.

  1. Ve 28 apr 2017 − Per amore dell’acqua

Regia: Irena Salina. Genere: Documentario. Anno: 2008. Durata: 93′.

Trama: Un’originale e coinvolgente indagine su uno dei temi ambientali più dibattuti e complessi: la cosiddetta “crisi dell’acqua”, la risorsa più preziosa in pericolo, divenuta un’industria globale da 400 miliardi di dollari, la terza dopo l’elettricità e il petrolio. il film tratta il problema idrico “da varie angolazioni: l’inquinamento e la commercializzazione dell’acqua negli Stati Uniti, l’accessibilità dell’acqua per le popolazioni povere all’estero, le conseguenti questioni legate ai diritti umani e i ben noti aspetti spirituali dell’acqua”. Una delle prime scene del film mostra una frase del poeta britannico W. H. Auden: «Migliaia sono vissuti senza amore, non uno senza acqua». Il documentario si appoggia su affermazioni di questo genere, poco dopo afferma: ogni anno due milioni di persone muoiono di malattie causate da carenza di acqua pulita. Una di queste malattie è il colera. La mancanza d’acqua stermina più dell’AIDS o delle guerre.  Lo spettatore viene dunque colpito sia da dati sorprendenti, sia da musiche suggestive che accompagnano riprese panoramiche di cascate, di laghi, ma anche di fiumi di sangue. Inoltre nel documentario-inchiesta vengono intervistati 18 attivisti ed esperti quali fisici, ingegneri, scienziati, avvocati, autori ed ecologisti.

  1. Ve 12 mag 2017 − Una scomoda verità

Regia: Davis Guggenheim. Genere: Documentario. Anno: 2006. Durata: 100′.

Trama: Il film offre uno sguardo appassionato e d’ispirazione alla fervente crociata di un uomo che cerca di fermare l’implacabile avanzata del riscaldamento globale smascherando i miti e i fraintendimenti che lo circondano. Quest’uomo è il vicepresidente Al Gore, che alla vigilia della sconfitta alle elezioni del 2000, ha cambiato il corso della sua vita per mettersi in trincea, con uno sforzo incondizionato per aiutare a salvare il pianeta da cambiamenti irrevocabili. Oscar 2007 al miglior documentario e per la miglior canzone originale.

  1. Ve 26 mag 2017 − Gli invisibili

Regia: Oren Moverman. Genere: Drammatico. Anno: 2014. Durata: 120′.

Trama: George è un uomo disperato. La vita sembra essersi dimenticata di lui. Senza un posto dove andare, si ritrova alla deriva tra le strade inospitali di New York City. Fallite tutte le possibilità di trovare un alloggio, cerca rifugio al Bellevue Hospital, il più grande centro di accoglienza per senzatetto di Manhattan. George entra in contatto con la crudele realtà degli emarginati. L’amicizia con uno degli ospiti del centro gli restituisce la speranza di poter ricostruire il difficile rapporto con la figlia che non vede da molti anni.

  1. Ve 16 giu 2017 − La terra dei santi

Regia: Fernando Muraca. Genere: Drammatico. Anno: 2015. Durata: 80′

Trama: Valeria è un magistrato viene dal nord e crede nella giustizia. Assunta è una vedova di un soldato di ‘ndrangheta. Non è mai uscita dalla sua terra e gli unici legami che riconosce sono quelli della famiglia. Per lei la vendetta è un diritto e non aver paura del sangue un dovere; e per dovere che è costretta a sposare suo cognato Nando, come già successo a sua sorella Caterina, moglie del boss latitante Alfredo Raso in guerra con la cosca del Macrì. Vittoria ha un obiettivo: scardinare quel sistema patriarcale che sta alla base della più influente organizzazione criminale del mondo. Per vincere la sua battaglia dovrà togliere, a tutte le madri che mandano a morire i propri figli, la patria potestà. Assunta ha rinunciato alla sua libertà e alla sua vita per proteggere i figli, ma sarà costretta a vedere oltre quella gabbia che l’ha intrappolata altre quella terra di sangue, un tempo nota come la Terra dei santi.

◊ Ve 30 giu 2017 − «Messa della Terra» (Earth Messa) per cantare la bellezza della creazione (oltre a stili musicali, anche la pittura paesaggistica e i versi degli animali: l’ululato del lupo di Gubbio o il canto della cicala)

Staff




Oh, sì, in grazia di Dio!

Ancora una Serata elettrizzante, quella di ieri, 9 dicembre, con la proiezione del film «In grazia di Dio» e il dibattito sul ritorno alla natura e sulla riscoperta del sacro e del valore del baratto e della solidarietà – l’ultima Serata cinematografica della 3ª edizione del CineCircolo dal motto «Dagli occhi al cuore: le immagini della misericordia», promossa dal Circolo Culturale San Francesco. Nel Salone «S. Elisabetta d’Ungheria», presso la chiesa «Sacro Cuore» di Catanzaro Lido, c’erano insieme allo Staff i più entusiasti cinefili e amici del Circolo, non badando al sensibile calo termico e all’aria fredda che si è impadronita di quella Serata del nostro Bel Paese. Così avevano l’occasione di vivere qualcosa di grande, tramite le protagoniste della pellicola di Edoardo Winspeare, «cantore di un Sud Giano bifronte perché capace di incantare con la sua bellezza ancestrale e al contempo limitare e castrare le possibilità individuali e collettive» (si veda al riguardo la recensione: https://circoloculturalesanfrancesco.org/site/event/dagli-occhi-al-cuore-le-immagini-della-misericordia-grazia-dio-6a-serata-cinematografica-dibattito/).

Grazie allo Staff (dott.ssa T. Cona, avv. G. Frontera, M° L. Cimino e due tecnici del suono: Ghenadi Cimino e Gabriele Milasi) per il loro costante ed ammirevole impegno nella preparazione e nello svolgimento della 3ª edizione delle Serate cinematografiche e di quelle conviviali che si concluderanno il 16 dicembre, alle ore 19.30, con il Concerto «Aspettando Natale 2016» e lo scambio di auguri per Natale e Capodanno.

Grazie anche a chi finora ha sostenuto le attività del Circolo che non è un gruppo parrocchiale, ma – ripetiamo – è un’opera parrocchiale, con il patrocinio del Parroco, e come tale ha la benedizione di mons. Vincenzo Bertolone, l’arcivescovo metropolita di Catanzaro-Squillace, attraverso una pergamena. È l’unica opera del genere sul territorio, l’opera che abbraccia tutti i gruppi parrocchiali e va oltre: è aperta ai vicini e ai lontani, a tutti senza distinzione alcuna. Tutti allora facciamoci promotori di quest’opera, sostenendo ed affiancando le nuove edizioni che inizieranno il 13 gennaio 2017, giorno della memoria liturgica di s. Ilario, e avranno come fonti d’ispirazione l’enciclica «Laudato sì’» di Papa Francesco e la poesia-preghiera «Cantico delle creature» di frate Francesco. Il film «In grazia di Dio» fu un ideale salto verso queste edizioni. A presto.

Piotr Anzulewicz OFMConv

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In lutto ed attesa…

attesa-3Chiamiamolo «Black Friday», cioè «venerdì nero», per non usare altri colori, quello del 25 novembre. Il brutto tempo e la pioggia a dirotto non giovano a nessuno, ma in particolare ai metereopatici e amletici, ossia a coloro che dinanzi al dilemma: «Essere o non essere», rimangono particolarmente indecisi. Ha piovuto quasi tutto il giorno e nel corso del pomeriggio il quadro meteorologico è peggiorato, con forti precipitazioni, fulmini e tuoni.

Eppure gli appassionati del CineCircolo non si sono lasciati immobilizzare. Era imperdibile per loro la 5ª Serata cinematografica con la proiezione del film L’attesa e il dibattito su lutto e attesa – la 70ª di seguito, tra quelle conviviali e quelle cinematografiche – ideata nell’ambito della 3ª edizione del CineCircolo dal titolo: «Dagli occhi al cuore: le immagini della misericordia».

Applausi al film in cui il cineasta siculo, Piero Messina, riflette sulla rielaborazione del lutto e della malinconia, «facendo dei ralenti e delle sequenze-madri i suoi cavalli di battaglia» (http://circolo culturalesanfrancesco.org/event/dagli-occhi-al-cuore-le-immagini-della-misericordia-lattesa-5a-serata-cinematografica-dibattito/). Applausi anche a quegli spettatori che sono rimasti fino alla conclusione della Serata. Gli scatti fotografici della Segretaria e Curatrice delle Serate cinematografiche, la dott.ssa Teresa Cona, immortalano i loro volti. (pa)

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Dietro le sbarre di un carcere…

cesare-deve-morireHa attirato tanti cinefili la 4ª Serata cinematografica che si è svolta venerdì 11 novembre scorso, all’indomani del Giubileo dei Carcerati (6.11.2016), con la proiezione del film «Cesare deve morire» di Vittorio e Paolo Taviani, ambientato nella Casa di Reclusione di Roma Rebibbia, e con il dibattito a conclusione su colpa e riscatto, la Serata della 3ª edizione del CineCircolo dal tema conduttore «Dagli occhi al cuore: le immagini della misericordia». Alcuni si sono barricati a casa per l’ondata di freddo polare e delle nuvole gravide di pioggia che si rincorrevano nel cielo. Il calore umano che regnava nel Salone «S. Elisabetta d’Ungheria», situato al lato destro della chiesa «Sacro Cuore», il solito luogo delle Serate conviviali e cinematografiche, era tuttavia in grado di riscaldare anche l’inverno più freddo. Infatti, molti sono rimasti fino alla conclusione.

Le foto che pubblichiamo testimoniano la capacità calamitante della Serata. “Grande teatro, ma anche grande cinema, asciutto e visionario, distaccato e coinvolgente” (per la recensione si veda il link: https://circoloculturalesanfrancesco.org/site /…/dagli-occhi-al-c…/). Ne valeva e vale la pena esserci… (pa)

✔ @Pontifex_it: Se vuoi trovare Dio, cercalo dove Lui è nascosto: nei più bisognosi, nei malati, negli affamati, nei carcerati (13.11.2016)

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Tra umiliati e offesi del mondo

Lamerica - LocandinaTroppo spesso le nostre società non vogliono vedere il «calvario» degli umiliati, offesi e abbandonati, e di conseguenza – per proteggere se stesse – si costruiscono i muri interiori ed esteriori. È il «fil rouge» della 7° Serata, che si è tenuta venerdì 22 aprile, con il cinedibattito e con la proiezione del film drammatico di Gianni Amelio «Lamerica», nell’ambito della 2ª edizione del CineCircolo «sui sentieri della misericordia». Grazie al Cielo, numerosi hanno lasciato la tranquillità della loro casa e, attratti del tema di questa 53ª Serata di seguito, sono venuti  nel Salone «S. Elisabetta d’Ungheria» presso la chiesa «Sacro Cuore» di Catanzaro Lido, il solito luogo degli incontri organizzati per tutti dal Circolo Culturale San Francesco.

MariapoliNell’introduzione alla Serata, Piotr Anzulewicz OFMConv ha voluto ricordare ai presenti due eventi di risonanza nazionale e internazionale in corso: 1. la «Mariopoli» dal titolo: «Vivere insieme la città», città più solidale e più aperta all’altro, in programma dal 22 al 25 aprile a Roma, presso il Galoppatoio di Villa Borghese, nell’ambito dell’iniziativa «Villaggio per la Terra», evento iniziato nel 1949 da Chiara Lubich († 2008), fondatrice del Movimento dei Focolari, e imperniato sulla “regola d’oro”: «Fai agli altri ciò che vorresti fosse fatto a te» (cfr. Mt 7,12), con un ricco programma di «workshop», di «performance» (il concerto del Gen Verde dedicato alle donne migranti, vittime di violenza, all’integrazione culturale e ai rifugiati ambientali in giro per il mondo, perché le loro terre non sono più in grado di nutrirli), di giochi e di sport (la corsa «Run4Unity» per la pace), di piantumazione di 13 alberi in ricordo delle 13 studentesse italiane «Erasmus» morte in un incidente stradale in Spagna, di 4 «focus» di approfondimento (la tutela della terra, la scelta della legalità, il dialogo con l’islam “che non fa paura” e la solidarietà verso vecchie e nuove povertà) e di testimonianze da parte di comuni cittadini Climafinalizzate a svelare facce nascoste della città, spesso ignorate dai media, ma dotate di una forza d’urto contagiosa; 2. la firma dell’accordo sul clima, al Palazzo di Vetro dell’ONU, da parte dei leader mondiali, voluta da Ban Ki Moon proprio nella 46ª Giornata Mondiale della Terra istituita il 22 aprile 1970 per promuovere la custodia e la sostenibilità del nostro pianeta (‘custodire’ è più che salvaguardare: nell’amore per il creato viene ricompresa la vita, la famiglia, le creature, i poveri) e sensibilizzare l’opinione pubblica a comportamenti sostenibili («Facciamo tutto il possibile per risparmiare le energie ed eliminare gli sprechi», ha tenuto a sottolineare il giovane rapper Rocco Hunt, protagonista del live alle ore 21).

MigrantiLa parola è passata, quindi, alla dott.ssa Teresa Cona, segretaria del Circolo e curatrice delle Serate cinematografiche, che ha condiviso con i presenti un nuovo appello di Papa Francesco a vincere la chiusura e l’indifferenza verso i migranti. In un video-messaggio al Centro Astalli di Roma, diffuso il 19 aprile, in concomitanza con la presentazione del Rapporto annuale sulle loro condizioni, il Papa ha ribadito con forza: «I migranti che bussano alle nostre porte sono un dono, non un problema». Di più, essi hanno volto di Dio e sono carne di Cristo. «La loro esperienza di dolore e di speranza ci ricorda che tutti siamo stranieri e pellegrini su questa Terra, accolti da Qualcuno con generosità e senza alcun merito». Ognuno di loro «può essere un ponte che unisce popoli lontani, che rende possibile l’incontro tra diverse culture e religioni, che aiuta a riscoprire la nostra comune umanità». «Troppe volte – ha constatato tristemente il Papa – non vi abbiamo accolto! Filo spinatoPerdonateci la chiusura e l’indifferenza delle nostre società che temono il cambiamento di vita e di mentalità che la vostra presenza richiedeva. Trattati come un peso, un problema, un costo, siete invece un dono. Siete la testimonianza di come il nostro Dio ‘clemente e misericordioso’ sa trasformare il male e l’ingiustizia di cui soffrite in un bene per tutti». Il Centro Astalli – ha poi affermato – è «esempio concreto e quotidiano di questa accoglienza nata dalla visione profetica del padre Pedro Arrupe». Ed ha incoraggiato i volontari a proseguire un percorso che si fa sempre più necessario, «unica via per una convivenza riconciliata»: «Siate sempre testimoni della bellezza dell’incontro. Aiutate la nostra società ad ascoltare la voce dei rifugiati. Continuate a camminare con coraggio al loro fianco, accompagnateli e fatevi anche guidare da loro: i rifugiati conoscono le vie che portano alla pace perché conoscono l’odore acre della guerra».

Secondo il Rapporto, il 2016 si è aperto in Italia con un segno in più: rispetto al 2015, gli arrivi via mare nei primi 3 mesi sono cresciuti del 55% (23 957 mila) rispetto all’anno precedente. Dal 1 gennaio all’1 aprile 2016 sono giunti sulle nostre coste quasi 24 mila migranti. I primi porti di approdo sono quelli di Augusta, Pozzallo e Lampedusa. Sbarchi sono avvenuti anche a Messina, Trapani, Reggio Calabria, Catania, Taranto e Cagliari. Nel 2016 le principali nazionalità sono state la Nigeria (3 443), seguita dai migranti provenienti da Gambia (2 363), Somalia (2 018), Guinea, Costa d’Avorio e Senegal. Attualmente sono accolte in Italia, nelle diverse strutture, 112 mila persone. Nelle strutture temporanee di accoglienza sono ospitate oltre 80 mila persone, più del doppio rispetto allo scorso anno, e nelle strutture di seconda accoglienza dei richiedenti la protezione internazionale e dei rifugiati ne sono accolte oltre 20 mila. Ad aprile la prima regione per numero di persone accolte resta sempre la Lombardia (oltre 14 mila), seguita dalla Sicilia (oltre 13 mila), Piemonte (oltre 8 mila), Veneto e Lazio. In fondo alla coda sono Molise, Basilicata e Valle d’Aosta. Il numero più alto migranti minorennidelle persone accolte nei centri di accoglienza richiedenti asilo sono in Sicilia, Puglia e Calabria. Il serio problema sono i minori non accompagnati rimasti in Italia e accolti nelle strutture (oltre 12 mila). Hanno un’età compresa tra i 16 ed i 17 anni e provengono dall’Egitto, dall’Albania, dall’Eritrea, dal Gambia, dalla Somalia, dalla Nigeria e dal Bangladesh. Purtroppo, la loro accoglienza avviene, nella stragrande maggioranza dei casi, ancora in strutture di accoglienza straordinarie al Sud e solo poco più del 10% in strutture familiari e case famiglia. Metà dei minori sono accolti in due regioni: Sicilia e Calabria.

A seguito dell’appello del Papa a estendere l’accoglienza dei rifugiati nelle parrocchie, nelle comunità religiose, nei monasteri e nei santuari, si è creato un grande movimento solidale che tuttavia fatica a trasformarsi in attivazione di accoglienze. In alcune diocesi si riscontrano difficoltà da parte delle parrocchie ad avviare esperienze di accoglienza ed integrazione sul territorio. Per tale motivo la Caritas e la Migrantes stanno seguendo le diocesi al fine di orientare e sostenere questo slancio solidale in maniera più efficace.

lamerica_enrico_lo_verso_gianni_amelio_018_jpg_teqwLa Segretaria, dopo un breve dibattito con i presenti alla Serata, innescato su quanto esposto, e prima di dare il via alla proiezione della pellicola, in poche pennellate ha presentato la scheda de «Lamerica». Il film ha il suo nucleo centrale nel viaggio che il giovane Gino compie in compagnia del vecchio Spiro, dopo averlo rintracciato. I due diventano il perno del racconto. Il vecchio è l’emblema di tutti gli umiliati e offesi del mondo, strappati alla loro terra e ai propri affetti, perseguitati da tutti e sprofondati nel pozzo di una follia dove sono sopravvissuti solo i pochi ricordi felici di un’esistenza misera. Il giovane scopre la sua vera condizione umana, vivendo sulla Lamerica6propria pelle il calvario degli umili, degli offesi e dei disperati che affidano il loro destino a una sgangherata carretta dei mari, nella speranza di trovare ‘Lamerica’ sull’altra sponda dell’Adriatico. Film epico che sa dilatare una vicenda personale in un dramma corale e che fa capire quanto sia profondo il solco tra Paesi ricchi, come il nostro, e Paesi poveri, come l’Albania. Ci avverte anche che questo solco potrebbe scomparire da un momento all’altro, riportandoci alle misere esperienze del passato, perché «il sogno degli albanesi d’oggi è identico a quello degli emigranti italiani che cent’anni fa vedevano ‘Lamerica’ come la terra promessa» (Enzo Natta).

DostojewskiNe abbiamo parlato, dopo la proiezione, a lungo, oltre le ore 22, con la speranza che riuscissimo a curarci da tante illusioni, miserie e chiusure di oggi e maggiormente aprirci alle problematiche dei migranti che stanno raggiungendo la nostra terra. Anche noi, nel nostro passato, siamo stati emigranti e anche noi abbiamo mangiato l’amaro pane dell’indifferenza, della diffidenza, del rifiuto, del razzismo. Il razzismo, appunto, che non è solo un suono molesto e un «background» ideologico ripugnante. La parola «razza» andrebbe cancellata da tutti i documenti ufficiali perché quel termine sarebbe «una mistificazione, un errore, un significato senza significato, la veste semantica di un concetto fittizio». A sostenerlo sono alcuni studiosi della Società Antropologi Italiani. «Le razze negli esseri umani – secondo il genetista Giuseppe Novelli, rettore dell’Università di Tor Vergata – non esistono. Esiste solo un’immensa variabilità genetica».

Serate come queste servono molto, affinché non si ripetano più episodi di razzismo, di rigetto e di odio verso chi fugge da territori di guerra e cerca salvezza e pace, un futuro migliore o soltanto un abbraccio fraterno. Abbracciare una persona significa proteggerla, darle riparo e affetto, averne cura, amarla. Meritava di essere visto quel film amaro e commovente, sull’umiliazione e sull’offesa della nostra specie, splendida e sciagurata, ieri e oggi.

(pa-tc)

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In bilico tra paura e speranza

timbuktu_poster_qVenerdì 18 marzo si è tenuta la 5ª Serata cinematografica,  presso il Salone «S. Elisabetta di Ungheria», al lato destro della chiesa «Sacro Cuore» di Catanzaro Lido.  In programmazione un film ad alta intensità e attualità: «Timbuktu» (Le chagrin des oiseaux), con il tema strappacuore: fondamentalismo religioso e jihadismo islamista. Un gioiello, capace di geniali rovesciamenti prospettici, da vedere assolutamente. Lo avremmo guardato con fiato sospeso, in bilico tra speranza e disperazione, se non ci fosse stato un fatto imprevedibile: la pennetta Usb, fornita dalla Cineteca, su cui era stato riversato il film, non ha funzionato. In sostituzione, per rimanere in tema, all’istante si è deciso di proiettare la pellicola di Roberto Benigni: «La vita è bella». Il film di Abderrahmane Sissako, uno dei pochi artisti africani conosciuti ed apprezzati anche in Occidente, sarà ripresentato in data da stabilirsi. La sua trama, comunque, è stata raccontata dalla dott.ssa Teresa Cona, curatrice principale della 2ª edizione del CineCircolo «sui sentieri della misericordia».

Timbuktu 3Era il 2012 quando le milizie jihadiste integraliste provenienti da altri luoghi, a partire dalla Libia, invasero Timbuktu, città del nord del Mali, considerata patrimonio dell’umanità e una delle sette meraviglie del mondo con i suoi inestimabili tesori – compresi i manoscritti di Avicenna († 1037), medico, filosofo, matematico e fisico persiano, una delle figure più note nel mondo islamico – per farne il loro quartier generale. La loro distorta ed integralista visione della vita e della religione portò non solo devastazioni e terrore, ma anche “distruzioni” atte a colpire il patrimonio delle conoscenze, principale nemico dell’ortodossia, e cominciare proprio da lì, da questo luogo simbolo, a tracciare le linee guida di un percorso, in una «escalation» strisciante, che adesso avvertiamo insidiosa anche sulla nostra pelle con molta preoccupazione, ma con poco coraggio oppositivo. Uno sgretolamento della civiltà che non sappiamo ancora a quale deriva ci condurrà, ma certamente più tragica di ciò che è già accaduto dopo i fatti dell’11 settembre del 2001. Questa volta in nessuna parte del mondo niente potrà essere come prima, e non lo è più nemmeno adesso, come testimoniano i luttuosi fatti di ogni giorno.

Abderrahmane Sissako Sissako, con rara ed efficace precisione, riesce dunque a fissare il suo sguardo su una zona “simbolo” che suo malgrado è stata fra le prime a dover fare i conti con la furia dei jihadisti, quando ormai al-Qaeda sembrava essere (quasi) sconfitta e si sottovalutavano i “piccoli” conflitti, a torto ritenuti locali, compresa la tragedia della Siria che non ci interessava proprio, e a darci una lettura fatta dall’interno. Infatti, il suo non è un film anti-islamico, ed è bene chiarirlo subito (e il discorso che l’imam della moschea locale fa al neofita jihadista, ne costituisce la prova più evidente, soprattutto nel passaggio in cui afferma che anche lui ha la «jihad» nel cuore, intesa però come ricerca interiore, non come strumento di dolore e sofferenza altrui), ma è proprio per questo ancora più importante soprattutto per noi che abbiamo solo una conoscenza “di riporto” delle cose, e non sempre del tutto attendibile.

MaliVisivamente bellissimo ed appassionato Timbuktu è un grido che colpisce al cuore: il drammatico ritratto del paese dell’infanzia del regista – il Mali, appunto, Paese che non fa notizia e non produce mobilitazioni internazionali – le cui ricche tradizioni umane sono state così pesantemente calpestate da un fanatismo che arriva da lontano. «Sono nato in Mauritania, ma mi sono ben presto trasferito in Mali con la mia famiglia – è lo stesso Sissako a dirlo – e mi preoccupa moltissimo ciò che sta accadendo in quella terra e che si sta allargando a macchia d’olio, perché sono un cittadino del mondo: che sia cresciuto lì è per me un fatto davvero secondario. Trovo, infatti, spaventoso e inaccettabile, a prescindere da quella circostanza personale, che un gruppo di persone, sempre più organizzato e vasto, in costante espansione, si sia posto l’obiettivo di trasformare con tanta efferatezza la società islamica, che per secoli è stata tollerante e gentile, in qualcosa di così intollerante e brutale».

Sissako, con il suo stile lento e piano, fatto di silenzi e di sguardi più che di parole, ci racconta quindi – e universalizza – ciò che è accaduto e sta accadendo in un angolo insanguinato dell’Africa, e ci invita a tenere bene a mente che il male può annidarsi ovunque, anche nei luoghi più tranquilli e “pacifici” della terra: si palesa o arriva all’improvviso, cambiando inesorabilmente il corso delle cose… «Nessuno è al sicuro, insomma, ed è molto meglio prevenire anziché provare a chiudere la stalla quando ormai i buoi sono scappati» (Spopola).

Boko HaramjihadistiUn breve dibattito con i partecipanti ha surriscaldato l’atmosfera. La data della proiezione del Timbuktu, il 18 marzo, è quanto mai significativa. Proprio due giorni fa – ha ricordato il Presidente del Circolo – è stata compiuta un’ennesima orribile strage, all’interno di una moschea alle porte di Maiduguri, capitale dello Stato del Borno: almeno 25 le vittime. La matrice sarebbe quella dei jihadisti di Boko Haram (il nome deriva dalla parola «hausa boko» che letteralmente significa «l’istruzione occidentale è sacrilega» o «vietata»), un’organizzazione terroristica jihadista sunnita, diffusa nel nord della Nigeria e nota anche come «Gruppo della Gente della Sunna» per la propaganda religiosa e il «jihad» (il termine arabo che nella dottrina islamica indica tanto lo sforzo di miglioramento del credente, quanto la guerra condotta «per la causa di Dio» contro gli infedeli, per l’espansione dell’islam). Quel gruppo integralista vuole eliminare i cristiani dal nordest a maggioranza islamica e imporre una pratica religiosa più rigorosa, secondo la legge coranica. È per questo attacca anche le moschee e i fedeli islamici. Il governo nigeriano combatte questo estremismo, ma sembra lontano dal riuscire Mali - famigliaa sconfiggerlo, perché il gruppo è molto radicato nel territorio. La Nigeria è uno dei Paesi più ricchi del mondo, nel senso che è il primo produttore africano di petrolio, ma a causa della corruzione è anche uno dei Paesi più poveri del mondo, con tuttora più del 60% della popolazione che vive sotto la soglia di povertà. È la povertà che favorisce il reclutamento di terroristi, magari non convinti dal punto di vista religioso, trattandosi di Boko Haram, ma convinti dal fatto di ricevere una paga, un salario, un compenso. E poi c’è il fatto che sparisce anche quel denaro che viene stanziato per acquistare armi e formare l’esercito per combattere i jihadisti appartenenti alla galassia del terrorismo internazionale. Di conseguenza i contingenti militari scappano, invece di difendere le comunità e attaccare o perlomeno di arginare Boko Haram, sostenendo, per l’appunto, di non essere in grado di farlo, in quanto meno equipaggiati. Così non passa settimana senza un attentato di proporzioni minori per gravità e vittime. Boko Haram impiega donne e addirittura bambine, approfittando del fatto che con il velo integrale è più facile passare inosservati e soprattutto nascondere esplosivo.

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Tornando al film Timbuktu, il regista ha scelto di non essere il narratore di un tragico fatto di cronaca, ma si è posto un obiettivo molto più ambizioso, quello di darci un quadro più ampio e documentato della situazione, organizzando un racconto che invita alla riflessione. Grazie alla struttura del suo film che precede per contrapposizioni, ci fa vedere l’abissale distanza tra due mondi, fisicamente vicini, ma al tempo stesso anni luce lontani l’uno dall’altro: da una parte un fiabesco paesaggio immerso fra le maestose dune del deserto, che incornicia la vita di una famiglia, quella di Kidane con la moglie Satina e la figlioletta, che conosce l’armonia e la fedeltà nelle relazioni parentali e con la divinità, e dall’altro il villaggio sottoposto alla dura legge della sharīʿa imposta da uomini che in una babele di lingue (tuareg, arabo e francese) atte ad indicarne le differenti provenienze, e senza altra radice comune che non sia quella dell’integralismo, impongono norme vessatorie, con frustate, incarcerazione o addirittura con qualcosa di più terribile, proibendo di cantare, danzare, fumare, giocare al calcio o affacciarsi alla finestra, infierendo soprattutto sulle donne costrette ad indossare velo, guanti e calzettoni.

Timbuktu-cover-cd_origIl tutto viene trasfigurato da Sissako in quel preoccupante grido di allarme, lanciato a un Occidente spesso distratto e incline a pensare che in fondo l’integralismo sia una rivolta contro i secoli di colonialismo subiti, e che nasca di conseguenza dall’interno delle varie realtà nazionali. Il regista riesce a smontare questa concezione ponendoci di fronte a una verità ancora più brutale: si tratta di un’oppressione che ha alle spalle un ben più pericoloso e ambizioso progetto studiato a tavolino, frutto di una follia ideologica assetata di sangue infedele che prende a pretesto una supposta fede per sottomettere intere popolazioni e provare – come è già accaduto in passato – a colonizzare il mondo intero, una forma cancerogena che si sviluppa e dilaga come una metastasi ormai difficile da contenere e contrastare per il ritardo con cui ne abbiamo preso coscienza. Se non ci sarà un cambiamento di rotta, forse «non resta molto altro da fare, se non quello di provare a fuggire a gambe levate correndo a più non posso, come fa la gazzella del film, sperando di non stramazzare esausti senza essere riusciti a trovare un rifugio sicuro per riprendere almeno un po’ di fiato, perché è proprio quello che vogliono»: “sfiancarci”.

IMG_1818Nel corso della Serata, a sorpresa, il Circolo ha voluto, in concomitanza della festa di s. Giuseppe, festeggiare l’avv. Giuseppe Frontera, consigliere e curatore principale della 2ª edizione delle Serate conviviali focalizzate su «Catanzaro ed oltre: mille volti» e tese a rilanciare «quegli “input” che sono necessari alla rinascita della cultura di accoglienza e solidarietà, nel segno dell’Anno IMG_4020della Misericordia». A nome della nostra associazione, la Segretaria gli ha fatto dono del volume di Franco Riga Catanzaro Marina – storia di un borgo antico (Editore Istante, 2014), che racconta con 480 illustrazioni fotografiche un territorio poco rappresentato e di grande potenzialità, e di una pergamena sulla quale i presenti hanno apposto la propria firma. Si è stappato lo spumante e si è brindato tra la gioia dei partecipanti e la commozione del Festeggiato. Non sono mancati dolci e torte salate portate dalla sig.ra Daniela.

Si è quindi ripreso la proiezione del film La vita è bella, ma solo per breve tempo. È stata interrotta, anch’essa a sorpresa, per l’arrivo del gruppo parrocchiale appartenente al «Rinnovamento nello Spirito Santo», con un veloce saluto, quanto gradito, a tutto il Circolo. Sono momenti come questi che ripagano tanti sacrifici che soggiacciono ad ogni evento culturale proposto dal Circolo. Il riconoscimento del lavoro, svolto con passione ed entusiasmo, pur tra mille difficoltà, ostacoli e imprevisti, affinché vengano dibattute e affrontate le problematiche più scottanti, rinfranca gli animi e permette di proseguire nell’arduo cammino che attende chiunque pretenda di «far cultura» nella propria comunità parrocchiale e civile, in modo volontaristico e del tutto gratuito, con l’unica gratificazione di saper di avere contribuito a portare la cultura dello stare insieme e del progettare insieme il presente e il futuro.

L’appuntamento è a venerdì 1 aprile, alle ore 18.45, dopo la pausa per le festività pasquali. Una splendida opportunità di riflettere sulle tradizioni pasquali catanzaresi degne da custodire, coltivare, reinterpretare e far scoprire alle giovani generazioni.

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Gli sbarchi non sono finiti

La nave dolce - portoMolti, troppi, si sono lasciati sfuggire la proiezione del docufilm «La nave dolce» di Daniele Vicari, regista di «Diaz» sui fatti del G8 di Genova, il 3° film della 2ª edizione del CineCircolo promossa dal Circolo Culturale San Francesco e curata dalla dott.ssa Teresa Cona con lo Staff, nel suo andare incontro a ciascuno, l’altro e l’altra, «sui sentieri della misericordia». La presenza nel Salone «S. Elisabetta d’Ungheria» presso la chiesa «Sacro Cuore» di Catanzaro Lido sarebbe potuta essere numerosa e sarebbe davvero valsa la candela proiettarlo. «La nave dolce» non solo rendeva visibile e concreto ciò che altrimenti sarebbe stato soltanto immaginabile: coinvolgeva sia la sfera cognitiva che quella emotiva degli spettatori e lanciava a loro dei messaggi molto impressionanti, dotati di grande valore educativo. Sì, lo si doveva proiettare.

KatynIl film racconta molto di noi e del nostro Bel Paese. È uno di quelle opere che sono “agenti di storia”, cioè costruttori o addirittura protagonisti di avvenimenti significativi, per l’incidenza sull’evoluzione della società. Si consideri, al riguardo, una pellicola come Katyń (2007) di Andrzej Wajda, dedicata alla terribile strage di 22 mila prigionieri polacchi, prevalentemente ufficiali e sottufficiali, uccisi dai comunisti sovietici nel 1940 a sangue freddo, con un colpo alla nuca. In Polonia il film – anche se esteticamente non eccelso – è diventato un “caso” nazionale ed è stato visto da circa 3 milioni di spettatori. Katyń è basato su Post mortem, il libro di Andrzej Mularczyk, e sul diario del maggiore Adam Solski, trovato durante l’esumazione del cadavere nel 1943. Lo stesso regista è figlio di uno degli ufficiali polacchi uccisi a Katyń, Jakub Wajda. La pellicola evidenzia il tentativo di occultamento effettuato dai comunisti sovietici per nascondere la loro responsabilità dell’eccidio. Marc Ferro, storico francese ed esperto della Russia e della storia del cinema, osserva che in passato erano le opere letterarie a incidere sull’opinione pubblica. Si pensi, per esempio, alla battaglia culturale che suscitò oltralpe il dramma Hernani di Victor Hugo nel 1830. Oggi, invece, sono i film, gli spettacoli televisivi e soprattutto Internet gli strumenti di informazione privilegiati, in grado di esercitare, talvolta, un’azione sulle vicende storiche, nel bene o nel male. Così anche il docu-film di Daniele Vicari, il film ‘dal vivo’, incentrato sulla ‘vita colta sul fatto’, riflettendo la società, contribuisce a modificarla in meglio. Ci ricorda che anche nei momenti più oscuri e inattesi si può trovare una voce dentro di noi che ci fa rimanere umani.

La_nave_dolce_Daniele_Vicari_Foto_Luca_Turi_TuriLa proiezione è stata seguita da un breve dibattito sul dramma degli immigrati alla conquista di un “Eden” italiano. Dell’incredibile storia della nave mercantile albanese Vlora (dolce perché trasportava zucchero) che l’8 agosto 1991 con 20 mila profughi in cerca di libertà e di lavoro sbarcò nel porto di Bari e della successiva azione politico-repressiva che portò al rimpatrio forzato dei clandestini, Vicari fornisce un dettagliato e serrato racconto, grazie al materiale girato allora dalla Rai e da Tele Norba, ma anche grazie ai testimoni italiani e albanesi della vicenda: documenta alla perfezione la storia che è particolarmente istruttiva per capire quello che accadde da lì ai prossimi vent’anni come invasione extra-comunitaria nel nostro paese. Le immagini della Vlora, che si muove nel Mediterraneo, sono qualcosa di incredibile e di biblico: rappresentano il primo grande terremoto dei popoli poveri verso quello che sembrava il paese del Bengodi. È davvero difficile dimenticare quella nave attraccata al porto, ancora più conturbante di quella della Costa Crociere capovolta al largo delle coste dell’Isola del Giglio, e quella massa sterminata di maschi affamati, assetatati, stremati dal viaggio. Molti scesero dalla nave ancora prima che l’imbarcazione fosse ferma, in cerca di aiuto e di cure sanitarie, e di quella libertà tanto vagheggiata dopo decenni di miseria e di dittatura comunista. Di questi disperati, solo 1 500 circa riuscirono a sfuggire alla polizia e rimanere in Italia, mentre gli altri furono rispediti a bordo di aerei di Stato in Albania, facendogli credere che sarebbero stati trasferiti a Roma. Il sindaco del capoluogo pugliese, Enrico Dalfino, insieme a molti concittadini, diede prova di grande solidarietà, fornendo il proprio aiuto ai profughi.

Oggi, secondo Patrick Nicholson, responsabile del Servizio comunicazioni della Caritas Internationalis, «l’Europa soffre di una crisi di solidarietà nei confronti dei rifugiati che bussano alle sue porte in fuga dalla guerra». Dopo la decisione dell’Austria di limitare gli accessi ai migranti e l’annuncio, da parte dell’Ungheria, di voler indire un referendum sulle quote obbligatorie, i Paesi della “rotta balcanica” hanno introdotto analoghe misure restrittive, soprattutto alla frontiera greco-macedone, dove possono passare solo profughi dalla Siria e dall’Iraq, muniti di validi documenti di identità. «Si è creato un effetto domino»: persone che vengono trattate come merci o pacchi, rimpallate da un Paese all’altro. In Grecia, già colpita fortemente dalla crisi, sono rimaste bloccate migliaia di persone senza le adeguate condizioni per un soggiorno più lungo, come alloggi, cibo, accesso all’acqua. La Caritas non smette di distribuire confezioni di cibo, kit igienici, medicinali, ma allo stesso tempo chiede che «l’Unione europea dia priorità alla vita ed ai diritti delle persone, anziché al controllo delle frontiere». Infatti, i migranti non sono ‘flusso’ o ‘invasione’, filo spinatoma uomini, donne, bambini e anziani a rischio. La ‘fortezza Europa’ – con muri, controlli e filo spinato – non scoraggerà le persone a rischiare la propria vita per arrivarci. Non è un fenomeno che nasce oggi. Tutti i trend relativi al numero di guerre, di rifugiati e di sfollati interni sono in aumento: il 2014 e il 2015 hanno costituito i picchi di un fenomeno ben noto. Le drammatiche testimonianze che ci giungono non fanno che rafforzare, di fatto, una preoccupazione rispetto all’Europa che ha perso lo smalto nelle sue qualità di accoglienza, di rispetto, di promozione umana. Si è chiusa in se stessa ed è diventata egoista. Per qualsiasi cosa che la tocchi, o le dia un po’ fastidio, si chiude a riccio. Meravigliano anche i Paesi scandinavi che per tradizione sono stati sempre molto accoglienti: la Svezia vuole rimandarne via 80 mila e così la Finlandia; la Danimarca, poi, si prende tutti i beni di questa gente.

E’ un problema l’immigrazione. Un coraggio e una disperazione senza fine: gente che vende, lascia tutto, scappa e si imbarca nelle carrette del mare… Un sussulto di compassione, di dignità e di solidarietà, da parte nostra.

La serata si è conclusa con un aperitivo. Il prossimo appuntamento è per venerdì 4 marzo, con la proiezione del film «Il padre» del regista tedesco di origine turca Fatih Akin, seguito dal cinedibattito sul genocidio degli armeni, il male e la sofferenza, la guerra e la migrazione, il potere di amore di speranza.

(pa)

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È partita anche la 2ª edizione del CineCircolo

Venerdì 29 gennaio il Circolo ha lanciato la 2ª edizione del CineCircolo, un’iniziativa originale e interessante, «sui sentieri della misericordia», focalizzata sulla triade: accoglienza–integrazione–viaggi della speranza, con il cinedibattito a conclusione.

Calabria 1In una cultura, che sempre più si configura come cultura della spettacolarità generalizzata, il CineCircolo, nella sua 1ª edizione, con il ciclo «Calabria mon amour», ha presentato pellicole su temi-storie ambientate sul territorio calabrese, per rendere conoscibile un patrimonio cinematografico legato direttamente ai paesi, alle città e ai luoghi che, ospitando i set, le troupe e i cast, sono diventati famosi, o ai personaggi del cinema, di nascita o di famiglia calabrese, che si sono fatti conoscere in tutto il mondo. Così gli spettatori hanno avuto l’occasione di «comprendere meglio – leggiamo sul pieghevole – la nostra storia, la nostra cultura e le nostre tradizioni, apprezzarne la bontà e comunicare la bellezza, attraverso il coinvolgimento personale, la prossimità e il dialogo, sulle strade digitali del nostro mondo contemporaneo, affollate di umanità, spesso ferita: uomini e donne che cercano una salvezza o una speranza». Durante il cinedibattito, che seguiva ogni proiezione del film, potevano reimparare ad ascoltare, comunicare e fruttificare, nella prossimità e in modo inclusivo, rispettoso e costruttivo, favorendo uno sguardo d’insieme. È stato un «omaggio alla terra di Calabria, spesse volte dimenticata e mai sufficientemente apprezzata per le infinite qualità paesaggistiche, folcloristiche, faunistiche, culinarie, ed ai suoi abitanti».

Volantino - DoichlandaLa proiezione del film-documentario musicale «Doichlanda» di Giuseppe Gagliardi (per la recensione si veda ad esempio il link: http://www.mescalina.it/musica/recensioni/il-parto-delle-nuvole-pesanti-doichlanda-dvd) ha segnato il lancio della 2ª edizione del CineCircolo. Tutti i film sono stati selezionati, con la preziosa consulenza di Eugenio Attanasio, regista e presidente della Cineteca della Calabria, nella prospettiva indicata da Papa Francesco nella Bolla di Indizione dell’Anno giubilare, dal titolo «Misericordiae vultus» (11 aprile 2015), per immergere gli spettatori nella dimensione di misericordia e di compassione, di perdono e di riconciliazione. Di più, con il cinedibattito, previsto anche questa volta alla fine della proiezione, dove ci si mette qualcosa di se stessi e dove non si è più spettatori passivi, ma attivi, viene offerto uno spazio per le tematiche come l’accoglienza, l’integrazione razziale e i viaggi della speranza. «Tutti – si legge sul dépliant – abbiamo bisogno di metterci in discussione, senza avere mai paura dell’inciampo, e di farci raccontare cosa sta succedendo. È importante nell’Anno della Misericordia andare oltre il senso di colpa e continuare a cercare delle vie d’uscita, suggerite dalla fede, dal coraggio e dalla creatività dell’uomo che da sempre ambisce alla felicità. È un momento straordinario per ritrovare i nostri fratelli più fragili e riconoscerli come coloro che hanno bisogno di noi, che ci tendono le mani e che noi siamo nelle condizioni di poter soccorrerli e accoglierli».

Il mondo crea lacerazioni ed è solcato da scie d’intolleranza, divisioni, violenze e guerre. Il cinema invece, questa moderna e fondamentale espressione dell’arte, unisce popoli, culture e religioni. Per questo il CineCircolo lo propone come luogo del dialogo e dell’incontro, a cui attingere intimamente e intensamente. Quando poi esso s’apre alla dimensione religiosa, toccando temi fortemente umani che hanno in sé una carica trascendente, riesce a travalicare le diverse espressioni per giungere al cuore e alla mente dello spettatore.

IMG_1451Il curatore dell’attuale edizione, la dott.ssa Teresa Cona – segretaria del Circolo, in collaborazione con l’avv. Giuseppe Frontera e il M° Luigi Cimino – membri del Consiglio direttivo, accogliendo queste indicazioni, cercherà di invitare ospiti d’eccezione per condividere la loro conoscenza ed esperienza relative alle tre tematiche sopraindicate. «Abbeverandosi alla fonte della fratellanza, e prendendone ispirazione, ci aiuterà a guarire le memorie dolorose, a costruire l’armonia, a far fiorire incontri umani fecondi. Al cuore della comunicazione vi è soprattutto una profonda dimensione umana – comunicazione che non è solo una tecnologia attuale o aggiornata, ma una profonda relazione interpersonale».

DonnaLa prima pellicola «Doichlanda» ha offerto l’opportunità di soffermarsi sull’emigrazione calabrese e sui flussi migratori tra l’Italia ed altri paesi, soprattutto europei. La serata era piuttosto fredda e solo in pochi hanno avuto il coraggio di venire alla proiezione. Ci dispiace di non disporre di una vera e propria sala cinematografica, riscaldata e attrezzata di poltrone. L’attuale è “povera”, come fu povera s. Elisabetta d’Ungheria a cui essa è dedicata, e condivisa con l’Ordine Francescano Secolare (OFS) e con la Gioventù Francescana (Gi.Fra.). Nell’ottobre scorso, grazie al parroco, p. Ilario Scali, si è arricchita di un palco per l’auspicata biblioteca francescana (al riguardo si legga: https://circoloculturalesanfrancesco.org/site/biblioteca-sognata-insieme/) e di tende per le finestre localizzate in alto e al di fuori della manovrabilità, che finora si doveva adombrare con i supporti in cartone, e nel gennaio di quest’anno, grazie al Circolo, di due lampadari e di una plafoniera (ci servono altre tre o quattro da applicare alle pareti laterali). Per ogni evento affittiamo il service audiovisivo (grazie, Ghenadi, Luigi e Gabriele, per la vostra fatica nel portare, montare, gestire, smontare e portare via), il proiettore e lo schermo. Siamo poveri, e non ce ne vergogniamo, anzi, ne siamo francescanamente fieri. Il nostro budget è quasi sempre in rosso, per cui siamo immensamente grati per ogni piccolo gesto di sostegno. Tra i nostri sogni costanti ci sono anche due essenziali strumenti: un computer e una stampante per la Segreteria.

Siamo lieti di invitare tutti, vicini e lontani, a questa edizione. Per parteciparvi non bisogna acquistare il biglietto, perché l’ingresso è libero e gratuito. A conclusione c’è qualche delizia per il palato. Anch’esso vuole la sua parte. A venerdì prossimo.

Piotr Anzulewicz OFMConv

 




”A Marina”

A Marina - VolantinoVenerdì 15 gennaio 2016, nel Salone S. Elisabetta d’Ungheria, presso la chiesa «Sacro Cuore» di Catanzaro Lido, si è tenuta la 10ª Serata conviviale con aperitivo dal tema «”A Marina”: Lido di Catanzaro», l’ultima Serata della 1ª prima edizione del WikiCircolo, cioè della sezione del Circolo Culturale San Francesco che mira a condividere in modo “veloce” i valori alti, umanistici e francescani, grazie alla collaborazione dei suoi associati, sostenitori ed amici. Un’iniziativa dedicata ai mille volti di Catanzaro, ai suoi bisogni e alle sue potenzialità, promossa dal Circolo all’insegna dell’aggregazione, dell’incontro, del dialogo, della riflessione su temi del sociale e dell’attualità, patrocinata dal parroco, p. Ilario Scali, e indirizzata a tutti.

IMG_1571La Serata è stata aperta dall’intervento di Piotr Anzulewicz OFMConv, presidente del Circolo, il quale ha condiviso l’ultima tremenda «news»: l’attacco terroristico di queste ore ad una base dell’Unione Africana nel sudovest della Somalia, al confine con il Kenya. Ci sarebbero almeno 60 militari morti. E’ stato un attacco in grande stile, programmato in tutti i suoi particolari: decine di terroristi somali aderenti al famigerato gruppo islamico al Shabaab hanno preso d’assalto la base che ospita «peacekeeper» ed è gestita dall’esercito keniano. I terroristi vi hanno fatto irruzione con un’autobomba per poi iniziare a sparare all’impazzata proprio per causare il più alto numero di vittime possibile. Il gruppo, alla sua nascita legato ad al Qaeda, dal 2011 ha aderito al califfato di al Baghdadi e, dopo essere stato cacciato da Mogadiscio, opera con una serie di sanguinosi raid programmati e periodici. Allucinante la situazione nella base militare: secondo osservatori, corpi senza vita ovunque, edifici e automezzi in fiamme. I militanti di al-Shabaab hanno realmente espugnato questa base: hanno saccheggiato e portato via armi e munizioni, veicoli militari… E’ una grave sconfitta! Non c’è modo di sconfiggere il terrorismo con le armi: i terroristi hanno grande capacità di mimetizzarsi e finché avranno la possibilità di armarsi – attraverso il sostegno logistico e finanziario di altri Paesi – riusciranno sempre ad organizzare le stragi.

IMG_1577IMG_4318Ha preso poi la parola la dott.ssa Teresa Cona, segretaria del Circolo, illustrando i due nuovi dépliants, appena ritirati dalla Tipografia «Grafiche Simone», con i programmi della 2ª edizione del WikiCircolo, cioè delle Serate conviviali con aperitivo dedicate a «Catanzaro ed oltre» nel segno dell’Anno straordinario della Misericordia, e della 2ª edizione del CineCircolo, cioè delle Proiezioni dei film con il cinedibattito focalizzate «sui sentieri della misericordia». Gli appuntamenti da non perdere, all’insegna della misericordia, «cuore pulsante del Vangelo»!

Si è entrati, quindi, nel vivo della Serata. L’avv. Giuseppe Frontera, appassionato conoscitore e innamorato cultore delle cose antiche di Catanzaro e delle zone limitrofe, nella sua relazione ha brillantemente illustrato, con dovizie di particolari, la storia di questo centro cittadino situato sulla splendida costa ionica. Sorprendendo gli stessi “marinoti”, presenti alla Serata, ha spiegato come le origini di questo quartiere marinaro siano molte più antiche di quanto si possa credere: mai avrebbero immaginato che esso fosse sorto nel periodo pre-greco, sulle rovine della mitica Crotala, in quanto attraversata dal Crotolo, l’attuale torrente Corace (un tempo navigabile!) – cittadina che tutti gli storici antichi (Polibio, Plinio, Cassiodoro ed Ecateo) hanno ricordato nei loro discorsi. In seguito, con la colonizzazione greca, fu inglobata nell’area dell’antica Scolacium.

IMG_1586ll tema della Serata, vasto come «mare magnum», ha suscitato interesse, attenzione e curiosità dell’uditorio. Più persone hanno condiviso le proprie conoscenze ed esposto le proprie vedute. Il sig. Francesco Longo, assessore regionale ai Lavori Pubblici, ha esposto brevemente il programma dei lavori strutturali che la Giunta comunale si prefigge di attuare nell’immediatezza per rendere più vivibile il quartiere marinaro.

La Serata si è conclusa con il consueto «aperitivo»: la pizza, offerta dal Circolo, e la crostata al limone, preparata dalla sig.ra Daniela Lotito, socia.

Si chiude una stagione e se ne apre un’altra…

Venerdì 22 gennaio, alle ore 18.45, riparte la 2ª edizione del WikiCircolo dedicata a «Catanzaro ed oltre», con la conversazione sul tema «Catanzaro: città per servire e far servire i poveri?» (Relatrice: Maria Concetta Infuso, responsabile del gruppo Emmaus di Catanzaro), e venerdì 29 gennaio, alla stessa ora e nello stesso Salone, la 2ª edizione del CineCircolo «sui sentieri della misericordia» con la proiezione del film-documentario «Doichlanda» e il cinedibattito sull’emigrazione italiana.

Gli appuntamenti irrinunciabili: l’imperativo è esserci!

(pa/tc)

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