Beniamino Donnici: il «volto vivente della misericordia»

beniamino-donnici-volantinoE’ stata una Serata splendida, sentita, partecipata, quella di venerdì 2 dicembre, la 71ª di seguito, senza interruzioni, a partire  dal 10 gennaio 2014, la 6ª e l’ultima conviviale con ‘aperitivo’ della 3ª edizione del WikiCircolo dal motto: «I volti della misericordia».

img_1713A darle il tocco finale è stato il dott. Beniamino Donnici, il «volto vivente della misericordia», padre di due figli, psichiatra e psicoterapeuta, già colonnello medico dell’Esercito, che per brevi e intense stagioni ha svolto attività politica: è stato assessore al Turismo e Beni culturali della Regione Calabria e parlamentare europeo. La Serata ha raggiunto l’acme d’interesse quando egli ha voluto condividere la commovente ragione della sua conversione dovuta alla morte della sua amata madre. «Disarcionato lungo una delle tante vie di Damasco», toccato dalla misericordia di Dio e divenuto fervente cristiano, innamorato di Maria, Madre del Signore, ha abbandonato ogni idea di vittorie terrene. Allo scoccare dei sessant’anni ha ricevuto, presso il monastero «Mater Ecclesiae» nell’Isola di San Giulio, sul lago d’Orta, in Provincia di Novara, un “battessimo”, quello della preghiera contemplativa, descritto nella straordinaria cronaca-diario in dialogo con Madre Cànopi, monaca benedettina, erudita della letteratura dei Padri della Chiesa e autrice di libri sulla spiritualità monastica: 7 giorni (Paoline Editoriale Libri, Milano 2016).

libro-donniciCosì nella mente dei presenti alla Serata, arrivati numerosi da ogni dove, si produceva l’effetto magico: sentirsi quasi dire, senza alcuna discesa negli inferi del populismo, tra i suoi non elettori, ma fratelli per la fede, come chi ha già vinto molto più di una poltrona, quello che pensano i cristiani riflessivi: il nostro battesimo ha ancora bisogno di un completamento, di un supplemento, di un secondo battesimo, «nello Spirito Santo e nel fuoco» (Mt 3,11), nell’intimo del nostro cuore. E’ urgente “slegarlo”, appropriarsene ed esprimerlo personalmente, perché esso possa “ravvivarsi” e sprigionare la sua forza divina che viene dalla vittoria di Cristo. Finché non pensiamo affatto a lui, non crediamo in lui, non ci curiamo di lui, non lo amiamo da morire, è come se egli per noi non fosse ancora morto e risorto. Se però ci scuotiamo e apriamo gli occhi sbigottiti, ci rendiamo conto di ciò che è avvenuto nel nostro battesimo: Cristo muore e risorge per noi, noi siamo salvati e tutto diventa vero. E se non siamo di pietra, ci mettiamo a piangere di gioia e di gratitudine.

Gratitudine anche a lui, Beniamino, che ha tenuto accuratamente lontana da sé la politica, anche se ha parlato come un presidente della Camera in carica, raccontando la sua singolare esperienza e le storie di vita vera. Speriamo di averlo ancora tra noi, alla nuova edizione del WikiCircolo, la 4ª, ispirata all’enciclica Laudato sì’ di Papa Francesco e al Cantico delle creature di frate Francesco.

E gratitudine a coloro che alla conclusione della Serata hanno permesso di degustare pizze, canapè, torte e dolci tipici calabresi e tanto altro. Gratitudine infine allo Staff del Circolo che ha lavorato sinergicamente e con passione per raggiungere il risultato sperato: davvero una magnifica Serata, trascorsa in armonia e serenità, e un gran finale.

(pa/tc)

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Paolo d’Ambrosio da Cropani al Circolo

paolo-dambrosio-volantinoStraordinaria la 5ª Serata conviviale con aperitivo – la 69ª di seguito, tra quelle conviviali e quelle cinematografiche – ideata nell’ambito della 3ª edizione del WikiCircolo dal titolo: «I volti della misericordia», che si è tenuta il 18 novembre, nel Salone «S. Elisabetta d’Ungheria», al lato destro della chiesa «Sacro Cuore» di Catanzaro Lido.

La Serata girò attorno ad un singolare “volto della misericordia” − beato Paolo D’Ambrosio da Cropani († 1489), sacerdote del Terz’Ordine Regolare di S. Francesco d’Assisi, guida spirituale degli ultimi, amico dei poveri, operatore e portatore di pace. A presentarlo, in chiave di misericordia, è stato P. Pasquale Pitari OFMCap di Catanzaro, promotore della sua causa di canonizzazione. Grande impatto visivo e fonico: i brani musicali eseguiti sulla tastiera da Pino Aversa; la «Positio», cioè il volume comprendente la biografia documentata sul Beato e le testimonianze, scritta da P. Pasquale e donata al Circolo; il filmato dal titolo «Cropani dona culto a Dio nel suo beato Paolo», approntato anch’esso da P. Pasquale e molto cliccato su YouTube; le varie foto proiettate sullo schermo e infine il video con l’inno «Oh happy Day» dedicato a Elisabetta Guerrisi, socia e sostenitrice del Circolo, che il 17 novembre ha festeggiato la sua illustre Protettrice, s. Elisabetta d’Ungheria.

Non è mancata la voce dell’avv. Giuseppe Frontera, curatore delle Serate, inviata ai presenti tramite WhatsApp, riprodotta nel Salone da Ghenadi e accolta da tutti con l’applauso e l’augurio di pronta guarigione. E’ stata la dotts.ssa Teresa Cona, segretaria, a supplire la sua assenza. Un saluto particolare fu rivolto al trio: Marisa, Margherita e Patrizia Rizzello, che in settimana rientrano a Roma, loro sede  invernale. Tra le testimonianze fu toccante quella del M° Luigi Cimino, consigliere e membro del «Team» di WikiCircolo.

Tra i presenti, un significativo numero dei cittadini di Cropani, “capeggiati” dalla presidente della «Pia Unione Beato Paolo D’Ambrosio» Anna Maria Flecca, “protetti” dall’avv. Giuseppe Mazza e “sorvegliati” dal maresciallo in pensione Mario Oliveto. A concludere la splendida Serata, in amicizia e gioia, l’«aperitivo» offerto dal Circolo. A mezzanotte, sulla chat di Facebook del Circolo (https://www.facebook.com/circoloculturalesanfrancescocatanzaro/?fref=ts), un consolante e promettente post da Pisa: «Bellissima Serata! Prima o poi, mi vedrete al vostro Circolo, per partecipare ad una vostra Serata: lo prometto. ES».

Piotr Anzulewicz

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Un «Faro» nelle «nebbie» dell’esistenza: Lombardi

0001-13Il Circolo lascia di stucco e riempie di stupore. Il 4 novembre esso ha offerto una Serata stupenda, meravigliosa e geniale: oltre alla relazione dell’avv. Francesco Sacchi, membro del Consiglio dell’Ordine, a sorpresa vi è stato l’intervento di P. Pasquale Pitari, cappellano presso l’Ospedale «Pugliese-Ciaccio» e promotore delle cause di beatificazione di sei servi di Dio. Due importanti Relatori per un «Faro» che ancora ci guida fra le “nebbie” dell’esistenza: Antonio Lombardi († 1950), filosofo, «avvocato dei poveri», modello di fede vissuta e testimoniata nella «carità della sapienza». È stato un profeta che ha cercato la verità in Dio e lo ha servito impegnandosi nella cultura e a favore dei poveri. La porta della sua casa è stata sempre aperta nell’accogliere i più poveri e meno abbienti della città: un pasto caldo, una parola di conforto, un’attenzione per chi era rinnegato e scartato dalla società. Testimonianze raccontano del filosofo, «novello Poverello d’Assisi», che spesso tornava a casa senza scarpe perché donate a qualche mendicante incontrato lungo Corso Mazzini di Catanzaro. Nel 1944 lanciò su «L’Idea Cristiana» un grande “Appello alla carità” nel quale affermò che «chiunque deve porgere l’aiuto fraterno a chi è più povero di lui».

Tanti complimenti al WikiCircolo e al suo Staff, vivi ringraziamenti ai Relatori di spicco e cordiali felicitazioni ai convenuti che non si sono lasciati sfuggire una così altamente significativa, educativa, fraterna e piacevole Serata, la 67ª di seguito.

Grazie a quanti accolgono l’invito e di Serata in Serata, di venerdì in venerdì condividono un cammino, una speranza, un “sogno”, quello di trasmettere in pace e armonia ciò che di più bello c’è al mondo: la benevolenza, la gratuità, la prossimità, l’accoglienza, l’amicizia, la cultura…

Ecco la bellezza della 67ª Serata in alcuni scatti (Rita, Teresa, Elisabetta, Ghenadi, Piotr)

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Natuzza non si smentisce

3a-serata-conviviale-iii-natuzza-volantinoNatuzza Evolo († 2009), la mistica di Paravati, non si smentisce! E’ irresistibile il suo richiamo… Come calamita continua ad attirare a sé ogni assetato di spiritualità. La 3ª Serata conviviale con aperitivo (21.10.2016), sulla misericordia nella sua vita ed opera, ideata nell’ambito della 3ª edizione del WikiCircolo dal titolo: «I volti della misericordia» e collocata nel solco dell’Anno straordinario della Misericordia – la 65ª Serata di seguito, tra quelle conviviali e quelle cinematografiche –, è stata un exploit di presenze! Il pubblico attento e sempre più coinvolto pendeva dalle labbra di padre Michele Cordiano, confessore e guida spirituale di Natuzza, ospite d’onore dell’evento. Serata indimenticabile per i contenuti ed il “calore” con cui gli intervenuti hanno accolto il messaggio della Mistica capace di sciogliere i cuori più induriti ed operare guarigioni spirituali.

Un grazie di cuore allo Staff del WikiCircolo: l’avv. Peppino Frontera – curatore principale delle Serate, la dott.ssa Teresa Cona – Segretaria del Circolo, il M° Luigi Cimino – membro del Consiglio direttivo, e a Ghenadi Cimino – responsabile dell’Audio Service, e a tutti coloro che hanno reso bella ed affettuosa la Soirée. (tc)

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Una serata con tanto cuore: Nuccia Tolomeo

Incantevole serata conviviale con aperitivo, quella di venerdì 23 settembre scorso nella cornice del Salone «S. Elisabetta d’Ungheria» presso la chiesa «Sacro Cuore» a Catanzaro Lido, la prima della terza edizione del WikiCircolo dal titolo: «I volti della misericordia», collocata nel solco dell’Anno straordinario della Misericordia ed aperta a tutti, soci, sostenitori, amici. Una serata che wikicircolo-23-09-2016-volantinotrasudava di commozione, ammirazione e venerazione verso la serva di Dio Nuccia Tolomeo († 1997), una delle sei stupende figure calabresi, scelte dallo Staff del Circolo per far risplendere le loro opere di carità e contagiare di misericordia tutti noi, consapevoli che «contagiare di misericordia significa affermare – con Papa Francesco – che è la misericordia il nuovo nome della pace. La misericordia farà fiorire la vita: quella dei migranti respinti sui barconi o ai confini dell’Europa, la vita dei bimbi costretti a fare i soldati, la vita delle persone anziane escluse dal focolare domestico e abbandonate negli ospizi, la vita di chi viene sfruttato da padroni senza scrupoli, la vita di chi non vede riconosciuto il suo diritto a nascere. Contagiare di misericordia significa anche osare un cambiamento interiore, che si manifesta controcorrente attraverso opere di misericordia, quelle opere di chi esce da se stesso, annuncia l’esistenza ricca in umanità, abita fiducioso i legami sociali, educa alla vita buona del Vangelo e trasfigura il mondo con il sogno di Dio» (Messaggio del Consiglio Episcopale Permanente della CEI per la 38ª Giornata Nazionale per la Vita, 7 febbraio 2016).

Davvero simpatico l’inizio della serata e festoso lo scambio di saluti e di auguri di buon debutto dell’attività associativa tra lo Staff ed il pubblico accorso dopo la pausa estiva. La dott.ssa Teresa Cona, segretaria del Circolo, in poche parole ha descritto la terza edizione del WikiCircolo, ha esortato a partecipare assiduamente agli incontri del venerdì, ha distribuito dépliant informativi e ha presentato una «new entry»: il compositore di musica Pino Aversa che, in questa edizione, sarà protagonista di un breve momento musicale all’inizio e alla fine di ogni evento. L’onore dell’apertura è toccato dunque al brano musicale dal titolo: «Chiedi solo a Gesù», eseguito con maestria sulla tastiera…

Si è passati subito all’argomento della serata: «Nuccia Tolomeo: per oltre 60 anni su un letto di sofferenza − una sfida che sconvolge, interpella e invita a ripensare il senso della sofferenza in
dolore-3chiave di dono d’amore». Piotr Anzulewicz OFMConv ha offerto quindi ai convenuti questa chiave di lettura della sofferenza che è tanto diversa da quella dell’uomo di oggi: «Mentre l’uomo di ieri − ha constatato − si accostava alla sofferenza non con il proposito di eliminarla, ma con quello di renderla accettabile, l’uomo di oggi, nel suo delirio di onnipotenza, invece, si accosta ad essa con l’intento di trovare un infallibile rimedio per sconfiggerla definitivamente. Il suo sforzo non è più quello di cercare per essa un senso, ma di trovare una soluzione tecnica che la elimini del tutto. Da qui la sua insostenibile paura quando egli si accorge che la sofferenza fa parte integrante della sua esistenza e non può essere controllata né tanto meno cancellata. Privato dei tradizionali significati e non più abile a cercarne di nuovi, l’uomo di oggi si sente più solo di fronte ad essa e ancora più impotente e disarmato di prima. E’ per questo che oggi, più che ieri, la sofferenza viene rimossa di continuo, nascosta, messa tra parentesi, a meno che non venga trasformata in un accattivante spettacolo da vendere e consumare in televisione o su Internet».

auschwitz-e-papa-francescoL’Anzulewicz si è posto allora due domande: «E’ possibile che l’uomo contemporaneo possa rivolgersi alla prospettiva religiosa per dare senso alla sua sofferenza?» e: «Come continuare a credere in un Dio, che ama l’uomo, davanti alla sofferenza innocente di migliaia di esseri umani che oggi muoiono di fame o per malattie, o per le guerre, o per disastri ambientali?». In tutti questi casi, dov’è Dio?

Da sempre gli uomini si pongono queste domande, alle quali le diverse fedi e filosofie, nel corso dei secoli, hanno dato molteplici risposte. C’è ne sono tante pure oggi, ardue e tortuose, che non offrono facili consolazioni, perché partono dalle contraddizioni laceranti della vita, ma anche dalla sua «incandescente bellezza». Al riguardo, l’Anzulewicz ha messo a disposizione dei presenti quattro libri: V. Mancuso, Il dolore innocente. L’handicap, la natura e Dio, Milano 2002; S. Natoli, L’esperienza del dolore. Le forme del patire nella cultura occidentale, Milano 20063; AA. VV., Dio è amore, ma può soffrire? «Deus caritas est», ovvero il «patos» di carità, Torino 2008; P. A. Cavalieri−D. Buscemi−S. A. Cammarata, Il senso della vita. Dalla sofferenza all’adattamento creativo, Roma 2011. Basterebbe leggerli per trarne una luce durevole.

via-cruciscristo-con-corona-di-spinedeposizioneLa sofferenza, se accolta, come ha fatto Gesù, è una realtà che genera amore, diventa apertura all’altro, si manifesta come un luogo pedagogico, un misterioso laboratorio di apprendimento e di creatività e uno spazio nel quale impariamo, benché con estrema fatica e smarrimento, ad amare e vivere insieme. Infatti, il patire ci dischiude puntualmente all’altro e ci lega in modo speciale all’altro. Se la sofferenza è nostra, essa ci spinge con decisione a chiedere aiuto, a vedere nell’altro un benefattore, un potenziale sostegno, una provvidenziale presenza ricca di nuovi significati affettivi. Se la sofferenza è dell’altro, essa ci interpella, non ci lascia in pace, ci chiede come possiamo fornirgli cura, ci fa sentire responsabili della sua situazione. Del resto, ogni negatività, se accolta, può tramutarsi in un’esperienza attraverso la quale uscire dal nostro guscio, liberarci dalle nostre aspettative ed essere amore/dono senza riserve, verso le nostre ferite, verso chi partecipa al nostro dolore, verso chi ci chiede di condividere il suo. E’ come imparare ad essere dono di fronte a tutto ciò che non è dono/amore. E’ come se un misterioso Dio Amore ci parlasse proprio attraverso la sofferenza e facesse della nostra vita un crogiuolo, altrettanto misterioso, per farci diventare amore/dono come lui in Cristo. E’ come se la vita fosse un gioco d’amore, a volte incomprensibile e assurdo, a volte tenerissimo e dolce, nel quale Dio, in infiniti modi, appare e scompare, ci dà e ci toglie, ci colma e ci svuota, attuando una strana pedagogia che ci svincola da ogni zavorra, da ogni peso inutile, da ogni attaccamento, da ogni vanità, e ci fa liberi. E mentre dolorestiamo a questo gioco, mentre ogni giorno impariamo ad amare un po’ di più, ci accorgiamo che l’amore è l’unica cosa che vale e che l’amore vince tutto, anche il dolore e la morte, quella che pone fine alla vita e quella, più impalpabile, che ogni giorno attanaglia il cuore, gli impedisce di battere e lo trasforma in pietra… E’ soltanto per amore che il Cristo Gesù si è fatto uomo e si è lasciato dilaniare dalle nostre miserie. Egli non ci salva dalla morte, ma nella morte. Non ci toglie la sofferenza, ma la condivide. Non ci fornisce risposte sul perché del dolore, ma ci mostra come ogni sofferenza può essere trasformata in una straordinaria esperienza d’amore, in una preziosa opportunità di essere dono d’amore, in una proficua occasione di crescere nella capacità di amare.

Su questo sfondo si è dipanata la virtù narrativa dell’avv. Giuseppe Frontera, curatore principale delle Serate conviviali. Con dovizia di particolari ha delineato il profilo di Nuccia, elogiando la sua vita intrisa di sofferenza. Essa però non ha avuto la capacità di fiaccare il suo indomito spirito, anzi, l’ha resa capace di trasformarla in dono, gioia e gratitudine. Quella sofferenza, che avrebbe schiacciato chiunque, e quell’immobilità impotente che avrebbe fatto urlare contro il Cielo, ha suscitato in lei la potenza della fede in Cristo Gesù. E con questa fede ha saputo ringraziare Dio Padre per averle permesso di essere unita a Gesù sul Golgota. Ai suoi amici ha lasciato delle “raccomandazioni”, ma più di tutto una testimonianza di fede incrollabile e un’adesione mirabile alle sofferenze di Cristo crocefisso, che ha reso possibile che lei accettasse il mistero del dolore e lo utilizzasse in suo favore ed in quello di chi si fosse avvicinato a lei anche solo per un fugace saluto. La sua casa era costantemente aperta all’accoglienza. A tutti regalava un sorriso, un conforto, un consiglio ed una preghiera. Affetta da paralisi nuccia-2deformante progressiva sin dalla più tenera età, patologia invalidante che le impediva ogni movimento, nella sua umile casa per oltre 60 anni dispensava amore e gioia nel presentare Dio e la sua parola di vita, grata per averla privilegiata e scelta come sua creatura atta a diffondere il suo amore e il suo sguardo misericordioso. Inchiodata all’immobilità delle sue ossa martoriate e contorte, non aveva occhi che per il creato da cui traspariva la bellezza, la potenza, l’amore di Dio Padre per l’uomo. Sincero sgorgava dal suo cuore il ringraziamento a lui per il dono dell’immobilità, «una vera scuola di abbandono, di umiltà, di pazienza e di gratitudine». Dall’ 1 novembre 2010 i suoi resti mortali riposano nella cappella del Crocifisso della chiesa del Monte a Catanzaro.

A completare il suo profilo erano poi due brevi filmati, con la testimonianza di p. Pasquale Pitari, postulatore della sua causa di beatificazione, e di don Sergio Iacopetta, che le diede l’ultima assistenza religiosa, accolti dai presenti con grande emozione.

apollonia-con-paolo-brosioTra il pubblico, nel Salone «S. Elisabetta d’Ungheria», c’era una presenza singolare, quella di suor Apollonia Kasay, nata a Kyondo, nella Repubblica democratica del Congo, il 18 dicembre 1947, ma attiva in Italia fin dagli anni sessanta del secolo scorso, fondatrice dell’associazione nazionale «Cenacolo di Nazareth – Testimoni di Gesù, Maria e Giuseppe» (1992) e della casa di preghiera e di accoglienza spirituale a Cropani Marina (2009). Questa piccola «Formichina», come l’ha denominata Pietro Funaro, presidente della 10ª circoscrizione «Lions Club», ha dato testimonianza della sua miracolosa guarigione da un male, diagnosticato a lei come inguaribile, avvenuta nel 2013. Dopo una degenza all’Ospedale «Pugliese – Ciaccio» di Catanzaro, in preda a lancinanti dolori addominali che l’avevano prostrata e portata alla fine, in attesa di essere trasportata in sala operatoria per un ultimo tentativo di salvarle la vita, ha ricevuto, durante il suo doloroso delirio, la visita di una donna che poi si è fatta riconoscere come Nuccia. Questa donna ha fatto il gesto di toccarle l’addome. In pochi istanti sono cessati i dolori che l’avevano torturata tanto. I medici che stavano per operarla, nel trovarla seduta e sorridente, non potevano che arrendersi e dichiarare miracolosa la guarigione istantanea. Un applauso scrosciante e liberatorio ha fatto vibrare il Salone.

Per attenuare la commozione, un breve stacco musicale… poi vassoi di pizze e di dolci, biscotti e bignè hanno invaso il locale. Ne serberanno un ricordo gradito quanti hanno avuto la fortuna di essere presenti alla serata, davvero con tanto cuore.

pa/tc

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Quale futuro? VVV era la sigla della città…

Catanzaro ed oltre - Quale futuroimagesSerata straordinaria la 60ª di seguito, quella di venerdì 10 giugno, la 10ª con aperitivo della 2ª edizione del WikiCircolo, ideata all’interno del Giubileo della Misericordia e spalancata a tutti! Il tema? «Catanzaro ed oltre: quale futuro? Idee a confronto». In altre parole, qual’è la strada per il futuro della città, capoluogo dell’omonima Provincia? Cosa ci vuole per aprire una nuova stagione? Quale pagina si deve voltare per “volare alto”? Può la città guadagnarsi i “galloni” di capoluogo di Regione? Occorre forse moralizzare la politica perché non sia un mezzo di promozione dell’individuo, ma un impegno consapevole verso una crescita sociale, etica e culturale? Quali sono le forze professionali capaci di incidere al di là del loro nobile orto sulla qualità della vita e dei servizi? Come vincere la maledizione del cemento che ha continuato a sfigurare la città con un esorbitante rilascio di concessioni edilizie? Dove e come programmare infrastrutture e servizi per i bambini, i giovani, gli handicappati, gli anziani? Quale può essere il destino dei grandi quartieri, a cominciare dalla sfigurata e imbruttita Lido, e a quali ruoli “specializzati” possono assolvere?

CATANZARO - PASSEGGIATA ALL'IMBRUNIRE (Caterina Rizzo)Per rispondere a queste e simili domande, si dovrebbe certamente partire dal delineare il profilo o il quadro attuale della città, ma è un’impresa ardua e di per sé sfuggente per la sua natura polivalente. Anticamente Catanzaro era conosciuta come la città delle tre V, riferite a tre caratteristiche distintive: V di Vitaliano, santo patrono; V di vento in quanto costantemente battuta da forti brezze provenienti dal Mar Ionio e dalla Sila; V di velluto in quanto importante centro serico fin dai tempi dei bizantini. VVV era la sigla con cui venivano identificati, sui mercati nazionali ed esteri, i velluti, i damaschi ed i broccati provenienti dalla città. Non lo è più. È nata sfidando la natura, sulle rupi, per difendersi dalle minacce del mare, dalle incursioni e dalla malaria, dotatasi di un sistema viario tra i più complessi e capillari e con opere di ingegneria tra le più avanzate: il ponte Morandi e la rotatoria Gualtieri. Una città di colli fino ai monti presilani per oltre 20 km su tre fiumare e il fiume Alli e Corace (uno proveniente dalla Sila e l’altro dal Reventino a testimonianza di un’origine comune e di un’integrazione naturale che attende l’opera dell’uomo), per non parlare di anfratti e di rifugi, e di ‘piccole patrie’. Una città policentrica, ricca di cultura, di intellettuali, di artisti (che spesso si sono affermati in altre città italiane e straniere), di imprenditori, di dirigenti dello Stato, di magistrati, di ministri e di presidenti di Regione. Eppure negli ultimi anni questa città si è incrociata con una grave crisi che ha colpito l’Italia e il Mezzogiorno e non è stata in grado di elaborare i cambiamenti e Magna Graecia - Studenticogliere le opportunità che si sono presentate. In alcuni casi è promotrice attiva, come l’Università e il Policlinico, e in altri è passiva, come nella realizzazione della sede della Regione in un’area che rappresenta il centro direzionale. La condizione di uno stato d’incompiutezza continua, con costanti rinvii… «Catanzaro – ha scritto Giovanni Puccio sul Correre della Calabria il 6 maggio scorso – è come un ossimoro: un’«amara dolcezza», un «ghiaccio bollente», una «morte immortale». Un centro storico numeratore di potere che accumula Stato, Regione, Provincia e tanti denominatori dati dai corpi intermedi, e dalle rappresentanze istituzionali e di governo.

Riuscirà questa città da sola, senza un forte sostegno nazionale e regionale, nel suo arduo compito di costruire un possibile futuro che si meriterebbe? Riuscirà ad immettersi in un innovativo processo di città-territorio che sa unire il suo «hinterland»: i Comuni, come si è riusciti a fare nell’area cosentina avviando l’unificazione dei Comuni contigui alla città? Riuscirà a sollecitare il comprensorio ad unirsi e pianificare insieme, da est a ovest, da nord a sud, mare e monti, aree residenziali e produttive? Riuscirà a dotarsi di una pianificazione della mobilità, ottimizzare i costi, superare la polverizzazione delle gestioni e delle società partecipate o in «house»? Per riuscirci, c’è bisogno di un valore che sprigioni la coesione civile e di una «leadership» plurale che si combina con quel solco di civismo cittadino che nel corso della storia ha già dato dimostrazione di sapersi assumere un alto grado di responsabilità?

Catanzaro Provincia - logoCatanzaro - stemmaA questi interrogativi, ed a tanti altri, tutti scottanti, ha cercato di rispondere, insieme con i presenti, Francesco Longo, catanzarese, componente della Giunta comunale e assessore con delega alla gestione del territorio. La sua presenza ha reso la Serata interessante e oltremodo vivace. Si è parlato di prezzi ormai insostenibili delle abitazioni, di aree degradate convertite in giardini, di viabilità e di trasporto pubblico tra la periferia e il centro, di investimenti oculati e indirizzati ad incrementare il settore terziario, del porto ormai in dirittura d’arrivo e di tante legittime richieste dei cittadini. L’Assessore ha accennato tuttavia alle difficoltà che la Giunta comunale riscontra nel percorso di modernizzazione della città, nei non sempre facili rapporti tra pubblico e privato, nell’esigua disponibilità economica. Nella Serata si è provato a trovare delle soluzioni che apporterebbero dei benefici alla città, dilatando ad esempio il periodo di permanenza dei “lidi balneari”, finora allestiti soltanto per pochi mesi (giugno-agosto), senza tener conto che la bella stagione continua fino a novembre, oppure curando il turismo culturale con la mappa di itinerari atti a valorizzare le bellezze paesaggistiche e la ricca e splendida storia che ingloba l’opulento periodo della Magna Graecia. Si è parlato anche di come migliorare l’economia cittadina puntando sull’Università degli Studi «Magna Graecia», attraverso l’attivazione dei corsi di laurea in turismo e spettacolo e la creazione delle nuove possibilità di alloggio “calmierato” agli studenti. Comunque, la presenza degli universitari ha già dato i suoi effetti. Numerosi sono sorti i locali in cui i giovani possono incontrarsi, consumare pasti e trascorrere le serate.

logo san francesco MODIFICATOA tirare le fila del dibattito è stato l’avv. Pino Frontera, curatore delle Serate conviviali con aperitivo, in collaborazione con la dott.ssa Teresa Cona – segretaria dell’Associazione, e il M° Luigi Cimino – membro del Consiglio direttivo. Il senso di questa Serata era quello di affermare che la nostra Associazione è una forza positiva per la parrocchia, la città e la regione. È qualcosa di diverso dal solito. Essa è libera dalle lobby del potere e dai partiti. È apartitica, ma appoggia quei politici onesti e giusti che s’impegnano verso una crescita sociale e culturale della città e del territorio. Un tempo i partiti si facevano carico dei problemi della società. Oggi sono a servizio dei «leaders». Un tempo i «leaders» erano sintesi di una comunità. Oggi si appropriano della comunità. Questa distorsione ci porta, quindi, a cercare nuove frontiere di confronto in modo da formare i nuovi quadri dirigenti. È urgente aprire una nuova stagione in questa terra che per troppo tempo si è trascinata molte zavorre: lobby del potere, la criminalità, la vittoria di un singolo e di un gruppo, l’abitudine di ragionare come individui e non come comunità cittadina.

Cittadini si nasce per mobilitare energie, per interessarsi di ciò che ci circonda, per formare all’impegno nelle istituzioni, per sviluppare iniziative civiche, per contribuire col dibattito e con le idee alla ripresa di un confronto costruttivo ancora sopito. Dall’impegno di ciascun cittadino nasce il cambiamento delle strutture sociali, economiche e politiche.

IMG_0519C’è da chiedersi se i cittadini credenti non dovrebbero mettere più energie nella creazione di comunità civile che vivono il più possibile secondo la Carta delle beatitudini. Incarnando valori diversi da quelli del solito benessere materiale, del successo, del prestigio, dell’acquisizione di ricchezze o della lotta politica, potrebbero diventare il lievito nella pasta della città e del suo «hinterland»: con poche risorse finanziarie e con pochi aggeggi elettronici, senza spreco e senza artificiali eccitanti, ma con maggiori capacità di relazioni semplici e piene d’amore, si può avere il cuore in festa e operare insieme perché il nostro quartiere, il nostro villaggio o la nostra città siano un luogo di maggior giustizia, pace e fraternità, creatività e crescita umana. Non cambierebbero subito le strutture politiche, ma i cuori e gli spiriti delle persone, facendo loro intravvedere una dimensione nuova dell’essere umano, quella dell’interiorizzazione, dell’amore, della meraviglia e della condivisione, quella in cui il debole e il povero, lunghi da essere scartati, sono al cuore della città. Se questo spirito comunitario si propaga realmente, cambiano anche le strutture. Esse sono lo specchio dei cuori, salvo, naturalmente, nel caso delle dittature e tirannie.

E’ stata una Serata di grande suggestione: tanta voglia di partecipazione e di cultura, e tante idee a confronto! A conclusione tutti hanno potuto gustare la pizza e i rustici. Un grazie speciale allo Staff tecnico (Ghenadi Cimino – audio service, e a Gabriele Milasi – aiuto audio service) e a tutti i sostenitori del Circolo.

Piotr Anzulewicz OFMConv

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IMG_0541IMG_0553IMG_0580IMG_0549Quale futuro (anni)




Tantissime le eccellenze calabresi, e Colacino…

9ª Serata (II) - ColacinoÈ stata allegra la 9ª Serata conviviale con aperitivo, dal titolo: «Catanzaro ed oltre: personaggi che lasciarono un segno», ideata nell’ambito della 2ª edizione del WikiCircolo, collocata all’interno del Giubileo della Misericordia e aperta a tutti, la 58ª di seguito, a partire  dal 10 gennaio 2014, senza contare gli altri eventi ed iniziative. L’ha resa effervescente la partecipazione straordinaria di Enzo Colacino, attore teatrale e regista, comico e cabarettista catanzarese, invitato «ad hoc». L’evento si è svolto venerdì 27 maggio, nel Salone «S. Elisabetta di Ungheria» al lato destro della chiesa «Sacro Cuore» di Catanzaro Lido.

PitagoraCassiodoroTommaso CampanellaLa dott.ssa Teresa Cona, segretaria del Circolo, dopo aver rivolto il saluto di benvenuto ai numerosi partecipanti, sopraggiunti per la Serata, ha accennato ad alcune eccellenze calabresi che hanno lasciato un segno indelebile o una traccia decisiva nel tessuto sociale, culturale e religioso della Calabria: Pitagora († 495 a.C.), Flavio Magno Aurelio Cassiodoro Senatore († 580), Francesco di Paola († 1507), Bernardino Telesio († 1588), Tommaso Campanella († 1639), Mattia Preti († 1699). È stato doveroso segnalare anche il portale «CalabriaOnLine» con la sezione dedicata proprio a personaggi che si sono distinti nel tempo in tutto il mondo per la cultura, il loro operato e la loro tenacia (http://www.calabriaonline.com/ col/arte_cultura/personaggi/). Una pleiade di letterati, scrittori, artisti, musicisti, uomini dello spettacolo, politici, religiosi, scienziati, imprenditori, sportivi… che hanno dato o stanno dando lustro alla Calabria e ai calabresi.

Enzo ColacinoA quella pleiade, la Segretaria ha annoverato, in un batter d’occhio, il nostro Colacino. È colui che dal 1984 porta sulle scene di Calabria commedie in dialetto calabrese. Al suo attivo ha più di 600 repliche tra commedie e spettacoli di cabaret. Nel 1998 ha fondato l’associazione culturale «Quelli che il teatro» e con la omonima compagnia ha rappresentato commedie da lui scritte e dirette. I suoi lavori sono: «Ccu i sordi s’acconza tuttu», «Fama amura e malatia», «Clinica privata», «Amaru cu mora». E’ autore di due libri in dialetto catanzarese: «E cchi ni manca?» e «Parrandu parrandu», che, in chiave satirica ed umoristica, danno una particolare lettura del modo di vivere dei calabresi. Collabora periodicamente con giornali cittadini, scrivendo rubriche di satira in dialetto catanzarese. I suoi lavori sono stati rappresentati dagli studenti delle scuole della nostra città. Ha insegnato recitazione presso vari Istituti scolastici con rappresentazioni finali presso il Teatro «Masciari». Nel 2000 è stato ospite della comunità calabrese di Toronto, riscuotendo un notevole successo di simpatia e di pubblico. Ha collaborato con una rubrica dal titolo «Secundu mia» al mensile «Il Catanzaro» quando la squadra ha militato nell’ultimo campionato di serie B.

La Segretaria quindi gli dipinse, con poche pennellate, il profilo del Circolo. È bene tenerne conto e ricordarlo anche in questo momento.

logo-chi-siamoÈ un’associazione nata il 15 febbraio 2012, come «dono dei francescani alla comunità parrocchiale e civile», in occasione della chiusura del giubileo d’oro della Parrocchia «Sacro Cuore» di Catanzaro Lido (4.10.2011). Nel suo percorso, arduo e difficile, ma nello stesso tempo audace e appassionato, il Circolo ha subito uno stato di ‘coma indotto’ (…). Tuttavia, con il recupero dello Statuto originale dallo Studio notarile, è “riemerso” il 27 ottobre 2013, a 27 anni dallo storico «meeting» di Assisi convocato da Papa Giovanni Paolo II, e ha avviato la sua attività il 10 gennaio 2014 con le Conversazioni sacro-profane. Non è una Onlus, per cui sopravvive con le quote associative e piccole donazioni spontanee degli amici. Non è un gruppo parrocchiale, ma l’opera parrocchiale, e come tale ha la benedizione di mons. Vincenzo Bertolone, attraverso una pergamena. «L’esistenza del Circolo Culturale – scrive l’Arcivescovo – è un’occasione da non perdere, e chi ha care le sorti della Parrocchia e della collettività civile non potrà lasciar cadere nel vuoto l’essenziale opportunità di impegno – pastorale e culturale – che questa iniziativa potrà dare». Ci auguriamo davvero che quest’opera sia sostenuta con entusiasmo da molti parrocchiani e da coloro che credono che la cultura, anche in piena recessione, sia un importante ‘media’ nella promozione della società e appannaggio di tutti. Il Circolo, nel suo «curriculum», ha curato diversi eventi rivolti a tutti, tra cui «Conversazioni sanfrancescane e sacro-profane», Laboratorio di musica (Luigi Cimino), concerti (Elvira Mirabelli e Luigi Cimino), vernissage (Salvatore Miglietta e Cesare Taverna). Si è arricchito di due nuove sezioni: il CineCircolo, cioè le Serate cinematografiche con le proiezioni dei film e con il dibattito, focalizzate «sui sentieri della misericordia», e il WikiCircolo, cioè le Serate conviviali con aperitivo dedicate a «Catanzaro ed oltre», nel segno dell’Anno straordinario della Misericordia. Sono iniziative all’insegna dell’aggregazione, dell’incontro, del dialogo, della riflessione su temi del sociale. In cantiere vi sono altri programmi che attendono di poter essere realizzati in tempi migliori, come ad esempio la Libreria itinerante e il Laboratorio di fotografia in collaborazione con il «Museo-Laboratorio Comunicazione Massimiliano Kolbe» a San Pietro in Amantea, Laboratorio di giornalismo e di pittura (i Corsi sono provvisti di programmi e preventivi). In più, il Circolo gestisce il proprio Sito Internethttps://circoloculturalesanfrancesco.org/site, e la pagina di Facebook: www.facebook.com/circoloculturale sanfrancescocatanzaro.

La Serata si è aperta con un brano musicale eseguito al sassofono tenore dal M° Luigi Cimino: «La vita è bella» di Nicola Piovani, pianista, compositore e direttore d’orchestra. Piotr Anzulewicz OFMConv ha risaltato quindi la gioia dei presenti per la presenza di Enzo Colacino. «La sua partecipazione – ha detto – è il più bel dono al Circolo Culturale San Francesco che ha nel Bambina allo specchio 1suo ideale la cultura e la cura dell’altro, l’ideale difficile e impegnativo. Il Circolo è una Cenerentola, una creatura piccola e misera, ma bella, speciale, unica sul territorio. Si distingue da tutti gli altri Circoli, nella sua denominazione e nel suo taglio specifico. I suoi soci e sostenitori, numericamente non molti, non si ‘arrendono’, per amore, con la speranza di trovare cuori aperti alla collaborazione. Con passione investono sul suo avvenire e sollecitano ad amarlo e prediligerlo perché possa essere veicolo di tematiche di attualità e di interesse esistenziale e sociale al servizio della collettività parrocchiale e cittadina, e non tanto delle finalità statutarie. Sono convinti che la cultura è sussidio indispensabile per essere pronti alle grandi sfide e attese del territorio. Così la loro Cenerentola si situa nell’epicentro di riflessione e si propone di promuovere anche un progetto marcatamente francescano, fraterno e pacifico, che illumini la nostra identità greco-romana, giudeo-cristiana, euro-atlantica». Frate Francesco d’Assisi è l’unico sponsor di questa Cenerentola che, come lui, il “Poverello”, «non ha niente di proprio – ha continuato Anzulewicz –. Il Salone, in cui si tengono le Serate e si promuovono vari eventi, lo condivide con l’Ordine Francescano Secolare e con la Gioventù Francescana. Per ogni evento, quello settimanale ed occasionale, presta il proiettore e lo schermo e affitta il service audiovisivo.

Tornando al tema della Serata, è truismo dire che ci piacciono le persone che entrano nella nostra vita in punta di piedi, la attraversano in silenzio, con i gesti e le emozioni, e lasciano un segno indelebile. Vi è un’enorme differenza tra lasciare il segno e lasciare cicatrici. Le cicatrici simboleggiano il dolore, la sofferenza, le ferite. I segni invece sono le tracce che ci fanno ricordare dei momenti d’amore, d’insegnamento, di crescita. «Mi piacciono le persone – confida Stephen Littleword, scrittore, pubblicitario, copywriter – che lasciano il segno, lì in quel piccolo posto chiamato cuore… sono quelle che mai se ne andranno perché quel posto se lo sono conquistato con le piccole attenzioni di ogni giorno».

Enzo Colacino al telefonoIl microfono è passato poi al nostro graditissimo Ospite, Enzo Colacino. Ci ha interpretato in vernacolo una divertentissima poesia: «A scola è na virgogna», il capolavoro “sociale”, scritto nel 1979 da Achille Curcio, poeta del vernacolo, dell’ironia e dei sentimenti, legato visceralmente a Montauro e catanzarese da una vita. Nelle nostre orecchie suonano ancora questi versi indicativi: «Dunca, nu jornu quasi pe gulia trasivi nte na scola e a nu scolaru addimandai: Chi prese Porta Pia?, e aspettavi a risposta do cotraru. Si misa ‘u ciangia e tuttu ‘u si dispera e, guardandu ‘a maestra menzamorta, sugghiuttijandu dissa ‘e sta manera: Vi giuru, eu on pigghiavi nuddha porta».

I versi hanno innescato un simpatico e gioioso scambio di battute con il pubblico. Ci siamo resi conto che è entrato in scena un personaggio che subito ha attratto la nostra attenzione. Ogni attimo si è fatto importante come se per tutta la giornata non avessimo aspettato altro che quell’istante. Si è creato, dunque, con lui un rapporto di fraternità e di conoscenza, al di là delle differenze “di territorio”. A lui «chapeau», applauso e ammirazione!

Il tempo incalzava e l’avv. Frontera, curatore delle Serate con aperitivo, ha potuto presentare soltanto alcuni personaggi calabresi che hanno lasciato il segno. Si è deciso di concludere questa Serata con il celebre brano «Giochi proibiti», eseguito al sax dal M° Luigi Cimino. Per tutti era allestito un ricco buffet, con pizza fumante di «Pizza Brindisi» e con specialità varie portate da alcune partecipanti.

Sarà ancora con noi l’attore-cabarettista, Enzo Colacino, divenuto socio onorario del Circolo. Chi ha perso questa splendida Serata con lui, potrà certamente rifarsi nel corso della 3ª edizione e scoprire in lui un prezioso amico e un prodigioso artista che ci aiuta ad affrontare i marosi dell’esistenza con il sorriso, lo stupore e la gratitudine, malgrado il dolore, l‘ingiustizia e l’oppressione.

Arrivederci alla 10ª Serata con cinedibattito su missionari, deboli, oppressi e dimenticati dalla storia – l’ultima della 2ª edizione del CineCircolo «sui sentieri della misericordia» (ve 3 giu 2016).

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50ª Serata…

5ª Serata (II)La 50ª Serata a tema, tra quelle conviviali o cinematografiche, con aperitivo o con cinedibattito! Un evento che si è svolto venerdì 1 aprile scorso, nel Salone «S. Elisabetta di Ungheria» presso la chiesa «Sacro Cuore», focalizzato su «Catanzaro ed oltre: Quali suggestive tradizioni pasquali da conservare e tramandare?», nell’ambito della 2ª edizione del WikiCircolo e nel solco dell’Anno straordinario della Misericordia. Tra i numerosi partecipanti era presente la presidentessa dell’Associazione «Emmaus Catanzaro», prof.ssa Maria Concetta Infuso, che in occasione delle festività pasquali ha fatto dono al Circolo di un gigante uovo di cioccolato, accolto con gratitudine e commozione, come simbolo di rinascita. Non poteva che essere il più bel dono-“trofeo” per festeggiare anche la 50ª Serata, sempre giovane, bella, speciale, unica, perché veicolo di tematiche di attualità scottante o di interesse esistenziale e sociale. La Serata del Wiki- e CineCircolo è al servizio della collettività parrocchiale e cittadina, e non tanto delle finalità statutarie del Circolo, «luogo di aggregazione, di incontro, di dialogo» (al riguardo si legga l’articolo: https://circoloculturalesanfrancesco.org/site/il-nostro-ideale/). C’è chi le resta fedele e viene ad ammirare la sua giovinezza e bellezza. E c’è chi si ostina, fin dall’inizio, a salutarla magari per un attimo. Lei non si dipinge migliore di quello che è: «Io sono nata – si dice – bellissima. Non credo di esserlo di più». Non si affanna, dunque, quando vede i gruppi parrocchiali, specie quelli di profilo francescano, lasciarsi folgorare da altre “bellezze”. Soffre, attraversa l’offuscarsi della felicità, si rammarica come può, si ribella alle nuvole scure o nere e poi le lascia passare, accetta la solitudine e cerca una possibilità lieta per presentarsi di nuovo, venerdì, alle ore 19. È immensamente grata a quanti la sostengono e la frequentano.

IMG_0037Per darle avvio questo venerdì, è stato scelto il pensiero di Papa Francesco: «La Pasqua è l’evento che ha portato la novità radicale per ogni essere umano, per la storia e per il mondo: è il trionfo della vita sulla morte; è la festa di risveglio e di rigenerazione» (Regina Caeli del Lunedì dell’Angelo 2015). È «un evento stupendo – ha proseguito Piotr Anzulewicz OFMConv – che ha rivoluzionato e trasformato la storia e ha ridato un senso all’esistenza di ogni uomo. In quanto tale rimane misterioso, nel senso di nascosto, al di là della portata della nostra conoscenza. Tuttavia, tutti i Vangeli ci infondono la certezza che la Pasqua di Cristo è anche la nostra Pasqua. Forti di questa certezza, ci sentiamo chiamati a “suscitare la speranza” e proclamare il Risorto, con la vita e mediante l’amore, dando da mangiare agli affamati, vestendo gli ignudi, accogliendo lo straniero…».

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Woman-in-Russian-dressNell’intervento introduttivo del Presidente del Circolo si è schiusa poi, come di incanto, la spiegazione di alcune tradizioni e usanze pasquali che affondano le loro radici nel paganesimo o rievocano i rituali primordiali e i culti agro-pastorali e arborei delle popolazioni nordiche e orientali. In Germania, ad esempio, vi è l’usanza che i bambini, la mattina della domenica di Pasqua, vadano alla ricerca nei giardini delle case delle uova nascoste dal “coniglio pasquale”, mentre in Inghilterra si fanno rotolare sulla strada uova sode colorate fino a quando il guscio non si sia completamente rotto. L’uovo è da sempre simbolo di rinascita e di fertilità. Lo testimoniano le usanze delle uova “sacre” russe o ucraine ove il cibarsi di questo alimento celebrerebbe la rinascita del sole e il ritorno delle stagioni dell’abbondanza. L’idea dell‘uovo “sacro” si è così tramutata nel tempo. Basti pensare agli antichi romani per i quali «omne vivum ex ovo» (lat. «ogni essere vivente [proviene] dall’uovo [nel senso di «germe»]»), o  al medico inglese William Harvey († 1657), che nel frontespizio della prima edizione  della sua opera Exercitationes de generatione animalium («Esercitazioni sulla generazione degli animali») inserì il motto «ex ovo omnia» (lat. «tutto dall’uovo»). Una leggenda narra che Maria Maddalena si presentò all’imperatore Tiberio con un uovo dal guscio rosso, o ancora la Vergine Maria donò a Ponzio Pilato un cesto di uova colorate per implorare la liberazione del Cristo. Il cibarsi delle uova, così, diventa un rituale collettivo di partecipazione alla nuova vita e dunque alla resurrezione.

IMG_4677Al riguardo, la dott.ssa Teresa Cona, segretaria del Circolo, dopo aver rivolto gli auguri pasquali alla platea, ha condiviso l’osservazione di Domenico Delle Foglie, pubblicata il 28 marzo scorso dall’Agenzia SIR (Servizio Informazione Religiosa). L’autore, sfogliando le prime pagine dei quotidiani nel giorno di Pasqua, ha notato che non è stato scritto neanche un rigo della resurrezione di Gesù, «nel cui nome ben oltre un miliardo di donne e di uomini in ogni angolo della Terra si fermano a pregare e a invocare in Cristo risorto (Rupnik)suo nome la pace». Ecco, uno strano modo di escludere Gesù dalla vita pubblica, «nel nome di qualche paganità laicista o addirittura in nome dell’uguaglianza che egli stesso ci ha insegnato» (Papa Francesco). «E allora – confida Delle Foglie – ci è passato per la mente un cattivo pensiero: metti che un musulmano radicalizzato, di quelli che interpretano la religione del profeta come un programma politico-ideologico e non come una via per la salvezza e la purificazione, abbia letto ieri la prime pagine di uno dei più grandi quotidiani italiani… Chi sarebbe in grado di convincerlo che questo Paese non è un terreno di conquista per il suo islam violento, anche a colpi di bombe e in nome delle Guerra santa? Se un tale Gesù Cristo non ha trovato traccia da nessuna parte… Se la Pasqua, la festa dei cristiani, è tutta e solo un fatto strettamente privato… Se gli stessi cristiani la declassano, sarà solo una formalità riempire quel vuoto di senso religioso. Certo, con le loro maniere forti (per usare un eufemismo). Insomma, come “un marziano a Roma” di Ennio Flaiano, cosa riescono a capire della nostra religione privata quei fanatici che uccidono in nome dell’islam? Di sicuro, non lo capirebbero dalle prime pagine dei quotidiani e forse neppure da quelle interne, spesso ricolme di discredito per chi crede nella Croce, pur senza essere un crociato. Fossi un giornalista laico, magari anche laicista, anche solo per fare un dispetto a chi uccide in nome della religione, avrei scritto di Gesù e della sua storia infinita». Sì, in quel giorno dedicato alla sua vittoria, magari solo poche righe in prima pagina, per ricordare che i cristiani hanno pregato per accogliere il Salvatore e Signore Gesù Cristo.

IMG_4674La Serata è entrata nel vivo con l’intervento dell’avv. Giuseppe Frontera. All’attenta platea ha illustrato vari usi e costumi catanzaresi nel periodo pasquale, offrendo degli spunti per guardare in modo più positivo all’eredità religiosa e culturale dei nostri antenati. A lungo si è soffermato sulla processione religiosa che tuttora si svolge il a-varetta-sabato-santo-badolato-foto-gori-campese-gilbotulinoVenerdì Santo a Catanzaro ed in altri centri calabresi: la «Naca» (A Naca, in dialetto; termine che deriva dal greco nachè = culla), nella quale è Affruntata-740x493adagiato il corpo di Gesù. Non poteva mancare anche l’«Affruntata», la rappresentazione religiosa che si tiene nei Comuni delle Province di Reggio Calabria, Vibo Valentia e nella parte meridionale della Provincia di Catanzaro, dove è conosciuta anche con il nome di «Cunfrunta», nel periodo di Pasqua. È di carattere prettamente popolare, con origini pagane. La manifestazione si svolge per le strade e nelle piazze, dove tre statue raffiguranti Maria Addolorata, Gesù e s. Giovanni vengono trasportate a spalla, da quattro portatori per statua, per simboleggiare l’incontro dopo la resurrezione di Cristo. Essa viene preparata e provata a lungo in precedenza. L’«Affruntata» è inscenata anche in altri Comuni d’Italia e addirittura all’estero, ad esempio a Toronto, dove le comunità di emigrati italiani hanno deciso di mantenere le tradizioni dei paesi d’origine.

L’Avvocato ci ha parlato di altre tradizioni cristiane pasquali, ormai dimenticate. Per darne un’idea immediata, alcune di esse sono state corredate di immagini, proiettate sul grande schermo da Ghenadi e dal suo assistente Gabriele. Non si può negare che la Calabria sia una regione fortemente segnata dal cristianesimo. Le sue radici cristiane sono ancora vitali, malgrado il forte e diffuso fenomeno della secolarizzazione. È importante tuttavia un rinnovato impegno a custodire il suo patrimonio e a tenerlo vivo. Negare la propria eredità spirituale e culturale vorrebbe dire negare la propria storia e l’identità. È su questi temi cruciali che si gioca il futuro delle nostre società europee.

La suggestiva 50ª Serata è proseguita nel consueto aperitivo tra pizze a vari gusti e dolci pasquali della tradizione calabrese. In una atmosfera gioiosa si è rotto quel gigante uovo – dono dell’Associazione «Emmaus Catanzaro», distribuendo il cioccolato tra i presenti.

Il Circolo Culturale San Francesco, se accolto a cuore aperto e con un atteggiamento di fraternità e di condivisione, potrà essere un faro di chiara luce.

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Una città accogliente?

4ª Serata (II)Venerdì 11 marzo, presso il Salone «S. Elisabetta di Ungheria», situato al lato destro della chiesa «Sacro Cuore» di Catanzaro Lido, si è svolta la 4ª Serata conviviale con aperitivo dal titolo: «Catanzaro: città dalle cinque porte – ‘passione’ dell’accoglienza?», aperta a tutti, promossa dal Circolo Culturale San Francesco e patrocinata dal Parroco, nell’ambito della 2ª edizione del WikiCircolo focalizzata su «Catanzaro ed oltre», nel solco dell’Anno straordinario della Misericordia. Relatore della Serata è stato l’avv. Peppino Frontera che ne è anche il curatore, insieme con lo Staff.

porta-di-lampedusaporta_santain san pietro (particolare)Malgrado il clima atmosferico avverso, si è registrata una buona affluenza all’evento, complice l’argomento trattato: notizie inedite sulla città di Catanzaro che ne attirano gli estimatori. La dott.ssa Teresa Cona, segretaria del Circolo, ha introdotta la Serata con brevi cenni sul significato della «porta». «Nelle diverse culture – ha detto – la porta rappresenta la separazione o la comunicazione tra i due ambiti»: l’esterno e l’interno, il noto e l’ignoto, il profano e il sacro. È soglia, confine, limite, luogo di passaggio, di separazione, di esclusione o di accoglienza. È anche un invito a passare dal mondo presente a quello futuro, divino, eterno. Tutta la storia della salvezza è collocata tra due porte: la porta del Paradiso, da cui Adamo ed Eva ne furono scacciati, dopo il peccato originale, e la porta della Gerusalemme celeste, attraverso la quale si entrerà nella pienezza di vita. Comunque, tutte le porte, di cui parla la Bibbia, svaniscono davanti alla Porta per eccellenza: Gesù Cristo (cfr. Gv 10,9). Egli, tra le tante porte da tenere aperte, è la porta più promettente, perché conduce all’abbraccio dell’amore misericordioso del Padre. Molti sono dunque i significati attribuiti alla porta: culturali, biblico-teologici, liturgici, architettonici.

IMG_0021 (2)Di porte architettoniche catanzaresi ha parlato poi, con viva partecipazione, l’avv. Frontera. Catanzaro fu costruita come una città-fortezza, con torri, bastioni e porte civiche, racchiusa in una cinta muraria di 7 km. Era in grado di resistere anche a lunghi assedi. Le porte di accesso erano cinque o addirittura sei. La porta principale, detta ‘granara’ o ‘marinara’, garantiva l’accesso dalla costa ed era utilizzata per il commercio del frumento. La porta di S. Giovanni, chiamata ‘castellana’ o episcopale e posizionata nell’attuale Piazza Matteotti, aveva tre entrate provviste di catene, poiché c’era il dazio. La porta di S. Agostino, detta ‘pratica’, consentiva l’accesso da Occidente al rione Paradiso (oggi quartiere Case Arse). La porta ‘strato’ (dal greco: «occulto») o ‘tubulo’, situata nell’omonimo quartiere, era invece una porta civica. Per la porta del ‘gallinaio’ e la porta ‘silana’ passava il bestiame. Le porte che sono sopravvissute parzialmente ai secoli e all’incuria sono quella di ‘strato’ e quella di S. Agostino.

Il Relatore ha messo in evidenza come la città da sempre è stata ospitale. Ad esempio, ha dato la possibilità a Israeliti di integrarsi in modo da poter aver riconosciuti privilegi e diritti come anche doveri, equiparandoli ai cittadini catanzaresi. Lo stesso trattamento ha riservato agli amalfitani ed ai siciliani. Oggi la memoria deve essere capace di fare i conti con l’oblio.

RifugiatiSerata davvero interessante, quella di venerdì! Al termine si è aperto uno scambio di opinioni tra il Relatore e i presenti. Molte sono state le domande e le integrazioni. Le nostre città sono spazi complessi e spesso contradditori: includono e nello stesso tempo escludono. Alcune voci ponevano dunque il problema di come sviluppare la cultura dell’accoglienza e dell’ospitalità, problema che ha profili culturali, organizzativi e professionali. La proposta che è stata rilanciata è quella di rendere evidenti i contenuti del principio di prossimità e di incontro, e di trasferirli all’interno di un atto formale che ogni città dovrebbe adattare al proprio profilo. Essa potrebbe chiamarsi «Carta dell’Accoglienza». La città è sempre accogliente con gli extracomunitari, perché non si lascia possedere da una sola comunità.

Porta di LampedusaUna città accogliente, a misura di ciascuno, è ancora un sogno. Bisogna andare più in là, senza rimanere sulla soglia, e costruirla in modo che tenga conto dei più deboli, che non respinga i disabili, che accolga coloro che sono nell’angolo grigio della periferia, che non escluda chi non può vedere o chi non può ascoltare, che curi la “cultura dell’integrazione”… Sono ormai diverse le pubblicazioni che recano il titolo «città accogliente». A noi piace citare il volume di C. M. Martini ed altri, Dalla città accogliente alla città aperta (Troina 2005).

L’«aperitivo» – con la pizza offerta dai coniugi Lista, la torta portata dalla sig.ra Rosa e gli stuzzichini preparati dalla sig.ra Daniela  – ha concluso la Serata in festosa armonia.

L’appuntamento è al prossimo venerdì alle 18.45, con il CineCircolo «sui sentieri della misericordia». Il film in scaletta è «Timbuktu» del regista mauritano Abderrahmane Sissako, a cui seguirà il dibattito sull’integralismo religioso e il dramma del jihadismo. (tc-pa)

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Catanzaro: città da amare

IncontroCatanzaro Lido. – Venerdì 19 febbraio, dalle ore 18.45 alle 21, nel Salone «S. Elisabetta di Ungheria» presso la chiesa «Sacro Cuore», si è svolta la 3ª Serata conviviale del WikiCircolo dal tema: «Curiosità su Catanzaro: un modo per scoprire ed amare la propria città». Il relatore-“cicerone” è stato l’avv. Pepino Frontera, che presentando una lista originale di “attrazioni”, ci ha condotti in un «tour» virtuale tra fatti strani e curiosi della città e dintorni. Uscendo dalle piste classiche, quelle turistiche e perlopiù commerciali, abbiamo avuto una stimolante occasione di «riaccendere in noi – come ha sottolineato Piotr Anzulewicz OFMConv, dando il là alla Serata – l’interesse e il coinvolgimento di cittadino attivo e turista creativo per costruire insieme un futuro di armonia, in una città più giusta e più solidale, nella diversità, nella convivenza pacifica delle diverse componenti, nella scia di quello che ci chiede Papa Francesco. Il suo progetto per la città è quello di trasformare l’insieme dei cittadini in un popolo che ha al centro i poveri: un insieme organico di “cittadini responsabili, non una massa amorfa”».

SassofonistaLa fatica di esserci all’appuntamento valeva la candela. Il Relatore ha parlato, tra l’altro, della miniera di barite che è stata dismessa negli anni ottanta del secolo scorso. Ha svelato come lo stemma della città, quello originario, ormai in disuso, rappresentava la seta, prodotto per cui la città era nota nei secoli scorsi. Non sono mancati vari aneddoti tradizionali catanzaresi, come quelli della Via Lattea. Ha menzionato il caso delle «monache di casa». Ha spiegato il significato del detto: «Finhi’ u tempu de’ i canonici e lignu». Ci ha raccontato come i marmi verdi di Gimigliano siano stati scelti per adornare la piazza centrale di San Pietroburgo. Ha parlato della «fhadda d’a Madonna», facendoci rivivere il “sogno”di Mico Scaramuzzino, il quale aveva dedicato la sua vita a «occhi niguri» della Madonna del Rosario.

Tanti appunti su Catanzaro, ricca di richiami storici e culturali, eventi e usanze, hanno regalato ai presenti un sorriso e destato curiosità. Un modo singolare per amare la città con una storia da fare invidia a molte altre località in Europa.

Tra i partecipanti alla Serata c’era sr. Apollonia Kasay di Cropani Marina, dove ha fondato la Casa di Nazareth, e con lei una simpatica ragazza francese della Normandia, Gerardine. In un’atmosfera gioiosa ci siamo immersi nei sapori del consueto’“aperitivo”, arricchito, oltre la pizza, da varie delizie della tradizione gastronomica calabrese, portate dalle signore partecipanti alla Serata.

Il prossimo appuntamento sarà venerdì 26 febbraio, al CineCircolo, «sui sentieri della misericordia», con la proiezione del documentario «La nave dolce» e il cinedibattito sul dramma degli immigrati alla conquista di un “Eden” italiano. Non lasciamocelo sfuggire.

Teresa Cona