Bellezza collaterale di ogni cosa

Amore, tempo e morte: ecco il nucleo dell’8ª Serata cinematografica (la 124ª) con la proiezione del film «Collateral Beauty» [La bellezza collaterale], la cineconversazione «La speranza della vita oltre la morte» e il «cocktail», svoltasi l’11 maggio 2018 presso la chiesa «Sacro Cuore» di Catanzaro Lido. Non il governo, la trattativa, il voto, ma l’affetto, l’attesa, la disperazione… Insomma, l’umanità.

Ecco noi, loro − protagonisti della pellicola −, tutti che tendono le braccia verso la luce, il faro, lo splendore, la bellezza, la pienezza di vita. E aspettano, come si aspetta una rockstar, un sogno, il futuro. Tutti vogliono qualcosa o qualcuno che non hanno ancora o non hanno più, quello che hanno perso, quello che cercano ogni giorno di ottenere, quello che vorrebbero anche solo per un attimo, quello che li fa sempre sentire insoddisfatti. Tutti hanno un desiderio inappagato. Ed è nei desideri inappagati e nelle verità, a volte surreali, che noi vediamo riflessa la condizione umana. «Dalla soddisfazione e dall’appagamento non può nascere − afferma giustamente Annalena Benini nell’articolo «Loro due e tutti noi», pubblicato il 12 maggio su «Il Foglio Quotidiano» − un’opera d’arte, una poesia meravigliosa, un grande film. Dal desiderio e dalla paura, sì» (p. 1).

La Serata ha preso quota con il videoclip «Il giorno di dolore che uno ha»: la ballata rock scritta ed eseguita da Luciano Riccardo Ligabue, cantautore, musicista, scrittore, sceneggiatore e regista, per l’amico giornalista musicale Stefano Ronzani, nel tentativo di stargli accanto e di incoraggiarlo a non perdere la speranza nell’ultimo periodo della sua gravissima malattia. Ha proseguito con la presentazione del programma, da parte della dott.ssa Teresa Cona, segretaria del Circolo, con le sintetiche note sul regista, con la proiezione, con la discussione e con la Preghiera di Papa Francesco per i giovani. Ha concluso il suo volo con il video musicale «Dreams» dei Cranberries e di Dolores O’Riordan († 15.01.2018), cantautrice e musicista irlandese, grande estimatrice di Papa Giovanni Paolo II, che incontrò personalmente a Roma, in occasione della sua performance al concerto di Natale del 2001, e che si esibì ai concerti di Natale tenutisi nella Città del Vaticano nel 2002, nel 2005 e infine nel 2013, su invito di Papa Francesco. A stupire i presenti e soddisfare i palati più esigenti, c’è stata anche la pizza di alta qualità.

Le tre entità: «amore», «tempo» e «morte», emerse nel film ispirato al famoso romanzo Canto di Natale [A Christmas Carol, in Prose. Being a Ghost-Story of Christmas] di Charles Dickens, ci sfidano e invitano a riflettere. Hanno vari volti e differenti forme. Forse è vero che solo la bellezza collaterale delle cose − lo splendore discreto di un evento, il fascino inatteso di un gesto, la luce raggiante di un incontro che esplode in chi si riapre alla vita − sia l’unica in grado di creare un collegamento tra loro e di renderci connessi gli uni con gli altri, anche se viviamo in modo diverso e sentiamo la vita attraverso forme differenti. «La vita − canta O’Riordan − non è mai piatta» (Dreams) e non va sprecata. Non è sempre necessario farcela da soli. Esistono gli altri e possono aiutarci, nei momenti dolorosi e terribili, come in Collateral Beauty i tre amici del dirigente pubblicitario Howard Inlet (Will Smith): Whit Yardsham (Edward Norton), Simon (Michael Peña) e Claire (Kate Winslet). Fantastici.

Piotr Anzulewicz OFMConv

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Ne è valsa la pena!

Serata emozionante, impressionante, toccante e didattica, istruttiva, pedagogica, quella 112ª di seguito, che si è tenuta venerdì 9 febbraio 2018, nel Salone «S. Elisabetta d’Ungheria» presso la chiesa «Sacro Cuore» di Catanzaro Lido. E’ valsa la pena parteciparvi? Sì, ne è valsa veramente la pena! La 2ª Serata cinematografica con la proiezione del film «L’altro volto della speranza» (The Other Side of Hope) di Aki Kaurismäki, la cineconversazione e il «cocktail» − ideata all’interno della 6ª edizione del CineCircolo con il motto: «I giovani con la ‘sorella’-‘madre’ Terra per immagini», ispirata al documento preparatorio del prossimo Sinodo dei vescovi: «I giovani, la fede e il discernimento vocazionale», ma anche all’enciclica Laudato si’ di papa Francesco e alla preghiera-inno Cantico delle creature di frate Francesco − ci conteneva tutti.

L’argomento del film del regista finlandese: «L’accoglienza, una caratteristica dl cristianesimo», presentato a grandi pennellate dalla curatrice Teresa Cona, dopo l’ascolto delle parole di Papa Francesco «Non lasciatevi rubare la speranza», tratte da un album musicale, ha subito innescato interesse e ha generato calore umano. Ci è ormai evidente che sulla capacità di accoglienza si gioca la nostra condizione di esseri umani o, al contrario, il nostro scivolare sempre più in quelle barbarie bestiali che affiorano qua e là, in questa terra − contrassegnata dai flussi migratori, con tutto il loro carico di sofferenza − che deve essere casa per tutti. Tutti avvertiamo, nella concreta quotidianità dell’esistenza, quell’istanza che è sempre più decisiva: in un tempo in cui vi sono forme di povertà nuove e diversificate (oltre ai migranti, i giovani vulnerabili, le famiglie fragili, i carcerati) e in cui appare con chiarezza come sia faticoso per tutti il duro mestiere di vivere, è fondamentale riscoprire l’esigenza della prossimità, del farsi prossimo, dell’essere vicino l’uno all’altro. «È sull’impegno quotidiano alla prossimità, l’unico vero antidoto a quella che papa Francesco ha definito a più riprese la “globalizzazione dell’indifferenza” [a partire dal viaggio a Lempedusa dell’8 luglio 2013], che sta o cade anche la capacità di accoglienza» (L. Monti). La verità dell’accoglienza cristiana è tutta qui: nel cammino della prossimità. «Accoglietevi gli uni gli altri − ci ha ammoniti l’apostolo Paolo − come anche Cristo ha accolto voi, per la gloria di Dio» (Rm 15,7). Tutta la nostra vita sotto il sole è nient’altro che la risposta a questa unica, quotidiana, eterna domanda: «Ti sei fatto prossimo al tuo fratello e alla tua sorella in umanità?». Tutta la nostra vita e tutta la nostra accoglienza è la responsabilità di questa risposta.

«Tutto quello che possiamo fare − dice The Other Side of Hope − è fare del nostro meglio, anche quando i nostri sforzi si traducono in gesti assurdi e paradossali, e i risultati sono comici, demenziali e irresistibili come certe scene e certe battute ambientate in un ristorante indimenticabile che si chiama “La pinta dorata”, ed anche quando un nazista ci accoltella, ma c’è nostra sorella da aiutare, e quindi andiamo avanti» (F. Gironi), senza perdere la speranza.

(pa)

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