Con il Cuore al centro

Una Serata speciale, quella che si è svolta l’8 giugno 2018, presso la chiesa «Sacro Cuore» di Catanzaro Lido, con il Cuore al centro. È stata creata dal Circolo Culturale San Francesco in concomitanza con la solennità del Sacro Cuore di Gesù e a coronamento delle celebrazioni liturgiche e paraliturgiche. Tutta all’insegna della tenerezza, spiritualità e convivialità. Divinamente si è inserita nella «Lunga Notte delle Chiese»: una manifestazione per avvicinare la comunità, che godeva del patrocinio del Pontificio Consiglio per la Cultura e del Ministero dei Beni Culturali, e della collaborazione delle diocesi italiane.

Il Circolo, che nel suo logo ha il simbolo di cuore, non poteva non “chinarsi” sul cuore: il centro operativo più intimo, la scaturigine delle relazioni dinamico-personali con l’altro, l’organo esatto della comprensione integrale, la sede privilegiata dell’uomo non-ancora-rivelato – infatti, in ognuno c’è «l’uomo nascosto del cuore» (cfr. 1 Pt 3,4). Esso non è l’illogico o l’irrazionale che si contrappone al logico o al razionale. È invece un’attitudine conoscitiva diversa da quella della ragione. Il cuore ha il suo «ordine» (R. De Monticelli) e le sue «ragioni che la ragione non conosce» (B. Pascal). Solo le ragioni del cuore hanno la chiave per entrare nel mistero dell’altro. Non si può conoscere l’altro «io» se non lo si avvicina con il sentimento positivo dell’amore che è il punto più alto e più profondo della funzione del cuore. Forse è venuto il tempo in cui si debba riscoprire il cuore come punto di sintesi di tutte le dimensioni della persona, da quella affettiva e volitiva a quella razionale e religiosa, come «luogo dell’integrazione viva, come spazio in cui l’uomo è già intero, non frantumato o smembrato» (M. I. Rupnik), come luogo dove l’intelletto ha il suo sentimento e dove il sentimento intende e comprende… Il cuore o l’«uomo-cuore» (S. Palumbieri) è l’uomo «tutto intero». Egli, vivendo nel corpo, pensando, progettando, decidendo, disperandosi e collezionando sconfitte, continua tuttavia a rilanciare speranze. L’uomo è un essere speciale. Il suo essere è il sentirsi-essere, in moto permanente, in vibrazione costante, in tensione perenne. È l’in-quietudine, l’incapacità di placarsi, la vibratilità costitutiva, l’«abisso» da colmare, la «finitudine» da completare, l’«ammasso di fallibilità» da purificare, l’«interrogativo» da ascoltare… È come un ago calamitato che continua a vibrare finché non è puntato verso il suo Nord, l’Infinito, l’Assoluto. «Inquieto è il nostro cuore finché non riposa in te» (Agostino d’Ippona), l’Amore di Dio incarnato ed «umanato» (Angela da Foligno), l’unica risposta perfetta al nostro «inquietum cor».

Nel programma della Serata ci stava a cuore tutto ciò che riguardava il cuore, in tutte le sue sfumature e dimensioni: «intelligente» (1 Re 3,12; Prov 14,33; 15,14; 18,15), «saggio» (Sal 90,12), «retto» (1 Re 3,6), «integro» (1 Re 11,4), «mite e umile» (Mt 11,29), «risoluto» (At 11,24), «creativo»… Ne hanno parlato con passione e competenza i protagonisti della tavola rotonda: Valentina Gulli, Clarissa Errigo e Teresa Cona, ed altri ed altri ancora: Stefania, Gino, Marisa, Maria… I videoclip, proiettati da Ghenadi, hanno reso la Serata ancora più toccante e vibrante. Le parole erano amore e noi continuavamo ad assorbirle abbondantemente, perché questa era l’aria che si respirava nella giornata del Sacro Cuore. Le immagini e le melodie ci offrivano stimoli e indicazioni grazie ai quali sentivamo che il Sacro Cuore richiamava il nostro cuore. Tutti abbiamo bisogno di un cuore forte, saldo, chiuso al tentatore, ma aperto al Cuore divino; di un cuore tenero, generoso, «intelligente» che non si lascia chiudere in sé e non cade nella vertigine della globalizzazione dell’indifferenza; di un cuore «sociale» che si spende per l’altro e il totalmente Altro. Una Serata davvero con il Cuore al centro. 

Piotr Anzulewicz OFMConv

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Comunicare con il cuore…

Serata vivace, quella di venerdì 21 aprile, la 7ª della 4ª edizione del WikiCircolo, l’86ª di seguito tra quelle cinematografiche e quelle conviviali, dal tema: «Il ‘no’ all’ingiustizia sociale e il ‘sì’ alla solidarietà intergenerazionale». L’imprevista assenza del relatore, il dott. Giuseppe Perri, giudice alla Corte d’Appello di Catanzaro, per motivi inderogabili, ha comportato un lieve ritocco al programma dell’evento. Ne hanno subito informato sia la dott.ssa Teresa Cona, segretaria del Circolo, che l’avv. Pino Frontera, curatore principale dell’edizione. Tutto però è filato liscio, a gonfie vele, per il meglio. Il sostituto dott. Bonaventura Bevilacqua, imprenditore, ricercatore, antropologo, ha galvanizzato l’uditorio. Partendo dal video sulla creazione del mondo, proiettato da Ghenadi all’inizio, e dai brani dell’enciclica Laudato si’ (n. 159.162), letti dall’insegnante Sebastiana Piccione e commentati da Piotr Anzulewicz OFMConv, ha voluto far riflettere sulle relazioni tra gli uomini, quelle umanizzanti, sane, inclusive, e sull’importanza di comunicare dal cuore e con il cuore, sede dei sentimenti e delle emozioni, per arrivare al cuore dell’altro. Questo significa aprirsi sinceramente alla cultura del dialogo, dell’uguaglianza, della «solidarietà intergenerazionale e intragenerazionale» (ivi, n. 162), ed entrare in una dimensione relazionale vera, autentica, profondamente gratificante, alla base della quale ci sono sentimenti importanti come la fiducia, la tolleranza, l’empatia, l’amore e il rispetto per l’altro. Tutto questo è intelligenza emotiva. Ed è quello che serve per creare sintonia comunicativa, cultura del dialogo, simmetria relazionale, convergenza sugli obiettivi e, in ultima analisi, un risultato finale reciprocamente soddisfacente, che consente ad entrambi di vincere e di sentirsi bene. A pensarci bene non ci sono alternative.

Il problema è che in un mondo, in cui serpeggia il morbo dell’autoreferenzialità e dell’autosufficienza, del dominio e dell’ingiustizia, nessuno ci ha educati a comunicare con il cuore e insegnato ad acquisire questa fondamentale competenza di vita, indispensabile per sentirsi bene in connessione con l’altro in qualsiasi contesto e ambiente. E la maggior parte di noi non ha purtroppo avuto buoni maestri né in famiglia né tanto meno a scuola, ed è per questo che oggi risulta difficile operare una conversione relazionale o un’inversione di tendenza che richiede coraggio, flessibilità, capacità di mettersi in gioco. Frate Francesco d’Assisi nel suo Testamento fa memoria della sua conversione non come evento morale, ma, appunto, come conversione relazionale che fa nascere una nuova identità: non più quella del cavaliere/mercante, ma del fratello, passando dal «tu mi servi» al «come posso servirti?». Conversione relazionale vuol dire allora “essere con l’altro”, prendersi cura dell’altro, appassionarsi all’altro, promuovere il suo ben esserci, consentire a lui di mostrare le sue «piaghe», accogliere quello che dice di sé, interpretare le sue differenti necessità, senza mai essere remissivi..

Comunque, per dare una forma migliore al nostro essere per gli altri, è necessario educare il nostro cuore in modo che sia il «cuore di carne» o il «cuore intelligente» (Sir 36,21) e non il «cuore di pietra» (Ez 11,19; 36,26). Il Bevilacqua, nel corso della sua illuminante riflessione, si è servito, pur non facendo riferimento al Vecchio Testamento, di questa bellissima espressione biblica: «cuore intelligente». Esso, secondo le ultime ricerche scientifiche, contiene una certa quantità di cellule neuronali che lo rendono capace di interagire con il cervello determinando comportamenti su base emotiva e addirittura relegando il cervello in una posizione di sudditanza.

Ciò che oggi ci minaccia − afferma Alain Finkielkraut, filosofo e giornalista francese, autore della raccolta di saggi consacrati alla letteratura Un coeur intelligent (Adelphi, 2011) − non è né l’assenza totale di intelligenza né quella di cuore, ma il fatto che queste due facoltà si ignorano reciprocamente. Ecco allora un invito a svincolarci da molteplici trappole, della ragione e del sentimento, per lasciarci educare alla «perspicacia affettiva». Solo così ci verrà concesso quel «cuore intelligente» che re Salomone invocava dall’Eterno, stimandolo più prezioso di ogni altro bene.

La Serata è stata molto piacevole, con i dolci e la pizza offerti dal Circolo a conclusione, anch’essi utili per star bene con se stessi, con gli altri e con il creato, e comunicare con il cuore.

Piotr Anzulewicz OFMConv

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