Quale futuro? VVV era la sigla della città…
Serata straordinaria la 60ª di seguito, quella di venerdì 10 giugno, la 10ª con aperitivo della 2ª edizione del WikiCircolo, ideata all’interno del Giubileo della Misericordia e spalancata a tutti! Il tema? «Catanzaro ed oltre: quale futuro? Idee a confronto». In altre parole, qual’è la strada per il futuro della città, capoluogo dell’omonima Provincia? Cosa ci vuole per aprire una nuova stagione? Quale pagina si deve voltare per “volare alto”? Può la città guadagnarsi i “galloni” di capoluogo di Regione? Occorre forse moralizzare la politica perché non sia un mezzo di promozione dell’individuo, ma un impegno consapevole verso una crescita sociale, etica e culturale? Quali sono le forze professionali capaci di incidere al di là del loro nobile orto sulla qualità della vita e dei servizi? Come vincere la maledizione del cemento che ha continuato a sfigurare la città con un esorbitante rilascio di concessioni edilizie? Dove e come programmare infrastrutture e servizi per i bambini, i giovani, gli handicappati, gli anziani? Quale può essere il destino dei grandi quartieri, a cominciare dalla sfigurata e imbruttita Lido, e a quali ruoli “specializzati” possono assolvere?
Per rispondere a queste e simili domande, si dovrebbe certamente partire dal delineare il profilo o il quadro attuale della città, ma è un’impresa ardua e di per sé sfuggente per la sua natura polivalente. Anticamente Catanzaro era conosciuta come la città delle tre V, riferite a tre caratteristiche distintive: V di Vitaliano, santo patrono; V di vento in quanto costantemente battuta da forti brezze provenienti dal Mar Ionio e dalla Sila; V di velluto in quanto importante centro serico fin dai tempi dei bizantini. VVV era la sigla con cui venivano identificati, sui mercati nazionali ed esteri, i velluti, i damaschi ed i broccati provenienti dalla città. Non lo è più. È nata sfidando la natura, sulle rupi, per difendersi dalle minacce del mare, dalle incursioni e dalla malaria, dotatasi di un sistema viario tra i più complessi e capillari e con opere di ingegneria tra le più avanzate: il ponte Morandi e la rotatoria Gualtieri. Una città di colli fino ai monti presilani per oltre 20 km su tre fiumare e il fiume Alli e Corace (uno proveniente dalla Sila e l’altro dal Reventino a testimonianza di un’origine comune e di un’integrazione naturale che attende l’opera dell’uomo), per non parlare di anfratti e di rifugi, e di ‘piccole patrie’. Una città policentrica, ricca di cultura, di intellettuali, di artisti (che spesso si sono affermati in altre città italiane e straniere), di imprenditori, di dirigenti dello Stato, di magistrati, di ministri e di presidenti di Regione. Eppure negli ultimi anni questa città si è incrociata con una grave crisi che ha colpito l’Italia e il Mezzogiorno e non è stata in grado di elaborare i cambiamenti e cogliere le opportunità che si sono presentate. In alcuni casi è promotrice attiva, come l’Università e il Policlinico, e in altri è passiva, come nella realizzazione della sede della Regione in un’area che rappresenta il centro direzionale. La condizione di uno stato d’incompiutezza continua, con costanti rinvii… «Catanzaro – ha scritto Giovanni Puccio sul Correre della Calabria il 6 maggio scorso – è come un ossimoro: un’«amara dolcezza», un «ghiaccio bollente», una «morte immortale». Un centro storico numeratore di potere che accumula Stato, Regione, Provincia e tanti denominatori dati dai corpi intermedi, e dalle rappresentanze istituzionali e di governo.
Riuscirà questa città da sola, senza un forte sostegno nazionale e regionale, nel suo arduo compito di costruire un possibile futuro che si meriterebbe? Riuscirà ad immettersi in un innovativo processo di città-territorio che sa unire il suo «hinterland»: i Comuni, come si è riusciti a fare nell’area cosentina avviando l’unificazione dei Comuni contigui alla città? Riuscirà a sollecitare il comprensorio ad unirsi e pianificare insieme, da est a ovest, da nord a sud, mare e monti, aree residenziali e produttive? Riuscirà a dotarsi di una pianificazione della mobilità, ottimizzare i costi, superare la polverizzazione delle gestioni e delle società partecipate o in «house»? Per riuscirci, c’è bisogno di un valore che sprigioni la coesione civile e di una «leadership» plurale che si combina con quel solco di civismo cittadino che nel corso della storia ha già dato dimostrazione di sapersi assumere un alto grado di responsabilità?
A questi interrogativi, ed a tanti altri, tutti scottanti, ha cercato di rispondere, insieme con i presenti, Francesco Longo, catanzarese, componente della Giunta comunale e assessore con delega alla gestione del territorio. La sua presenza ha reso la Serata interessante e oltremodo vivace. Si è parlato di prezzi ormai insostenibili delle abitazioni, di aree degradate convertite in giardini, di viabilità e di trasporto pubblico tra la periferia e il centro, di investimenti oculati e indirizzati ad incrementare il settore terziario, del porto ormai in dirittura d’arrivo e di tante legittime richieste dei cittadini. L’Assessore ha accennato tuttavia alle difficoltà che la Giunta comunale riscontra nel percorso di modernizzazione della città, nei non sempre facili rapporti tra pubblico e privato, nell’esigua disponibilità economica. Nella Serata si è provato a trovare delle soluzioni che apporterebbero dei benefici alla città, dilatando ad esempio il periodo di permanenza dei “lidi balneari”, finora allestiti soltanto per pochi mesi (giugno-agosto), senza tener conto che la bella stagione continua fino a novembre, oppure curando il turismo culturale con la mappa di itinerari atti a valorizzare le bellezze paesaggistiche e la ricca e splendida storia che ingloba l’opulento periodo della Magna Graecia. Si è parlato anche di come migliorare l’economia cittadina puntando sull’Università degli Studi «Magna Graecia», attraverso l’attivazione dei corsi di laurea in turismo e spettacolo e la creazione delle nuove possibilità di alloggio “calmierato” agli studenti. Comunque, la presenza degli universitari ha già dato i suoi effetti. Numerosi sono sorti i locali in cui i giovani possono incontrarsi, consumare pasti e trascorrere le serate.
A tirare le fila del dibattito è stato l’avv. Pino Frontera, curatore delle Serate conviviali con aperitivo, in collaborazione con la dott.ssa Teresa Cona – segretaria dell’Associazione, e il M° Luigi Cimino – membro del Consiglio direttivo. Il senso di questa Serata era quello di affermare che la nostra Associazione è una forza positiva per la parrocchia, la città e la regione. È qualcosa di diverso dal solito. Essa è libera dalle lobby del potere e dai partiti. È apartitica, ma appoggia quei politici onesti e giusti che s’impegnano verso una crescita sociale e culturale della città e del territorio. Un tempo i partiti si facevano carico dei problemi della società. Oggi sono a servizio dei «leaders». Un tempo i «leaders» erano sintesi di una comunità. Oggi si appropriano della comunità. Questa distorsione ci porta, quindi, a cercare nuove frontiere di confronto in modo da formare i nuovi quadri dirigenti. È urgente aprire una nuova stagione in questa terra che per troppo tempo si è trascinata molte zavorre: lobby del potere, la criminalità, la vittoria di un singolo e di un gruppo, l’abitudine di ragionare come individui e non come comunità cittadina.
Cittadini si nasce per mobilitare energie, per interessarsi di ciò che ci circonda, per formare all’impegno nelle istituzioni, per sviluppare iniziative civiche, per contribuire col dibattito e con le idee alla ripresa di un confronto costruttivo ancora sopito. Dall’impegno di ciascun cittadino nasce il cambiamento delle strutture sociali, economiche e politiche.
C’è da chiedersi se i cittadini credenti non dovrebbero mettere più energie nella creazione di comunità civile che vivono il più possibile secondo la Carta delle beatitudini. Incarnando valori diversi da quelli del solito benessere materiale, del successo, del prestigio, dell’acquisizione di ricchezze o della lotta politica, potrebbero diventare il lievito nella pasta della città e del suo «hinterland»: con poche risorse finanziarie e con pochi aggeggi elettronici, senza spreco e senza artificiali eccitanti, ma con maggiori capacità di relazioni semplici e piene d’amore, si può avere il cuore in festa e operare insieme perché il nostro quartiere, il nostro villaggio o la nostra città siano un luogo di maggior giustizia, pace e fraternità, creatività e crescita umana. Non cambierebbero subito le strutture politiche, ma i cuori e gli spiriti delle persone, facendo loro intravvedere una dimensione nuova dell’essere umano, quella dell’interiorizzazione, dell’amore, della meraviglia e della condivisione, quella in cui il debole e il povero, lunghi da essere scartati, sono al cuore della città. Se questo spirito comunitario si propaga realmente, cambiano anche le strutture. Esse sono lo specchio dei cuori, salvo, naturalmente, nel caso delle dittature e tirannie.
E’ stata una Serata di grande suggestione: tanta voglia di partecipazione e di cultura, e tante idee a confronto! A conclusione tutti hanno potuto gustare la pizza e i rustici. Un grazie speciale allo Staff tecnico (Ghenadi Cimino – audio service, e a Gabriele Milasi – aiuto audio service) e a tutti i sostenitori del Circolo.
Piotr Anzulewicz OFMConv