Sul mito, il rito e il simbolo…
Con la relazione: «Il mito, il rito e il simbolo costanti del sacro, studiati da Julien Ries, possono aiutare l’uomo di oggi nella sua risposta di fede?» di Francesco Celestino OFMConv, Custode provinciale di Calabria, si è inaugurato il ciclo delle «Conversazioni sacro-profane» a cura di Sergio Basile, economista, direttore del quotidiano online «Qui Europa» e vicepresidente del «Circolo Culturale San Francesco», nell’ambito delle iniziative culturali dell’Associazione.
La Conversazione si è tenuta venerdì 10 gennaio nel Salone parrocchiale della chiesa «Sacro Cuore» di Catanzaro Lido. Molti i presenti che hanno risposto all’invito a parteciparvi, richiamati sia dall’antico affetto che li lega al Custode provinciale, sia per l’interesse suscitato dall’argomento trattato.
La presentatrice della serata, dott.ssa Teresa Cona, segretaria del Circolo, ha offerto al pubblico, nell’attesa dell’arrivo del Relatore, il profilo dello Staff della “nuova” Associazione, iniziando dal presidente Piotr Anzulewicz OFMConv – ideatore e socio fondatore, dal vicepresidente Sergio Basile – responsabile dell’area dedicata al Cineforum (con scelta di film adeguatamente preselezionati) all’interno dei servizi culturali offerti dal Circolo, e dal tesoriere Andrea Buzor OFMConv, per poi passare in rassegna ad uno ad uno i vari consiglieri: il già menzionato Francesco Celestino, l’avv. Giuseppe Frontera, l’operatore pastorale Mario Catania, il consulente informatico Maurizio Flauti, la catechista Anna Froio. La dott.ssa Cona ha fatto conoscere agli intervenuti anche il Mo Luigi Cimino, docente di musica in varie scuole della Provincia, sassofonista, arrangiatore-compositore e direttore di banda musicale, il quale ha esposto il programma dettagliato del corso di musica, aperto a tutti ed esclusivamente gratuito, di cui sarà docente presso le aule messe a disposizione dal Circolo.
Altro presentato è stato Filippo Calcagno, ex-guardia marina in riposo, ideatore ed esecutore, insieme al Mo Cimino, dell’inno del Circolo: «Sei qui, Francesco, con noi».
Si è fatto quindi un rapido accenno a cos’è il Circolo, cosa si prefigge, come iscriversi, come aiutarci e come metterci in contatto. Ad un altro “momento corale” si è rimandato la presentazione delle iniziative programmate dal Circolo che intende “regalare” momenti-eventi culturali come questo, ma anche corsi musicali, di pittura, di ginnastica e di giornalismo, e serate al Cineforum seguite da ampi dibattiti con gli intervenuti ai vari spettacoli, a tutti coloro che “sentono l’urgenza” di appropriarsi di attimi di serena ed erudita “conoscenza”.
A volo d’uccello si è potuto dare risposta ad alcune domande rivolte al Circolo, visto l’arrivo del relatore Celestino, che da subito ha galvanizzato l’assemblea, presentando a grandi linee il bottino del lavoro pionieristico di Julien Ries († 23.02.2013), storico delle religioni, antropologo e cardinale belga. Per tutta la vita egli è andato a caccia dell’«homo religiosus», elaborando i tratti di quella nuova antropologia religiosa o antropologia del sacro che costituisce il suo contributo più significativo e originale alle ricerche sulle religioni. Infatti, i suoi studi mostrano – in modo tanto sobrio quanto persuasivo – come la religiosità non appartenga a uno stadio della storia umana destinato ad essere superato, o relegato tutt’al più su un piano di antropologia culturale, come se si trattasse di una reliquia del passato o un elemento di folklore. L’esperienza religiosa rappresenta piuttosto una dimensione essenziale dell’essere dell’uomo. Per questo, religione e cultura non si possono separare. Finché si vive e si muore, il sacro ha un futuro, e il futuro è sacro! Qui non è in gioco la contrapposizione fede-ragione, tra una posizione fideistica, che dice prendere o lasciare, e una posizione laica. In realtà è un dialogo tutto laico, perché riguarda ciò che ogni uomo – credente o no – desidera dentro di sé, se si accontenta della sua condizione mortale o aspira a un compimento dopo la morte. E quando la dimensione in cui attinge la profondità di sé viene rifiutata, il sacro riemerge in forma aberrante. I regimi totalitari del XX secolo non sono che perversioni del sacro, cioè della relazione dell’uomo con la trascendenza.
La relazione di p. Celestino ha coinvolto i presenti su cosa fossero i miti, i riti e i simboli. Quarant’anni fa c’era una querelle sul mito, oggi si parla del ritorno, anche se le nuove generazioni ne hanno svilito il significato, attribuendo ad esempio a personaggi dello spettacolo tale denominazione. Così anche per il significato del rito che una volta amplificava la sacralità, delle «offerte al divino», oggi apparentemente annullate nella “vecchia usanza”, deformate ed adattate a nuove e deleterie manifestazioni giovanili. Il simbolismo sembra invece continuare ad avere la medesima valenza. Meglio, oggi, soprattutto tra i giovani, ci si spinge verso modi quasi aberranti di utilizzo di simboli che non conservano più il semplice accostamento delle specie da sottintendere, ma, al contrario, se non addirittura si “mira all’inglobamento” nel “sé”, conducendo chi si erge a “simbolo” di un credo non cristiano ad immolarsi in suo favore.
Nel ringraziare il Relatore per la Conversazione, il Circolo, nella veste della sua Segretaria, ha fatto omaggio di una candela proveniente dalla lontana Vilnius, ornata di ambra baltica, simbolo della luce celeste, della bellezza e delle forze della natura.
A coronare festosamente la serata vi è stato un ricco buffet, offerto a tutti gli intervenuti: torte di vario tipo, rustici e bevande a volontà. Resti luminoso il ricordo e stabile il vantaggio individuale e sociale di così felice evento, vissuto ancora nel fascio di raggi dell’Epifania che con la sua stella – simbolo e segno di tutto il creato – orienta verso il Sole pasquale. Seguendo questa stella – come i tre uomini in ricerca di una verità che non è effimera, uomini di pura intelligenza e di pura concretezza che sanno sposare, abbinare e armonizzare l’esigenza della ragione e del cuore – inevitabilmente ci si ritrova di fronte al Figlio di Dio fattosi umile e povero «per amore dell’amor nostro» (Absorbeat).
(tc/pa)