I santi: un altro volto della Calabria

6ª Serata - Terra dei santiLa santità, intesa come pienezza dell’uomo, è stata il filo rosso della 6ª Serata conviviale (la 52ª consecutiva), ideata nell’ambito della 2ª edizione del WikiCircolo e collocata all’interno del Giubileo della Misericordia, svoltasi venerdì 15 aprile scorso, nel Salone «S. Elisabetta d’Ungheria» presso la chiesa «Sacro Cuore» di Catanzaro Lido. La santità che però aveva una delimitazione e un interrogativo nel tema: «Catanzaro ed oltre: terra di santi?». Un rompicapo per chi volesse sfidare il proprio pensiero divergente, o, meglio, un puzzle per chi volesse ricomporlo. Non è da tutti farsi una domanda del genere: «La Calabria è terra di santi o di ‘dannati’ e ‘disgraziati’?». Mancano oggi o non combaciano molti dei pezzi del passato. Viviamo in un mondo che cambia velocemente e corre ciecamente verso l’individualismo, l’utilitarismo e il consumismo. La domanda, comunque, si è posta. Malgrado i limiti di tempo, la gremita platea se la passava di bocca in bocca, per tutta la Serata ed oltre.

Dannati 2 DannatiÈ senz’altro vero che la ‘ndrangheta, l’organizzazione mafiosa più potente d’Italia, sta ‘mangiando’ la Regione, segnandola come la terra del «noir», dove la vendetta è un diritto e il non avere paura del sangue un dovere. Infatti, le cosche calabresi e la loro penetrazione nel territorio rimangono in auge. Sono quasi un topos che attraversa i mezzi di comunicazione, i quotidiani, il piccolo e il grande schermo. Ricordiamo, ad esempio, il documentario «Uomini di onore» di Francesco Sbano (2006), il lungometraggio «La terra dei santi» di Fernando Muraca (2014) basato sul romanzo «Il cielo a metà» con cui Monica Zapelli, già sceneggiatrice de I cento passi, fa il suo debutto nella letteratura, e il film girato ad Africo, nel cuore della ‘ndrangheta, «Anime nere» di Francesco Munizi (2015), che getta, più da vicino, uno sguardo su rituali, codici d’onore e regole della società, quella civile e mafiosa calabrese, in particolare sul ruolo che in esse svolge l’universo femminile. Una fotografia livida e fortemente contrastata che in bianco e nero sottolinea le divisioni fra legalità e crimine, fra maschi, femmine e parentele, drammaticamente dotata di solidi agganci alla cronaca, con l’accenno alle difficoltà economiche degli ‘ndranghetisti e al disinteresse dello Stato per la solitaria battaglia delle forze dell’ordine nel profondo Sud d’Italia.

Vescovi calabresiIl fatto di volerne parlare e rappresentare è già un elemento che porta di per sé un germe catartico, progettuale e positivo: catechizzare coscienze e formarle ai valori della civiltà, della giustizia, della legalità, della cura del creato, contro ogni forma e cultura mafiosa – omertà, corruzione, illegalità, estorsione, sopruso, racket, pizzo… In questa direzione vanno anche le ultime esortazioni dei vescovi calabresi. «La Chiesa – scrivono negli Orientamenti pastorali per le chiese di Calabria (2015) – è chiamata ad offrire la parola forte del Vangelo e segni concreti che mettano in luce da quale parte stiano i credenti in Cristo, il cui unico interesse è ristabilire la dignità della vita umana. Non può esistere alcun punto in comune tra la fede professata e una vita irreligiosa e miscredente, oppure disorientata dall’appartenenza ad una struttura di peccato, che progetta e commette violenze e infamie contro la persona umana, la società e l’ambiente, che è la casa comune da custodire e curare». È un lavoro lungo quello di educazione e di catechesi ordinaria e permanente in contesti mafiosi, con una particolare attenzione alla socialità ed alla partecipazione civica, secondo le linee della dottrina sociale cristiana, a partire dai più piccoli e dalle famiglie di riferimento. I minori e i giovani-adulti vanno aiutati a percepire la gravità del fenomeno, inteso anche come mentalità, su come prevenirlo, difendercene e su come partecipare all’azione privata e pubblica di contrasto. «Ogni organizzazione mafiosa – affermano i vescovi – è il rovescio di un’autentica esistenza credente e l’antitesi a una comunità cristiana ed ecclesiale. Si faccia osservare ai fedeli che, seppur colorata di religiosità o di moralismo, la prassi mafiosa è sempre atea ed antievangelica».

Giovanni Paolo II a CatanzaroDopo il saluto iniziale alla platea, intervenuta numerosa, la dott.ssa Teresa Cona, segretaria del Circolo, ha condiviso alcuni brani del discorso di Papa Giovanni Paolo II, rivolto il 1 giugno 1985 ai pellegrini della Chiesa di Calabria: «Voglio sperare, che voi non mancherete di rileggere la storia religiosa della vostra Regione, che ha accolto il messaggio cristiano fin dal primo secolo, alla luce splendente dei santi calabresi che hanno forgiato generazioni di cristiani secondo lo spirito del Vangelo e della croce di Gesù Cristo. Come non rievocare alcune figure emblematiche che ebbi occasione di venerare nel corso della mia visita: s. Nilo e s. Bartolomeo, illustri rappresentanti del monachesimo cenobitico; s. Bruno, che diede impulso in Calabria al monachesimo certosino, fondando quella splendida Certosa, che ancora porto davanti al mio sguardo; s. Francesco di Paola [Il Papa morì nel giorno di s. Francesco], il santo dell’umiltà e della carità, sempre vicino al cuore della gente! Gli alti esempi di questi santi luminosi e sempre attuali devono costituire uno stimolo costante per quella animazione cristiana e sociale della Calabria, oggi non meno dei tempi passati, bisognosa di uomini e donne che sappiano testimoniare con coraggio l’impegno per una rinascita spirituale. Ma, i santi calabresi, soprattutto s. Francesco di Paola, non hanno disatteso l’impegno sociale, anzi, non hanno lasciato occasione per porsi a servizio e a sollievo dei poveri, dei deboli, dei malati».

Il Papa ha ribadito, nel suo discorso, che il problema sociale in Calabria va sotto il nome di «questione meridionale»: «Si tratta dei problemi riguardanti le differenti condizioni di vita delle popolazioni meridionali e specificamente di quelle calabresi, e degli aspetti relativi alla vita morale e religiosa, ed alla coerenza nei comportamenti privati e pubblici, delle preoccupazioni sociali relative alla disoccupazione, specialmente quella giovanile e intellettuale, ed il problema di fondo di un più vasto ed omogeneo sviluppo economico, che riguarda non solo la Calabria, ma tutte le Regioni del Mezzogiorno d’Italia».

Sono parole di un’attualità sconcertante, dopo sei lustri! Chi non si è fatto fuorviare dal titolo della Serata, reso “ emblematico” dall’interrogativo posto alla fine della frase, ha partecipato ad un incontro unico che non voleva essere una semplice carrellata su molti santi, noti e meno noti, che hanno avuto i natali nella nostra Regione. Tutt’altro, il titolo voleva scuotere le coscienze degli intervenuti e costringere i presenti ad un’introspezione alla luce di quello che la Serata avrebbe loro “trasmesso”.

beatitudiniCon la sua introduzione, a seguito dell’intervento della Segretaria, Piotr Anzulewicz OFMConv ha delineato il significato del termine «santo» che, come anche il termine «perfezione», e tanti altri, soffre il logorio del tempo e dell’uso incontrollato: santo ideale, ideale di santità, uomo perfetto, «superman». Negli ultimi decenni – ha proseguito – è sorta un’abbondante letteratura sul pericolo di idealizzare la «perfezione» cristiana che rischia così di deformare e di fuorviare dal “credente evangelico” che è immagine di Dio, discepolo di Cristo, peccatore bisognoso di perdono e misericordia [al riguardo si può vedere ad es. l’articolo di F. Bettati, Nessun uomo è nato “santo”. Dal Magistero degli ultimi 60 anni, «Rivista di Vita Spirituale» 23 (1969) 137-159. L’autore spiega i vari elementi: grazia, volontà, impegno, processo]. Ai presenti ha fatto risaltare come sia pericolosa la tendenza di concepire o presentare la santità come uno strumento totalmente eccezionale e straordinario da essere accessibile soltanto a pochi privilegiati, cioè a quelli superdotati in grazia e natura. Ai poveri mortali, aprioristicamente “scartati”, non resta che ammirarli e mai raggiungerli. Sta di fatto che si continua a magnificare un tipo di santo prefabbricato, tutto santo dalla nascita o dalla conversione, un fulgore di virtù e di miracoli, dove il margine concesso al lato agonistico e all’aspetto umano ed esistenziale rimane facilmente sommerso e trascurato. I santi sono persone del proprio tempo, dal quale prendono la cultura e la spinta, e nel quale riversano pure la loro originalità umana e divina. La loro vita ha un incisivo raggio d’influsso, quello comunitario, sociale, ecclesiale, culturale, profetico, creativo ed anche correttivo: corregge, dischiude e amplia la visione dell’uomo, della società, del mondo, operando come attrazione, contagio o stimolo.

IMG_0175ll microfono è passato poi al Curatore principale della Serata, l’avv. Pino Frontera, che ha fatto una rapida carrellata dei santi e dei beati più cari ai fedeli calabresi: Ciriaco di Buonvicino († 1030), Daniele da Belvedere († 1227), Francesco di Paola († 1507), Gaetano Catanoso († 1963), raccontando non soltanto la loro vita virtuosa, ma innanzitutto la loro ricezione da parte della gente.

Per dare a tutti l’opportunità di esprimere le proprie opinioni, si è voluto poi sperimentare la modalità di innescare il dibattito – per la prima volta – a metà della conversazione. La Segretaria, quindi, ha posto al pubblico la domanda: «Siamo in grado di identificare nella nostra terra di Calabria e nel nostro tempo “figure /modelli” di vita cristiana da seguire, cioè persone spirituali che hanno profondamente incarnato i valori umani, evangelici, sociali (non c’è bisogno di essere canonizzati per fungere da modelli)?». E’ seguito un vivace ed interessante dibattito con scambi di opinioni. L’avv. Frontera ha posto l’attenzione sulle recenti figure di mistici calabresi: Concetta Lombardo († 1948), Antonio Lombardi († 1950), don Francesco Antonio Caruso († 1951), sr. Semplice Berardi († 1953), Mariantonia Samà († 1993), Nuccia Tolomeo († 1997), Raffaele Gentile († 2004), Natuzza Evolo († 2009), e tanti altri ancora.

Santi e beatiSuperando costantemente il proprio «io» e seguendo la strada delle beatitudini evangeliche (cfr. Mt 5,1-12), nello spazio del dono di sé, del bene e del bello, essi hanno ritrovato se stessi e hanno maturato e raggiunto la pienezza umana e cristiana. Sarebbe interessante dedicare una speciale edizione delle Serate ad alcuni di loro. Proprio loro, pienamente umanizzati e divinizzati dall’amore, rappresentano un altro volto della Calabria: sono come astri nel firmamento della collettività religiosa e civile calabrese. Ci dicono: chi vive le beatitudini, impara a vedere il mondo come Dio lo vede – non solo nella sua dimensione orizzontale, ma anche in quella verticale, interiore e profonda. Di conseguenza attua quella metamorfosi delle relazioni che in Cristo risorto è stata già attuata. Si rende consapevole di appartenere al destino dei costruttori di pace. Si rimbocca le maniche e lavora per costruire la riconciliazione. Ogni giorno toglie dalla sua vita i “riempitivi” al posto di Dio, le polveri e le creme lucidanti, gli idoli, per essere riempito solo di Dio. Rende il suo cuore libero. Con la non-violenza e la mitezza lotta contro le violenze, i regimi e le oppressioni. Fa passare nella sua vita la stessa misericordia e tenerezza del Padre ed è pronto al perdono, perché è l’amore che salva il mondo, e non la guerra. Sa di essere amante della giustizia, anche quando tutto ciò che ci sta attorno è una continua tentazione a farci vivere da “mafiosi” e non da cristiani.

La Serata si è conclusa con l’aperitivo, tra pizze e dolci rustici. Si è anche brindato con uno spumante offerto dalla sig.ra Rosa Mercurio, assidua estimatrice del Circolo, in segno di festa e di augurio: “Santi subito!”.

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50ª Serata…

5ª Serata (II)La 50ª Serata a tema, tra quelle conviviali o cinematografiche, con aperitivo o con cinedibattito! Un evento che si è svolto venerdì 1 aprile scorso, nel Salone «S. Elisabetta di Ungheria» presso la chiesa «Sacro Cuore», focalizzato su «Catanzaro ed oltre: Quali suggestive tradizioni pasquali da conservare e tramandare?», nell’ambito della 2ª edizione del WikiCircolo e nel solco dell’Anno straordinario della Misericordia. Tra i numerosi partecipanti era presente la presidentessa dell’Associazione «Emmaus Catanzaro», prof.ssa Maria Concetta Infuso, che in occasione delle festività pasquali ha fatto dono al Circolo di un gigante uovo di cioccolato, accolto con gratitudine e commozione, come simbolo di rinascita. Non poteva che essere il più bel dono-“trofeo” per festeggiare anche la 50ª Serata, sempre giovane, bella, speciale, unica, perché veicolo di tematiche di attualità scottante o di interesse esistenziale e sociale. La Serata del Wiki- e CineCircolo è al servizio della collettività parrocchiale e cittadina, e non tanto delle finalità statutarie del Circolo, «luogo di aggregazione, di incontro, di dialogo» (al riguardo si legga l’articolo: https://circoloculturalesanfrancesco.org/site/il-nostro-ideale/). C’è chi le resta fedele e viene ad ammirare la sua giovinezza e bellezza. E c’è chi si ostina, fin dall’inizio, a salutarla magari per un attimo. Lei non si dipinge migliore di quello che è: «Io sono nata – si dice – bellissima. Non credo di esserlo di più». Non si affanna, dunque, quando vede i gruppi parrocchiali, specie quelli di profilo francescano, lasciarsi folgorare da altre “bellezze”. Soffre, attraversa l’offuscarsi della felicità, si rammarica come può, si ribella alle nuvole scure o nere e poi le lascia passare, accetta la solitudine e cerca una possibilità lieta per presentarsi di nuovo, venerdì, alle ore 19. È immensamente grata a quanti la sostengono e la frequentano.

IMG_0037Per darle avvio questo venerdì, è stato scelto il pensiero di Papa Francesco: «La Pasqua è l’evento che ha portato la novità radicale per ogni essere umano, per la storia e per il mondo: è il trionfo della vita sulla morte; è la festa di risveglio e di rigenerazione» (Regina Caeli del Lunedì dell’Angelo 2015). È «un evento stupendo – ha proseguito Piotr Anzulewicz OFMConv – che ha rivoluzionato e trasformato la storia e ha ridato un senso all’esistenza di ogni uomo. In quanto tale rimane misterioso, nel senso di nascosto, al di là della portata della nostra conoscenza. Tuttavia, tutti i Vangeli ci infondono la certezza che la Pasqua di Cristo è anche la nostra Pasqua. Forti di questa certezza, ci sentiamo chiamati a “suscitare la speranza” e proclamare il Risorto, con la vita e mediante l’amore, dando da mangiare agli affamati, vestendo gli ignudi, accogliendo lo straniero…».

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Woman-in-Russian-dressNell’intervento introduttivo del Presidente del Circolo si è schiusa poi, come di incanto, la spiegazione di alcune tradizioni e usanze pasquali che affondano le loro radici nel paganesimo o rievocano i rituali primordiali e i culti agro-pastorali e arborei delle popolazioni nordiche e orientali. In Germania, ad esempio, vi è l’usanza che i bambini, la mattina della domenica di Pasqua, vadano alla ricerca nei giardini delle case delle uova nascoste dal “coniglio pasquale”, mentre in Inghilterra si fanno rotolare sulla strada uova sode colorate fino a quando il guscio non si sia completamente rotto. L’uovo è da sempre simbolo di rinascita e di fertilità. Lo testimoniano le usanze delle uova “sacre” russe o ucraine ove il cibarsi di questo alimento celebrerebbe la rinascita del sole e il ritorno delle stagioni dell’abbondanza. L’idea dell‘uovo “sacro” si è così tramutata nel tempo. Basti pensare agli antichi romani per i quali «omne vivum ex ovo» (lat. «ogni essere vivente [proviene] dall’uovo [nel senso di «germe»]»), o  al medico inglese William Harvey († 1657), che nel frontespizio della prima edizione  della sua opera Exercitationes de generatione animalium («Esercitazioni sulla generazione degli animali») inserì il motto «ex ovo omnia» (lat. «tutto dall’uovo»). Una leggenda narra che Maria Maddalena si presentò all’imperatore Tiberio con un uovo dal guscio rosso, o ancora la Vergine Maria donò a Ponzio Pilato un cesto di uova colorate per implorare la liberazione del Cristo. Il cibarsi delle uova, così, diventa un rituale collettivo di partecipazione alla nuova vita e dunque alla resurrezione.

IMG_4677Al riguardo, la dott.ssa Teresa Cona, segretaria del Circolo, dopo aver rivolto gli auguri pasquali alla platea, ha condiviso l’osservazione di Domenico Delle Foglie, pubblicata il 28 marzo scorso dall’Agenzia SIR (Servizio Informazione Religiosa). L’autore, sfogliando le prime pagine dei quotidiani nel giorno di Pasqua, ha notato che non è stato scritto neanche un rigo della resurrezione di Gesù, «nel cui nome ben oltre un miliardo di donne e di uomini in ogni angolo della Terra si fermano a pregare e a invocare in Cristo risorto (Rupnik)suo nome la pace». Ecco, uno strano modo di escludere Gesù dalla vita pubblica, «nel nome di qualche paganità laicista o addirittura in nome dell’uguaglianza che egli stesso ci ha insegnato» (Papa Francesco). «E allora – confida Delle Foglie – ci è passato per la mente un cattivo pensiero: metti che un musulmano radicalizzato, di quelli che interpretano la religione del profeta come un programma politico-ideologico e non come una via per la salvezza e la purificazione, abbia letto ieri la prime pagine di uno dei più grandi quotidiani italiani… Chi sarebbe in grado di convincerlo che questo Paese non è un terreno di conquista per il suo islam violento, anche a colpi di bombe e in nome delle Guerra santa? Se un tale Gesù Cristo non ha trovato traccia da nessuna parte… Se la Pasqua, la festa dei cristiani, è tutta e solo un fatto strettamente privato… Se gli stessi cristiani la declassano, sarà solo una formalità riempire quel vuoto di senso religioso. Certo, con le loro maniere forti (per usare un eufemismo). Insomma, come “un marziano a Roma” di Ennio Flaiano, cosa riescono a capire della nostra religione privata quei fanatici che uccidono in nome dell’islam? Di sicuro, non lo capirebbero dalle prime pagine dei quotidiani e forse neppure da quelle interne, spesso ricolme di discredito per chi crede nella Croce, pur senza essere un crociato. Fossi un giornalista laico, magari anche laicista, anche solo per fare un dispetto a chi uccide in nome della religione, avrei scritto di Gesù e della sua storia infinita». Sì, in quel giorno dedicato alla sua vittoria, magari solo poche righe in prima pagina, per ricordare che i cristiani hanno pregato per accogliere il Salvatore e Signore Gesù Cristo.

IMG_4674La Serata è entrata nel vivo con l’intervento dell’avv. Giuseppe Frontera. All’attenta platea ha illustrato vari usi e costumi catanzaresi nel periodo pasquale, offrendo degli spunti per guardare in modo più positivo all’eredità religiosa e culturale dei nostri antenati. A lungo si è soffermato sulla processione religiosa che tuttora si svolge il a-varetta-sabato-santo-badolato-foto-gori-campese-gilbotulinoVenerdì Santo a Catanzaro ed in altri centri calabresi: la «Naca» (A Naca, in dialetto; termine che deriva dal greco nachè = culla), nella quale è Affruntata-740x493adagiato il corpo di Gesù. Non poteva mancare anche l’«Affruntata», la rappresentazione religiosa che si tiene nei Comuni delle Province di Reggio Calabria, Vibo Valentia e nella parte meridionale della Provincia di Catanzaro, dove è conosciuta anche con il nome di «Cunfrunta», nel periodo di Pasqua. È di carattere prettamente popolare, con origini pagane. La manifestazione si svolge per le strade e nelle piazze, dove tre statue raffiguranti Maria Addolorata, Gesù e s. Giovanni vengono trasportate a spalla, da quattro portatori per statua, per simboleggiare l’incontro dopo la resurrezione di Cristo. Essa viene preparata e provata a lungo in precedenza. L’«Affruntata» è inscenata anche in altri Comuni d’Italia e addirittura all’estero, ad esempio a Toronto, dove le comunità di emigrati italiani hanno deciso di mantenere le tradizioni dei paesi d’origine.

L’Avvocato ci ha parlato di altre tradizioni cristiane pasquali, ormai dimenticate. Per darne un’idea immediata, alcune di esse sono state corredate di immagini, proiettate sul grande schermo da Ghenadi e dal suo assistente Gabriele. Non si può negare che la Calabria sia una regione fortemente segnata dal cristianesimo. Le sue radici cristiane sono ancora vitali, malgrado il forte e diffuso fenomeno della secolarizzazione. È importante tuttavia un rinnovato impegno a custodire il suo patrimonio e a tenerlo vivo. Negare la propria eredità spirituale e culturale vorrebbe dire negare la propria storia e l’identità. È su questi temi cruciali che si gioca il futuro delle nostre società europee.

La suggestiva 50ª Serata è proseguita nel consueto aperitivo tra pizze a vari gusti e dolci pasquali della tradizione calabrese. In una atmosfera gioiosa si è rotto quel gigante uovo – dono dell’Associazione «Emmaus Catanzaro», distribuendo il cioccolato tra i presenti.

Il Circolo Culturale San Francesco, se accolto a cuore aperto e con un atteggiamento di fraternità e di condivisione, potrà essere un faro di chiara luce.

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Ora «si è manifestata la giustizia di Dio»

tomba-vuota-17374681Amici, per tutti «si è manifestata la giustizia di Dio» (Rm 3,21), cioè la sua bontà, il suo amore, la sua misericordia. Ne siamo sicuri davanti alla tomba vuota di Cristo risorto. Nulla può «sconfiggerla», «oscurarla» o «indebolirla». Buona vita da giustificati, riconciliati, risorti!

Consiglio direttivo




Sia luminosa…

Albero di Pasqua con uova e uccelli

Sia luminosa la Pasqua 2015 per tutti, recando con sé luce e pace, giustizia e perdono…, germogli di un’altra umanità, quella di uomini pasquali, al servizio gli uni degli altri.

Consiglio direttivo




Verso la civiltà della giustizia e della pace

poz_resurrez_cristo-2Con l’inizio dell’Avvento comincia un «nuovo cammino», attraverso i sentieri del tempo, verso la «civiltà dell’amore e della solidarietà», della giustizia e della pace. Ci accompagna l’evangelista Marco di Palestina († 2ª metà del I sec. d.C.), discepolo dell’apostolo Paolo e di Pietro, autore del Vangelo che porta il suo nome, venerato come santo da varie Chiese cristiane, tra cui quella cattolica, ortodossa e copta che lo considera addirittura patriarca. Il Cristo è la nostra guida e insieme la nostra metà. Lui è venuto, viene e verrà per intercettare – con lo sguardo d’amore – gli sguardi di ciascuno di noi. Senza il suo avvento resteremmo “feriti” e scissi, lacerati e incapaci di vedere un collegamento e una continuità, fra la vita terrestre e quella celeste, nell’insondabile e vertiginoso amore divino.

È un itinerario che ha un «fascino speciale», come ha rilevato Papa Francesco, incoraggiandoci a riscoprire «la bellezza di essere in cammino tutti: la Chiesa, con la sua vocazione e missione, e l’umanità intera, i popoli, le civiltà e le culture», e ha ricordato il passo del profeta Isaia che guarda ad un tempo in cui le spade verranno spezzate e trasformate in aratri e le nazioni vivranno in pace (Angelus, 1 dicembre 2013). Un passo che il Pontefice ha voluto ripetere due volte, per poi corredarlo di una sua riflessione: «Ma quando accadrà questo? Che bel giorno sarà quello nel quale le armi saranno smontate, per essere trasformate in strumenti di lavoro! Che bel giorno sarà questo! E questo è possibile! Scommettiamo sulla speranza, e sarà possibile!».

Francesco e Bartolomeo (inchino) 1Non lasciamoci allora «rubare la speranza», ma andiamo oltre l’ordinario, coltiviamo progetti di ampio respiro, «stiamo lì dove ci sono le sfide del mondo»: poveri, vittime di guerra, giovani. Siamo chiamati – ha detto Papa Francesco, rivolto al patriarca Bartolomeo I, durante la Divina Liturgia nella chiesa patriarcale di S. Giorgio al Phanar, a Istanbul – «a rispondere insieme, in unità, alla loro voce». «Nel mondo ci sono troppe donne e troppi uomini che soffrono per grave malnutrizione, per la crescente disoccupazione, per l’alta percentuale di giovani senza lavoro e per l’aumento dell’esclusione sociale, che può indurre ad attività criminali e perfino al reclutamento di terroristi. Non possiamo rimanere indifferenti». Come cristiani siamo chiamati «a costruire una nuova civiltà dell’amore e della solidarietà, a sconfiggere quella globalizzazione dell’indifferenza che oggi sembra avere la supremazia», alottare contro quelle che sono «le cause strutturali della povertà: la disuguaglianza, la mancanza di un lavoro degno, della terra e della casa, la negazione dei diritti sociali e lavorativi». A interpellare le nostre coscienze sono i giovani. Tanti di loro «vivono senza speranza, vinti dalla sfiducia e dalla rassegnazione». «Le nuove generazioni – ha avvertito il Papa – non potranno mai acquisire la vera saggezza e mantenere viva la speranza se noi non saremo capaci di valorizzare e trasmettere l’autentico umanesimo, che sgorga dal Vangelo e dall’esperienza bimillenaria della Chiesa».

Schede della settimana (30 novembre – 7 dicembre 2014)

 Domenica 30 novembre: 1ª Domenica di Avvento (B). – Festa di s. Andrea di Betsaida († 60), apostolo, fratello di Simon Pietro, il primo tra i discepoli di Giovanni Battista ad essere chiamato da Gesù, sul lago di Galilea, dopo una giornata di pesca infruttuosa; presente nei momenti privilegiati: il Tabor, il Getsemani e il Venerdì Santo; evangelizzatore della Grecia, fondatore della Chiesa di Costantinopoli, martire – secondo le antiche tradizioni – a Patrasso, legato, e non inchiodato, su una croce a forma di X, detta croce decussata, comunemente conosciuta con il nome di «croce di s. Andrea», per sua personale scelta, dal momento che egli non avrebbe mai osato eguagliare il Maestro, Gesù, nel martirio; patrono in Scozia (la croce di s. Andrea figura nella sua bandiera, e di conseguenza in quella del Regno Unito, e nello stemma della Nuova Scozia), Russia (nell’insegna della marina russa), Romania, Ucraina e Grecia, ad Amalfi e a Luga (Malta). & Concelebrazione eucaristica nella basilica papale di S. Pietro in Vaticano per l’apertura dell’Anno della vita consacrata, presieduta dalcard. João Braz de Aviz, prefetto della Congregazione per gli Istituti di Vita Suore in uscitaConsacrata e le Società di Vita Apostolica (ore 10). # Gli obiettivi principali dell’Anno (30 novembre 2014 – 2 febbraio 2016) sono: 1. fare “memoria grata” del passato recente, che va dal Concilio Vaticano II – e in particolare dalla pubblicazione del decreto «Perfectae caritatis» – fino ad oggi, segnato dalla presenza dello Spirito che porta i consacrati a vivere anche le debolezze e le infedeltà come esperienza della misericordia e dell’amore di Dio, ad essere “icone viventi” del Dio “tre volte santo” e a “gridare” al mondo, con forza e con gioia, la loro vitalità, spesso nascosta, ma non meno feconda, nei monasteri, nei conventi, nelle case; 2. vivere il presente con passione, per testimoniare la bellezza della sequela di Cristo “più da vicino” e «svegliare il mondo» (Papa Francesco), specie nelle periferie esistenziali della povertà e del pensiero, “evangelizzando”, curando e potenziando la vita fraterna in comunità e la formazione continua nella «fedeltà dinamica» e creativa, al testimone lasciato dai rispettivi fondatori e fondatrici (cfr. VC 37), e alla luce delle sfide della postmodernità; 3.  abbracciare il futuro con speranza, assumendo il momento presente, «delicato e faticoso» (Giovanni Paolo II), non come l’anticamera della morte, ma come un «kairos», un’occasione favorevole per la crescita in profondità, nella certezza che la vita consacrata non potrà mai sparire nella Chiesa, poiché «è stata voluta dallo stesso Gesù come parte irremovibile della sua Chiesa» (Benedetto XVI).

Sofia a Istanbul& 3° giorno del viaggio apostolico in Turchia: Papa Francesco assiste alla Divina Liturgia nella chiesa patriarcale di S. Giorgio, cui segue la benedizione ecumenica insieme al Patriarca Bartolomeo I e la firma di una Dichiarazione congiunta (ore 8.20-11); cerimonia di congedo per il ritorno a Roma (ore 15.45-16: http://player.rv.va/rv.player01.asp?language=it&visual=VaticanTic&Tic=VA_ UND2I537). & Onomastico di p. Andrea Buzor, vicario della Parrocchia «Sacro Cuore» di Catanzaro Lido: auguri di cuore a lui e a tutti gli altri Andrea…

Lunedì 1 dicembre: B. Charles de Jésus (de Foucauld, † 1916), sacerdote, testimone del dialogo interreligioso, della missione e dell’amore all’Eucaristia, ucciso a Tamanrasset, nel deserto algerino, da una Aids (bambino nero)banda di predoni. & Giornata Internazionale della Lotta contro l’Aids, istituita dall’ONU nel 1988. Il termine «Aids» è l’acronimo inglese di «Acquired Immunodeficiency Syndrome» (=«Sindrome da immunodeficienza acquisita»). La causa di questa malattia, considerata una pandemia che non accenna a diminuire, è l’infezione da Hiv («Human Immunodeficiency Virus» = «Virus dell’immunodeficienza umana») che riduce la capacità di resistenza del corpo contro gli agenti patogeni. La si trasmette in molti modi, ad esempio tramite i rapporti sessuali, trasfusioni di sangue contaminato, aghi ipodermici e trasmissione verticale tra madre e bambino durante la gravidanza, il parto e l’allattamento al seno. Allo stadio avanzato, l’immunodeficienza può causare varie malattie gravi e condurre alla morte. Un’infezione da Hiv non è guaribile. Tuttavia, grazie a terapie mediche avanzate esistono oggi buone possibilità di far regredire un’immunodeficienza già acquisita o di ritardarne la manifestazione di vari anni, a patto che si inizi per tempo la terapia. Grazie ai progressi della medicina, per molte persone che hanno contratto l’Hiv la speranza di vita è sensibilmente aumentata. Il 71% dei 35 milioni di persone affette da questa sindrome vivono in Africa sub-sahariana (in Europa, 29 mila nuove diagnosi di Hiv nel 2013). In vista della Giornata, il programma delle Nazioni Unite per l’Aids ha lanciato un appello perché sia definitivamente risolto il problema dell’accesso alla prevenzione, alla diagnosi e al trattamento antiretrovirale in modo più semplice e meno costoso. Con le parole di Papa Francesco, «esprimiamo la nostra vicinanza alle persone che ne sono affette, specialmente ai bambini; una vicinanza che è molto concreta per l’impegno silenzioso di tanti missionari e operatori. Preghiamo per tutti, anche per i medici e i ricercatori. Ogni malato, nessuno escluso, possa accedere alle cure di cui ha bisogno».

▪ Martedì 2 dicembre: A Ruysbroeck, nei pressi di Bruxelles in Belgio, b. Giovanni Ruysbroeck († 1381), canonico regolare, soprannominato «doctor divinus», uno dei maggiori mistici fiamminghi. – A Łagiewniki in Polonia, b. Raffaele Chyliński († 1741), sacerdote dell’Ordine dei Frati Minori Conventuali, che a Cracovia durante la pestilenza visitava i malati per assisterli e prepararli ad una onorevole morte, beatificato da Giovanni Paolo II nel 1991. & SchiaviGiornata Internazionale per l’Abolizione della Schiavitù, in memoria del 2 dicembre 1949, giorno in cui l’Assemblea generale ONU approvò la Convenzione per la soppressione del traffico di persone e sfruttamento della prostituzione altrui. In Vaticano, nella Casina Pio IV, cerimonia per la firma della Dichiarazione contro la schiavitù da parte dei leaders religiosi, con la presenza di Papa Francesco, a seguito dell’istituzione del Global Freedom Network (ore 11-12.45: http://player.rv.va/rv.player01.asp?language=it&visual=VaticanTic&Tic=VA_WHCPIFK5). La schiavitù è un fenomeno che non appartiene al passato, perché sotto forme odiose, spesso circondate da opportunismo e indifferenza, dilaga sia negli Stati in via di sviluppo o nei regimi dittatoriali, sia nelle nazioni che si definiscono democratiche. Il business criminale, che deriva dalla compravendita di esseri umani, rientra nelle attività criminali delle mafie internazionali e rifornisce il mercato degli organi, del lavoro nero, della prostituzione, della pedofilia in tutto il mondo e dunque anche in Italia. E’ importante affrontare il fenomeno nella sua complessità e non illudersi di sradicarlo combattendolo solo nei luoghi ormai noti dove si predano esseri umani.

Disabile na wozku Mercoledì 3 dicembre: S. Francesco Saverio († 1552), gesuita spagnolo, missionario in India e in Giappone, patrono principale delle missioni. & Giornata Internazionale dei Diritti delle Persone con Disabilità, istituita nel 1981 e diventata anche Giornata europea nel 1993, per suscitare e promuovere, attraverso eventi e manifestazioni, una riflessione più profonda ed una presa di maggiore coscienza da parte della collettività circa le difficoltà incontrate dalle persone con disabilità, procedendo verso il superamento di tutte le barriere culturali e una efficace inclusione sociale. Giornate come questa non sono la bacchetta magica che trasforma in realtà quello che per ora è “solo” un sogno: quello di vivere in comunità e città a misura di ogni persona. Esse ci aiutano tuttavia a porre al centro la dignità, l’autonomia, la partecipazione, il rispetto e la valorizzazione delle differenze, e ci danno l’opportunità di affermare, citando la Convenzione ONU, che la disabilità è un concetto dinamico e in evoluzione, il risultato dell’interazione tra minorazioni e barriere comportamentali ed ambientali, che impediscono la piena ed effettiva partecipazione nella società su base di parità con gli altri. & In Vaticano, incontro del Papa con i gruppi di fedeli e i pellegrini in occasione dell’Udienza generale per la catechesi del mercoledì (ore 10.25-12:http://player.rv.va/rv.player01.asp?language=it&visual=VaticanTic&Tic=VA_3TC2MY3F).

Giovedì 4 dicembre: S. Giovanni Damasceno († 749), sacerdote e dottore della Chiesa, predicatore titolare nella basilica del Santo Sepolcro, teologo illuminato e coltissimo, chiamato «San Tommaso dell’Oriente», patrono dei pittori. – A Nicomedia, s. Barbara (sec. III), vergine e martire, invocata contro i fulmini, il fuoco e la morte improvvisa, patrona degli architetti, artificieri, artiglieri, carpentieri, minatori, vigili del fuoco. – A Colonia in Germania, b. Adolfo Kolping († 1865), sacerdote tedesco, «padre dei lavoratori artigiani», promotore della formazione dei giovani operai, fondatore della prima casa di assistenza e di insegnamento professionale, beatificato da Giovanni Paolo II nel 1991. & Adorazione eucaristica del 1° giovedì del mese.

▪ Venerdì 5 dicembre: Vicino a Monaco di Baviera in Germania, b. Narcyz Putz († 1942), sacerdote polacco, messo dai nazisti nel campo di concentramento di Dachau per la sua perseveranza nella fede, morto tra atroci supplizi, beatificato da Giovanni Paolo II nel 1999 con ben altre 107 vittime della medesima persecuzione. Al Palacongressi di Rimini, 38ª Conferenza Nazionale degli Animatori del Rinnovamento nello Spirito dal tema: «’Fiumi di acqua viva sgorgheranno dal cuore di chi crede in me’ (cfr. Gv 7,38) – Il Rinnovamento corrente di grazia per l’evangelizzazione», in programma dal 5 all’8 dicembre. & Adorazione eucaristica del 1° venerdì del mese.

Nicola di Bari Sabato 6 dicembre: S. Nicola († ca. 326), vescovo di Mira, protettore di Bari e patrono dei bambini, ragazzi e ragazze, scolari, farmacisti, mercanti, naviganti, pescatori, profumieri, il leggendario Santa Claus dei paesi anglosassoni e il Sankt Nikolaus della Germania, santo popolare per i regali natalizi. Ad Altomonte (CS), presso la chiesa di S. Francesco di Paola, alle ore 10, funerali di p. Francesco Capparelli, francescano, membro della Fraternità conventuale di Amantea, alunno della Custodia Provinciale «Ss. Daniele e Compagni Martiri» di Calabria.

 Domenica 7 dicembre: 2ª Domenica di Avvento (B). – S. Ambrogio († 397), vescovo di Milano, dottore, difensore e organizzatore della Chiesa, maestro di s. Agostino, autore di celebri testi liturgici, padre della liturgia ambrosiana, patrono dei vescovi e degli apicoltori, di Lombardia, Milano e Vigevano. & A Roma, in Piazza S. Pietro, preghiera dell’Angelus guidata da Papa Francesco (ore 12-12.30: http://player.rv.va/rv.player01.asp?language=it&visual=VaticanTic&Tic =VA_3TC2MY3F). &  giorno della novena in preparazione alla solennità dell’Immacolata.

L’augurio vivissimo di buon cammino, «volendoci bene come fratelli». Mons. Vincenzo Bertolone, Arcivescovo di Catanzaro-Squillace, ci regala la sua intensa Lettera dal titolo: «Buon cammino di Avvento. Riscopriamo insieme la vita consacrata».  Gliene siamo grati fin da ora. La lettera è disponibile all’indirizzo: http://www.diocesicatanzarosquillace.it/download/lettera_Avvento_2014.pdf

Piotr Anzulewicz OFMConv

 




Due amori rivali?

Il filo d’oro che lega le letture bibliche della 30ª Domenica del tempo ordinario (Es 22,20-26; Sal 17; 1Ts 1,5-10; Mt 22,34-40) è il concetto dell’amore, la chiave di lettura dell’Antico e del Nuovo Testamento e l’essenza della nostra vita. È indubbiamente la parola più bella, la più armonica, la più “sinfonica”, perché coinvolge la totalità della persona, nasce dal profondo del cuore e spinge a farci dono gratuito, disinteressato, incondizionato. Siamo allora esortati oggi ad amare con la profondità di noi stessi (“con tutto il cuore”), con la totalità del nostro essere (“con tutta l’anima”), con il dinamismo del nostro conoscere (“con tutta la mente”) e con tutto il vigore che emana da ciascuno di noi (“con tutta la tua forza”).

Lasciamoci, dunque, avvolgere da questo amore inteso come dono di sé, per far sì che la nostra comunità civile e religiosa diventi sempre più umana, solidale, fraterna. E lasciamoci attrarre anche dagli esempi dei missionari martiri e dai santi e beati proclamati tali di recente, tra cui Paolo VI, pontefice straordinariamente innamorato di Gesù e della sua Chiesa. La sua presenza mi accompagna da quell’indimenticabile giorno – domenica 29 giugno, festività dei ss. Paolo VI e Piotr - Ordinazione sacerdotale (29.06.1975) (640x453) (2)Grazie in diverse lingueapostoli Pietro e Paolo, quando mi ordinò sacerdote sulla Piazza S. Pietro a Roma, insieme ad altri diaconi provenienti da cinque continenti, comprese le Isole del Pacifico. Un immenso grazie al Signore e in particolare alle due persone, che frequentano questa chiesa, quando sabato 18 ottobre, dopo aver sentito, al termine della Messa delle ore 8, il mio profondo dispiacere di non poter essere presente alla beatificazione di colui che mi ha consacrato, hanno fatto di tutto per consegnarmi il biglietto di andata della corriera “Federico”. Grazie. E’ stato un inaspettato dono del Signore… Ancora mi rivedo là, domenica 19 ottobreseduto per terra, sui sampietrini, e appoggiato alla ringhiera di metallo, con una delle due fontane alle spalle che sorprendentemente – come mi sono accorto dopo la cerimonia – portava la scritta: «Renovabit Paulus VI», esausto, ma felice di ripetere: «Grazie, Paolo VI. Ora pensaci tu, anche al Circolo Culturale San Francesco e alla Parrocchia ‘Sacro Cuore’ di Catanzaro Lido».

Dove regna lui che è amore fontale, regna l’attenzione all’altro, fratellanza, solidarietà, gratuità, pace, giustizia. Dove regna il dis-amore, regna la divisione, invidia, gelosia, usura, violenza e la guerra fratricida. «La guerra – ha detto Papa Francesco mercoledì 22 ottobre, dedicando la sua catechesi al tema «Chiesa, Corpo di Cristo» – non incomincia nel campo di battaglia: la guerra, le guerre incominciano nel cuore, con questa incomprensione, divisione, invidie, con questa lotta fra gli altri. (…) L’apostolo Paolo ha dato alla comunità di Corinto alcuni consigli concreti che valgono anche per noi: non essere gelosi, ma apprezzare nelle nostre comunità i doni e le qualità dei nostri fratelli. Ma le gelosie: ‘Ma… quello ha comprato una macchina’, e io sento qui una gelosia; ‘Questo ha vinto al lotto’, è una gelosia; ‘E questo va bene in questo”, è un’altra gelosia. E questo smembra, fa male, non si deve fare! Perché le gelosie crescono e riempiono il cuore. E un cuore geloso è un cuore acido, un cuore che invece di sangue sembra di avere aceto! E’ un cuore che mai è felice, è un cuore che smembra la comunità» e «la frantuma in tante parti».

Quando il cuore di una persona è “ferito” invece dalla scoperta dell’amore di Dio, corre verso il prossimo e lo abbraccia con la stessa tenerezza del Cuore di Dio. Per questo l’amore di Dio e l’amore del prossimo non sono due amori rivali, ma due braccia o direzioni di marcia al servizio di un solo amore vero, due braccia o direzioni che si integrano in un cammino di vita, avendo fisso lo sguardo su ciò che davvero conta: amare comunque e sempre, chiunque e qualsiasi persona, fosse anche il nostro più acerrimo nemico. Sull’amore saremo giudicati, Amici. Da esso dipende tutto: la nostra identità, il presente e il futuro dell’umanità, tutto. Chiediamo al Signore che ci renda amabili, affabili, teneri…

Piotr Anzulewicz OFMConv

 

 

 




Un circolo di vita, di riguardo, di sguardo

«Il nostro Dio – ha detto Papa Francesco parlando della Trinità – non è un Dio ‘spray’, è concreto, non è un astratto, ma ha un nome: ‘Dio è amore’. Non è un amore sentimentale, emotivo, ma l’amore del Padre che è all’origine di ogni vita, l’amore del Figlio che muore sulla croce e risorge, l’amore dello Spirito che rinnova l’uomo e il mondo. Pensare che Dio è amore ci fa tanto bene, perché ci insegna ad amare, a donarci agli altri come Gesù si è donato a noi, e cammina con noi». E per rafforzare il concetto di un amore che non è mai volato alto sul destino dell’umanità, ma al contrario si è strettamente intrecciato con le vicende della storia di ogni epoca, ha proseguito: «La Trinità non è il prodotto di ragionamenti umani; è il volto con cui Dio stesso si è rivelato, non dall’alto di una cattedra, ma camminando sempre con l’umanità» (Angelus, 26 maggio 2013).

Un Dio, quindi, fuori di sé, mai ripiegato su di sé, un Dio estasi. Ecco cos’è la Trinità: Amante (Padre), Amato (Figlio) e Amore (Spirito Santo). Un unico amore, per tutti e Tre. In tutti e Tre, un ballo d’amore, in un modo incantevole rappresentato dalla danza di sguardi nella celeberrima icona della Trinità di Andrej Rublëv († 1430). Il dipinto, realizzato nel 1422 e conservato presso la Galleria Statale di Tret’jakov a Mosca, offre un circolo di vita, di riguardo, di sguardo. Il Padre guarda al contempo il Figlio e lo Spirito e i due ricambiano lo sguardo d’amore. Ognuno si ritrova negli occhi dell’altro, s’immedesima nell’altro, offre lo spazio accogliente del proprio amore all’altro, si dona all’altro e fa essere l’altro. È un inno all’ospitalità dello sguardo e del cuore della Trinità. Non a caso il quarto posto alla mensa è aperto ed è rivolto a chi guarda, affinché entri nella danza di amore, di donazione, di accoglienza, di comunione.

Questo è il sogno di Dio per tutta l’umanità: una circolarità dell’amore fuori di sé e oltre sé. Siamo chiamati a far nostro questo flusso: vivere nella dimensione di amore, di dono e di dialogo, sostenere il passo di chi teme di non farcela, ascoltare il racconto di chi soffre, infondere la speranza. Resti, dunque, aperto il nostro cuore dove le vene occluse ostruiscono il flusso o provocano necrosi, dove i capitali sottraggono vita ad altre vite, dove alle intelligenze non è permesso di fiorire, dove le linee tracciate sulle carte geografiche sono come lacci emostatici che bloccano la circolazione del sangue e, quindi, la vita.

«Una persona che ama gli altri per la gioia stessa di amare è riflesso della Trinità. Una famiglia in cui ci si ama e ci si aiuta gli uni gli altri è un riflesso della Trinità. Una parrocchia in cui ci si vuole bene e si condividono i beni spirituali e materiali è un riflesso della Trinità» (Papa Francesco, Angelus, 15 giugno 2014).

(pa)

15 giugno 2014

Santissima Trinità

Es 34,4-6.8-9   Dn 3,52-56   2Cor 13,11-13   Gv 3,16-18

Dalla Trinità al Corpus Domini

♪ Lunedì 16 giugno cambia l’orario delle ss. Messe per i mesi estivi (luglio-metà settembre): nei giorni feriali la s. Messa delle ore 18.30 viene spostata alle ore 19 e nell’orario domenicale e festivo viene soppressa la s. Messa delle ore 11.30 e quella delle ore 18.30 viene spostata alle ore 19

♪ Martedì 17 giugno si celebra la 20ª Giornata Mondiale per la Lotta alla Desertificazione e alla Siccità, istituita nel 1995 dalle Nazioni Unite. Con lo slogan di quest’anno: «La terra appartiene al futuro – Rendiamola a prova di clima!», si vuole sottolineare che l’aumento della domanda di cibo e di prodotti agricoli per soddisfare il fabbisogno alimentare del pianeta si può conciliare con strategie che minimizzino l’impatto ambientale, con effetti positivi sulle rendite, sull’utilizzo dell’acqua e delle altre risorse naturali e sulla mitigazione e l’adattamento ai cambiamenti climatici. La desertificazione si fa sentire su un terzo della superficie terrestre (a rischio un quinto del territorio italiano), minacciando la vita, il benessere e lo sviluppo di un miliardo di persone

♪ Giovedì 19 giugno – memoria liturgica di s. Romualdo († 1027), abate – ci raccogliamo per l’adorazione eucaristica del 3° giovedì del mese (18-19)

♪ Venerdì 20>21 giugno: la 19ª Conversazione pubblica (10ª della serie sacro-profana) sul tema: «Come “catturare” il sacro nella fotografia? Parte II» viene spostata a sabato 21 giugno (ore 18) e intanto continua la Mostra: «Sant’Antonio e Corpus Domini in uno scatto: emozioni visive», “in costruzione” ed evoluzione, cioè aperta a chiunque voglia portare le sue foto e filmati, fino al 22 giugno, a cura di Giuseppe Fiorentino, fondatore del Club Fotografico “Grandangolo” e responsabile del Laboratorio di arti fotografiche presso il Circolo Culturale San Francesco, nel Salone «S. Elisabetta d’Ungheria» (lato destro della chiesa «Sacro Cuore»)

♪ Sabato 21 giugno – memoria di s. Luigi Gonzaga († 1591), patrono della gioventù studentesca – seguiamo la visita di Papa Francesco a Cassano all’Jonio; una giornata intensa che offrirà al Papa l’occasione di incontrare tutte le realtà più rappresentative della diocesi e della società calabrese. Questo evento straordinario nella nostra Calabria sia forte sprone a rinnovarci dal di dentro. Il Papa partirà alle 7.30 dall’eliporto in Vaticano per atterrare intorno alle 9 a Castrovillari, dove visiterà la Casa Circondariale e pronuncerà un discorso. Quindi, il trasferimento a Cassano all’Jonio dove visiterà gli ammalati dell’Hospice «San Giuseppe Moscati» e successivamente incontrerà i sacerdoti diocesani nella Cattedrale di Cassano all’Jonio, ai quali rivolgerà un discorso. Il Pontefice pranzerà dunque con i poveri, ospitati dalla Caritas diocesana, e con i giovani, ospiti della Comunità residenziale terapeutico-riabilitativa Saman «Mauro Rostagno» al Seminario «Giovanni Paolo I». Alle 14.30 è dunque in programma la visita agli anziani ospiti della «Casa Serena» di Cassano all’Jonio. Successivamente il Papa si trasferirà alla Piana di Sibari dove celebrerà la Messa. Il ritorno in Vaticano è previsto alle ore 19.30

♪ Domenica 22 giugno ricorre la solennità del Santissimo Corpo e Sangue di Cristo (Corpus Domini). Alle ore 18.30 parte dalla chiesa «Sacro Cuore» la processione eucaristica interparrocchiale e, proseguendo in Viale Crotone, arriva alla chiesa «S. Maria di Porto Salvo»; l’invito alla partecipazione è rivolto a tutti i fedeli, ma in particolare ai ragazzi della Prima Comunione, ai ministri straordinari della Comunione eucaristica, ai ministranti e a tutti i gruppi parrocchiali

Amici, un rinnovato augurio di un’intensa settimana, consapevoli di essere amati e chiamati ad amare

(pa)