Doppio compleanno, doppia gratitudine

Venerdì 28 ottobre, durante la 3ª Serata cinematografica con la proiezione del film «The Judge» e il dibattito sul conflitto tra le due generazioni: genitori e figli – la Serata della 3ª edizione del CineCircolo, all’insegna della misericordia, dal tema conduttore: «Dagli occhi al cuore: le immagini della misericordia» – si è splendidamente festeggiato due ricorrenze: il compleanno del Circolo Culturale San Francesco, avviato tre anni fa dopo il recupero dello Statuto originale (27.10.2013), e il compleanno di Leonardo Lista, consigliere del Circolo. Al momento «clou», le luci si sono accese, i partecipanti hanno intonato «Happy Birthday» e sono comparse pizze e il “dolce sacro”, cioè la torta, grazie alla sig.ra Pina Lista, per essere prese d’assalto.

gratitude-640x400gratitude-gerritsen-copyUna Serata dunque nel segno della gratitudine che ci ha aiutato a focalizzarci su tante benedizioni che abbiamo già ricevuto e riceviamo ogni giorno: la gratitudine per il Circolo che vuole essere luogo propulsore della «cultura dell’incontro», del dialogo e della fratellanza, e spazio di crescita umana, spirituale e sociale per tutti, vicini e lontani (le iscrizioni e le donazioni si possono effettuare online, sul Sito del Circolo cliccando su: Fai Una Donazione [https://circoloculturalesanfrancesco.org/site/donazione/] e Collabora con noi [https://circoloculturalesanfrancesco.org/site/collabora/], oppure nella sua sede, a Catanzaro Lido, al lato destro della chiesa «Sacro Cuore»), e la gratitudine per Leo che è il suo premuroso sostenitore. La gratitudine è andata anche alla curatrice delle Serate cinematografiche, la dott.ssa Teresa Cona, per la scelta del film che ci ha lasciati impressionati e commossi.

the-judge-1athe-judge-4Un film imperdibile che rientra a pieno titolo nel classico filone hollywoodiano delle storie di famiglie disfunzionali che si ritrovano in occasione di festività o di eventi drammatici, e dove genitori e figli hanno – almeno al cinema – una seconda possibilità per superare le proprie annose incomprensioni. E’ sicuramente questo l’aspetto migliore di una pellicola i cui momenti più coinvolgenti risiedono nel duello tra due personalità attoriali che non potrebbero essere più distanti: il grande caratterista Robert Duvall, che ha regalato al cinema decine di interpretazioni memorabili fin dal suo debutto in «Il buio oltre la siepe», operando per sottrazione e lavorando di cesello anche su ruoli dichiaratamente sopra le righe (uno per tutti: il Kilgore di «Apocalypse Now»), domina il “figlio” Robert Downey Jr. che dell’estroversione e della verbosità ha fatto il segno distintivo dei suoi personaggi. (pa)

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Natuzza non si smentisce

3a-serata-conviviale-iii-natuzza-volantinoNatuzza Evolo († 2009), la mistica di Paravati, non si smentisce! E’ irresistibile il suo richiamo… Come calamita continua ad attirare a sé ogni assetato di spiritualità. La 3ª Serata conviviale con aperitivo (21.10.2016), sulla misericordia nella sua vita ed opera, ideata nell’ambito della 3ª edizione del WikiCircolo dal titolo: «I volti della misericordia» e collocata nel solco dell’Anno straordinario della Misericordia – la 65ª Serata di seguito, tra quelle conviviali e quelle cinematografiche –, è stata un exploit di presenze! Il pubblico attento e sempre più coinvolto pendeva dalle labbra di padre Michele Cordiano, confessore e guida spirituale di Natuzza, ospite d’onore dell’evento. Serata indimenticabile per i contenuti ed il “calore” con cui gli intervenuti hanno accolto il messaggio della Mistica capace di sciogliere i cuori più induriti ed operare guarigioni spirituali.

Un grazie di cuore allo Staff del WikiCircolo: l’avv. Peppino Frontera – curatore principale delle Serate, la dott.ssa Teresa Cona – Segretaria del Circolo, il M° Luigi Cimino – membro del Consiglio direttivo, e a Ghenadi Cimino – responsabile dell’Audio Service, e a tutti coloro che hanno reso bella ed affettuosa la Soirée. (tc)

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Una serata con tanto cuore: Nuccia Tolomeo

Incantevole serata conviviale con aperitivo, quella di venerdì 23 settembre scorso nella cornice del Salone «S. Elisabetta d’Ungheria» presso la chiesa «Sacro Cuore» a Catanzaro Lido, la prima della terza edizione del WikiCircolo dal titolo: «I volti della misericordia», collocata nel solco dell’Anno straordinario della Misericordia ed aperta a tutti, soci, sostenitori, amici. Una serata che wikicircolo-23-09-2016-volantinotrasudava di commozione, ammirazione e venerazione verso la serva di Dio Nuccia Tolomeo († 1997), una delle sei stupende figure calabresi, scelte dallo Staff del Circolo per far risplendere le loro opere di carità e contagiare di misericordia tutti noi, consapevoli che «contagiare di misericordia significa affermare – con Papa Francesco – che è la misericordia il nuovo nome della pace. La misericordia farà fiorire la vita: quella dei migranti respinti sui barconi o ai confini dell’Europa, la vita dei bimbi costretti a fare i soldati, la vita delle persone anziane escluse dal focolare domestico e abbandonate negli ospizi, la vita di chi viene sfruttato da padroni senza scrupoli, la vita di chi non vede riconosciuto il suo diritto a nascere. Contagiare di misericordia significa anche osare un cambiamento interiore, che si manifesta controcorrente attraverso opere di misericordia, quelle opere di chi esce da se stesso, annuncia l’esistenza ricca in umanità, abita fiducioso i legami sociali, educa alla vita buona del Vangelo e trasfigura il mondo con il sogno di Dio» (Messaggio del Consiglio Episcopale Permanente della CEI per la 38ª Giornata Nazionale per la Vita, 7 febbraio 2016).

Davvero simpatico l’inizio della serata e festoso lo scambio di saluti e di auguri di buon debutto dell’attività associativa tra lo Staff ed il pubblico accorso dopo la pausa estiva. La dott.ssa Teresa Cona, segretaria del Circolo, in poche parole ha descritto la terza edizione del WikiCircolo, ha esortato a partecipare assiduamente agli incontri del venerdì, ha distribuito dépliant informativi e ha presentato una «new entry»: il compositore di musica Pino Aversa che, in questa edizione, sarà protagonista di un breve momento musicale all’inizio e alla fine di ogni evento. L’onore dell’apertura è toccato dunque al brano musicale dal titolo: «Chiedi solo a Gesù», eseguito con maestria sulla tastiera…

Si è passati subito all’argomento della serata: «Nuccia Tolomeo: per oltre 60 anni su un letto di sofferenza − una sfida che sconvolge, interpella e invita a ripensare il senso della sofferenza in
dolore-3chiave di dono d’amore». Piotr Anzulewicz OFMConv ha offerto quindi ai convenuti questa chiave di lettura della sofferenza che è tanto diversa da quella dell’uomo di oggi: «Mentre l’uomo di ieri − ha constatato − si accostava alla sofferenza non con il proposito di eliminarla, ma con quello di renderla accettabile, l’uomo di oggi, nel suo delirio di onnipotenza, invece, si accosta ad essa con l’intento di trovare un infallibile rimedio per sconfiggerla definitivamente. Il suo sforzo non è più quello di cercare per essa un senso, ma di trovare una soluzione tecnica che la elimini del tutto. Da qui la sua insostenibile paura quando egli si accorge che la sofferenza fa parte integrante della sua esistenza e non può essere controllata né tanto meno cancellata. Privato dei tradizionali significati e non più abile a cercarne di nuovi, l’uomo di oggi si sente più solo di fronte ad essa e ancora più impotente e disarmato di prima. E’ per questo che oggi, più che ieri, la sofferenza viene rimossa di continuo, nascosta, messa tra parentesi, a meno che non venga trasformata in un accattivante spettacolo da vendere e consumare in televisione o su Internet».

auschwitz-e-papa-francescoL’Anzulewicz si è posto allora due domande: «E’ possibile che l’uomo contemporaneo possa rivolgersi alla prospettiva religiosa per dare senso alla sua sofferenza?» e: «Come continuare a credere in un Dio, che ama l’uomo, davanti alla sofferenza innocente di migliaia di esseri umani che oggi muoiono di fame o per malattie, o per le guerre, o per disastri ambientali?». In tutti questi casi, dov’è Dio?

Da sempre gli uomini si pongono queste domande, alle quali le diverse fedi e filosofie, nel corso dei secoli, hanno dato molteplici risposte. C’è ne sono tante pure oggi, ardue e tortuose, che non offrono facili consolazioni, perché partono dalle contraddizioni laceranti della vita, ma anche dalla sua «incandescente bellezza». Al riguardo, l’Anzulewicz ha messo a disposizione dei presenti quattro libri: V. Mancuso, Il dolore innocente. L’handicap, la natura e Dio, Milano 2002; S. Natoli, L’esperienza del dolore. Le forme del patire nella cultura occidentale, Milano 20063; AA. VV., Dio è amore, ma può soffrire? «Deus caritas est», ovvero il «patos» di carità, Torino 2008; P. A. Cavalieri−D. Buscemi−S. A. Cammarata, Il senso della vita. Dalla sofferenza all’adattamento creativo, Roma 2011. Basterebbe leggerli per trarne una luce durevole.

via-cruciscristo-con-corona-di-spinedeposizioneLa sofferenza, se accolta, come ha fatto Gesù, è una realtà che genera amore, diventa apertura all’altro, si manifesta come un luogo pedagogico, un misterioso laboratorio di apprendimento e di creatività e uno spazio nel quale impariamo, benché con estrema fatica e smarrimento, ad amare e vivere insieme. Infatti, il patire ci dischiude puntualmente all’altro e ci lega in modo speciale all’altro. Se la sofferenza è nostra, essa ci spinge con decisione a chiedere aiuto, a vedere nell’altro un benefattore, un potenziale sostegno, una provvidenziale presenza ricca di nuovi significati affettivi. Se la sofferenza è dell’altro, essa ci interpella, non ci lascia in pace, ci chiede come possiamo fornirgli cura, ci fa sentire responsabili della sua situazione. Del resto, ogni negatività, se accolta, può tramutarsi in un’esperienza attraverso la quale uscire dal nostro guscio, liberarci dalle nostre aspettative ed essere amore/dono senza riserve, verso le nostre ferite, verso chi partecipa al nostro dolore, verso chi ci chiede di condividere il suo. E’ come imparare ad essere dono di fronte a tutto ciò che non è dono/amore. E’ come se un misterioso Dio Amore ci parlasse proprio attraverso la sofferenza e facesse della nostra vita un crogiuolo, altrettanto misterioso, per farci diventare amore/dono come lui in Cristo. E’ come se la vita fosse un gioco d’amore, a volte incomprensibile e assurdo, a volte tenerissimo e dolce, nel quale Dio, in infiniti modi, appare e scompare, ci dà e ci toglie, ci colma e ci svuota, attuando una strana pedagogia che ci svincola da ogni zavorra, da ogni peso inutile, da ogni attaccamento, da ogni vanità, e ci fa liberi. E mentre dolorestiamo a questo gioco, mentre ogni giorno impariamo ad amare un po’ di più, ci accorgiamo che l’amore è l’unica cosa che vale e che l’amore vince tutto, anche il dolore e la morte, quella che pone fine alla vita e quella, più impalpabile, che ogni giorno attanaglia il cuore, gli impedisce di battere e lo trasforma in pietra… E’ soltanto per amore che il Cristo Gesù si è fatto uomo e si è lasciato dilaniare dalle nostre miserie. Egli non ci salva dalla morte, ma nella morte. Non ci toglie la sofferenza, ma la condivide. Non ci fornisce risposte sul perché del dolore, ma ci mostra come ogni sofferenza può essere trasformata in una straordinaria esperienza d’amore, in una preziosa opportunità di essere dono d’amore, in una proficua occasione di crescere nella capacità di amare.

Su questo sfondo si è dipanata la virtù narrativa dell’avv. Giuseppe Frontera, curatore principale delle Serate conviviali. Con dovizia di particolari ha delineato il profilo di Nuccia, elogiando la sua vita intrisa di sofferenza. Essa però non ha avuto la capacità di fiaccare il suo indomito spirito, anzi, l’ha resa capace di trasformarla in dono, gioia e gratitudine. Quella sofferenza, che avrebbe schiacciato chiunque, e quell’immobilità impotente che avrebbe fatto urlare contro il Cielo, ha suscitato in lei la potenza della fede in Cristo Gesù. E con questa fede ha saputo ringraziare Dio Padre per averle permesso di essere unita a Gesù sul Golgota. Ai suoi amici ha lasciato delle “raccomandazioni”, ma più di tutto una testimonianza di fede incrollabile e un’adesione mirabile alle sofferenze di Cristo crocefisso, che ha reso possibile che lei accettasse il mistero del dolore e lo utilizzasse in suo favore ed in quello di chi si fosse avvicinato a lei anche solo per un fugace saluto. La sua casa era costantemente aperta all’accoglienza. A tutti regalava un sorriso, un conforto, un consiglio ed una preghiera. Affetta da paralisi nuccia-2deformante progressiva sin dalla più tenera età, patologia invalidante che le impediva ogni movimento, nella sua umile casa per oltre 60 anni dispensava amore e gioia nel presentare Dio e la sua parola di vita, grata per averla privilegiata e scelta come sua creatura atta a diffondere il suo amore e il suo sguardo misericordioso. Inchiodata all’immobilità delle sue ossa martoriate e contorte, non aveva occhi che per il creato da cui traspariva la bellezza, la potenza, l’amore di Dio Padre per l’uomo. Sincero sgorgava dal suo cuore il ringraziamento a lui per il dono dell’immobilità, «una vera scuola di abbandono, di umiltà, di pazienza e di gratitudine». Dall’ 1 novembre 2010 i suoi resti mortali riposano nella cappella del Crocifisso della chiesa del Monte a Catanzaro.

A completare il suo profilo erano poi due brevi filmati, con la testimonianza di p. Pasquale Pitari, postulatore della sua causa di beatificazione, e di don Sergio Iacopetta, che le diede l’ultima assistenza religiosa, accolti dai presenti con grande emozione.

apollonia-con-paolo-brosioTra il pubblico, nel Salone «S. Elisabetta d’Ungheria», c’era una presenza singolare, quella di suor Apollonia Kasay, nata a Kyondo, nella Repubblica democratica del Congo, il 18 dicembre 1947, ma attiva in Italia fin dagli anni sessanta del secolo scorso, fondatrice dell’associazione nazionale «Cenacolo di Nazareth – Testimoni di Gesù, Maria e Giuseppe» (1992) e della casa di preghiera e di accoglienza spirituale a Cropani Marina (2009). Questa piccola «Formichina», come l’ha denominata Pietro Funaro, presidente della 10ª circoscrizione «Lions Club», ha dato testimonianza della sua miracolosa guarigione da un male, diagnosticato a lei come inguaribile, avvenuta nel 2013. Dopo una degenza all’Ospedale «Pugliese – Ciaccio» di Catanzaro, in preda a lancinanti dolori addominali che l’avevano prostrata e portata alla fine, in attesa di essere trasportata in sala operatoria per un ultimo tentativo di salvarle la vita, ha ricevuto, durante il suo doloroso delirio, la visita di una donna che poi si è fatta riconoscere come Nuccia. Questa donna ha fatto il gesto di toccarle l’addome. In pochi istanti sono cessati i dolori che l’avevano torturata tanto. I medici che stavano per operarla, nel trovarla seduta e sorridente, non potevano che arrendersi e dichiarare miracolosa la guarigione istantanea. Un applauso scrosciante e liberatorio ha fatto vibrare il Salone.

Per attenuare la commozione, un breve stacco musicale… poi vassoi di pizze e di dolci, biscotti e bignè hanno invaso il locale. Ne serberanno un ricordo gradito quanti hanno avuto la fortuna di essere presenti alla serata, davvero con tanto cuore.

pa/tc

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Il 4 ottobre è anche la nostra festa

«Dove è pazienza e umiltà, ivi non è ira né turbamento. […] Dove è misericordia e discrezione, ivi non è superfluità né durezza» (Francesco d’Assisi, Ammonizione XXVIII 1.6: FF 177).

Lasciandoci accompagnare dalle parole di frate Francesco, rendiamo grazie all’«ammirabile Signore, Dio onnipotente, misericordioso Salvatore» (Lodi di Dio altissimo 7: FF 261), per le meraviglie che in lui e tramite lui ha compiuto nella storia di ieri e sta compiendo nella storia di oggi. Buona festa, Amici!
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Diamo voce al Circolo!

Il Consiglio direttivo vi chiede di dar voce al Circolo. È un’opera parrocchiale che ha preso il via, con il recupero dello Statuto originale, il 27 ottobre 2013. Perché essa possa essere luogo propulsore della «cultura dell’incontro», della fratellanza e della solidarietà, nell’ambito della Parrocchia «Sacro Cuore», ma anche spazio della crescita umana, spirituale e sociale, ha bisogno di soci ordinari, sostenitori, volontari, uomini e donne di buona volontà, pronti a collaborare e fieri di tenerlo in vita, con ardore, passione e gioia. Le iscrizioni si possono effettuare online, sul Sito del Circolo (https://circoloculturalesanfrancesco.org/site/collabora/), oppure nella sua sede, a Catanzaro Lido, al lato destro della chiesa «Sacro Cuore». Riguadagniamo il ritardo e iscriviamoci senza tentennamenti, a beneficio di tutti, vicini e lontani.

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Dagli occhi al cuore…

«La terza edizione del CineCircolo, promossa dall’équipe del Circolo Culturale San Francesco, nel suo andare incontro a ciascuno, l’altro o l’altra, si situa  — come la seconda — in questo contesto: con la proiezione dei film, scelti nella prospettiva indicata da Papa Francesco, vuole immergere i suoi spettatori nella dimensione di fratellanza, perdono, misericordia, riconciliazione. Di più, con il cinedibattito, previsto alla fine di ogni proiezione, dove ci si mette qualcosa di se stessi e dove non si è più spettatori passivi, ma attivi, si apre uno spazio per le tematiche come l’accoglienza, l’integrazione razziale e i viaggi di speranza».

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I volti della misericordia

«La terza edizione [del WikiCircolo] ha l’ambizione di mostrare, attraverso   la mediazione di sei significative figure calabresi, come  la pregiata moneta dell’umana solidarietà e misericordia, oltre a essere spesa per sollevare il peso di antiche perduranti miserie, può e deve essere investita in opere di cultura e di cura, attuali e diverse, da valorizzare e far crescere. Per favorire questo impegno è necessario od opportuno, ovviamente, un rovesciamento del medaglione d’antico regime, un ribaltamento culturale, concettuale e operativo, delle antiche opere di misericordia.

Il dar da mangiare agli affamati si ribalta nell’esigenza di sottoalimentare gli obesi; il dar da bere agli assetati si inverte nella regola di disassuefare i bevitori; il vestire gli ignudi diventa il resistere alle invadenze della moda; l’alloggiare i pellegrini si discontinua nel non respingere gli immigrati; il visitare gli ammalati si problematizza nel non perdere il dialogo con i pazienti; il visitare i carcerati si trasforma nel non aggiungere pena a punizione e il seppellire i morti si rende più compiuto nel dover rispettare la dignità di chi muore».

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Il Circolo in uscita…

BiancaneveUn grazie speciale ai Soci dell’Associazione che venerdì 24 giugno, giorno della Brexit, hanno voluto farmi una meravigliosa e commovente sorpresa, spuntando al crepuscolo, ad uno per volta, davanti alla residenza di Elisabetta, come nani della fiaba popolare europea di Biancaneve e i sette nani dei fratelli Grimm del 1857, quasi per dirmi il ‘sì’ al Remain: Noi restiamo solidali, abbracciati e stretti più che mai, per condividere sogni e progetti, seminare colori e speranze, annunciare pace e bene, costruire ponti e strade, irradiare la verità e la bellezza, ciascuno secondo le proprie possibilità, «portando ceri e fiaccole per illuminare quella notte, nella quale s’accese splendida nel cielo la Stella che illuminò tutti i giorni e i tempi» (FF 469), con la speranza che essa continui a brillare nel Circolo e renda raggiante la parrocchia, la città, la regione, l’umanità…

Grazie, Soci. Mi avete regalato uno dei momenti felici, un incanto, una meraviglia, un sogno che contagia e sospinge a ritrovare la voglia di volare in alto. In ogni vostro gesto e parola si percepiva amicizia vera e profonda. In ogni vostro sguardo si intravedeva misericordia, tenerezza, carità. Sì, si resta insieme, l’uno accanto all’altro, uniti, solidali! Si costruisce Volare Chagallinsieme, stretti più che mai. Si vola insieme mano nella mano, trascinando gli altri: i giovani e gli anziani, i sofferenti, gli ultimi, destinati a realizzarsi nel contesto di rapporti interpersonali ispirati a giustizia e carità. «La globalizzazione dell’indifferenza, che oggi pesa sulle vite di tanti sorelle e di tanti fratelli, chiede a tutti noi di farci artefici di una globalizzazione della solidarietà e della fraternità» (Evangelii gaudium, n.6). I mali del nostro mondo non dovrebbero essere scuse per ridurre il nostro impegno e il nostro fervore. Sentiamo la sfida di «trasmettere la “mistica” di unirci agli altri, di vivere insieme, di incontrarci, di prenderci in braccio, di appoggiarci, di partecipare a questa marea un po’ caotica che può trasformarci in una vera esperienza di fraternità, in una carovana solidale, in un santo pellegrinaggio. (…) Molti tentano di fuggire dagli altri verso un comodo privato o verso il cerchio ristretto dei più intimi, e rinunciano al realismo della dimensione sociale del Vangelo, perché, così come alcuni vorrebbero un Cristo puramente spirituale, senza carne e senza croce, si pretendono anche relazioni interpersonali solo mediate da apparecchi sofisticati, da schermi Volaree sistemi che si possano accendere e spegnere a comando. Nel frattempo, il Vangelo ci invita sempre a correre il rischio dell’incontro con il volto dell’altro, con la sua presenza fisica che interpella, col suo dolore e le sue richieste, con la sua gioia contagiosa in un costante corpo a corpo. L’autentica fede nel Figlio di Dio fatto carne è inseparabile dal dono di sé, dall’appartenenza alla comunità, dal servizio, dalla riconciliazione con la carne degli altri. Il Figlio di Dio, nella sua incarnazione, ci ha invitato alla rivoluzione della tenerezza» (ivi, n. 88). Lui ci permette di «alzare la testa e ricominciare, con una tenerezza che mai ci delude e che sempre può restituirci la gioia. (…) Non diamoci mai per vinti, accada quel che accada!» (ivi, n. 3).

Oggi «c’è molto bisogno – ha affermato Papa Francesco – di vivere con gioia e impegno la dimensione associativa, perché in questo momento storico è ‘in ribasso’, non è fortemente sentita. Fare gruppo, essere solidali, incontrarsi, condividere le esperienze, mettere in comune le risorse» (ivi, n. 92).

AbbbraccioAmici, non lasciatevi allora rubare la comunità, oasi di accoglienza tra le sabbie della cultura dello scarto! Non lasciatevi incantare da chi in questi giorni racconta che rimettere muri, frontiere, fino spinato servirà a farci vivere più tranquilli, sicuri e sereni, che la fatica e la pazienza non sono più valori, che smontare vale più di costruire! Il continente è malato, ma la febbre di oggi è la semplificazione: l’idea che sia sufficiente distruggere la casa che ci sta stretta per vivere tutti comodamente. Peccato che poi restino solo macerie. Non ascoltate gli imbonitori e picconatori! Pretendete muratori!

Segnatevi sul calendario la data di venerdì 24 giugno, giorno della “fiaba”, e poi le date di venerdì 23 settembre, giorno in cui prenderà l’avvio la 3ª edizione del WikiCircolo con aperitivo, e di venerdì 30 settembre, giorno in cui si metterà in moto la 3ª edizione del CineCircolo con dibattito. Nel frattempo, riposatevi, ripristinate quel capitale iniziale di energie, di entusiasmo e di slancio con cui nasciamo e che viene a mancare nelle situazioni difficili, scoprite all’interno di ognuno di voi quel frammento di bellezza, quella goccia di cielo, che è presente in tutti. E il Cielo farà il resto. Le nuove edizioni ci ritroveranno in un’unica umanità, nel segno della prossimità, tenerezza, concordia, fratellanza. Un affettuoso abbraccio a ciascuno di voi e buona estate.

Piotr Anzulewicz OFMConv

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Quale futuro? VVV era la sigla della città…

Catanzaro ed oltre - Quale futuroimagesSerata straordinaria la 60ª di seguito, quella di venerdì 10 giugno, la 10ª con aperitivo della 2ª edizione del WikiCircolo, ideata all’interno del Giubileo della Misericordia e spalancata a tutti! Il tema? «Catanzaro ed oltre: quale futuro? Idee a confronto». In altre parole, qual’è la strada per il futuro della città, capoluogo dell’omonima Provincia? Cosa ci vuole per aprire una nuova stagione? Quale pagina si deve voltare per “volare alto”? Può la città guadagnarsi i “galloni” di capoluogo di Regione? Occorre forse moralizzare la politica perché non sia un mezzo di promozione dell’individuo, ma un impegno consapevole verso una crescita sociale, etica e culturale? Quali sono le forze professionali capaci di incidere al di là del loro nobile orto sulla qualità della vita e dei servizi? Come vincere la maledizione del cemento che ha continuato a sfigurare la città con un esorbitante rilascio di concessioni edilizie? Dove e come programmare infrastrutture e servizi per i bambini, i giovani, gli handicappati, gli anziani? Quale può essere il destino dei grandi quartieri, a cominciare dalla sfigurata e imbruttita Lido, e a quali ruoli “specializzati” possono assolvere?

CATANZARO - PASSEGGIATA ALL'IMBRUNIRE (Caterina Rizzo)Per rispondere a queste e simili domande, si dovrebbe certamente partire dal delineare il profilo o il quadro attuale della città, ma è un’impresa ardua e di per sé sfuggente per la sua natura polivalente. Anticamente Catanzaro era conosciuta come la città delle tre V, riferite a tre caratteristiche distintive: V di Vitaliano, santo patrono; V di vento in quanto costantemente battuta da forti brezze provenienti dal Mar Ionio e dalla Sila; V di velluto in quanto importante centro serico fin dai tempi dei bizantini. VVV era la sigla con cui venivano identificati, sui mercati nazionali ed esteri, i velluti, i damaschi ed i broccati provenienti dalla città. Non lo è più. È nata sfidando la natura, sulle rupi, per difendersi dalle minacce del mare, dalle incursioni e dalla malaria, dotatasi di un sistema viario tra i più complessi e capillari e con opere di ingegneria tra le più avanzate: il ponte Morandi e la rotatoria Gualtieri. Una città di colli fino ai monti presilani per oltre 20 km su tre fiumare e il fiume Alli e Corace (uno proveniente dalla Sila e l’altro dal Reventino a testimonianza di un’origine comune e di un’integrazione naturale che attende l’opera dell’uomo), per non parlare di anfratti e di rifugi, e di ‘piccole patrie’. Una città policentrica, ricca di cultura, di intellettuali, di artisti (che spesso si sono affermati in altre città italiane e straniere), di imprenditori, di dirigenti dello Stato, di magistrati, di ministri e di presidenti di Regione. Eppure negli ultimi anni questa città si è incrociata con una grave crisi che ha colpito l’Italia e il Mezzogiorno e non è stata in grado di elaborare i cambiamenti e Magna Graecia - Studenticogliere le opportunità che si sono presentate. In alcuni casi è promotrice attiva, come l’Università e il Policlinico, e in altri è passiva, come nella realizzazione della sede della Regione in un’area che rappresenta il centro direzionale. La condizione di uno stato d’incompiutezza continua, con costanti rinvii… «Catanzaro – ha scritto Giovanni Puccio sul Correre della Calabria il 6 maggio scorso – è come un ossimoro: un’«amara dolcezza», un «ghiaccio bollente», una «morte immortale». Un centro storico numeratore di potere che accumula Stato, Regione, Provincia e tanti denominatori dati dai corpi intermedi, e dalle rappresentanze istituzionali e di governo.

Riuscirà questa città da sola, senza un forte sostegno nazionale e regionale, nel suo arduo compito di costruire un possibile futuro che si meriterebbe? Riuscirà ad immettersi in un innovativo processo di città-territorio che sa unire il suo «hinterland»: i Comuni, come si è riusciti a fare nell’area cosentina avviando l’unificazione dei Comuni contigui alla città? Riuscirà a sollecitare il comprensorio ad unirsi e pianificare insieme, da est a ovest, da nord a sud, mare e monti, aree residenziali e produttive? Riuscirà a dotarsi di una pianificazione della mobilità, ottimizzare i costi, superare la polverizzazione delle gestioni e delle società partecipate o in «house»? Per riuscirci, c’è bisogno di un valore che sprigioni la coesione civile e di una «leadership» plurale che si combina con quel solco di civismo cittadino che nel corso della storia ha già dato dimostrazione di sapersi assumere un alto grado di responsabilità?

Catanzaro Provincia - logoCatanzaro - stemmaA questi interrogativi, ed a tanti altri, tutti scottanti, ha cercato di rispondere, insieme con i presenti, Francesco Longo, catanzarese, componente della Giunta comunale e assessore con delega alla gestione del territorio. La sua presenza ha reso la Serata interessante e oltremodo vivace. Si è parlato di prezzi ormai insostenibili delle abitazioni, di aree degradate convertite in giardini, di viabilità e di trasporto pubblico tra la periferia e il centro, di investimenti oculati e indirizzati ad incrementare il settore terziario, del porto ormai in dirittura d’arrivo e di tante legittime richieste dei cittadini. L’Assessore ha accennato tuttavia alle difficoltà che la Giunta comunale riscontra nel percorso di modernizzazione della città, nei non sempre facili rapporti tra pubblico e privato, nell’esigua disponibilità economica. Nella Serata si è provato a trovare delle soluzioni che apporterebbero dei benefici alla città, dilatando ad esempio il periodo di permanenza dei “lidi balneari”, finora allestiti soltanto per pochi mesi (giugno-agosto), senza tener conto che la bella stagione continua fino a novembre, oppure curando il turismo culturale con la mappa di itinerari atti a valorizzare le bellezze paesaggistiche e la ricca e splendida storia che ingloba l’opulento periodo della Magna Graecia. Si è parlato anche di come migliorare l’economia cittadina puntando sull’Università degli Studi «Magna Graecia», attraverso l’attivazione dei corsi di laurea in turismo e spettacolo e la creazione delle nuove possibilità di alloggio “calmierato” agli studenti. Comunque, la presenza degli universitari ha già dato i suoi effetti. Numerosi sono sorti i locali in cui i giovani possono incontrarsi, consumare pasti e trascorrere le serate.

logo san francesco MODIFICATOA tirare le fila del dibattito è stato l’avv. Pino Frontera, curatore delle Serate conviviali con aperitivo, in collaborazione con la dott.ssa Teresa Cona – segretaria dell’Associazione, e il M° Luigi Cimino – membro del Consiglio direttivo. Il senso di questa Serata era quello di affermare che la nostra Associazione è una forza positiva per la parrocchia, la città e la regione. È qualcosa di diverso dal solito. Essa è libera dalle lobby del potere e dai partiti. È apartitica, ma appoggia quei politici onesti e giusti che s’impegnano verso una crescita sociale e culturale della città e del territorio. Un tempo i partiti si facevano carico dei problemi della società. Oggi sono a servizio dei «leaders». Un tempo i «leaders» erano sintesi di una comunità. Oggi si appropriano della comunità. Questa distorsione ci porta, quindi, a cercare nuove frontiere di confronto in modo da formare i nuovi quadri dirigenti. È urgente aprire una nuova stagione in questa terra che per troppo tempo si è trascinata molte zavorre: lobby del potere, la criminalità, la vittoria di un singolo e di un gruppo, l’abitudine di ragionare come individui e non come comunità cittadina.

Cittadini si nasce per mobilitare energie, per interessarsi di ciò che ci circonda, per formare all’impegno nelle istituzioni, per sviluppare iniziative civiche, per contribuire col dibattito e con le idee alla ripresa di un confronto costruttivo ancora sopito. Dall’impegno di ciascun cittadino nasce il cambiamento delle strutture sociali, economiche e politiche.

IMG_0519C’è da chiedersi se i cittadini credenti non dovrebbero mettere più energie nella creazione di comunità civile che vivono il più possibile secondo la Carta delle beatitudini. Incarnando valori diversi da quelli del solito benessere materiale, del successo, del prestigio, dell’acquisizione di ricchezze o della lotta politica, potrebbero diventare il lievito nella pasta della città e del suo «hinterland»: con poche risorse finanziarie e con pochi aggeggi elettronici, senza spreco e senza artificiali eccitanti, ma con maggiori capacità di relazioni semplici e piene d’amore, si può avere il cuore in festa e operare insieme perché il nostro quartiere, il nostro villaggio o la nostra città siano un luogo di maggior giustizia, pace e fraternità, creatività e crescita umana. Non cambierebbero subito le strutture politiche, ma i cuori e gli spiriti delle persone, facendo loro intravvedere una dimensione nuova dell’essere umano, quella dell’interiorizzazione, dell’amore, della meraviglia e della condivisione, quella in cui il debole e il povero, lunghi da essere scartati, sono al cuore della città. Se questo spirito comunitario si propaga realmente, cambiano anche le strutture. Esse sono lo specchio dei cuori, salvo, naturalmente, nel caso delle dittature e tirannie.

E’ stata una Serata di grande suggestione: tanta voglia di partecipazione e di cultura, e tante idee a confronto! A conclusione tutti hanno potuto gustare la pizza e i rustici. Un grazie speciale allo Staff tecnico (Ghenadi Cimino – audio service, e a Gabriele Milasi – aiuto audio service) e a tutti i sostenitori del Circolo.

Piotr Anzulewicz OFMConv

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IMG_0541IMG_0553IMG_0580IMG_0549Quale futuro (anni)




Tantissime le eccellenze calabresi, e Colacino…

9ª Serata (II) - ColacinoÈ stata allegra la 9ª Serata conviviale con aperitivo, dal titolo: «Catanzaro ed oltre: personaggi che lasciarono un segno», ideata nell’ambito della 2ª edizione del WikiCircolo, collocata all’interno del Giubileo della Misericordia e aperta a tutti, la 58ª di seguito, a partire  dal 10 gennaio 2014, senza contare gli altri eventi ed iniziative. L’ha resa effervescente la partecipazione straordinaria di Enzo Colacino, attore teatrale e regista, comico e cabarettista catanzarese, invitato «ad hoc». L’evento si è svolto venerdì 27 maggio, nel Salone «S. Elisabetta di Ungheria» al lato destro della chiesa «Sacro Cuore» di Catanzaro Lido.

PitagoraCassiodoroTommaso CampanellaLa dott.ssa Teresa Cona, segretaria del Circolo, dopo aver rivolto il saluto di benvenuto ai numerosi partecipanti, sopraggiunti per la Serata, ha accennato ad alcune eccellenze calabresi che hanno lasciato un segno indelebile o una traccia decisiva nel tessuto sociale, culturale e religioso della Calabria: Pitagora († 495 a.C.), Flavio Magno Aurelio Cassiodoro Senatore († 580), Francesco di Paola († 1507), Bernardino Telesio († 1588), Tommaso Campanella († 1639), Mattia Preti († 1699). È stato doveroso segnalare anche il portale «CalabriaOnLine» con la sezione dedicata proprio a personaggi che si sono distinti nel tempo in tutto il mondo per la cultura, il loro operato e la loro tenacia (http://www.calabriaonline.com/ col/arte_cultura/personaggi/). Una pleiade di letterati, scrittori, artisti, musicisti, uomini dello spettacolo, politici, religiosi, scienziati, imprenditori, sportivi… che hanno dato o stanno dando lustro alla Calabria e ai calabresi.

Enzo ColacinoA quella pleiade, la Segretaria ha annoverato, in un batter d’occhio, il nostro Colacino. È colui che dal 1984 porta sulle scene di Calabria commedie in dialetto calabrese. Al suo attivo ha più di 600 repliche tra commedie e spettacoli di cabaret. Nel 1998 ha fondato l’associazione culturale «Quelli che il teatro» e con la omonima compagnia ha rappresentato commedie da lui scritte e dirette. I suoi lavori sono: «Ccu i sordi s’acconza tuttu», «Fama amura e malatia», «Clinica privata», «Amaru cu mora». E’ autore di due libri in dialetto catanzarese: «E cchi ni manca?» e «Parrandu parrandu», che, in chiave satirica ed umoristica, danno una particolare lettura del modo di vivere dei calabresi. Collabora periodicamente con giornali cittadini, scrivendo rubriche di satira in dialetto catanzarese. I suoi lavori sono stati rappresentati dagli studenti delle scuole della nostra città. Ha insegnato recitazione presso vari Istituti scolastici con rappresentazioni finali presso il Teatro «Masciari». Nel 2000 è stato ospite della comunità calabrese di Toronto, riscuotendo un notevole successo di simpatia e di pubblico. Ha collaborato con una rubrica dal titolo «Secundu mia» al mensile «Il Catanzaro» quando la squadra ha militato nell’ultimo campionato di serie B.

La Segretaria quindi gli dipinse, con poche pennellate, il profilo del Circolo. È bene tenerne conto e ricordarlo anche in questo momento.

logo-chi-siamoÈ un’associazione nata il 15 febbraio 2012, come «dono dei francescani alla comunità parrocchiale e civile», in occasione della chiusura del giubileo d’oro della Parrocchia «Sacro Cuore» di Catanzaro Lido (4.10.2011). Nel suo percorso, arduo e difficile, ma nello stesso tempo audace e appassionato, il Circolo ha subito uno stato di ‘coma indotto’ (…). Tuttavia, con il recupero dello Statuto originale dallo Studio notarile, è “riemerso” il 27 ottobre 2013, a 27 anni dallo storico «meeting» di Assisi convocato da Papa Giovanni Paolo II, e ha avviato la sua attività il 10 gennaio 2014 con le Conversazioni sacro-profane. Non è una Onlus, per cui sopravvive con le quote associative e piccole donazioni spontanee degli amici. Non è un gruppo parrocchiale, ma l’opera parrocchiale, e come tale ha la benedizione di mons. Vincenzo Bertolone, attraverso una pergamena. «L’esistenza del Circolo Culturale – scrive l’Arcivescovo – è un’occasione da non perdere, e chi ha care le sorti della Parrocchia e della collettività civile non potrà lasciar cadere nel vuoto l’essenziale opportunità di impegno – pastorale e culturale – che questa iniziativa potrà dare». Ci auguriamo davvero che quest’opera sia sostenuta con entusiasmo da molti parrocchiani e da coloro che credono che la cultura, anche in piena recessione, sia un importante ‘media’ nella promozione della società e appannaggio di tutti. Il Circolo, nel suo «curriculum», ha curato diversi eventi rivolti a tutti, tra cui «Conversazioni sanfrancescane e sacro-profane», Laboratorio di musica (Luigi Cimino), concerti (Elvira Mirabelli e Luigi Cimino), vernissage (Salvatore Miglietta e Cesare Taverna). Si è arricchito di due nuove sezioni: il CineCircolo, cioè le Serate cinematografiche con le proiezioni dei film e con il dibattito, focalizzate «sui sentieri della misericordia», e il WikiCircolo, cioè le Serate conviviali con aperitivo dedicate a «Catanzaro ed oltre», nel segno dell’Anno straordinario della Misericordia. Sono iniziative all’insegna dell’aggregazione, dell’incontro, del dialogo, della riflessione su temi del sociale. In cantiere vi sono altri programmi che attendono di poter essere realizzati in tempi migliori, come ad esempio la Libreria itinerante e il Laboratorio di fotografia in collaborazione con il «Museo-Laboratorio Comunicazione Massimiliano Kolbe» a San Pietro in Amantea, Laboratorio di giornalismo e di pittura (i Corsi sono provvisti di programmi e preventivi). In più, il Circolo gestisce il proprio Sito Internethttps://circoloculturalesanfrancesco.org/site, e la pagina di Facebook: www.facebook.com/circoloculturale sanfrancescocatanzaro.

La Serata si è aperta con un brano musicale eseguito al sassofono tenore dal M° Luigi Cimino: «La vita è bella» di Nicola Piovani, pianista, compositore e direttore d’orchestra. Piotr Anzulewicz OFMConv ha risaltato quindi la gioia dei presenti per la presenza di Enzo Colacino. «La sua partecipazione – ha detto – è il più bel dono al Circolo Culturale San Francesco che ha nel Bambina allo specchio 1suo ideale la cultura e la cura dell’altro, l’ideale difficile e impegnativo. Il Circolo è una Cenerentola, una creatura piccola e misera, ma bella, speciale, unica sul territorio. Si distingue da tutti gli altri Circoli, nella sua denominazione e nel suo taglio specifico. I suoi soci e sostenitori, numericamente non molti, non si ‘arrendono’, per amore, con la speranza di trovare cuori aperti alla collaborazione. Con passione investono sul suo avvenire e sollecitano ad amarlo e prediligerlo perché possa essere veicolo di tematiche di attualità e di interesse esistenziale e sociale al servizio della collettività parrocchiale e cittadina, e non tanto delle finalità statutarie. Sono convinti che la cultura è sussidio indispensabile per essere pronti alle grandi sfide e attese del territorio. Così la loro Cenerentola si situa nell’epicentro di riflessione e si propone di promuovere anche un progetto marcatamente francescano, fraterno e pacifico, che illumini la nostra identità greco-romana, giudeo-cristiana, euro-atlantica». Frate Francesco d’Assisi è l’unico sponsor di questa Cenerentola che, come lui, il “Poverello”, «non ha niente di proprio – ha continuato Anzulewicz –. Il Salone, in cui si tengono le Serate e si promuovono vari eventi, lo condivide con l’Ordine Francescano Secolare e con la Gioventù Francescana. Per ogni evento, quello settimanale ed occasionale, presta il proiettore e lo schermo e affitta il service audiovisivo.

Tornando al tema della Serata, è truismo dire che ci piacciono le persone che entrano nella nostra vita in punta di piedi, la attraversano in silenzio, con i gesti e le emozioni, e lasciano un segno indelebile. Vi è un’enorme differenza tra lasciare il segno e lasciare cicatrici. Le cicatrici simboleggiano il dolore, la sofferenza, le ferite. I segni invece sono le tracce che ci fanno ricordare dei momenti d’amore, d’insegnamento, di crescita. «Mi piacciono le persone – confida Stephen Littleword, scrittore, pubblicitario, copywriter – che lasciano il segno, lì in quel piccolo posto chiamato cuore… sono quelle che mai se ne andranno perché quel posto se lo sono conquistato con le piccole attenzioni di ogni giorno».

Enzo Colacino al telefonoIl microfono è passato poi al nostro graditissimo Ospite, Enzo Colacino. Ci ha interpretato in vernacolo una divertentissima poesia: «A scola è na virgogna», il capolavoro “sociale”, scritto nel 1979 da Achille Curcio, poeta del vernacolo, dell’ironia e dei sentimenti, legato visceralmente a Montauro e catanzarese da una vita. Nelle nostre orecchie suonano ancora questi versi indicativi: «Dunca, nu jornu quasi pe gulia trasivi nte na scola e a nu scolaru addimandai: Chi prese Porta Pia?, e aspettavi a risposta do cotraru. Si misa ‘u ciangia e tuttu ‘u si dispera e, guardandu ‘a maestra menzamorta, sugghiuttijandu dissa ‘e sta manera: Vi giuru, eu on pigghiavi nuddha porta».

I versi hanno innescato un simpatico e gioioso scambio di battute con il pubblico. Ci siamo resi conto che è entrato in scena un personaggio che subito ha attratto la nostra attenzione. Ogni attimo si è fatto importante come se per tutta la giornata non avessimo aspettato altro che quell’istante. Si è creato, dunque, con lui un rapporto di fraternità e di conoscenza, al di là delle differenze “di territorio”. A lui «chapeau», applauso e ammirazione!

Il tempo incalzava e l’avv. Frontera, curatore delle Serate con aperitivo, ha potuto presentare soltanto alcuni personaggi calabresi che hanno lasciato il segno. Si è deciso di concludere questa Serata con il celebre brano «Giochi proibiti», eseguito al sax dal M° Luigi Cimino. Per tutti era allestito un ricco buffet, con pizza fumante di «Pizza Brindisi» e con specialità varie portate da alcune partecipanti.

Sarà ancora con noi l’attore-cabarettista, Enzo Colacino, divenuto socio onorario del Circolo. Chi ha perso questa splendida Serata con lui, potrà certamente rifarsi nel corso della 3ª edizione e scoprire in lui un prezioso amico e un prodigioso artista che ci aiuta ad affrontare i marosi dell’esistenza con il sorriso, lo stupore e la gratitudine, malgrado il dolore, l‘ingiustizia e l’oppressione.

Arrivederci alla 10ª Serata con cinedibattito su missionari, deboli, oppressi e dimenticati dalla storia – l’ultima della 2ª edizione del CineCircolo «sui sentieri della misericordia» (ve 3 giu 2016).

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Tra umiliati e offesi del mondo

Lamerica - LocandinaTroppo spesso le nostre società non vogliono vedere il «calvario» degli umiliati, offesi e abbandonati, e di conseguenza – per proteggere se stesse – si costruiscono i muri interiori ed esteriori. È il «fil rouge» della 7° Serata, che si è tenuta venerdì 22 aprile, con il cinedibattito e con la proiezione del film drammatico di Gianni Amelio «Lamerica», nell’ambito della 2ª edizione del CineCircolo «sui sentieri della misericordia». Grazie al Cielo, numerosi hanno lasciato la tranquillità della loro casa e, attratti del tema di questa 53ª Serata di seguito, sono venuti  nel Salone «S. Elisabetta d’Ungheria» presso la chiesa «Sacro Cuore» di Catanzaro Lido, il solito luogo degli incontri organizzati per tutti dal Circolo Culturale San Francesco.

MariapoliNell’introduzione alla Serata, Piotr Anzulewicz OFMConv ha voluto ricordare ai presenti due eventi di risonanza nazionale e internazionale in corso: 1. la «Mariopoli» dal titolo: «Vivere insieme la città», città più solidale e più aperta all’altro, in programma dal 22 al 25 aprile a Roma, presso il Galoppatoio di Villa Borghese, nell’ambito dell’iniziativa «Villaggio per la Terra», evento iniziato nel 1949 da Chiara Lubich († 2008), fondatrice del Movimento dei Focolari, e imperniato sulla “regola d’oro”: «Fai agli altri ciò che vorresti fosse fatto a te» (cfr. Mt 7,12), con un ricco programma di «workshop», di «performance» (il concerto del Gen Verde dedicato alle donne migranti, vittime di violenza, all’integrazione culturale e ai rifugiati ambientali in giro per il mondo, perché le loro terre non sono più in grado di nutrirli), di giochi e di sport (la corsa «Run4Unity» per la pace), di piantumazione di 13 alberi in ricordo delle 13 studentesse italiane «Erasmus» morte in un incidente stradale in Spagna, di 4 «focus» di approfondimento (la tutela della terra, la scelta della legalità, il dialogo con l’islam “che non fa paura” e la solidarietà verso vecchie e nuove povertà) e di testimonianze da parte di comuni cittadini Climafinalizzate a svelare facce nascoste della città, spesso ignorate dai media, ma dotate di una forza d’urto contagiosa; 2. la firma dell’accordo sul clima, al Palazzo di Vetro dell’ONU, da parte dei leader mondiali, voluta da Ban Ki Moon proprio nella 46ª Giornata Mondiale della Terra istituita il 22 aprile 1970 per promuovere la custodia e la sostenibilità del nostro pianeta (‘custodire’ è più che salvaguardare: nell’amore per il creato viene ricompresa la vita, la famiglia, le creature, i poveri) e sensibilizzare l’opinione pubblica a comportamenti sostenibili («Facciamo tutto il possibile per risparmiare le energie ed eliminare gli sprechi», ha tenuto a sottolineare il giovane rapper Rocco Hunt, protagonista del live alle ore 21).

MigrantiLa parola è passata, quindi, alla dott.ssa Teresa Cona, segretaria del Circolo e curatrice delle Serate cinematografiche, che ha condiviso con i presenti un nuovo appello di Papa Francesco a vincere la chiusura e l’indifferenza verso i migranti. In un video-messaggio al Centro Astalli di Roma, diffuso il 19 aprile, in concomitanza con la presentazione del Rapporto annuale sulle loro condizioni, il Papa ha ribadito con forza: «I migranti che bussano alle nostre porte sono un dono, non un problema». Di più, essi hanno volto di Dio e sono carne di Cristo. «La loro esperienza di dolore e di speranza ci ricorda che tutti siamo stranieri e pellegrini su questa Terra, accolti da Qualcuno con generosità e senza alcun merito». Ognuno di loro «può essere un ponte che unisce popoli lontani, che rende possibile l’incontro tra diverse culture e religioni, che aiuta a riscoprire la nostra comune umanità». «Troppe volte – ha constatato tristemente il Papa – non vi abbiamo accolto! Filo spinatoPerdonateci la chiusura e l’indifferenza delle nostre società che temono il cambiamento di vita e di mentalità che la vostra presenza richiedeva. Trattati come un peso, un problema, un costo, siete invece un dono. Siete la testimonianza di come il nostro Dio ‘clemente e misericordioso’ sa trasformare il male e l’ingiustizia di cui soffrite in un bene per tutti». Il Centro Astalli – ha poi affermato – è «esempio concreto e quotidiano di questa accoglienza nata dalla visione profetica del padre Pedro Arrupe». Ed ha incoraggiato i volontari a proseguire un percorso che si fa sempre più necessario, «unica via per una convivenza riconciliata»: «Siate sempre testimoni della bellezza dell’incontro. Aiutate la nostra società ad ascoltare la voce dei rifugiati. Continuate a camminare con coraggio al loro fianco, accompagnateli e fatevi anche guidare da loro: i rifugiati conoscono le vie che portano alla pace perché conoscono l’odore acre della guerra».

Secondo il Rapporto, il 2016 si è aperto in Italia con un segno in più: rispetto al 2015, gli arrivi via mare nei primi 3 mesi sono cresciuti del 55% (23 957 mila) rispetto all’anno precedente. Dal 1 gennaio all’1 aprile 2016 sono giunti sulle nostre coste quasi 24 mila migranti. I primi porti di approdo sono quelli di Augusta, Pozzallo e Lampedusa. Sbarchi sono avvenuti anche a Messina, Trapani, Reggio Calabria, Catania, Taranto e Cagliari. Nel 2016 le principali nazionalità sono state la Nigeria (3 443), seguita dai migranti provenienti da Gambia (2 363), Somalia (2 018), Guinea, Costa d’Avorio e Senegal. Attualmente sono accolte in Italia, nelle diverse strutture, 112 mila persone. Nelle strutture temporanee di accoglienza sono ospitate oltre 80 mila persone, più del doppio rispetto allo scorso anno, e nelle strutture di seconda accoglienza dei richiedenti la protezione internazionale e dei rifugiati ne sono accolte oltre 20 mila. Ad aprile la prima regione per numero di persone accolte resta sempre la Lombardia (oltre 14 mila), seguita dalla Sicilia (oltre 13 mila), Piemonte (oltre 8 mila), Veneto e Lazio. In fondo alla coda sono Molise, Basilicata e Valle d’Aosta. Il numero più alto migranti minorennidelle persone accolte nei centri di accoglienza richiedenti asilo sono in Sicilia, Puglia e Calabria. Il serio problema sono i minori non accompagnati rimasti in Italia e accolti nelle strutture (oltre 12 mila). Hanno un’età compresa tra i 16 ed i 17 anni e provengono dall’Egitto, dall’Albania, dall’Eritrea, dal Gambia, dalla Somalia, dalla Nigeria e dal Bangladesh. Purtroppo, la loro accoglienza avviene, nella stragrande maggioranza dei casi, ancora in strutture di accoglienza straordinarie al Sud e solo poco più del 10% in strutture familiari e case famiglia. Metà dei minori sono accolti in due regioni: Sicilia e Calabria.

A seguito dell’appello del Papa a estendere l’accoglienza dei rifugiati nelle parrocchie, nelle comunità religiose, nei monasteri e nei santuari, si è creato un grande movimento solidale che tuttavia fatica a trasformarsi in attivazione di accoglienze. In alcune diocesi si riscontrano difficoltà da parte delle parrocchie ad avviare esperienze di accoglienza ed integrazione sul territorio. Per tale motivo la Caritas e la Migrantes stanno seguendo le diocesi al fine di orientare e sostenere questo slancio solidale in maniera più efficace.

lamerica_enrico_lo_verso_gianni_amelio_018_jpg_teqwLa Segretaria, dopo un breve dibattito con i presenti alla Serata, innescato su quanto esposto, e prima di dare il via alla proiezione della pellicola, in poche pennellate ha presentato la scheda de «Lamerica». Il film ha il suo nucleo centrale nel viaggio che il giovane Gino compie in compagnia del vecchio Spiro, dopo averlo rintracciato. I due diventano il perno del racconto. Il vecchio è l’emblema di tutti gli umiliati e offesi del mondo, strappati alla loro terra e ai propri affetti, perseguitati da tutti e sprofondati nel pozzo di una follia dove sono sopravvissuti solo i pochi ricordi felici di un’esistenza misera. Il giovane scopre la sua vera condizione umana, vivendo sulla Lamerica6propria pelle il calvario degli umili, degli offesi e dei disperati che affidano il loro destino a una sgangherata carretta dei mari, nella speranza di trovare ‘Lamerica’ sull’altra sponda dell’Adriatico. Film epico che sa dilatare una vicenda personale in un dramma corale e che fa capire quanto sia profondo il solco tra Paesi ricchi, come il nostro, e Paesi poveri, come l’Albania. Ci avverte anche che questo solco potrebbe scomparire da un momento all’altro, riportandoci alle misere esperienze del passato, perché «il sogno degli albanesi d’oggi è identico a quello degli emigranti italiani che cent’anni fa vedevano ‘Lamerica’ come la terra promessa» (Enzo Natta).

DostojewskiNe abbiamo parlato, dopo la proiezione, a lungo, oltre le ore 22, con la speranza che riuscissimo a curarci da tante illusioni, miserie e chiusure di oggi e maggiormente aprirci alle problematiche dei migranti che stanno raggiungendo la nostra terra. Anche noi, nel nostro passato, siamo stati emigranti e anche noi abbiamo mangiato l’amaro pane dell’indifferenza, della diffidenza, del rifiuto, del razzismo. Il razzismo, appunto, che non è solo un suono molesto e un «background» ideologico ripugnante. La parola «razza» andrebbe cancellata da tutti i documenti ufficiali perché quel termine sarebbe «una mistificazione, un errore, un significato senza significato, la veste semantica di un concetto fittizio». A sostenerlo sono alcuni studiosi della Società Antropologi Italiani. «Le razze negli esseri umani – secondo il genetista Giuseppe Novelli, rettore dell’Università di Tor Vergata – non esistono. Esiste solo un’immensa variabilità genetica».

Serate come queste servono molto, affinché non si ripetano più episodi di razzismo, di rigetto e di odio verso chi fugge da territori di guerra e cerca salvezza e pace, un futuro migliore o soltanto un abbraccio fraterno. Abbracciare una persona significa proteggerla, darle riparo e affetto, averne cura, amarla. Meritava di essere visto quel film amaro e commovente, sull’umiliazione e sull’offesa della nostra specie, splendida e sciagurata, ieri e oggi.

(pa-tc)

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