Al via l’11° Wiki- e CineCircolo

È ora di rimettersi in moto. Il Circolo è pronto per voi, Amici, e non vede l’ora di poter accogliervi ogni venerdì, dalle ore 19.30 alle 21.00, per farvi gustare l’11ª edizione del Wiki– e CineCircolo con il focus, come l’edizione precedente, sulle donne, ‘sorelle tutte’, fari e luci nella società, soprattutto nei momenti difficili. «Donne pioniere, generative, altruiste e coraggiose, in un mondo dispari/per immagini»: questo è, infatti, il filo rosso sul quale si misureranno le 16 Serate conviviali con «aperitivo» del WkiCircolo e le 15 Serate cinematografiche con «cocktail» del CineCircolo, in programma dal 6 ottobre 2023 al 21 giugno 2024, ma anche su cui si svilupperanno approfondimenti, interventi, testimonianze. Ad impreziosirle, ci saranno le 3 Serate speciali: 1. Mer 21 dic 2023 – ‹Reading› in musica, per l’8° centenario del Natale di Greccio [262]; 2. Ve 7 giu 2024 – «Giubilo del cuore, in onore del Sacro Cuore» [283]; 3. Ve 21 giu 2024 – «‹Reading› in musica, in elogio delle donne» [285].

Tutte le 34 Serate si inseriranno appieno nell’8° centenario sanfrancescano celebrato nel triennio 2023-2026 per riportarci alla memoria i passaggi salienti della vita di frate Francesco d’Assisi (1223: l’approvazione della Regola bollata e il Natale di Greccio; 1224: l’impressione delle stimmate a La Verna; 1225: la stesura del Cantico delle creature ; 1226: il ‘transito’), ma anche nella fase universale del cammino sinodale dal titolo: «Per una Chiesa sinodale: comunione, partecipazione, missione», articolata nelle due sessioni della 16ª assemblea generale ordinaria del Sinodo dei vescovi in Vaticano (ottobre 2023 e ottobre 2024). Sarà questo un surplus che darà tocco speciale a questa nuova edizione: coraggio e speranza. Il Circolo continuerà così a dar spazio alle voci delle donne coraggiose, pioniere e generative, al fine di ispirare la speranza del futuro, quella che «riempie il cuore ed eleva lo spirito verso la verità, la bontà e la bellezza, la giustizia e l’amore» (Fratelli tutti, n. 55), rende visibili donne invisibili e apre alla parità tra femmine e maschi rispetto ai loro diritti, trattamento, responsabilità ed opportunità in tutti i settori della società civile e religiosa. Il tema della parità di genere è quanto mai attuale e di trattazione non più rimandabile. I dati sul mondo femminile sono sconfortanti: ci parlano di una condizione lavorativa, salariale, istruttiva, culturale, caratterizzata da una segregazione non soltanto verticale, il famoso ‘soffitto di cristallo’, ma anche di tipo orizzontale. Tradotto: le donne sono concentrate per lo più in alcuni settori della produzione, servizi e ciò che attiene alla cura che sono poi quei settori in cui circola meno denaro. L’idea di questa edizione è anche stimolare un dialogo e agire in contrasto agli stereotipi e pregiudizi, comprendendo che ciascuno deve fare la propria parte, uomini compresi. Le donne tuttavia hanno nelle loro mani l’arma più grande: sono donne. Già provano un ‘sussulto di gioia’, sentendo che possono votare al Sinodo della Chiesa che cambia e che le dà visibilità anche nei ruoli apicali.

Nei due dépliant dell’attuale edizione, che si illuminano a vicenda: veicolano, catalizzano, integrano e approfondiscono per lo più l’argomento della Serata precedente o successiva, compaiono donne che hanno fatto la storia del mondo o la stanno facendo con il coraggio del quotidiano e la speranza del nuovo, donne straordinarie, ideatrici eccezionali, protagoniste meravigliose, muse stupende. C’è ne sono comunque tante, tantissime, anche anticonvenzionali, irregolari, ‘trasgressive’, dissidenti, ‘invisibili’, per tutti i gusti e le categorie, da riscoprire e celebrare nel buio dei tempi. L’équipe dell’edizione aveva l’imbarazzo di scelta su queste «artefici della tenerezza che libera il mondo dalle orrende guerre», dai dolorosi ‹calvari› e dalle diffuse paure, e lo fa egualitario, inclusivo e fraterno.

Ad animare le Serate ci saranno Marialuisa, Lucia, Tonia, Maria Rita, Luigi e Piotr, ma anche gli altri «habitué», amici e fan del Circolo, vicini o lontani. Il loro reale e fattivo coinvolgimento potrà rendere le Serate ancora più belle, dinamiche, interattive, stimolanti ed emozionanti. Il format delle Serate continuerà ad essere innovativo e ospiterà interventi, dialoghi, interviste e intermezzi musicali virtuali, digitali, da remoto, e reali, fisici, in presenza. Tutti sono quindi invitati a inviare entusiasticamente alla Segreteria un disegno, una poesia, una canzone o un video sulla specifica figura femminile, da condividere nel corso della rispettiva Serata, a partire da quella del WikiCircolo dedicata a sr Marcella Catozza (6.10.2023), «donna francescana, in missione, con il cuore, per gli orfani», e quella del CineCircolo focalizzata su sr Francesca Saverio Cabrini (13.10.2023), missionaria ed educatrice, «patrona degli emigrati». A coronare tutte le Serate, ci sarà un momento di convivialità, con cocktail o aperitivo, tra pizze e gâteaux…

Inserendosi nelle celebrazioni degli 800 anni della Pasqua di frate Francesco e nel solco del Sinodo sulla comunione, partecipazione e missione, il Wiki- e CineCircolo, nella preparazione dei programmi delle Serate, avrà come fonti di ispirazioni, di suggerimenti e di orientamenti, oltre gli «Scritti di s. Francesco d’Assisi», i seguenti documenti dell’autorità didattica della Chiesa: 1. Lettera apostolica «Mulieris dignitatem» sulla dignità e vocazione della donna (15.08.1988) e «Lettera alle donne» di Giovanni Paolo II (29.06.1995); 2. Esortazione apostolica «Evangelii gaudium» sull’annuncio del Vangelo nel mondo attuale (24.11.2013) ed Enciclica «Fratelli tutti» sulla fraternità universale e l’amicizia sociale di Francesco (3.10.2020); 3. «Sintesi nazionale della fase diocesana» del Sinodo 2021-2023 «Per una Chiesa sinodale: comunione, partecipazione e missione» della CEI (15.08.2022) e «Instrumentum laboris» per la prima sessione della 16ª assemblea generale ordinaria del Sinodo dei vescovi in Vaticano (4-24.10.2023).

L’impegno di tutti sarà però determinante. Se riusciremo a sentirci attivi, a costituirci in un noi’ generativo, a coinvolgere sempre di più gli attori delle nostre comunità religiose e civili, ad essere compagni e discepoli, donne e uomini di coraggio e di speranza, riusciremo ad offrire a tutti una fraternità educante rigenerata e nuovamente generativa, in cui ciascuno avrà l’opportunità di essere riconosciuto per la propria dignità e peculiarità. La crisi epocale, che stiamo vivendo, ci offre straordinarie opportunità per ridisegnare, grazie al «genio» e all’ingegno femminile, i nostri confini ed allargare i nostri orizzonti. Le donne dell’attuale edizione ci aiuteranno a scoprire e scegliere anche inedite rotte di senso e nuovi approcci alla vita, in una società amebica, liquida, orfana di certezze assolute, dimentica di aspetti solidi e sodi.

Davanti a noi, Amici, un susseguirsi di atmosfere – speriamo – suggestive e trainanti, per la qualità di tematiche, e sostenute e apprezzate – ci auguriamo – con entusiasmo da molti, tanto più che al nostro fianco ci sarà un corifeo e tutore speciale: p. Rocco Predoti, parroco del «Sacro Cuore».

Lo Staff del Cine– e Wiki-Circolo si riunirà intanto ogni mercoledì, alle ore 19, per riuscire a preparare e pubblicare – in anticipo, sul sito web e sulla pagina social – i programmi dettagliati, unitamente ai poster, e regalare a tutti le Serate cinematografiche e conviviali vivaci, godibili ed imperdibili.  «La donna è l’armonia, la poesia, la bellezza» (Papa Francesco). A lei «è affidata la vita» e a lei «spetta salvare la pace del mondo» (Paolo VI). Immischiamoci allora con lei e mettiamoci in mezzo e in rete.

Piotr Anzulewicz OFMConv




Non tacciano le donne, ‹sorelle tutte›

Una Serata raffinata, attraente e pittoresca, a coronamento di una altrettanto raffinata, suggestiva ed avvincente edizione, con le donne al centro, le eroine dell’anno 2022: la 17ª ed ultima Serata conviviale con «aperitivo» della 10ª edizione del WikiCircolo dal «file rouge»: «Donne, ‹sorelle tutte›, che ‹fanno bello il mondo›», la 249ª di seguito, focalizzata sulla presenza femminile nelle istituzioni cattoliche di responsabilità. Si è tenuta nella solennità del Sacro Cuore di Gesù, venerdì 16 giugno 2023, presso la parrocchia «Sacro Cuore» di Catanzaro Lido, e si è innestata sul seguente «clou» del programma, denso di interventi individuali e intermezzi musicali, video e condivisioni, ricolmo di convivialità, gioia ed empatia, accessibile ancora a chiunque sul sito web del Circolo:

4.1. «Nel cuore delle donne» di Silvia Salemi (3:48′); 4.2. Marialuisa Mauro: «Paola Lazzarini Orrù, Barbara Jatta e Mariaconcetta Infuso, donne al comando nella Chiesa» (6:00′); 4.3. «‹Sua› ‹Emmaus›»: Intervista a Mariaconcetta Infuso a cura di Marialuisa Mauro (14:00′); 4.4. Consegna di un Attestato di ringraziamento e di una rosa a Mariaconcetta Infuso (2:00′); 4.5. Music video «Come sei bella» (1973) dei Camaleonti (3:37′); 4.6. Video «Non tacciano le donne in assemblea di Paola Lazzarini» (1:43′); 4.7. «Figlie di un Dio minore» – Intervista a Paola Lazzarini a cura di Patrizia Morgante (1:42′-12:26′; 25:36′-32:07′; 36:16′-40:00′); 4.8. Intermezzo musicale «Oh Mary, Mother of God» (4:57”); 4.9. «Bellezza vaticana»: Barbara Jatta (4:22′); 4.10. Piotr Anzulewicz OFMConv: «Per una Chiesa in cui donne e preti fanno strada insieme» (6:00′); 4.11. Music video «Noi donne» di Fiordaliso (3:44′); 4.12. «Manifesto delle donne per la Chiesa» (8:38′); 4.13. Condivisione (5:00′); 4.14. «Hail Mary, gentile Woman» di Sunday 7pm Choir at St. Francis de Sales in Ajax [Ontario] (4:15′); 4.15. «Maria, donna gestante, donna della vita» del servo di Dio Tonino Bello – Leggono: Gabriela Sestito/Tina Quattromani/Maria Rainone (3:00′)

Un programma semplice, netto e chiaro, a dispetto dell’odierno mito culturale della complessità, in cui la realtà è descritta sempre come ‘sistemica’, ‘ibrida’, ‘olistica’ o ‘liquida’, ‘fluida’ e, in certi casi più difficili, ‘gassosa’, il mito divenuto nient’altro che ideologia, l’alfa e l’omega del rapporto con il mondo, il filtro dell’interpretazione del reale, ma in realtà il ‘rifugio dell’ignoranza’, che propaga tra i contemporanei la diffidenza verso ciò che è semplice, lineare e logico. Da qualsiasi parte si guardi, il mondo ‘VUCA’ (acronimo di “Volatility”, “Uncertainty”, “Complexity” e “Ambiguity”) sembra estendersi a perdita d’occhio, come constatò recentemente la filosofa Sophie Chassat. Questa ideologia, se applicata a qualsiasi situazione, rischia di compromettere la comprensione e la capacità di agire. Di più, il paradigma del ‘pensiero complesso’ comporta il disinteresse sociale e annulla la responsabilità individuale (Edgar Morin). Il Circolo, fin dall’inizio, segue il percorso della semplicità, ben consapevole che essa richiede cura, pensiero, conoscenza, pazienza e coraggio, il coraggio di mettere in discussione una rappresentazione trionfante della realtà che è propria di questa ambiguità, volatilità, complessità. Il suo è un invito a riappropriarsi della semplicità, chiarezza, linearità, comprensibilità, genuità… L’obiettivo è quello di ristabilire la solidarietà, la condivisibilità e la responsabilità. Il mondo è ovviamente complesso e interconnesso, ma scegliere una gerarchia di valori non è un’arroganza, e tirare una conclusione non è un arbitrio. «La semplicità è una complessità risolta» (Constantin Brâncusi). L’alternativa è rimanere inebetiti dal caos, in preda al panico, immobilizzati, ma serenamente irresponsabili e complessati.

Nel finale della 10ª edizione hanno brillato tre donne al ‘comando’ nella Chiesa: Paola Lazzarini Orrù, sociologa e giornalista pubblicista torinese, formatrice, ricercatrice nell’ambito del terzo settore, presidente dell’associazione «Donne per la Chiesa» con cui promuove la piena dignità e parità del genere femminile  nella Chiesa cattolica, consulente di «Voices of Faith» e co-chair dell’«Executive Board della rete globale Catholic Women’s Council» (il Circolo è in possesso del suo libro edito nel 2021 con Effatà: Non tacciano le donne in assemblea); Barbara Jatta, storica dell’arte e museologa romana, dal 2017 direttrice dei Musei Vaticani, la prima donna a ricoprire questo incarico; Mariaconcetta Infuso, presidente dell’associazione di volontariato «Emmaus Catanzaro» e fondatrice della Comunità Emmaus di Satriano Marina (la seconda Comunità nel Sud Italia, dopo quella di Palermo). I profili delle prime due sono stati splendidamente tracciati da Marialuisa Mauro, particella dello Staff, e approfonditi in seguito. La terza invece, Mariaconcetta Infuso, donna fuori del coro, affascinata dal carismatico Abbé Pierre († 22.01.2007), conosciuto già sui banchi di scuola, ha accolto con gioia l’invito e si è presentata alla Serata personalmente, in carne ed ossa, per la terza volta nella nostra realtà associativa e parrocchiale (la prima volta risale al 22 gennaio 2016 [al riguardo si veda l’articolo «Al via la 2ª edizione del WikiCircolo] e la seconda volta al 3 marzo 2017 [«L’80ª Serata, con l’‹Emmaus›: costante proiezione al futuro»]). Dagli occhi miti e felici si è lasciata intervistare proprio da Marialuisa, sua amica di lunga data. Con le prime parole ha reso evidente il suo amore per uomini senza fissa dimora, sua ‘materia’ viva, prediletta, accarezzata fin dalla fanciullezza, in famiglia e in parrocchia. La sua vita è stata sempre orientata verso questi esseri umani, messi al centro di ogni cosa e visti come il motore mobile della sua «mission». Per la “sua” Emmaus, che si autofinanzia ed è «sempre in alto mare», chiede soltanto di trovare qualcuno che le potesse offrire una struttura ricettiva, non più in affitto, e un furgone di seconda mano. Quel che conta è accompagnare il dolore, che è il punto focale della condivisione umana. Un tratto forte e d’assalto di Mariaconcetta che si spinge oltre i confini invisibili, offrendo con i suoi volontari un servizio prezioso, attento e silenzioso a dei senza fissa dimora. Come Circolo culturale e sociale ci sentiamo solidali con loro e vicini a quanti colmano le tante omissioni degli enti pubblici nella cura dei poveri. Il presidente Luigi Cimino e la sottosegretaria Lucia Scarpetta hanno quindi consegnato a Mariaconcetta un Attestato e un bouquet di gratitudine. Un riconoscimento e un ringraziamento simbolico che ha un valore prezioso anche per tutti coloro che con il massimo della loro umanità e professionalità, cultura e spiritualità, ci offrono nuova linfa e nuovo vigore e «fanno bello il mondo». Mariaconcetta, commossa e impressionata, in cambio, ci ha lasciato il volume Freedom is… Fotografia tra ritratto sociale e presa di parola (Torrazza Piemonte 2022), frutto della collaborazione di Ljdia Musso, fotografa documentarista catanzarese, con le persone accolte nella Comunità Emmaus di Satriano Marina, nell’ambito del progetto «Marginalità, ritratti d’invisibili».

Nel prosieguo del programma, ad un tratto, si è notata in fondo al Salone una graditissima «new entry»: p. Robert Leżohupski, officiale della Penitenzieria Apostolica e giudice del Supremo Tribunale della Segnatura Apostolica, accompagnato da p. Rocco Predoti, superiore del convento «Sacro Cuore» e corifeo del Circolo, che lo ha accolto alla stazione ferroviaria di Lamezia Terme e lo ha ‘trascinato’ direttamente alla Serata, inondandola di luce, di gioia, di emozione. In un’era di nichilismi, di conflitti e di incertezze, «per ‘fare bello il mondo’ – ha detto al microfono, tra l’altro, il graditissimo Ospite – non dobbiamo solo progettare, ma anche credere, non soltanto ascoltare e leggere tra le righe storte del tempo, ma anche cogliere i più flebili segnali di riconciliazione e di pace, non soltanto coltivare i desideri di bene, ma anche agire da protagonisti, darsi da fare con creatività, costruire insieme le nuove rotte di dialogo e di inclusione». E insieme con p. Rocco ha incoraggiato il pubblico a irradiare, con rinnovata passione e creatività, tutto ciò che costituisce l’ideale del Circolo, sempre all’insegna della sinodalità. Il pubblico, quasi incantato ed estasiato, ha risposto con una sentita e prolungata «standing ovation». È tutto il nostro essere e agire che ha bisogno di rinsanguarsi al di fuori di un pernicioso immobilismo, inerzia o paura.

Nelle conclusioni il Presidente del Circolo e lo scrivente hanno espresso gratitudine a tutti, senza confini: la stima e l’ammirazione ai tanti fan che seguivano le Serate in presenza e in rete; un solenne inchino allo Staff che aiutava a raffinare ogni diamante dei programmi fino a farlo brillare di luce purissima; pollice all’insù per Ghenadi Cimino, operatore multimediale, per il suo prodigioso servizio digitale, permettendo alle Serate di vivere anche fuori del Salone; un sentito ringraziamento a coloro che lavoravano dietro le quinte per la buona riuscita dell’edizione. Grazie di cuore a p. Rocco per la sua premura, la sua gentilezza e il suo sostegno che ha dimostrato al Circolo negli ultimi mesi. Un forte debito di gratitudine va a frate Francesco d’Assisi, la fonte di ispirazione, che ci spingeva a dedicarci anima e corpo ai valori umanistici, evangelici e cristici. Infine, «last but non least», grazie a Colui che ci ha donato l’opportunità e «la forza delle donne» (Gigi D’Alessio) di scrivere e far vivere le Serate sul sito web. L’idea di poter tirare fuori il meglio di sé e condividerlo con i nativi e gli immigrati digitali entusiasma all’inverosimile.

Il Circolo si lascia alle spalle la 10ª edizione che ha tirato fuori le figure femminili fenomenali, splendide, geniali: Jacopa de’ Settesoli († 1239), Chiara d’Assisi († 1253), Margherita da Cortona († 1297), Angela da Foligno († 1309), Eustochio da Padova († 1469), Jeanne des Anges († 1665), Elena Lucrezia Cornaro Piscopia († 1684), Caterina de’ Ricci († 1590), Veronica Giuliani († 1727), Louise Lateau († 1883), Marie Skłodowska Curie († 1934), Etty Hillesum († 1943), Anna Frank († 1945), Maria Tecla Artemisia Montessori († 1952), Sandra Sabattini († 1984), Marise Ferro († 1991), Maria Simma († 2004), Natuzza Evolo († 2009), Ruth Bader Ginsburg († 2020), Nicoletta Vessoni, Emilce Cuda, Paola Lazzarini, Barbara Jatta… Era bello, come in una danza o in un incontro di boxe, assecondare o sfidare il loro genio femminile. Era bello entrare in relazione profonda, dalle ore 19.15 alle ore 21.15, con il pensiero di queste donne, ascoltarle, percepirne il respiro, adeguarsi, perdersi e ritrovare il filo rosso che ci teneva insieme fin dalla prima Serata (9.10.2022). Era bello entrare in un’intimità meravigliosa, sentire pulsare lo stile e il passo di un estro più articolato, più profondo e a volte più commovente. E poi volere bene a ciascuno/a, oltrepassare se stessi, lavorare e scrivere, consapevoli che non bastano le parole di un articolo. Per raccontare che cosa davvero sono state le 17 Serate, per sdebitarsi, si dovrebbe scrivere un libro intero. A loro, «tutte un po’ madonne», comunque, la nostra sincera ammirazione e profonda gratitudine.

Piotr Anzulewicz OFMConv

Foto: Antonella Vitale e Ghenadi Cimino


ngg_shortcode_0_placeholder




L’immensità della donna che ci ha generato

È stata ricca di reminiscenze, di incantesimi e, a tratti, di lacrime l’ultima Serata cinematografica [248ª] con la proiezione del trailer «L’immensità», in omaggio alla donna che ci ha generato, la 16ª Serata della 10ª edizione del CineCircolo dal «file rouge»: «Donne, ‹sorelle tutte›, che ‹fanno bello il mondo›, per immagini», svoltasi venerdì 9 giugno 2023 al lato destro della chiesa «Sacro Cuore» di Catanzaro Lido. Nostalgica, magica, struggente.

È iniziata con un ritardo di 40 minuti, causa la prolissa ‘predica’ e la florida Tredicina celebrata nel tempio. Rassegnata, ha preso corpo, come «input», con la canzone «Mama», estratta da Spice, album d’esordio delle affascinanti Spice Girls, che appena pubblicato, nel 1997, conquistò le classifiche e raggiunse il primo posto in Inghilterra, ma anche in Asia, dove, complice il periodo di uscita, furono in molti a sceglierlo come colonna sonora per la festa della mamma. La clip aveva come protagoniste proprio le cinque ragazze britanniche, poco più che adolescenti, che durante la canzone tengono in mano le foto delle loro madri e si rivolgono a un pubblico composto da madri e figli: «Mama, I love you». Melodia avvolgente, testo semplice fino all’ingenuità, vocalità serafica della «girl band», formatasi nel 1994 a Londra, ha segnato l’immaginario collettivo e ha formato dei presenti nel Salone di S. Elisabetta d’Ungheria un tutto organico.

È stato questo il «kairos», il momento giusto, al termine dell’11ª edizione del CineCircolo dedicata alle figure femminili straordinarie, per tuffarsi insieme, allacciati, connessi, uniti, nella relazione più importante della nostra vita, sentirne l’assoluto di un legame fondativo, riviverlo senza filtri, dai liti ai baci, dai pianti alle gioie, dai disastri ai successi, dalle disfatte alle vittorie. Un legame che evoca il viaggio, il percorso, l’itinerario della crescita, per raggiungere le ‘medaglie d’oro’, da bambini e bambine a uomini e donne. Crescendo con l’immensità della donna che faceva bella la nostra vita, abbiamo potuto smussare gli angoli duri del nostro carattere e apprezzare la relazione con le altre persone e con il mondo. Lei ci ha sempre accompagnato, amorevolmente, faticosamente e a volte dolorosamente, ma ne è valsa la pena.

La Serata, trasmessa dal fonico Ghenadi Cimino in diretta «streaming» sulla pagina social del Circolo, come del resto tutte le altre, ha seguito quindi la scaletta strutturata dallo Staff secondo una sequenza lineare. Dopo il saluto iniziale e l’introduzione del presidente Luigi Cimino, vi è stato un veloce sguardo sulla galleria delle foto della Serata precedente con la pellicola «Anna dei miracoli» di Arthur Penn [246], seguito dalla lettura della sinossi de «L’immensità» da parte della sottosegretaria Lucia Scarpetta e l’illustrazione del profilo del regista Emanuele Crialese da parte dell’arch. Giorgio Martelli.

La relazione con la madre è la tensione costante che fa vibrare la pellicola intera, presentata il 4 settembre 2022 in concorso alla 79. Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia (Festival di Venezia). È un viaggio autobiografico di formazione del regista e sceneggiatore romano-siciliano. Un omaggio alla sua infanzia, ma soprattutto alla donna che lo ha creato. «La donna per me – disse in una intervista – è la parte migliore dell’uomo che sono. Non è rinnegata, è viva dentro di me, l’oggetto dei miei desideri che ascolto più volentieri. È un campo di battaglia, il corpo della donna. Dà la vita, allatta, sa rinunciare e sacrificarsi. È altro, è di più. […] Io sono figlio del mio tempo, immaginate una donna senza libertà, che deve affrontare una questione come un figlio che non si sente rappresentato dal suo genere. Io mi nascondevo, e lei insieme a me. Mi è stata vicino, ha vissuto con me l’immensità. Un amore come quello materno è una benedizione, una grazia. Non è paragonabile a nient’altro». «L’immensità» racconta quindi cosa succede quando non abbiamo un limite e cosa ci facciamo della libertà quando non abbiamo dei legami. «Senza argini, un obiettivo da raggiungere di volta in volta, il corpo si disperde. Non siamo nati per vivere nell’immensità, siamo mortali».

Dopo la proiezione del trailer, dacché la pellicola intera non era ancora reperibile, lo Staff ha offerto un cinedibattito traboccante di curiosità, empatia e commozione, con il focus, appunto, sulla donna più cara, preziosa e splendida nella nostra vita. Riporto qui la scaletta di questo cinedibattito:

6.1. Lirica napoletana «Mamma» (2:14′. Music video «Per te, mamma, Dio ti ha tra sue braccia» di Lara Fabian (4:16′); 6.4. «Cos’è la famiglia» di StudentiTv (4.08′); 6.5. Papa Francesco: «Per le famiglie» (1:49′); 6.5. Lettera vera di una madre ad un figlio: «Chissà se ti ricorderai…» (2:34′); 6.6. Una storia struggente: «L’occhio di una madre…» (9:58′); 6.7. Condivisione: Tonia Speranza / Tina Quattromani / Marialuisa Mauro… (12:00′); 6.8. Music video «‘A mamma è sempe ‘a mamma» di Gianni Fiorellino (4:15′); 6.9. «Lettera di una madre a un figlio…» (3:55′); 6.10. Music video «Viva la mamma» di Edoardo Bennato (3:29′); 6.11. «Quando perderai tua madre...» (3:57′); 6.12. «Dedicato a mia madre» (2:38′); 6.13. Music video «Madre, io vorrei» del Coro Sommariva Perno (3:52′)

Ad aprirlo, la struggente poesia di un autore anonimo dal titolo evocativo: «Mamma», la poesia resa ancora più folgorante dalle immagini che illustravano quel legame viscerale, unico e totalizzante che lega una madre al suo figlio, come un invisibile cordone ombelicale che non si spezza mai e non conosce morte. Le parole: «Chi l’ha fatto era grande», risuonavano come il più tenero degli abbracci, come il gesto d’amore più assoluto. Esse esprimono, infatti, la forza inossidabile di un legame capace di andare oltre la vita e ben oltre la morte.

A concluderlo, il video music «Madre, io vorrei», dedicato a Maria, Madre di tutte le madri e di tutti i padri. Inteneriscono ancora il cuore di molti le parole, che accompagnavano le immagini di questo filmato, anch’esse pregne di gioia e dolore: «Io vorrei tanto parlare con te di quel Figlio che amavi / Io vorrei tanto ascoltare da te quello che pensavi / Quando hai udito che tu non saresti più stata tua / E questo Figlio che non aspettavi non era per te / Ave Maria […] Io vorrei tanto sapere da te se quand’era bambino / Tu gli hai spiegato che cosa sarebbe successo di Lui / E quante volte anche tu di nascosto piangevi, Madre / Quando sentivi che presto l’avrebbero ucciso per noi / Ave Maria […] Io ti ringrazio per questo silenzio che resta tra noi / Io benedico il coraggio di vivere sola con Lui / Ora capisco che fin da quei giorni pensavi a noi / Per ogni figlio dell’uomo che muore ti prego così».

È stato spontaneo – guardando la clip e ascoltando il testo di mons. Pierangelo Sequeri, teologo, musicologo e compositore milanese, già preside del Pontificio Istituto Giovanni Paolo II – immaginare la propria morte e affidarsi a questa Madre con lo stesso abbandono della prima infanzia, di quando si vedeva nella propria madre il ‘riflesso di Dio’. Saranno i suoi occhi ad accoglierci in morte come in vita, quegli stessi occhi che per primi avevano salutato il suo Figlio, nel suo venire al mondo? Sarà lei a darci la mano e condurci davanti a Dio come quando Lui era bambino? Sarà lei in ginocchio, ferma e decisa, davanti a Lui, come Lui la vedeva quando pregava in vita? Avrà lei il desiderio di guardarci di nuovo in viso e riconoscerci quando il suo Figlio ci avrà perdonato dalle nostre colpe? Il suo riconoscimento ci dirà la fine e l’inizio di vita nuova, sempiterna, perenne, in pienezza, in Lui? La parola fine non ci lascia disorientati, perché Lo rivedremo vivo, risorto nella luce del sole; meglio, Egli è già qui, nei volti di quanti, usciti da questa Serata ne restano affascinati. Inutile cercarlo dentro alla fiction di una pellicola che è sempre e solo strumento: Egli è vivo nel loro stesso volto.

Altri flashback e interventi hanno tessuto il trama della Serata. Segnalo, in particolare, all’attenzione dei lettori il video «L’occhio di una madre…». È un filmato che racconta una storia bellissima, tra madre e figlio, vibrante e struggente, fino alle lacrime.

Di commovente bellezza sono stati gli interventi del trio femminile: Tonia Speranza, Marialuisa Mauro (il suo testo ha letto, con gioia, Franca Colacino) e Tina Quattromani. La prima, Tonia, ha fatto un salto all’indietro e ha rievocato la sua infanzia e l’adolescenza accanto alla sua tenerissima madre, condividendo alcuni intensi episodi che le tornano alla mente in un lampo. La seconda, Marialuisa, ha colto nella pellicola di Crialese tutta la pregnanza e significatività della propria storia di madre adottiva. «La madre del film – notò – la trovo moderna nel senso che lei capisce le necessità della figlia, la rispetta, la nutre, le dà coraggio. […] Il suo amore è grande come l’immensità. E questa immensità è piena di musica e di silenzio, di detto e di non detto, di promesse mantenute e infrante, di comprensione e rifiuto, di fantasia e realtà, di gioia e infelicità». La terza, Tina, ha fornito una preziosa e incisiva riflessione su come essere madri. «Essere madri – asserì – è un’esperienza così totalizzane da far perdere i limiti della propria individualità, un’esperienza che di colpo proietta in un mondo di amore sconfinato e incondizionato. […] Il senso di maternità è insito in ogni donna che per natura riesce ad essere empatica, contentiva, scrupolosa, amorevole, anche quando non è madre di una propria prole. La nascita di un figlio amplifica tali doti, rendendola ancora più raffinata sul piano della dedizione, della cura, dell’amore totale, incommensurabile, incondizionato, denso di gioie, ma anche di preoccupazioni, sacrifici e talvolta di sofferenze. Un amore però da saper dosare…».

L’ultima Serata cinematografica si è conclusa, implacabilmente, con il brano «Mother love» dei Queen, inciso da Freddie Mercury, in omaggio alle madri in Ucraina. Stanco e stremato dalla malattia, l’ex frontman dei Queen invoca la madre, l’unica a cui sente il bisogno di aggrapparsi e da cui desidera disperatamente ottenere amore e pace: «Mamma ti prego fammi tornare dentro / io non voglio fare onde /Ma tu mi puoi dare tutto l’amore che bramo / Io non posso sopportare che tu mi veda piangere / Desidero la pace prima di morire / Tutto quello che voglio è sapere che sei lì / Tu mi darai tutto il tuo dolce amore materno, ah-ah (amore materno) / Il mio corpo è stanco, ma non posso dormire / I miei sogni sono la sola compagnia che ho / Ho un tale sentimento mentre il sole cala / Sto tornando a casa dal mio dolce amore materno».

Oplà, la Serata è terminata, come al solito, con la foto di gruppo e il «cocktail».

Piotr Anzulewicz OFMConv

Foto: Antonella Vitale e Ghenadi Cimino


ngg_shortcode_1_placeholder




Nell’alveo della mistica femminile

Era una Serata splendida, una di quelle Serate, in cui il Circolo Culturale San Francesco esplode di bellezza e di incanto: la 14ª conviviale, con «aperitivo», focalizzata su «Louise Lateau († 1883), Maria Simma († 2004) e Natuzza Evolo († 2009), le mistiche sotto osservazione», ideata nell’ambito della 10ª edizione del WikiCircolo dal «file rouge»: «Donne, ‹sorelle tutte›, che ‹fanno bello il mondo›», e svoltasi venerdì 28 aprile 2023 presso la Parrocchia «Sacro Cuore» a Catanzaro Lido. La Serata wonderful, bella, ricca di contenuti, immagini e suoni, con la partecipazione attiva di due ospiti eccezionali: p. Michele Cordiano di Paravati, confessore della serva di Dio Natuzza Evolo, direttore nazionale dei Cenacoli di Preghiera e rettore della chiesa-santuario «Cuore Immacolato di Maria Rifugio delle Anime», e il dott. Michele Stanizzi di Cropani, cantautore e polistrumentista. Ai presenti nel Salone di S. Elisabetta e ai fan connessi online, felicemente scremati dai divani di casa davanti alla tv, dalle cene con il pesce surgelato, dagli obiettivi falliti e i sogni infranti, dagli errori maldestri e le bugie inutili, dalle piccolezze e le vacuità del virtuale, ha offerto una narrazione molto più interessante, molto più di successo, molto più spirituale del reale.

Ad accendere il pubblico nel Salone di S. Elisabetta d’Ungheria è stato, appunto, il cantautore Michele Stanizzi, che si è già esibito sul palcoscenico del Circolo, venerdì 10 marzo scorso, durante l’11ª Serata conviviale con il focus su «Marise Ferro († 1991), l’antiromantica», accompagnando con la chitarra il m° Mario Migliarese di Petronà. Questa volta ha proposto il suo brano «Ballata per un matto», con il bellissimo testo dedicato alla magica pazzia dell’amore che non finisce mai. Il brano che, supportato dal riff di chitarra, ci ha idealmente immerso nel mondo delle tre «mistiche sotto osservazione». Lo ha rimarcato il M° Luigi Cimino, presidente del Circolo, ringraziando l’artista per la sua commovente performance, salutando tutti e dando il via al secondo momento dell’incontro. Il sottoscritto ha introdotto nel programma, scaricabile on line sul sito del Circolo, nella sezione «Eventi», ha invitato a dare lo sguardo all’articolo Marie Curie: ‹la polacca›, che racconta la Serata precedente con «aperitivo» [241], e alla relativa galleria delle foto, e ha aperto il panel. Ecco il suo prospetto, denso di videoclip, interventi, condivisioni e intervalli canori, frutto di un ammirevole impegno dello Staff e della sua ferrea volontà di non arrendersi davanti agli ostacoli, avversità e disagi, memore delle splendide parole di p. Rocco Predoti, superiore del convento «Sacro Cuore», pronunciate il 31 marzo scorso (cfr. «Spinti ad un volo, oltre i confini»).

4.1. Videoclip «Arisa in Halleluja» di Leonard Cohen (4:46′); 4.2. «Anne Louise Lateau († 1883), mistica belga, terziaria francescana, serva di Dio» – Intervento di Tonia Speranza (6:00′); 4.3. Video «Ce cas de stigmates est impressionnant» (00:00′-04:57′; 12:25′-14:05′); 4.4. Video «Il monte delle stigmate – s. Francesco» [I] (7:56′); 4.5. Performance canora del dott. Michele Stanizzi: «Quello che non sai» di Roberto Vecchioni (2:35′); 4.6. «Maria Simma († 2004), mistica austriaca» – Intervento di Lucia Scarpetta (6:00′); 4.7. Video «Purgatorio: il luogo delle anime che desiderano Dio» (1:37′-5:19′); 4.8. «Fateci uscire da qui» – Intervista a Maria Simma. Lettura e commento di don Pietro Cutuli (6:39′-13:19′); 4.9. Intervallo canoro di Michele Stanizzi: «La canzone di Marinella» di Fabrizio De André (3:12′), e consegna all’Artista di un Attestato di ringraziamento; 4.10. Video «La storia di Natuzza Evolo, la mistica di Paravati» (0:00′-21:42′); 4.11. «Mamma Natuzza verso gli altari» – Intervento di p. Michele Cordiano, il suo confessore e il 1° rettore della chiesa «Cuore Immacolato di Maria Rifugio delle Anime» di Paravati (10:00′); 4.12. Condivisione (10:00′); 4.13. Videoclip «Canzone a Mamma Natuzza» di Alessandro Tripodi e consegna a p. Michele Cordiano di un Attestato di ringraziamento (2:00′)

Una miniera di spunti, documenti, “voci”. Preziosi sono stati gli interventi e i contributi di Tonia Speranza, Lucia Scarpetta e Marialuisa Mauro, che precedevano l’exploit di p. Michele Cordiano, gradito ospite d’onore e insuperato protagonista dell’evento. Di lui il Circolo custodisce, nel suo archivio fotografico, le bellissime foto, scattate durante la 3ª Serata della 3ª edizione del WikiCircolo, focalizzata sulla misericordia nella vita ed opera di Natuzza Evolo (21.10.2016), e la 6ª Serata della 5ª edizione del WikiCircolo imperniata su «Maria, Regina di tutto il creato» (1.12.2017). Le foto e i relativi Report sono pubblicati sul sito web del Circolo («Natuzza non si smentisce» e «Salve, ‹Regina di tutto il creato›»). Nella Serata attuale si rigeneravano queste foto, piene di ricordi e parole, e tornavano tra i presenti nel Salone cariche di nuove tinte. La Serata aveva a che fare con il sacro, con il misterico, con l’anima. Sarà per tale ragione che questo «côté» poco mondano del Circolo ha più di una riluttanza nei confronti del ‘mondo’ circostante, ancorato fin troppo al profitto, all’utile, al lucro, a Pecunia, la divinità latina della ricchezza e dell’abbondanza, incapace di farsi carico delle sfide, drammi e tormenti dell’umanità.

Senza entrare nel dibattito che ha attraversato il panel, c’è da ammettere che la dimensione spirituale, messa in risalto da p. Michele, è davvero importante per capire anche la nostra vita. Se andiamo dentro di noi, troviamo qualcosa di molto profondo che ci unisce, ci mette in relazione e ci rende liberi, aldilà della nostra fede. C’è bisogno quindi di ricostruire tante relazioni e di farne motivo di maggiore conoscenza, di amicizia, di prossimità, di complementarietà, di pari opportunità tra il maschile e il femminile. Siamo tutti sulla stessa barca e abbiamo bisogno gli uni degli altri. Dobbiamo essere uguali? Sì, di più. Dobbiamo essere una cosa sola. È questa la vera sfida.

La Serata si è conclusa con il music video «Terra di libertà» di EasyPop, in omaggio alle donne in Ucraina, la foto di gruppo e l’«aperitivo», con gli squisiti dolci… Sarà anch’essa memorabile, per il contenuto dai risvolti mistici, femminili, dottrinali ed affettivi.

Piotr Anzulewicz OFMConv


ngg_shortcode_2_placeholder




Marie Curie: ‹la polacca›

Un’altra Serata – la 13ª con «aperitivo» della 10ª edizione del WikiCircolo che si è svolta venerdì 14 aprile 2023 presso la chiesa «Sacro Cuore» a Catanzaro Lido all’insegna della bellezza, tenerezza e genialità femminile – incantevole ed esaltante, come tutte le precedenti, con il filo rosso «Donne, ‹sorelle tutte›, che ‹fanno bello il mondo›». Il suo focus, il suo hub, il suo canale tematico di riferimento, in cui sono stati raccolti, concentrati, aggregati e condivisi articoli, report, interviste, pubblicazioni, immagini, link e file, aveva un nome fascinoso ed intrigante: «La polacca», specie per chi sta scrivendo queste frasi. Da quel nome nacque il titolo della Serata: «Marie Skłodowska-Curie († 1934), ‹la polacca› al servizio della scienza e della Francia».

Sonora è stata la sua apertura e la sua chiusura, grazie alla «performance» del m° Luigi Cimino, che con il suo sax tenore ha regalato due “gocce di memoria”: il brano «Soleado» dei Daniel Sentacruz Ensemble (il brano che si caratterizza per l’assenza di un testo e per la presenza di un coro che intona il ritornello Oh oh oh oh) e la canzone «Piccolo fiore» dei Teppisti dei Sogni («Piccolo fiore, dove vai? / […] Se ti fermassi solo un momento / Ti accorgeresti che c’e qualcuno / Qualcuno che ti vuole amare / E non ha paura dell’amore / Come tu sai, si può soffrire / E qualche volta si può anche morire / Come io per te»). Due “gocce di memoria” che suscitavano tenerezza e destavano speranza.

Quello che è accaduto, in mezzo, era semplicemente magnifico: qualcosa di arcano aleggiava, investiva e innalzava gli animi degli astanti nel Salone. Forse rileggendo il programma o, meglio, rivedendo la diretta in streaming video di Ghenadi Cimino su Facebook del Circolo, si potrebbe intuire ciò che non è facile esprimere a parole. «L’amore non vive di parole diceva saggiamente M. Teresa di Calcutta né può essere spiegato a parole». Fermiamoci allora un attimo e diamo lo sguardo alla scaletta della Serata:

4.1. Video «Marie Skłodowska e Pierre Curie, la Regina della chimica: Varsavia – Parigi» (3:00′-14:06′) e, in sintesi, «Biografia di Marie Curie» (3:18′); 4.2. Intervallo musicale: «Sulla stessa terra» di Lysa (3:04′); 4.3. «Marie Skłodowska-Curie: la donna e la scienziata» – Intervento di Marialuisa Mauro (10:00′); 4.4. Lettura di alcune celebri frasi di Marie Skłodowska-Curie, a cura di Marialuisa Mauro [leggono: Tina Quattromani, Stefania Di Nardo e Lucia Scarpetta] (2:00′); 4.5. Video «Marie Curie e la scoperta della radioattività (0:00′-2:03′; ‘2:25′-6:23’); 4.6. Trailer «Radioactive» (1:04′); 4.7. Video «Non è il solito video su Marie Curie» (0:00′-13:42′); 4.8. Trailer «Marie Curie» (1:52′); 4.9. «Vita felice e scandalosa di Marie, ‘la polacca’ al servizio della scienza e della Francia» – Intervento di Piotr Anzulewicz OFMConv (10:00′); 4.10. Intervallo musicale: «Guarda che luna» di Le Rivoltelle (3:08′)

La Serata quindi intrisa di filmati educativi, musicali e illustrativi, fotografie e disegni, interventi e letture con il sottofondo eufonico, come le conchiglie, semplici, ma con il mare intero dentro. Marie Skłodowska-Curie, genio, pioniera, ribelle, era la donna felice, di quella felicità che contiene anche la disperazione. Felice dentro il suo straordinario posto nel mondo, dal giorno in cui lasciò Varsavia, invasa dalla Russia, e mise piede a Parigi, nel 1891, per studiare scienze alla Sorbona (23 donne su 1825 studenti). «Qualche volta – scrive Annalena Benini – sveniva per la fame e metteva addosso anche la sedia per resistere al freddo della stanza in cui dormiva, ma era felice degli studi, delle scoperte, del lavoro sperimentale in laboratorio» (Vita felice e scandaloso di Marie Curie processata come Dreyfus, «Il Foglio Quotidiano» 239 [2021] VI). «Ero entusiasta – annotò la giovane studentessa Marie nel suo Diario – di ogni cosa nuova che scoprivo o imparavo; era come se un mondo nuovo, il mondo della scienza, a cui potevo finalmente accedere in piena libertà, si schiudesse davanti a me». Si dispiaceva soltanto che i giorni passassero tanto velocemente.

Marie è stata la prima donna a ricevere un premio Nobel e l’unica donna a riceverne due: il primo, nel 1903, per la fisica, con Pierre Curie (a Stoccolma avevano pensato di darlo soltanto al Curie maschio), e il secondo, nel 1911, per la chimica, per la scoperta del polonio e del radio (anche su questo premio c’è una gigantesca storia da raccontare). Un traguardo straordinario, tanto più in un periodo storico nel quale la scienza era dominata dalla presenza maschile. Le sue scoperte scientifiche, in particolare quelle della radioattività, hanno segnato profondamente il secolo scorso, dando il via alla cosiddetta era atomica.

Marie – sottolineò Marialuisa Mauro, presentando il suo profilo intellettuale – è stata anche la prima donna a laurearsi in scienze alla Sorbona, la prima ad avere il dottorato in scienze in Francia, la prima a essere sepolta nel Pantheon degli Uomini Illustri (morta a 66 anni per le conseguenze delle radiazioni), e del resto l’unica. Una ragazza polacca, che secondo Albert Einstein era «molto intelligente, ma fredda come un pesce», senza soldi e senza conoscenze, ma con la convinzione di volersi guadagnare «una vita immensa».

Questa donna geniale, ammirata e vezzeggiata, per i suoi primati, mentre vinceva il secondo Nobel, si è trovata nell’occhio del ciclone: la Francia xenofoba, antisemita e misogina ha tentato di rimpicciolirla, umiliarla, distruggerla o trasformarla in una reietta, nell’ebrea polacca che doveva tornarsene al suo Paese. All’improvviso il suo genio, il suo lavoro, le sue scoperte non valevano più nulla. E tutto questo perché? Aveva forse rubato fondi della ricerca? Aveva sfigurato con l’acido uno scienziato rivale? Aveva sbagliato i dati nel suo Trattato di radioattività? Aveva mentito sull’avere isolato il radio allo stato puro? Non fu questo il motivo per cui la stampa conservatrice di destra, gli antisemiti e i misogini attaccarono Marie Curie. Il motivo, o meglio, il pretesto, fu l’amore…

Ne parlò, con commozione viva e meraviglia emotiva, lo scrivente di questo trafiletto. L’amore vero implica il battito del cuore e alla fine vince e rende dolce il tenore della vita, intenerisce e abbellisce.

Piotr Anzulewicz OFMConv


ngg_shortcode_3_placeholder




Spinti ad un volo, oltre i confini…

La chiave della 12ª Serata cinematografica, con la proiezione del film «Tre colori – Film blu» (tit. orig. «Trois couleurs: Bleu») di Krzysztof Kieślowski e con il cinedibattito «Donna che ritorna alla vita, consapevole che la vera libertà è la libertà di amare», ideata nell’ambito della 10ª edizione del CineCircolo dal «file rouge»: «Donne, ‹sorelle tutte›, che ‹fanno bello il mondo›, per immagini», svoltasi il 31 marzo 2023, è tutta nello stupore. A stupire, già prima della sua apertura, notevolmente ritardata, a causa di una funzione in corso nella chiesa antistante, la presenza di p. Rocco Predoti, superiore del convento «Sacro Cuore», nel Salone di S. Elisabetta d’Ungheria e il suo stupefacente discorso, rivolto al Circolo nel suo insieme, nel momento in cui un suo coordinatore era intenzionato a dichiarare conclusa la sua parabola, con tutti gli ‘onori’, o sospesa, in attesa dei tempi migliori. Ed ecco che il Circolo, grazie alle splendide parole di p. Rocco, spicca, letteralmente, un altro volo, oltre i confini della Parrocchia catanzarese, rappresentando e divulgando con gioia gli ideali umanistici, cristici, evangelici, sanfrancescani. È ideato per il sogno ed amato da grandi sognatori, liberi dalle logiche di questo mondo, abbagliati dalla luce del Vangelo, ‘armati’ di coraggio e determinati a irradiare la pace, la fratellanza universale, l’amicizia sociale….

Adesso sa che non è orfano al «Sacro Cuore», ma è addirittura «nel cuore del convento “Sacro Cuore”», come affermò p. Rocco, ed è «il dono dei francescani alla Parrocchia, consegnato in occasione della chiusura del suo giubileo d’oro, e alla collettività civile», come scrisse il Vescovo sulla pergamena di benedizione.  

Con rinato coraggio quindi continuerà a bandire le sue consolidate Serate, in evoluzione e perfezionamento continuo, ‘contaminate’ da intermezzi musicali, interventi degli ospiti speciali, video in streaming, e il suo Laboratorio musicale, rivolto anch’esso a tutti, ma in particolare ai coristi, e diretto altruisticamente, splendidamente e gratuitamente, senza compenso, dal m° Luigi Cimino. Sarà lui, in veste di presidente, e Ghenadi Cimino, in quanto operatore audiovisivo, a curarne l’armonia programmatica e la qualità tecnica. Il sottoscritto veglierà sulla tematica e la fedeltà al progetto originario. La segretaria e la sottosegretaria, Lucia Scarpetta e Iolanda De Luca, provvederanno al resto. Lo Staff del Circolo crescerà e si sentirà sempre di più un ‘noi’ generativo, coinvolgendo donne e uomini di bellezza e di speranza e sfidando le leggi di gravità. Il Circolo un po’ cervellotico, elaborato, raffinato, ma creativo, ricco di ingredienti, a portata di tutti. La sua forza è e rimarrà la semplicità, avvertibile in un Oh!

Finalmente, dopo quasi un’ora di attesa, il Salone si è popolato e la Serata poteva ridestare lo stupore, la gioia, la gratitudine. Ecco allora il «clou» del cinedibattito, una vertiginosa sequenza a ritmo travolgente, con musiche, interventi, letture e video.

6.1. Marialuisa Mauro: «Film blu e donne che ritornano alla vita, consapevoli che la vera libertà è la libertà di amare» (5:00′); 6.2. Lettura di alcuni brani sulla libertà e l’amore: Sofocle, Rabindranath Tagore, Martin Luther King, don Tonino Bello, Leo Buscaglia, Fabio Volo, Papa Francesco…, a cura di Marialuisa Mauro [Leggono: Gabriela Sestito e Maria Rita Talarico di Cropani] (5:00′); 6.3. Videoclip «After the storm» dei Mumford and Sons (5:19′); 6.4. Valentina Carraro /TEDxPiacenza: «ll lutto come fonte di vita» (00:00′-12:39′); 6.5. «Il treno della vita» (2:25′); 6.6. «Requiem aeternam – Gegorian chant for the poor souls» del coro di musica sacra Harpa Dei (5:10′)]

Le foto qui sotto, scattate da Antonella Vitale e Ghenadi Cimino, dicono tutto. Ad maiora, per aspera ad astra!

Auguri quindi a tutti costruttori della Pasqua del mondo, habitués e fan del Circolo!

La Pasqua di Cristo non s’inerpica sui tornanti del Golgota, ma indica lo svincolo che porta ai piedi dei condannati, inermi, emarginati, afflitti, rifugiati e scartati…, e sospinge a schiodare tutti coloro che sono appesi sulla croce, a «sciogliere le catene inique, a togliere i legami del giogo, a rimandare liberi gli oppressi» (Is 58,6).

Piotr Anzulewicz OFMConv


ngg_shortcode_4_placeholder




Anna Frank: l’ebrea tradita, tra le «donne, ‹sorelle tutte›»

Il Circolo Culturale San Francesco, con la sua 10ª edizione dal filo rosso «Donne, ‹sorelle tutte›, che ‹fanno bello il mondo›», riesce a folgorarci. E lo fa ogni venerdì, nel Salone di S. Elisabetta d’Ungheria presso la chiesa «Sacro Cuore» di Catanzaro Lido, in modo nuovo e inaspettato, perché non è da tutti avere a che fare con il «genio femminile». È sfuggente la stessa l’espressione, coniata da Giovanni Paolo II (Lettera alle donne, n. 9), spesso accompagnata da incomprensione e confusione. Il «genio femminile» è un mistero. «Ed è giusto così – ritiene Ashley Ackerman, insegnante di religione alle superiori, ministro del campus, oratrice e blogger, laureata in teologia alla Franciscan University di Steubenville (USA, Ohio). – I misteri sono belli e adorabili, e poiché sono misteri non possono mai essere pienamente compresi, il che è una cosa brillante creata da Dio. Ci rende misteriosi perché continua a riportarci indietro – non potremo mai risolvere il puzzle, ma ci teniamo tanto a farlo, quindi continuiamo a tornare su di esso. La femminilità come mistero ha completamente senso». Il «genio femminile» consiste semplicemente nel vivere la bellezza e la dignità di essere chi sono come donne, come figlie di Dio, ma lo fanno in un modo squisitamente unico e distinto.

Le narrazioni del Wiki– e CineCircolo sulle figure femminili procedono alacremente e sublimemente, a partire da venerdì 7 ottobre scorso, verso un nucleo del mistero in cui riecheggia il labile confine tra quotidiano, abituale, routinario e straordinario, eccezionale, inconsueto. È un andamento fantastico, online e offline, preparato laboriosamente dallo Staff, durante le sessioni di lavoro, e reso sinfonico e canoro, con le performance dei musicisti, cantautori e polistrumentisti (Maria Grazia Cucinotta, Cesare Mauro, Tommaso Cristofaro, Amerigo Marino, Mario Migliarese, Michele Stanizzi, Francesco Stanizzi…). La musica è un alloggio per i sentimenti: l’empatia, la compassione, l’amicizia, la gioia, la bellezza, ma anche la tristezza, la rabbia, la ribellione, lo sprone…

La protagonista della 12ª puntata conviviale con «aperitivo», la 239ª di seguito, è stata «Anna Frank († 1945), l’ebrea tradita», nome divenuto quasi eponimo della Shoah. La puntata si è svolta venerdì 24 marzo scorso, nel giorno in cui la Polonia celebrava la 5ª giornata nazionale in memoria dei suoi cittadini che salvavano gli ebrei durante l’occupazione tedesca (National Day of Remembrance of Poles Rescuing Jews under German Occupation). Tra di loro era la famiglia Ulma: Józef e Wiktoria con i loro sei figli, più un settimo in grembo alla madre. Gli Ulma, pur consapevoli del rischio e nonostante le ristrettezze economiche, mossi dal comandamento dell’amore e dall’esempio del «buon samaritano», nascondevano famiglie ebree fino a quando, all’alba del 24 marzo 1944, i gendarmi e i nazisti entrarono nella loro fattoria, assassinando gli ebrei e trucidando l’intera famiglia, compreso il bimbo che sarebbe dovuto venire alla luce. I bambini erano battezzati e coinvolti nella fede operosa dei genitori. Per il nascituro vi fu il battesimo di sangue. «Si sentivano grida tremende – narra un testimone –, il lamento delle persone e le voci dei bambini che chiamavano i genitori fucilati. Una scena raccapricciante». Il grande villaggio di Markowa, nella Polonia sud-orientale, aveva 4 442 abitanti, tra cui 120 ebrei. Józef Ulma era molto conosciuto perché dotato di talenti e intraprendente: gestiva un vivaio di alberi da frutta, si occupava di apicoltura e dell’allevamento del baco da seta. Buon cattolico, era impegnato in varie attività sociali: nell’associazione della gioventù cattolica era bibliotecario e fotografo. La fotografia era la passione di questo contadino «illuminato». Israele ha annoverato i membri della famiglia Ulma fra i «Giusti tra le Nazioni» e la Chiesa ha avviato il processo canonico per la loro beatificazione.

La puntata è stata aperta, come al solito, dal presidente del Circolo, il m° Luigi Cimino, che dopo i saluti ha presentato l’ospite d’eccezione: Francesco Stanizzi, il giovane cantautore catanzarese, in arte Zerorizzonti, e il suo repertorio. L’artista ha quindi eseguito il suo singolo «Come volevi te», conquistando il pubblico, presente nel Salone, fin dalle prime note, le note che si chiudevano «in un’eco […] al ritmo delle onde», irradiando un’energia prodigiosa, collettiva, montante e trasformante.

Il sottoscritto ha esposto il programma della Serata, postato sul sito web del Circolo, nella sezione «Eventi», e ha invitato alla lettura dell’articolo «Marise Ferro: l’antiromantica», anch’esso pubblicato sulla bacheca del sito web e corredato delle foto scattate da Lucia, Olga e Ghenadi, che immortalano la Serata precedente con «aperitivo» [237].

A moderare il panel, il trio: Marialuisa Mauro, Luigi Cimino e lo scrivente. Al centro dell’interesse, Anna Frank con il suo «Diario», ma catalizzava l’attenzione anche un’altra figura femminile: Wanda Półtawska, prigioniera nel lager femminile di Ravensbrück e grande amica di Giovanni Paolo II, ancora vivente. Un duetto affascinante ed intrigante, per certi versi enigmatico e scomodo. Il panel si snodava quindi tra i seguenti punti:

4.1. Video «La storia di Anna Frank?» (0:00′-15:55′); 4.2. Intermezzo canoro di Francesco Stanizzi: «Farei di tutto» (2:55′); 4.3. Marialuisa Mauro: «L’ebrea tradita» (6:00′); 4.4. Video «Il Diario di Anna Frank simbolo del dolore di milioni di ebrei che vissero l’incubo della Shoah» (3:54′); 4.5. Lettura dei brani tratti dal Diario di Anna Frank, a cura di Marialuisa Mauro (6:00′); 4.6. Intermezzo canoro di Francesco Stanizzi: «Nuvole» (3:02′); 4.7. Consegna al Cantautore – da parte del presidente Luigi Cimino e della sottosegretaria Lucia Scarpetta – di un Attestato di ringraziamento insieme ad un ‘segno’; 4.8. Maria Rita Talarico: «‹E ho paura dei miei sogni› di Wanda Półtawska, sopravvissuta al lager femminile di Ravensbrück, amica di Giovanni Paolo II» (5:00′); 4.9. «Canzone per la guerra in Ucraina» di Stefano Syzer Germanotta (3:04′)

I convenuti, ascoltando e guardando queste sequenze, proiettate anche sul grande schermo da Ghenadi Cimino, sentivano il Salone espandersi attorno a loro, specie durante le performance di Francesco Stanizzi. È questo che un corpo può fare ad un altro corpo: rivelare una libertà condivisa che penetra sotto pelle, la libertà che non è sbarazzarsi del peso del passato, ma guardare al futuro e sognare tutto il tempo. «Un corpo libero – scrisse Olivia Laing nel saggio «Everybody. Un libro sui corpi e sulla libertà», edito da Il Saggiatore (2022), che è un viaggio attraverso i corpi come motori di unione e trasformazione – non deve essere necessariamente intero o inviolato, o inalterato. […] Immaginate, per un momento, che cosa significhi abitare un corpo senza paura o senza bisogno di alcuna paura. Immaginate cosa potremo fare. Immaginate soltanto il mondo che potremo costruire». La trasformazione è il solo modo che le donne hanno di salvarsi la vita e di trovare la libertà… di amare.

Piotr Anzulewicz OFMConv




Un grido di pace e un tributo di riconoscenza

Una Serata deliziosa e preziosa, a ventiquattro carati, quella cinematografica, con la proiezione del film «Gli alberi della pace» («Trees of Peace»), la 228ª di seguito. Avvolti ancora dall’aura sacro-profana dell’Epifania, il 6 gennaio 2023, in tanti, stupendamente, si sono presentati all’evento, per dar risalto al grido di pace delle donne in Ucraina e nel mondo e unirsi al coro di infiniti grazie a Benedetto XVI, sepolto il 5 gennaio nelle Grotte vaticane, nello stesso luogo del suo predecessore, Giovanni Paolo II.

La canzone «Beautiful that way» («La vita è bella») di Achinoam Nini (Noa per tutti), la stella della «world music» e l’«artista per la pace» (Assisi), dal fortissimo impegno sociale e umanitario, aprendo la Serata, ha messo in moto l’immaginazione e i suoi poteri creativi che chiunque ti passi accanto sul marciapiede possa essere un messaggero di pace. La sua voce, che mescola jazz, rock americano e suggestioni mediorientali ed emana il calore di un abbraccio pieno di simpatia, ha toccato i cuori dei presenti nel Salone di S. Elisabetta d’Ungheria presso la chiesa «Sacro Cuore» di Catanzaro Lido, aiutando ad annullare le loro inquietudini e cogliere la più bella ricchezza del mondo: l’amore. Ascoltando questo stupendo brano della colonna sonora del film di Roberto Benigni «La vita è bella», si aveva la prova che canzoni come questa, interpretate da una voce così limpida, sono realmente un dono. E un dono è anche lo «shalôm» (pace) che Noa rivolge a tutti. Un saluto e un augurio che esclude l’odio e il pregiudizio e comunica un’idea della vita.

Sorridi senza una ragione / Ama come se fossi un bambino / Sorridi, non importa cosa dicono / Non ascoltare una parola di quello che dicono / perché la vita è bella così.

Lacrime, un’ondata di lacrime / Luce che lentamente scompare / Aspetta prima di chiudere le tende / C’è ancora un altro gioco da giocare /e la vita è bella così.

Di…didididi…

Qui nei suoi occhi eterni / sarò sempre vicina quanto te / Ricorda com’era prima / ora che sei là fuori con te stesso / Ricorda cos’è vero / e quel che sogniamo è solo amore.

Conserva la risata nei tuoi occhi / Presto ti verrà dato il premio che hai tanto atteso / Dimenticheremo i nostri dolori / e penseremo ad un giorno più allegro / perché la vita è bella così.

Di…didididi….

Dimenticheremo i nostri dolori / e penseremo ad un giorno più allegro / perché la vita è bella così / C’è ancora un altro gioco da giocare / e la vita è bella così.

Noa, donna piccola ed esile, con una grazia innocente e felina e un sorriso che è pieno di vita, diede quindi corso alla Serata che avvinse il pubblico. Dopo un veloce sguardo retrospettivo, sulla Serata precedente, la 5ª cinematografica, che si è svolta venerdì 9 dicembre 2022, con la proiezione della pellicola «Tutta la vita davanti» di Paolo Virzì e il cinedibattito «Donna che sogna un mondo migliore per sé e per la bambina cui fa da ‹baby-sitter›» – la Serata accolta con fervore, come vitale ed attuale – la sottosegretaria Lucia Scarpetta ha presentato affabilmente la sinossi del film «Gli alberi della pace» di Alanna Brown e ha annunciato il tema del cinedibattito: «Guerra attraverso gli occhi delle donne che si fanno forza a vicenda, diventando vere sorelle».

Il solerte Ghenadi Cimino, a cui è affidata la direzione cinematografica, da tempo suonava l’allarme che la pellicola è freschissima, uscita appena il 10 giugno scorso e quindi è disponibile soltanto su Netflix, uno dei servizi di streaming. Il Circolo non è, purtroppo, iscritto a questo servizio, a causa del suo budget in rosso. Lo Staff, selezionando questo film, ne era consapevole, ma ugualmente lo inserì nella rassegna, con l’intento di proiettarlo, seppure il suo «trailer», nel primo venerdì dopo la 56ª Giornata Mondiale per la Pace sul tema: «Nessuno può salvarsi da solo. Ripartire dal Covid-19 per tracciare insieme sentieri di pace», e in tal modo rafforzare il grido di pace delle donne che combattono e resistono, al buio e al gelo, tra minacce e sofferenze, distruzione e morte. E così fu…

«E’ ora – ci ha sollecitato Papa Francesco nel suo Messaggio, pubblicato l’8 dicembre 2022, per la celebrazione di questa Giornata – di prendere un tempo per interrogarci, imparare, crescere e lasciarci trasformare, come singoli e come comunità; un tempo privilegiato per […] rimettere al centro la parola “insieme”. Infatti, è insieme, nella fraternità e nella solidarietà, che costruiamo la pace, garantiamo la giustizia, superiamo gli eventi più dolorosi. […] Solo la pace che nasce dall’amore fraterno e disinteressato può aiutarci a superare le crisi personali, sociali e mondiali», tra cui quella terribile sciagura che si è abbattuta sull’umanità: la guerra in Ucraina, guidata da scelte umane colpevoli, che «miete vittime innocenti e diffonde incertezza, non solo per chi ne viene direttamente colpito, ma in modo diffuso e indiscriminato per tutti, anche per quanti, a migliaia di chilometri di distanza, ne soffrono gli effetti collaterali – basti solo pensare ai problemi del grano e ai prezzi del carburante».

Cosa, dunque, ci è chiesto di fare? Anzitutto, di lasciarci cambiare il cuore e pensarci alla luce del bene comune, come un “noi”, aperto alla fraternità universale. Non possiamo perseguire solo la protezione di noi stessi, perché tutte le crisi sono interconnesse. Siamo quindi chiamati a promuovere insieme azioni di pace, per mettere fine ai conflitti e alle guerre che continuano a generare vittime e povertà, a «combattere il virus delle disuguaglianze e a garantire il cibo e un lavoro dignitoso per tutti, sostenendo quanti non hanno neppure un salario minimo e sono in grande difficoltà». Ci ferisce lo scandalo dei popoli affamati. Abbiamo bisogno di sviluppare l’accoglienza e l’integrazione, in particolare nei confronti dei rifugiati, migranti e scartati nelle nostre società. Solo spendendoci in queste situazioni, con un desiderio altruista, ispirato all’amore infinito e sconfinato, potremo contribuire a edificare il mondo di amore, libertà, giustizia e pace.

«Gli alberi della pace» è un film di guerra, ma la guerra non viene mostrata quasi mai direttamente. Lo spettatore la vede attraverso gli occhi e le paure delle quattro protagoniste, travolte dal conflitto, ognuna con la propria storia e la propria sofferenza. Annicke, Jeanette, Akimana e Peyton non si conoscono affatto, ma, nonostante le difficoltà e alcuni momenti di astio, si fanno forza a vicenda diventando vere sorelle. A unirle, la condivisione del dolore. Lo scantinato, in cui sono costrette ad agire, è il luogo che consente loro di salvarsi da una morte certa, ma diventa anche il campo in cui proiettare incubi e sogni, come le lettere che Akimana scrive a suo figlio, unico motivo per lottare e continuare a vivere: «Tu sarai la mia gioia più grande. Ti scrivo perché così conoscerai la verità che non sempre può essere svelata». Lo scantinato, da luogo freddo e squallido, diventa colorato e accogliente.

È la solidarietà femminile uno dei temi portanti del film. Le quattro donne sono portatrici di caratteri globali e al contempo intimi del Paese. Il conflitto militare acquisisce così una concretezza palpabile, tattile e reale, che travolge ogni aspetto della società. Sono, appunto, le donne a pagare il prezzo più alto di una guerra tra due etnie vissute in pace per secoli, fino a quel momento: molte di loro furono anche stuprate, prima di essere trucidate senza pietà. Come indicano le didascalie, che scorrono sulle ultime immagini del film, le donne sopravvissute guidano un movimento politico «Guarigione e Perdono». Grazie al loro impegno i responsabili dei crimini di guerra vengono consegnati alla giustizia e il Paese ritrova la riconciliazione. Il film si pone dunque come un inno alla resistenza delle donne contro l’assurdità della guerra. La loro lotta è uno strumento fondamentale per conquistare la luce, la libertà e la pace, attraverso il nuovo seme della vita.

È stato gratificante per tutti partecipare al cinedibattito. Il suo filo rosso, unitamente all’omaggio a Benedetto XVI, era suggestivamente visibile e leggibile. Ecco le sue sequenze:

4.1. Condivisione sul tema («Guerra attraverso gli occhi delle donne che si fanno forza a vicenda diventando sorelle»), a partire dalla trama del film (10:00′); 4.2. «La guerra vista dalle donne»: testimonianza di tre note giornaliste (1:48′); 4.3. «Bellezze in divisa» (1:30′); 4.4. «La ragazza con il cannone e le donne soldato di Kiev» (1:02′); 4.5. «Due soldatesse al fronte cantano ‘Bella Ciao’, versione Ucraina» (1:32′); 4.6Kordon» di Alice Tomassini (1:39′); 4.7. «Prayer of the Mothers» di Yael Deckelbaum (5:20′); 4.8. «Benedetto XVI: le parole che hanno scandito un pontificato» (5:18′); 4.9. «La vera vite» di Marco Frisina, in omaggio a Benedetto XVI (3:02′)

Un cinedibattito dinamico, interattivo, virtuale e reale, in linea con il format della 10ª edizione del Cine– e WikiCircolo, un format che è sempre creativo, illuminante e trainante, che non conosce momenti di opacità, che non perde in vivacità ed acutezza, che offre quel gusto della varietà che innesca la contemplazione di quanto le donne, ‘sorelle tutte’, sono tanto singolari quanto meravigliose, attraenti e coraggiose. Le donne che per scelta combattono una guerra a rovescio, sobbarcandosi il peso di portare vita, libertà e pace laddove la follia produce morte, schiavitù e violenza.

A concludere la Serata, il M° Luigi Cimino, presidente del Circolo, che ha ringraziato fervorosamente coloro che dedicano il loro tempo a preparare ogni incontro e ha invitato coloro che sono rimasti nel Salone, incantati e affascinati, alla foto di gruppo, all’«aperitivo» e al prossimo appuntamento con il focus su «Emilce Cuda, la teologa “atipica”» (13.01.2023). Con lei, «che sa leggere Papa Francesco», il Circolo continuerà a veicolare un’autentica cultura di pace, fondata sull’amore, e «fare bello il mondo», fraterno, compassionevole, estraneo alla violenza, perché «la vita è bella».

Piotr Anzulewicz OFMConv


ngg_shortcode_5_placeholder




‹Reading› in musica in onore della Madre…

Il Circolo non finisce mai di sorprenderci. Mercoledì 21 dicembre 2022 ci ha stupito con la Serata straordinaria: musicale, lirica e conviviale, che si è tenuta nel Salone di S. Francesco della Parrocchia «Sacro Cuore» di Catanzaro Lido, in presenza e in diretta streaming, dal titolo: «‹Reading› in musica in onore della Madre del Signore» con lo scambio di auguri per il Natale e l’Anno 2023, ideata nell’ambito della 10ª edizione del Wiki– e CineCircolo dal filo rosso «Donne, ‹sorelle tutte›, che ‹fanno bello il mondo» e inserita nel solco della fase narrativa del cammino sinodale della Chiesa, la 227ª Serata di seguito tra quelle conviviali con «aperitivo» e quelle cinematografiche con «cocktail».

È stata straordinaria, perché si svolgeva, da tradizione, nell’imminenza del Natale e, per la prima volta, in un momento di grandi conflittualità, con una terribile «escalation» nel cuore dell’Europa, che offusca la luce natalizia e genera la paura collettiva.

È stata straordinaria, la Serata, perché si teneva a conclusione dell’’anno dedicato a don Lorenzo Perosi († 1956), aperto il 21 dicembre 2021 al Pontificio Istituto di Musica Sacra a Roma, in occasione del 150° anniversario della sua nascita. Per 12 mesi scorreva un fiume di eventi, concerti e «meeting», sotto il patrocinio del Pontificio Consiglio della Cultura, del Pontifico Istituto di Musica Sacra e dell’Ufficio delle Celebrazioni Liturgiche del Pontefice, per ricordare questo illustre compositore piemontese, direttore del coro italiano e maestro della Cappella Musicale Pontificia Sistina (dal 1902 al 1952), nato a Tortona il 21 dicembre 1872, noto per i suoi oratori, le sue Messe polifoniche e i suoi mottetti e considerato la guida e l’esponente del cosiddetto movimento ceciliano.

È stata straordinaria, la Serata, per tanti altri motivi, tra cui per la presenza di p. Rocco Predoti, corifeo del Circolo, superiore del convento «Sacro Cuore» di Catanzaro Lido e docente di teologia catechetica e teoria e prassi della comunicazione presso l’Istituto Teologico Calabro «S. Pio X» a Catanzaro e presso la Pontificia Facoltà Teologica «S. Bonaventura»-Seraphicum a Roma, e per la partecipazione di Anna Daniela Sestito, musicologa, soprano, concertatore, fondatore dell’Ensemble Quadrivium Ars et Musica a Parigi.

La Serata, avvolta dal connubio di fratellanza e speranza, si è snodata idealmente secondo il programma, postato sul sito web e la pagina social del Circolo, ma anche stampato nel pieghevole dallo Studio grafico «Zetaenne». Ecco il suo «clou» musicale e lirico:

3. Musica e lirica: 3.1.White Christmas (4:00’); 3.2. «Saluto alla Beata Vergine Maria» di s. Francesco d’Assisi; 3.3. Jingle Bell Rock (4:05’); 3.4. «Natale» di Giuseppe Ungaretti; 3.5. Silent Night (4:00’); 3.6. «È Natale ogni volta» di Patrizia Varnier; 3.7. Feliz Navidad  (4:08’); 3.8. «Buon Natale» di Alda Merini

Il M° Luigi Cimino, sassofonista, arrangiatore-compositore, direttore del complesso bandistico “Giuseppe Cimino” di Cropani, nonché presidente del Circolo, eseguendo con il suo dorato sassofono quattro famosi brani musicali, evidenziati qui in grassetto e illustrati brillantemente sullo schermo da Ghenadi Cimino, ci ha innestato nell’atmosfera natalizia, già visibile nel Salone grazie alla «Stella di Natale», portata da Maria Luisa Mauro all’inizio di novena di Natale, tanto cara al suo adorato sposo, avvocato premuroso e curatore solerte delle Serate del Circolo, amatissimo ed indimenticabile Peppino Frontera, accolto dalla Sorella Morte il 24 gennaio 2018. È stata Antonella Vitale, da brava scenografa, a trasformare questo Salone in un ‘set’ natalizio, mettendo al suo centro un tenero Bambinello e al suo lato destro un luminoso albero di Natale.

Il pubblico con delizia e stupore catturava le note dei bellissimi canti natalizi, introdotti da Lucia Scarpetta e tesaurizzava le liriche (ad una di esse ha dato voce senza pari Gabriella Sestito), presentate dal sottoscritto, cullando il tempo e lo spazio della nascita dell’Infante divino a Betlemme da Miryam di Nazareth, piccola/grande donna di grande coraggio, che da due millenni fa sognare e scuotere le nostre coscienze e ci sprona a sognare con i sogni di Dio, la «Vergine Madre, figlia del suo figlio, / umile e alta più che creatura, / termine fisso d’eterno consiglio» (Dante Alighieri, Paradiso, XXXIII 1).

La gratitudine al Maestro per la sua impeccabile «performance» si è espressa nella «standing ovation» e nella consegna del bouquet con il girasole che, ‘impazzito’ di luce, si volgeva verso il cielo, alla ricerca dell’infinito.

La felice Serata musicale, lirica e conviviale si è sciolta presso un ricco e saporito ‘buffet’, preparato per tutti i gusti da Iolanda, Lucia, Federica ed altre donne del Circolo, con lo scambio di auguri per il Natale e l’Anno 2023. Il resto ‘raccontano’ le foto scattate da Antonella Vitale e Lina Tarantino.

Sia un Natale solidale con tutti, ma in particolare – come ci ha chiesto Papa Francesco al termine dell’udienza generale celebrata in mattinata – con «i tanti bambini dell’Ucraina che soffrono […], che non riescono a sorridere […], che portano su di sé la tragedia di quella guerra che è così inumana». L’Anno nuovo restituisca a loro e alle loro madri, il più presto possibile, la pace e la giustizia. E Maria, «in cui fu ed è ogni pienezza di grazia e ogni bene» (frate Francesco), interceda per loro e per il mondo intero. Fermi la mano di Caino e abbi cura anche di lui. È nostro fratello.

Piotr Anzulewicz OFMConv


ngg_shortcode_6_placeholder




«Bambinaie celesti» al Circolo

Per farla breve, la 6ª Serata conviviale con «aperitivo» [226], focalizzata sul tema: «Caterina de’ Ricci († 1590), Veronica Giuliani († 1727) e le altre donne, bambinaie celesti», ideata nell’ambito della 10ª edizione del WikiCircolo 2022/23 dal «file rouge»: «Donne, ‹sorelle tutte›, che ‹fanno bello il mondo›», e svolta venerdì 16 dicembre 2022, presso la chiesa «Sacro Cuore» di Catanzaro Lido, aveva tutto o quasi tutto: tre mirabili momenti sonori, creati magnificamente e regalati nobilmente  da Amerigo Marino di Pentone (CZ), tenore lirico di fama internazionale, con un repertorio vasto che spazia dalla lirica alle canzoni classiche italiane e napoletane, tre video sulle «bambinaie celesti», tre interventi e condivisioni dei presenti nel Salone «S. Elisabetta d’Ungheria».

Non ce l’ha fatta ad esserci solo un relatore, con amabili scuse, che però avrebbe portato un contributo di rilievo e indiscusso nella presentazione delle «bambinaie», selezionate proprio in vista di lui e in accordo con lui, in settembre scorso. A mezzogiorno, ahimè, il programma della Serata ha dovuto virare e ribaltarsi. Quando la melanconia, cioè il sentirsi abbandonati, afflitti o tristi, minaccia non più un evento, ma il mondo intero, chi è integro si sgretola. E chi è sgretolato e da sempre inadatto, si scopre, d’improvviso, lucido e potente. Come il cieco avverte il sole senza vederlo. Spicca un balzo, rimbocca le maniche e, con buona lena e tenacia, si dà da fare, per ‘salvare’ tutti, piccoli e grandi, stolti e saggi, poveri e ricchi… Così avvenne anche venerdì, pomeriggio.

La Serata ha potuto quindi snodarsi fluidamente e sinfonicamente, seguendo il programma modificato e «rendere bello il mondo». Il M° Amerigo Marino, presentato alla platea dal M° Luigi Cimino, con la sua alta voce ha aperto l’evento, interpretando l’«Ave Maria» di Franz Peter Schubert († 1828), compositore austriaco. Ha deliziato la platea durante il panel con «La voce del silenzio» di Elio Isola († 1996), compositore, direttore d’orchestra e arrangiatore genovese, e con la «White Christmas» di Irving Berlin († 1989), compositore russo-statunitense, a conclusione, prima della foto di gruppo e del momento conviviale accompagnato dal bellissimo videoclip «Рождественские попурри»: i canti natalizi in russo, ucraino, inglese e spagnolo, eseguiti dalla Группа Мелодия, SOL Family Church e друзья. Ed ecco il nucleo del programma:

3.1. Piotr Anzulewicz OFMConv: «Chi è s. Caterina de’ Ricci? Vita, novità, attualità» (20:00′); 3.2. Videoclip «La Santa Caterina» di Lisetta Luchini (4:08′); 3.3 Video «Il raro stendardo di s. Caterina de Ricci» (00:50′); 3.4. «La vita di s. Veronica Giuliani» – Intervista alla giornalista Lucia Bigozzi, insieme ai collegamenti da Mercatello sul Metauro di Giacomo Avanzi (00-18:37′); 3.5. Condivisione (10:00′); 3.6. M° Amerigo Marino: «La voce del silenzio» di Elio Isola; 3.7. «In piedi, signori, davanti a una donna» (3:06′)

La Serata meriterebbe un articolo ben corposo e decisamente ‘a toni angelici’, ma qui un cenno solo ad una delle «bambinaie celesti», s. Caterina de’ Ricci, la mistica domenicana fiorentina che ha legato indissolubilmente il proprio nome a Prato, città in cui ha vissuto gran parte della sua vita. Quest’anno ricorrono i 500 anni dalla sua nascita (23.03.1522). Un fiume di eventi, tra cui quello di venerdì 14 ottobre scorso: il convegno nel Salone consiliare di Prato sulla storia della compatrona della città,promosso nell’ambito delle iniziative del cinquecentenario della Santa. Ne hanno parlato quattro donne ricercatrici, esperte di storia della Chiesa e del monachesimo: Roberta Franchi, Isabella Gagliardi e Anna Scattigno dell’Università di Firenze e la ricercatrice e docente Veronica Vestri, tratteggiando la figura della Santa e inquadrando la sua grandezza nel contesto del suo tempo.

Il monastero domenicano fu il luogo dove, una volta fatta la professione di fede, il 24 giugno 1536, Caterina rimase fino al giorno della sua morte avvenuta il 2 febbraio 1590. Il suo corpo riposa nella basilica omonima, una delle chiese che esprime al meglio il tardo barocco presente a Prato, con il bellissimo coro monastico, dono di uno dei figli spirituali della Santa, il fiorentino Filippo Salviati.  Da febbraio 1542 la Santa iniziò a essere soggetta a una serie di rapimenti estatici che si verificarono ogni settimana per dodici anni. La sua devozione al Crocifisso, ancora oggi conservato nel monastero, era instancabile, come la sua capacità di saper guidare la comunità, nei decenni in cui fu priora, e intrattenere rapporti con esponenti della società del suo tempo, testimoniata da un prezioso Epistolario che documenta come fosse capace di arrivare lontano, pur rimanendo nella clausura. Il 24 agosto 1542 nel monastero avvenne un fatto prodigioso: il Cristo in legno, presente in una cella, si staccò dalla croce per abbracciare Caterina. Fu uno dei miracoli più stupefacenti che si raccontano della vita della Santa. A testimoniarlo furono le consorelle che assistettero al prodigio: il Crocefisso chiese alla Santa tre processioni di espiazione per i peccatori. Così, da quasi cinque secoli, le monache domenicane non sono mai venute meno a quella richiesta. Per tre giorni, il 22, il 23 e il 24 agosto, ogni anno, le claustrali all’interno dell’antico monastero portano in processione quello stesso Crocifisso che abbracciò Caterina de’ Ricci.

C’è chi – tra gli studiosi – la definisce «bambinaia celeste», un’espressione, a prima vista, bizzarra, strana, insolita. Nella raccolta delle sue visioni, i Ratti, possono essere individuate alcune scene in cui la Mistica domenicana vezzeggia Gesù Bambino, lo stringe fra le sue braccia, e lo bacia teneramente. L’apice di questo amorevole atteggiamento nei confronti di Gesù Bambino «è raggiunto – scrive Mattia Zangari nel suo studio Santità femminile e disturbi mentali fra Medioevo ed età moderna (Edizioni Laterza, 2022) – nel corso della visione del Natale del 1542. Caterina ebbe un rapimento in cui le si materializzarono davanti agli occhi la Vergine e Gesù Bambino: la Madonna indossava un vestito azzurro ricamato, un velo e un ammanto di seta bianca. A un certo punto Maria le consegnò Gesù e le mostrò il modo in cui avrebbe dovuto cullarlo, raccomandandogli di ninnarlo lentamente. […] La Mistica rimosse il velo adagiato sulla culla per vedere meglio il Piccolo; gli baciò le “manine”, i “piedini”, le “braccine”, la “golina” […], dopodiché Gesù Bambino si lavò il “visino” con le lacrime di Caterina, che intanto si era commossa» (p. 46).

II desiderio di maternità, negato alle donne mistiche del Medioevo e dell’età moderna, veniva sublimato, dando luogo alla devozione al Divino Infante, cullato e vezzeggiato, quasi fosse un bambino vero. Sembra che la messa in scena di questa devozione, anche con l’uso di bambole, sia stato per le religiose, che avevano fatto voto di castità, modo alternativo di vivere la maternità e la sessualità. È possibile rinvenire numerosi esempi di questa maternità sublimata: la mistica francescana Angela da Foligno († 1309), che afferma di aver visto la Madonna mentre era nella chiesa di frati minori di Foligno: la Vergine protese le braccia in avanti e le offrì Gesù Bambino in fasce, e la mistica domenica Benvenuta Bojanni († 1292), alla quale compaiono molteplici personaggi celesti: Gesù Bambino, Vergine, s. Domenico, gli angeli…

E questo è un po’ la missione delle donne, ricca di tenerezza, amorevolezza e devozione, oltre che di parole: «Il contributo delle donne è impareggiabile – affermò Papa Francesco, rivolgendosi il 7 febbraio 2015 alla Plenaria del Dicastero della Cultura, incentrata sul tema Le culture femminili: uguaglianza e differenza – per l’avvenire della Chiesa». Allargando lo sguardo alla società, denunciò la mercificazione del corpo femminile e «le tante forme di schiavitù», a cui sono sottomesse, e lanciò un appello affinché, per vincere la subordinazione, sia promossa la reciprocità. Sull’argomento tornò anche nell’udienza alla Pontificia Accademia della Vita, il 5 ottobre scorso, e chiese di ripartire «da una rinnovata cultura dell’identità e della differenza». Criticò «l’utopia del neutro» e «la manipolazione biologica e psichica della differenza sessuale». È necessaria, secondo lui, «un’alleanza dell’uomo e della donna», chiamata «a prendere nelle sue mani la regia dell’intera società».

«In piedi, allora, signori, davanti a una donna»: protagoniste sono le donne del Circolo! E arrivederci alla prossima meraviglia: la Serata speciale, perché musicale, lirica e conviviale, dal titolo «Reading in musica in onore della Madre del Signore».

Piotr Anzulewicz OFMConv


ngg_shortcode_7_placeholder