«Un mondo fragile»: 11ª Serata cinematografica con dibattito (93)
Giu
16
Ora: 19
Luogo: Salone «S. Elisabetta d'Ungheria» presso la chiesa «Sacro Cuore» di Catanzaro Lido

Ve 16 giu 2017 ❣
☛ L’11ª Serata con la proiezione del film «Un mondo fragile» di César Augusto Acevedo e la cineconversazione sull’amore per la terra d’origine, l’ultima Serata ideata all’interno della 4ª edizione del CineCircolo, il cui leitmotiv è: «’Sorella’ Terra per immagini» e ispirata all’enciclica Laudato si’ di Papa Francesco e alla preghiera-inno Cantico delle creature di frate Francesco, promossa dal Circolo Culturale San Francesco ed aperta a tutti − la 93ª Serata di seguito, tra quelle cinematografiche e quelle conviviali, con decorrenza dal 10 gennaio 2014.
«Un mondo fragile»
Titolo originale: «La tierra y la sombra»
☛Regia: César Augusto Acevedo. Genere: Drammatico. Anno: 2015. Nazione: Colombia/Francia/Olanda/Cile/Brasile. Durata: 97′
➠Trama: Alfonso è un vecchio contadino che, dopo diciassette anni, torna dalla sua famiglia per accudire il figlio Gerardo, ora gravemente malato. Al suo ritorno, ritrova la donna che era un tempo la sua sposa, la giovane nuora e il nipote che non ha mai conosciuto, ma il paesaggio che lo aspetta sembra uno scenario apocalittico: vaste piantagioni di canna da zucchero circondano la casa e un’incessante pioggia di cenere, provocata dai continui incendi per lo sfruttamento delle piantagioni, si abbatte su di loro. L’unica speranza per tutti è andare via, ma il forte attaccamento a quella terra rende le cose più difficili. Dopo aver abbandonato la sua famiglia per tanti anni, Alfonso ora cercherà di salvarla. I temi affrontati dal film sono molto cari anche a Papa Francesco che, con l’enciclica Laudato si’, ha lanciato un appello perché tutti adottino un atteggiamento di cura e custodia della “casa comune”.
Programma della Serata
- Ascolto dei brani dell’enciclica Laudato si’ relativi alla distruzione degli ecosistemi senza precedenti (nn. 34 e 139) [Musica di sottofondo tratta dal CD «Fratello Francesco». Spettacolo musicale. Musiche: Daniela Ricci. Testi: Daniela Cologgi. Solisti: Roberto Belli e Raffaella D’Ubaldi. Coro: Cristina, Raffaella. Roberto e Stefano) [Track 13]
- Note preliminari relative al regista César Augusto Acevedo, la trama del suo film e il tema della cineconversazione («L’amore per la propria terra d’origine. Di che si tratta? Da cosa nasce? Che cosa si prova quando si è lontani? Si può provare l’amore per altri luoghi che non sono il proprio o è una questione di “sangue”?»)
- Proiezione del film «Un mondo fragile»
- Impressioni, osservazioni e condivisioni sul tema della cineconversazione
- Comunicazioni relative al Circolo ed annuncio del prossimo evento
- Recita della «Preghiera per la nostra terra» (Laudato si’, n. 246)
- Foto di gruppo e «cocktail»
➣Cineconversazione
L’amore per la propria terra d’origine. Di che si tratta? Da cosa nasce? Che cosa si prova quando si è lontani? Si può provare l’amore per altri luoghi che non sono il proprio o è una questione di “sangue”?
«Dona a chi ami ali per volare, radici per tornare e motivi per rimanere» (Tenzin Gyatso, n. 1935, monaco buddista tibetano e 14° Dalai Lama del Tibet)
Laudato si’
Probabilmente ci turba venire a conoscenza dell’estinzione di un mammifero o di un volatile, per la loro maggiore visibilità. Ma per il buon funzionamento degli ecosistemi sono necessari anche i funghi, le alghe, i vermi, i piccoli insetti, i rettili e l’innumerevole varietà di microorganismi. Alcune specie poco numerose, che di solito passano inosservate, giocano un ruolo critico fondamentale per stabilizzare l’equilibrio di un luogo. E’ vero che l’essere umano deve intervenire quando un geosistema entra in uno stadio critico, ma oggi il livello di intervento umano in una realtà così complessa come la natura è tale, che i costanti disastri causati dall’essere umano provocano un suo nuovo intervento, in modo che l’attività umana diventa onnipresente, con tutti i rischi che questo comporta. Si viene a creare un circolo vizioso in cui l’intervento dell’essere umano per risolvere una difficoltà molte volte aggrava ulteriormente la situazione. Per esempio, molti uccelli e insetti che si estinguono a motivo dei pesticidi tossici creati dalla tecnologia, sono utili alla stessa agricoltura, e la loro scomparsa dovrà essere compensata con un altro intervento tecnologico che probabilmente porterà nuovi effetti nocivi. Sono lodevoli e a volte ammirevoli gli sforzi di scienziati e tecnici che cercano di risolvere i problemi creati dall’essere umano. Ma osservando il mondo notiamo che questo livello di intervento umano, spesso al servizio della finanza e del consumismo, in realtà fa sì che la terra in cui viviamo diventi meno ricca e bella, sempre più limitata e grigia, mentre contemporaneamente lo sviluppo della tecnologia e delle offerte di consumo continua ad avanzare senza limiti. In questo modo, sembra che ci illudiamo di poter sostituire una bellezza irripetibile e non recuperabile con un’altra creata da noi.
- In alcuni luoghi, si stanno sviluppando cooperative per lo sfruttamento delle energie rinnovabili che consentono l’autosufficienza locale e persino la vendita della produzione in eccesso. Questo semplice esempio indica che, mentre l’ordine mondiale esistente si mostra impotente ad assumere responsabilità, l’istanza locale può fare la differenza. E’ lì infatti che possono nascere una maggiore responsabilità, un forte senso comunitario, una speciale capacità di cura e una creatività più generosa, un profondo amore per la propria terra, come pure il pensare a quello che si lascia ai figli e ai nipoti. Questi valori hanno radici molto profonde nelle popolazioni aborigene. Poiché il diritto, a volte, si dimostra insufficiente a causa della corruzione, si richiede una decisione politica sotto la pressione della popolazione. La società, attraverso organismi non governativi e associazioni intermedie, deve obbligare i governi a sviluppare normative, procedure e controlli più rigorosi. Se i cittadini non controllano il potere politico – nazionale, regionale e municipale – neppure è possibile un contrasto dei danni ambientali. D’altra parte, le legislazioni municipali possono essere più efficaci se ci sono accordi tra popolazioni vicine per sostenere le medesime politiche ambientali.
➣Recensione
Il mondo contadino sudamericano in drastico cambiamento, con gli annosi problemi dovuti allo sfruttamento del suolo da parte delle multinazionali, torna a interessare le platee dei festival di cinema. Dopo Ixcanul del guatemalteco Jayro Bustamante, un po’ sopravvalutato Orso d’Argento al Festival di Berlino, è la volta del bel film colombiano La tierra y la sombra, in uscita italiana con un titolo che non lascia spazio a interpretazioni, diretto com’è il film, Un mondo fragile. Vincitore della Camera d’Or (la selezione dedicata agli esordienti) del Festival di Cannes, è diretto dal ventottenne César Augusto Acevedo. Una pellicola che nasce da una tesi che era a tutti gli effetti una sceneggiatura per un film duro, aspro, attraverso il quale sembra quasi di respirare la polvere letale che aleggia nel luogo in cui è ambientato.
Pochi i dialoghi, molti gli sguardi eloquenti di un gruppo di magnifici attori «presi dalla strada», come si diceva una volta. Ed è preziosa la fotografia di un paesaggio che è protagonista a volte più degli attori in carne e ossa. La storia è quella di Gerardo, che si è ammalato a furia di respirare la cappa di cenere imperante su una terra una volta ricca e che adesso è in balia di coltivatori senza scrupoli di canna da zucchero. Viene in suo soccorso il padre che aveva abbandonato la famiglia tanti anni prima: prova a riconquistare la fiducia della moglie e, soprattutto, cerca di conquistare quella del nipote che non conosce. È proprio su questo rapporto, sull’attaccamento a una terra che è solo un pallido ricordo del suo passato, sulle barbare condizioni di lavoratori che perdono ogni dignità per diventare poco più che schiavi, che il film gioca le sue carte migliori. Il finale, com’è prevedibile, non ha nulla di happy: Acevedo sceglie, giustamente, di andare fino in fondo alla sua scelta “neorealista” e non fa sconti né alla storia né al pubblico. Un esordio sorprendente, che esce in Italia grazie alla Satine, una piccola casa di distribuzione che ci offre film di grande interesse e stimolo per riflettere sul nostro futuro. Com’è Un mondo fragile: una pellicola di grande spessore culturale e umano. Da vedere e far vedere. (Angelo Surrusca)
Note: Vincitore della Camera d’Oro per la miglior opera prima al 68° Festival di Cannes (2015)