«Perfetti sconosciuti»: 2ª Serata cinematografica con «cocktail» (135)

Ott

12

Ora: 19-21.30
Luogo: Salone «S. Elisabetta d'Ungheria» presso la chiesa «Sacro Cuore» di Catanzaro Lido

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Serata cinematografica, con la proiezione del film «Perfetti sconosciuti», la cineconversazione «Nuovi orizzonti dell’essere e sfide educative – sentimenti ed affettività» e il «cocktail», la 2ª Serata ideata all’interno della 7ª edizione del CineCircolo con il motto: «Negli spazi abitati dai giovani, per immagini», l’edizione ispirata all’Instrumentum laboris della 15ª assemblea generale ordinaria del Sinodo dei Vescovi sul tema: I giovani, la fede e il discernimento vocazionale, al Messaggio di Papa Francesco per la 33ª GMG 2018 dal titolo: «Non temere, Maria, perché hai trovato grazia presso Dio» (Lc 1,30) e all’inno-lode Cantico delle creature di frate Francesco, promossa dal Circolo Culturale San Francesco ed aperta, a titolo gratuito, a tutti: soci, sostenitori, amici, vicini e lontani − la 135ª Serata di seguito, tra quelle cinematografiche e quelle conviviali, con decorrenza dal 10 gennaio 2014.

«Perfetti sconosciuti»

Regia: Paolo Genovese. Genere: Commedia, drammatico. Paese: Italia. Anno: 2016. Durata: 97′

Trama: Durante una cena, un gruppo di amici decide di fare una specie di gioco della verità mettendo i loro cellulari sul tavolo. Per la durata della cena, messaggi e telefonate sono condivisi tra loro, mettendo a conoscenza l’un l’altro dei propri segreti più profondi…

Cineconversazione

Nuovi orizzonti dell’essere e sfide educative – sentimenti ed affettività

Programma della Serata

  1. Video musicale «Sentimento louco» di Marília Mendonça (3:02’)
  2. Note sul film e presentazione del tema della cineconversazione
  3. Proiezione
  4. Cineconversazione: «Nuovi orizzonti dell’essere e sfide educative – sentimenti ed affettività»
  5. Comunicazioni relative al Circolo ed annuncio del prossimo evento
  6. Recita della Preghiera di Papa Francesco per i giovani (Sinodo 2018)
  7. Foto di gruppo e «cocktail» [In sottofondo il video musicale: «We are one body» – Inno della GMG Denver 1993 (6:10′)]

Recensione

♠ Una “cena delle beffe” che guarda all’attualità e vanta una scrittura precisa, disincantata e comica al punto giusto. Quante coppie si sfascerebbero se uno dei due guardasse nel cellulare dell’altro? È questa la premessa narrativa dietro la storia di un gruppo di amici di lunga data che si incontrano per una cena destinata a trasformarsi in un gioco al massacro. E la parola gioco è forse la più importante di tutte, perché è proprio l’utilizzo “ludico” dei nuovi “facilitatori di comunicazione” – chat, whatsapp, mail, sms, selfie, app, t9, skype, social – a svelarne la natura più pericolosa: la superficialità con cui (quasi) tutti affidano i propri segreti a quella scatola nera che è il proprio smartphone (o tablet, o pc) credendosi moderni e pensando di non andare incontro a conseguenze o, peggio ancora, flirtando con quelle conseguenze per rendere tutto più eccitante. I «Perfetti sconosciuti» di Genovese in realtà si conoscono da una vita, si reggono il gioco a vicenda e fanno fin da piccoli il gioco della verità, ben sapendo che di divertente in certi esperimenti c’è ben poco. E si ostinano a non capire che è la protezione dell’altro, anche da tutto questo, a riempire la vita di senso.

Paolo Genovese affronta di petto il modo in cui l’allargarsi dei cerchi nell’acqua di questi “giochi” finisca per rivelare la “frangibilità” di tutti: e la scelta stessa di questo vocabolo al limite del neologismo, assai legato alla delicatezza strutturale di strumenti così poco affidabili e per loro stessa natura caduchi come i nuovi media, indica la serietà con cui il team degli sceneggiatori ha lavorato su un argomento che definire spinoso è poco, visto che oggi riguarda (quasi) tutti. Per una volta il numero degli sceneggiatori (cinque in questo caso, fra cui lo stesso Genovese, senza contare l’intervento importante degli attori che si sono cuciti addosso i rispettivi dialoghi) non denota caos e debolezza strutturale, ma sforzo corale per raccontare una storia che è intrinsecamente fatta di frammenti (verrebbe da dire di bit, byte e pixel), corsa ad aggiungere esempi sempre più calzanti tratti dal reale. 

Il copione lavora bene sugli incastri e sugli snodi narrativi che rimangono fondamentalmente credibili, instilla verità nei dialoghi (che certamente verranno riecheggiati sui social e nelle conversazioni da salotto, perché questo fanno certe “conversazioni”: l’eco), descrive tipi umani riconoscibili. Il cast, anch’esso corale, fa onore al testo, e ognuno aggiunge al proprio ruolo una parte di sé, un proprio timore reale. Perché questa società così liquida da tracimare di continuo, sommergendo ogni nostra certezza, fa paura a tutti, e tutti ne portiamo già le cicatrici, abbiamo già assunto la posizione del pugile che incassa e cerca di restare in piedi (o sopravvivere, come canta il motivo di apertura sopra i titoli di testa).

Il tono è adeguato alla narrazione: non melodrammatico (alla L’ultimo bacio), non romanticamente nostalgico (alla Il nome del figlio), non farsesco, non cinico, ma comico al punto giusto, con sfumature sarcastiche e iniezioni di dolore. Questa “cena delle beffe” attinge a molto cinema francese e americano, ma la declinazione dei rapporti fra i commensali è italiana, con continui riferimenti a un presente in cui il lavoro è precario, i legami fragili e i sogni impossibili. La scrittura è crudele, precisa, disincantata, e ha il coraggio di lasciare appese alcune linee narrative, senza la compulsione televisiva a chiudere ogni scena. C’è anche una coda alla Sliding Doors che mostra come il “gioco” (prima che diventi al massacro) sia gestibile solo con l’ipocrisia e l’accettazione di certe regole non scritte: ed è questa la strada che più spesso scelgono gli esseri “frangibili”.

Quello che ancora manca, a ben guardare, è quella profondità abissale, quella vertigine di consapevolezza regalata agli spettatori senza preavviso dal miglior cinema italiano, su tutti quello di Ettore Scola (non a caso anche qui c’è una terrazza). Ma questa non è colpa degli sceneggiatori o del regista, è segno dei tempi, giacché la “frangibilità” delle identità e dei rapporti consente al massimo la rivelazione di qualche doppiofondo, non quella sospensione sull’orlo dell’abisso che, come canta il bardo della nostra epoca inconsistente, «non è paura di cadere, ma voglia di volare». (Paola Casella)

 

♠♠ Un bel film, un bellissimo e tremendo film su una apparente innocua, ma in realtà scioccante realtà di oggi. La nostra vita dentro un telefono. Noi non siamo chi vogliamo far credere di essere. Siamo perfetti sconosciuti.

Allora, finalmente mi ritrovo a parlare di cinema italiano “attuale”. Il cinema italiano in passato è stato grande, ma che dico grande… grandissimo… fonte di ispirazione per tantissimi registi americani, francesi, tedeschi, giapponesi… il nostro cinema è stato in passato un grande cinema! Oggi, il cinema italiano si è ridotto ad una misera barzelletta, un accumulo di volgarità, un pacchetto di tette e culi pronto ad essere aperto per Natale, ed un esperto di cinema deve pregare per vedere un buon prodotto italiano.

Qualcosa di buono, di tanto in tanto viene fuori. Per me è comunque una tristezza il fatto che bisogna raccomandarsi l’anima a chissà chi per vedere un buon film italiano di questi ultimi tempi. Questo «Perfetti sconosciuti» è un buon film! Appena uscito tutti hanno gridato al “filmone” alla genialata di film e a tante cose bellissime, e in un certo senso io comprendo benissimo l’entusiasmo da parte di chi come me non ne può più di squallidi cine-panettoni o dei vari «Fuga di cervelli» e «Tutto molto bello». 

Era ora di un buon prodotto «Made in Italy», e insieme ad altri bei film è arrivato questo «Perfetti sconosciuti» che si è rivelato una feroce critica al mondo d’oggi e non solo all’Italia attuale, perché tutti in realtà crediamo di conoscerci, ma in realtà ci conosciamo poco o addirittura niente… e oggi spesso e volentieri la prova che noi siamo perfetti sconosciuti ce la danno proprio i nostri aggeggi preferiti, i nostri telefonini, i nostri Smarth, i nostri iPhone… scatole nere dove chi siamo veramente è racchiuso lì dentro. «Perfetti sconosciuti» è questo, è la vita che viene sgretolata dall’elettronica, da quell’oggetto sempre presente nelle nostre tasche, famiglie che si auto-massacrano. Fare certi giochi a cena non è una buona cosa… se ci mettiamo di mezzo i telefonini, perché noi abbiamo mille facce, nel migliore dei casi solo una doppia, ma mai una faccia sola, non siamo mai né puri né veri al cento per cento. «Perfetti sconosciuti» è un film sotto certi aspetti tremendo perché mette in risalto senza sé e senza ma proprio questa realtà. (…) L’uomo non è diventato più depravato del passato, ha solo i mezzi per poter far esplodere le proprie depravazioni in modo più accentuato… nella speranza che il tutto rimanga nel più totale segreto. Un film bello, importante, che fa riflettere, mi è piaciuto e lo reputo uno dei migliori prodotti italiani della stagione 2016. 

Ora, tornando un attimo con i piedi per terra, io lo ripeto ancora: «Perfetti sconosciuti» è un bel film, fatto e girato benissimo…, ma per favore non mi tirate in ballo Polanski, perché ho letto che qualcuno ha parlato di «Carnage» italiano… No, assolutamente, Polanski è un altro pianeta… «Carnage» a differenza di «Perfetti sconosciuti» è molto più diretto ed esplosivo e se vogliamo ancora più cattivo. Quindi, dobbiamo fare attenzione. Sono due film non deferentissimi, ma nemmeno uguali. E poi, se permettete, Polanski è Polanski, e se vedete «Carnage», a differenza di «Perfetti sconosciuti», Polanski non gioca affatto. Polanski gioca in modo diretto, con conversazioni faccia a faccia e non con messaggini. 

Ma tolto questo, io riconosco e dico con orgoglio che «Perfetti sconosciuti» è stata una sorpresa meravigliosa, graditissima sia al pubblico che alla critica e che merita di essere visto assolutamente, perché finalmente possiamo dire di poter andare in sala a gustarci un bellissimo film nostrano, italiano… e possiamo dire anche che qualcuno forse ha ancora voglia di fare cinema di un certo livello. «Perfetti sconosciuti» quindi è un film che vi consiglio assolutamente di vedere, una commedia nera, se vogliamo, che indubbiamente vi spingerà a riflettere su parecchie cose che coinvolgono la vita di tutti. (ClintZone