«Non essere cattivo»: 3ª Serata cinematografica con «cocktail» (114)
Feb
23
Ora: 19-21
Luogo: Salone «S. Elisabetta d'Ungheria» presso la chiesa «Sacro Cuore» di Catanzaro Lido

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Serata cinematografica, con la proiezione del film «Non essere cattivo», la cineconversazione « Il disagio delle periferie delle nostre città» e il «cocktail», la 3ª Serata ideata all’interno della 6ª edizione del CineCircolo con il motto: «I giovani con la ‘sorella’-‘madre’ Terra per immagini», l’edizione ispirata al documento preparatorio del prossimo Sinodo dei vescovi: «I giovani, la fede e il discernimento vocazionale», che si celebrerà ad ottobre, ma anche all’enciclica Laudato si’ di papa Francesco e alla preghiera-inno Cantico delle creature di frate Francesco, promossa dal Circolo Culturale San Francesco ed aperta, a titolo gratuito, a tutti, soci, sostenitori, amici, vicini e lontani − la 114ª Serata di seguito, tra quelle cinematografiche e quelle conviviali, con decorrenza dal 10 gennaio 2014, senza contare altri eventi e iniziative.
«Non essere cattivo»
Regia: Claudio Caligari. Genere: Drammatico. Paese: Italia. Anno: 2015. Durata: 100′
Trama: È la storia di Cesare (Luca Martinelli) e Vittorio (Alessandro Borghi), legati da «una forte amicizia virile». È un legame che resiste anche quando separano i loro destini, Vittorio cerca di salvarsi e di integrarsi attraverso il lavoro, mentre Cesare affonda nell’inferno della droga e dello spaccio, finché durante una rapina viene ferito. Non essere cattivo è ambientato a metà degli anni 90′, perché, secondo il regista, «come Pasolini aveva intuito, è il momento in cui muore il mondo pasoliniano».
♦ Cineconversazione
Il disagio delle periferie delle nostre città
♦ Programma della Serata
- The Kolors cantano «Frida» di Davide Petrella/Dario Faini/Alessandro Raina/Stash Fiordispino: video musicale − Sanremo 2018 (3:28′)
- Note sul film e presentazione del tema della cineconversazione
- Proiezione
- Cineconversazione: « Il disagio delle periferie delle nostre città»
- Comunicazioni relative al Circolo ed annuncio del prossimo evento
- Recita della Preghiera di Papa Francesco per i giovani (Sinodo 2018)
- Foto di gruppo e «cocktail» [In sottofondo il video musicale: «Emmanuel» – Inno della GMG Roma-Tor Vergata 2000 [Cover dai ragazzi dell’Azione Cattolica] (6:00′)]
♦ Recensione
✺ «…per chi viaggia in direzione ostinata e contraria col suo sguardo speciale di speciale disperazione e tra il vomito dei respinti muove gli ultimi passi per consegnare alla morte una goccia di splendore di umanità, di verità…» (Smisurata preghiera, Fabrizio De Andrè)
In direzione ostinata e contraria é sicuramente vissuto il regista Claudio Caligari, scomparso a 67 anni nel maggio scorso [2015], prima di poter concludere il montaggio dell’ultimo film, il suo testamento artistico oltre che il suo capolavoro.
Non essere cattivo è stato solo il terzo film in 40 anni di carriera, iniziata negli anni 70 con alcuni importanti documentari militanti sul mondo della droga. E pensare che Amore tossico nel 1983 e L’odore della notte nel 1998 erano stati entrambi acclamati alla critica alla Mostra del Cinema di Venezia, poi diventati tra i cinefili film di culto. Ha scritto molte sceneggiature e soggetti, tutti progetti rimasti nel cassetto, perché nel mondo del cinema non c’era posto per lui. L’industria cinematografica lo ha sempre ignorato. «Vediamo la prossima volta», si è sentito ripetere tutta la vita. Se non fosse stato per l’audacia e la determinazione dell’amico Valerio Mastandrea che ha fatto l’impossibile per trovare dei produttori, arrivando a bussare «alle porte dell’inferno» (ha scritto persino a Martin Scorsese, Vedi nelle note), neppure Non essere cattivo sarebbe stato prodotto.
Troppo intransigente Caligari, scomodo, incapace di accettare compromessi e di mediare la sua idea di cinema, di arte cinematografica. Non ci ha lasciato solo una goccia di umanità e di verità. Il suo è prima di tutto un commovente atto d’amore e di speranza verso gli ultimi, gli emarginati, gli esclusi dalla società capitalistica e dal mondo del lavoro. E lo ha fatto con una sincerità assoluta, senza nessun moralismo, soprattutto senza giudicare quei “ragazzi di vita” e quel mondo che amava e conosceva benissimo. Non essere cattivo riprende il testimone da Amore tossico. Siamo a metà degli anni novanta. A Ostia non c’è più l’eroina dilagante dei primi anni 80, ma lo sballo delle droghe sintetiche e della cocaina. Vittorio e Cesare sono due amici fraterni, compagni nelle risse notturne e nella noia quotidiana, uniti da una vita senza prospettive tra l’uso e lo spaccio di droghe e la microcriminalità.
Non sono cattivi, fanno i duri per sopravvivere al degrado e alla violenza della periferia romana, animati da una disperata vitalità, ma anche dal desiderio di una vita normale. Dopo uno sballo allucinante in cui rischia di impazzire Vittorio decide di chiudere con la delinquenza e di cercare un lavoro, lo aiuta Linda, una ragazza-madre di cui si è innamorato. Cercherà di trascinare anche l’amico d’infanzia, il più vulnerabile e instabile dei due. Ma per Cesare e Vittorio la strada per uscire dagli inferi è tortuosa e piena di ostacoli.
La periferia di Ostia è una prigione che li stritola, senza via di fuga. Sono due antieroi, due predestinati perdenti, due emarginati da quella società borghese che tuttavia desiderano, eredi di quel sottoproletariato pasoliniano che ha perduto l’innocenza originaria, ma che non si è mai integrato con la società post-industriale. Non essere cattivo trasuda rabbia, toglie il respiro e scuote lo spettatore che si trova a subirlo senza protezioni o filtri, ma è una rabbia sincera, autentica, che ti prende allo stomaco, ma anche al cuore. Col passare dei minuti con Cesare e Vittorio si crea una empatia totale, sono commoventi e strazianti perché sono veri, trasmettono un’umanità intensa e reale. Merito sicuramente delle straordinarie interpretazioni di Luca Marinelli e Alessandro Borghi, due tra i migliori attori italiani dell’ultima generazione. La fisicità che esprimono, fatta di lacrime e sudore, occhiaie e occhi sbarrati, è impressionante, sono eccessivi senza mai strafare, fermandosi sempre un attimo prima di far perdere credibilità ai loro personaggi. Anche le figure femminili hanno uno spessore e una profondità notevoli, dalla madre di Cesare alle fidanzate Linda e Viviana, tutte le interpretazioni sono di altissimo livello.
Non ha nessuna sbavatura Non essere cattivo. Dalla sceneggiatura sobria ed essenziale, con un uso appropriato del romanesco, al montaggio serrato e adrenalinico della prima parte, più riflessivo nella seconda, fino alle musiche sempre in sintonia con l’evoluzione della storia, tutto funziona perfettamente ed esprime una maturità registica che aumenta i rimpianti per le occasioni che Caligari non ha mai avuto. A Venezia, essendo un’opera postuma, è stato proposto fuori concorso, non senza polemiche visto che è stato il miglior film italiano presentato alla Mostra. Dopo l’enorme successo di critica e di pubblico è stato addirittura scelto per rappresentare l’Italia ai premi Oscar. Chissà come avrebbe reagito Caligari a questo destino beffardo: il suo film accostato a quelli del suo mito, il regista americano Martin Scorsese. Probabilmente avrebbe sorriso amaramente. Con lo stesso sorriso che ci strappa lo splendido finale del film, stremati, ma rinfrancati da una goccia di speranza. (Sergio Dal Maso)
✺✺ Ostia, 1995. Vittorio e Cesare sono amici da una vita, praticamente fratelli. Cresciuti in un quartiere degradato campano di espedienti, si drogano, bevono e si azzuffano con altri sbandati come loro. A casa Cesare ha una madre precocemente invecchiata che accudisce una nipotina malata, la cui madre è morta di Aids. Vittorio invece sembra non avere nessuno al mondo, e quando incontra Linda vede in lei una possibilità di costruire una vita normale. Trova lavoro e cerca di coinvolgere anche Cesare, che nel frattempo si è innamorato di Viviana, una disperata come lui, ma piena di voglia di costruirsi un futuro. Riusciranno Rosencrantz e Guildenstern a diventare protagonisti della loro vita?
L’ultimo film di Claudio Caligari, 17 anni dopo L’odore della notte, è un altro excursus nei luoghi oscuri non solo dell’hinterland romano, ma dell’animo umano e della società contemporanea, raccontato attraverso due figure di confine, l’una encomiabile per la sua volontà di tirarsi fuori dalle sabbie mobili della propria condizione, l’altra patetica per l’incapacità strutturale di farlo. In certi luoghi e certe circostanze non essere cattivo, per citare il titolo, non è una scelta, perché per sopravvivere alla violenza e alla prevaricazione che ti circonda devi tirare fuori la tua natura peggiore, e possibilmente un “ferro”. Al di là di una trama piuttosto prevedibile e molto già vista al cinema, ciò che colpisce di Non essere cattivo è l’energia vitale di cui è imbevuto, la fame di rivalsa, la voracità con cui Vittorio e Cesare azzannano la vita, strappandone brandelli di carne viva. La fotografia (di Maurizio Calvesi), lucida e colorata al neon, crea un 3D “de noantri”, un bassorilievo pagano. Anche l’archeologia suburbana è messa a frutto per delineare un universo coatto e coattante, un pianeta selvaggio dove è inevitabile sentirsi marziani, come marziano doveva sentirsi Caligari rispetto a gran parte della inciviltà contemporanea. Luca Marinelli nei panni di Cesare è irriconoscibile rispetto alle sue interpretazioni cinematografiche precedenti e rivela una cifra comica tutta sua, anche se in filigrana si intravede quella che avrebbe potuto essere in quel ruolo l’interpretazione di Valerio Mastandrea, produttore del film e interprete de L’odore della notte. E Alessandro Borghi è una rivelazione nel ruolo meno centrale di Vittorio, che passa dalle allucinazioni cocainomani alla tenerezza del buon padre di famiglia senza mai perdere credibilità. (Paola Casella)
✺✺✺ Grande Vinage
Anche per chi, come me, non ha mai amato il genere, Non essere cattivo è senza dubbio un signor film, lontanissimo dal minimalismo stucchevole di tanto cinema italiano. Sin dalla partenza scoppiettante seguiamo con partecipazione e pathos le vicende tragiche e a volte comiche (molte risate in sala in alcune scene) dei due protagonisti, il sorprendente e irriconoscibile Luca Marinelli e l’ottimo Alessandro Borghi. 1995: due balordi della periferia romana di Ostia si arrabattano per la sopravvivenza tra spaccio, furti e tentativi di riscatto sociale e umano. La storia è convenzionale, già vista molte volte, ma il modo in cui Caligari sa raccontarla, dirigendo al meglio i suoi attori, scegliendo con cura le inquadrature, riproducendo le atmosfere di un epoca, la rende convincente e appassionate. Un film realistico e allo stesso tempo poetico. Complimenti al produttore Valerio Mastandrea che ha lottato a lungo per aiutare l’amico Caligari a realizzare questo bellissimo testamento cinematografico. Non perdetevelo.(Eusebio Abbondanza)
✺✺✺✺ Gran film
Gran bel film. Intenso, forte, non arretra davanti a situazioni in cui i registi italiani non hanno quasi mai il coraggio di avventurarsi. Ottimi anche Marinelli e Borghi. E’ il miglior film di Caligari, di cui avevo trovato solo promettente Amore tossico, riuscito, ma non a questi livelli L’odore della notte. A Venezia l’hanno messo fuori concorso: mo’ vediamo come sono i film in concorso, perché se hanno scartato questo film per rifilarci le solite simulazioni anoressiche di cinema d’autore all’italiana. (Brian)