«Monsieur Ibrahim e i fiori del Corano»: 3ª Serata cinematografica con «cocktail» [155]

Apr

12

Ora: 19-22
Luogo: Salone «S. Elisabetta d'Ungheria» presso la chiesa «Sacro Cuore» di Catanzaro Lido

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Serata cinematografica, con la proiezione del film «Monsieur Ibrahim e i fiori del Corano» di François Dupeyron, la conversazione «L’alterità da accogliere come un’occasione di crescita e di arricchimento reciproco» e il «cocktail», la 3ª Serata ideata all’interno della 8ª edizione del CineCircolo con il motto: «A servizio della pace e della fratellanza, per immagini», ispirata ai tre grandi testi: 1. Messaggio «La buona politica è al servizio della pace» di Papa Francesco per la celebrazione della 52ª Giornata Mondiale della Pace (1.01.2019), 2. «Documento sulla fratellanza umana per la pace mondiale e la convivenza comune», firmato da Papa Francesco e dal Grande Imam di al-Azhar Aḥmad al-Ṭayyib ad Abu Dhabi (4.02.2019), 3. Preghiera-poesia «Cantico delle creature» di frate Francesco d’Assisi (FF 263), promossa dal Circolo Culturale San Francesco ed aperta, a titolo gratuito, a tutti: soci, sostenitori, amici, credenti e «laici», vicini e lontani – la 155ª di seguito, tra quelle cinematografiche e quelle conviviali, con decorrenza dal 10 gennaio 2014.

 

«Monsieur Ibrahim e i fiori del Corano»

Regia: François Dupeyron. Genere: Commedia drammatica. Paese: Francia. Anno: 2003. Durata: 92′

Trama: Mosé, detto Omo, un ragazzo ebreo tredicenne, triste e abbandonato a se stesso, senza madre e afflitto da un padre depresso e punitivo, viene accolto e poi adottato da Monsieur Ibrahim, un bottegaio arabo di rue Bleu, che tollera i suoi furtarelli e sembra leggergli nel pensiero, cresce grazie alla sua saggezza semplice e diretta, impara grazie a lui a godere e conoscere la vita. Dall’incontro di due solitudini una tenera iniziazione alla vita.

Conversazione

L’alterità da capire e accogliere come un’occasione di crescita e di arricchimento reciproco

Programma della Serata

  1. Videoclip «Baruch Adonai» (3:49’) + «Islamic dance remix» (2:05’)
  2. Parole di benvenuto e presentazione del programma
  3. Note sul film e sul tema della conversazione
  4. Proiezione
  5. Conversazione «L’alterità da capire e accogliere come un’occasione di crescita e di arricchimento reciproco» + video «Filmare l’alterità» (1:22’)
  6. Comunicazioni relative al Circolo
  7. Recita della Preghiera per la pace (Papa Francesco, Giardini Vaticani, 8 giugno 2014)
  8. Foto di gruppo e cocktail [In sottofondo: «Vamos pronto corriendo» – Danza hebrea (5:50’)]

Recensione

❤ Un film piacevole e divertente, Monsieur Ibrahim e i fiori del Corano, del francese François Dupeyron, conquista per la sua freschezza e la leggiadria con la quale viene raccontata una storia edificante e limpida, come l’acqua di una fontana di una moschea dell’Andalusia, ma più piacevole della storia che si narra, è gustarsi Omar Sharif sullo schermo, più convincente che in altre occasioni, cesellarsi uno di quei personaggi che rimangono impressi nella memoria dello spettatore cinematografico.

Il vecchio leone egiziano interpreta Ibrahim, un turco emigrato in Francia che gestisce nella Parigi di fine anni ’50 una pizzicheria. Qui fa la conoscenza con Momo (Pierre Boulanger) – un ragazzino di origine ebrea – che al compimento dei suoi sedici anni decide di rompere il suo salvadanaio per regalarsi la sua “prima volta” con una delle tante prostitute che passeggiano tutto il giorno sotto casa sua. In questa atmosfera da Irma la dolce, fiorisce rigoglioso il rapporto tra l’anziano arabo, anzi, turco musulmano di confessione sufi, come precisa con pacatezza Ibrahim, e il giovane ragazzo che dal vecchio riceverà i fiori della sua saggezza che dovrà imparare a coltivare e a rendere fertili consigli per la sua vita “da grande”.

Dupeyron dimostra sin dalle prime inquadrature di volersi mantenere nell’ambito della commedia ironica e leggera. Lo testimoniano le frequenti situazioni divertenti (godetevi la scena dell’esame di guida del vecchio Ibrahim) che costellano il film. Pur in presenza della difficile situazione familiare di Momo (abbandonato da piccolo dalla madre), sottolineata dall’uso della telecamera a mano all’interno dell’appartamento del ragazzo, il film esprime una solarità tutta mediterranea ed ispira un sorriso sincero: quello che Ibrahim spesso consiglia al ragazzo. (“Sorridere rende felici”, ripete spesso il saggio Ibrahim).

L’opera, che forse nel finale prevedibile ha il suo punto di maggior debolezza, è impreziosita dalla fotografia, calda e colorata, di Remy Chevrin, e dalle preziose ed accurate scenografie di Katia Wiszkop. Così come validissima, ed accattivante, è la scelta delle canzoni d’epoca (Chuck Berry, Jimmy de Knight e tanti altri). Tutti elementi che contribuiscono a rendere questo film un prodotto di qualità.

Un film sulla tolleranza e la reciproca comprensione, che diverte e fa pensare. (Daniele Sesti)