«Forza maggiore»: 5ª Serata cinematografica con dibattito (81)

Mar

10

Ora: 18.45
Luogo: Salone «S. Elisabetta d'Ungheria» presso la chiesa «Sacro Cuore» di Catanzaro Lido

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❺ Ve 10 mar 2017

La 5ª Serata cinematografica con la proiezione del film «Forza maggiore» di Ruben Östlund e il dibattito, ideata nell’ambito della 4ª edizione del CineCircolo, il cui leitmotiv è: «’Sorella’ Terra per immagini», l’edizione ispirata all’enciclica «Laudato si’» di Papa Francesco e alla preghiera-inno «Cantico delle creature» di frate Francesco, promossa dal Circolo Culturale San Francesco ed aperta a tutti − l’81ª Serata di seguito, tra quelle cinematografiche e quelle conviviali, a partire dal 10 gennaio 2014.

«Forza maggiore»

Regia: Ruben Östlund. Genere: Drammatico. Paese di produzione: Svezia, Norvegia e Danimarca. Anno: 2014. Durata: 118′

Trama: Una famiglia svedese − Tomas, sua moglie e i loro due figli − è in vacanza per una “settimana bianca” sulle Alpi francesi. Il luogo è splendido e il clima è favorevole, ma improvvisamente, durante un pranzo in un ristorante di montagna, una valanga travolge ogni cosa. I commensali fuggono in tutte le direzioni, anche Tomas, il capofamiglia, preso dal panico, abbandonando la moglie ed entrambi figli…

Il film è vincitore del Premio della Giuria nella sezione «Un Certain Regard» al 67° Festival di Cannes ed è stato selezionato per rappresentare la Svezia nella categoria miglior film straniero ai Premi Oscar.

Cinedibattito: Come reagiscono gli esseri umani in situazioni improvvise come una calamità naturale? Quanto è labile il confine tra vigliaccheria ed eroismo?

Programma della Serata

  1. Ascolto di un brano dell’enciclica «Laudato si’» (n. 25), letto dall’attore Toni Servillo [Audio-libro realizzato nel 2016 dall’editore Luca Sossella ed accompagnato da una guida alla lettura e all’ascolto del testo, scritta da padre Antonio Spadaro SJ, direttore di Civiltà Cattolica]
  2. Video «Dolce sentire» (musica scritta da Riz Ortolani, per il film «Fratello sole, sorella luna» sulla vita di s. Francesco d’Assisi girato nel 1972 dal regista Franco Zeffirelli; canta Rosalia Misseri; durata: 2,38′)
  3. Note preliminari riguardanti il regista Ruben Östlund, la trama del suo film e il tema del cinedibattito
  4. Proiezione del film «Forza maggiore» (con intervallo di 10′)
  5. Impressioni, osservazioni e condivisioni sul tema del cinedibattito
  6. Comunicazioni relative al Circolo e annuncio del prossimo evento
  7. Recita della «Preghiera per la nostra terra» (Laudato si’, n. 246)
  8. Foto di gruppo e “Cocktail”

Recensioni

❶ In un villaggio sciistico delle Alpi francesi si consuma un dramma esistenziale e famigliare che indaga le debolezze umane e le relazioni tra individui, osservandole nel loro lato più grottesco e inconfessabile ed elargendo gratificanti manciate di caustica ironia. Dal 7 maggio 2014 al cinema, Forza maggiore è uno dei film più interessanti dell’anno, che conferma il talento e lo sguardo innovativo di Ruben Östlund, regista svedese che già si era fatto notare a Cannes nel 2011 con Play.

Ecco 5 cose da sapere su Forza maggiore (attenzione: saranno narrati alcuni dettagli di trama).

  1. All’origine una domanda intrigante

Un’amabile famiglia svedese trascorre una settimana di vacanza in montagna. Östlund scandisce la narrazione giorno per giorno, sul filo di un ritmo paziente che affascina e tiene incollati. Nel primo giorno vediamo Tomas (Johannes Kuhnke) ed Ebba (Lisa Loven Kongsli) coi loro due figlioletti sulle piste da sci, in una quotidianità consueta quanto accattivante: la famiglia avanza in fila sullo skilift, si sottomette docile alle pose richieste da un fotografo, si riversa stanca in albergo sul lettone, tutti e quattro in identico pigiama blu. Nel secondo giorno, quando la routine sembra ripetersi, avviene l’imprevisto: durante una pausa sulla terrazza di un rifugio, una valanga travolge la struttura. Il panico paralizza Ebba e i figli, non Tomas che ha una reazione imprevista e sconvolgente. Potrebbe essere una tragedia, ma non lo è. L’evento mina prepotentemente il rapporto tra Tomas ed Ebba e mette completamente in discussione il ruolo di “capo famiglia”, di padre e di uomo di Tomas.

Un’intrigante domanda c’è dietro a tutto ciò, un dubbio che ha sedotto a lungo Östlund: Come reagiscono gli esseri umani in situazioni improvvise come una catastrofe? Chi si scopre eroe e chi vigliacco? Ecco così che i lati più oscuri e meno nobili di noi vengono a galla.

  1. Gli studi e la storia vera dietro il film

Forza maggiore nasce da un aneddoto vissuto da Östlund e da susseguenti studi. «Qualche anno fa una coppia di amici era in vacanza in Sudamerica, quando sono sbucati dal nulla dei tizi con la pistola e hanno aperto il fuoco: il marito istintivamente è scappato, lasciando sola la moglie», racconta il regista che del film che è anche sceneggiatore. «Tornati in Svezia, dopo un bicchiere o due di vino, lei iniziava a raccontare questa storia e continuava a ripeterla… La mia immaginazione ha cominciato a correre, ho fatto ricerche su altre storie vere simili a questa e ho scoperto che in situazioni estreme la gente reagisce in modi del tutto inaspettati e di grande egoismo. Ci sono degli studi che dimostrano che buona parte delle coppie che sopravvivono alle catastrofi finiscono per divorziare». Secondo i canoni odierni e ancestrali, gli uomini dovrebbero proteggere le loro donne e loro famiglie. Invece in situazioni di pericolo sembra che siano proprio loro a reagire più spesso con la fuga. Analizzando un archivio di diciotto disastri marittimi avvenuti nell’arco di tre secoli, Östlund ha notato che le donne sono svantaggiate in termini di sopravvivenza rispetto agli uomini e lo stesso vale per i passeggeri rispetto all’equipaggio. Invece della regola «prima le donne e i bambini», prevale il «si salvi chi può».

  1. Ironia e scene esilaranti

In Forza maggiore Ebba rimane scioccata dall’atteggiamento del marito. Non solo dalla sua fuga vigliacca, ma anche e soprattutto dal suo negare l’evidenza. La crisi di coppia aleggia nell’aria, pronta a scoppiare fragorosa e con inattesi risvolti. Ecco così che nei giorni a venire si aprono dei siparietti davvero irresistibili, dominati da un’ironia corrosiva e dalla capacità di guardare alle inadeguatezze umane con sguardo smaliziato e sorridente. Diventano patetici fino alla risata la menzogna ostinata di Tomas e il suo buonumore ostentato. Notevole è l’entrata in scena della coppia di amici Mats (Kristofer Hivju) e Fanni (Fanni Metelius), su cui si riflettono i dubbi e le incertezze di Tomas ed Ebba. È esilarante il rosso barbuto Mats quando cerca di appianare le divergenze dei due coniugi e di trovare giustificazioni a Tomas: «Forse volevi scappare per diseppellirli».

  1. Stile originale

Girato nella stazione sciistica francese di Les Arcs, Forza maggiore esplora la natura umana con uno stile originale e totalmente suadente. Utilizzando spesso la camera fissa, regala sequenze di fascino visivo, come l’emozionante scena della valanga. Le vette innevate, i silenzi solleticati dai rumori che gli amanti dello sci conoscono bene, la nebbia che risucchia, le atmosfere rarefatte accompagnate dalla musica di Vivaldi… A questi ammalianti esterni nordici fanno pari gli interni dalle architetture in legno e dai rimandi stranianti. Attraverso le dinamiche sulle piste da sci vediamo una famiglia “perfetta” lacerarsi, mettere in gioco e distruggere i suoi ruoli stabiliti, pian piano riabilitarli.

  1. Lo stupendo finale

Il finale, girato tra i tornanti del Passo dello Stelvio in Italia, è un altro colpo da maestro di Östlund. Quando i turisti scendono dall’autobus, si accorgono di avere esagerato le loro emozioni, ma presto entrano in connessione. Nello scendere a piedi avanzano camminando a mo’ di Quarto Stato di Pellizza da Volpedo. Un forte momento rappacificatore e di solidarietà: le debolezze umane sono smascherate, comprese e condivise.

Simona Santoni

7 maggio 2015: http://www.panorama.it/cinema/forza-maggiore-ostlund-recensione/

❷ Di certo, pensando a un film nel quale una famiglia vede frantumate felicità e certezze in seguito ad un evento traumatico che apre la loro settimana bianca, lo svedese Ruben Östlund non può non aver pensato al lavoro dell’illustre connazionale Ingmar Bergman, ma di certo Forza maggiore non è un film assimilabile a quelli del maestro scandinavo: e non si tratta di valutazioni di merito né in una direzione né in un’altra.

Östlund, che già in passato aveva dimostrato il suo valore, gira un film dallo stile modernissimo, elegante, geometrico. La sua fotografia è calda, eppure algida al tempo stesso, perfetto esempio di messa a fuoco emotiva per raccontare una storia dove non è tanto la famiglia oggetto di disgregazione e sfaldamento, quanto soprattutto il modello maschile, esposto impietosamente nelle sue fragilità, nelle sue contraddizioni, nei suoi infantilismi. Perché il mondo dei protagonisti di Forza maggiore inizia a sfaldarsi quando, di fronte alla possibilità di una valanga, l’aitante padre di famiglia fugge via, lasciando soli figli e moglie: la quale, giustamente, si risente. Scandinavo fino al midollo (e non solo svedese, tanto più che la lei del film è norvegese, come il miglior amico di lui) nella descrizione di modelli familiari, relazionali, genitoriali che vengono messi regolarmente alla berlina nella loro autoimposta moderazione e correttezza politica, il film di Östlund è in grado di farsi universale quando inizia a contrapporre i suoi protagonisti, il maschile e il femminile, i ruoli che socialmente sono portati a pensare di dover avere. Gli uomini in primissimo luogo.

Non si pensi però di andare incontro a cupe pesantezze: perché in questo senso è più legittimo pensare ad Allen che non a Bergman. Forza maggiore è capace di momenti esilaranti, giocando sempre (anche di fronte alle tensioni emotive più accentuate) con ironia, sarcasmo e assurdo. Il contrasto di questo materiale caldo con il rigore di una forma attentamente costruita, che gioca con lentezze, distanze, prospettive e si concede pochi, ma significativi movimenti di macchina, genera allora una reazione capace di intrigare e appassionare, e di rispecchiare dinamiche e conclusioni narrative. Perché alla crisi si risponde con un ristabilirsi artificioso, ma riassestato delle parti, dove la donna continua a portare avanti il suo ruolo protettivo e l’uomo asseconda sardonico, libero di potersi concedere una pausa sigaretta e seguire (rassicurante e rilassato assieme) l’evolversi degli eventi.

Federico Gironi

19 maggio 2014: https://www.comingsoon.it/film/forza-maggiore/50552/recensione/

❸ La neve immacolata. Dal finestrino dell’aereo le Alpi sembrano più paradisiache delle nubi sovrastanti, un susseguirsi frattale di valli bianche e vette. Scendendo ad altezza d’uomo, andando nei luoghi degli uomini sulle montagne, i dettagli artificiali emergono ed è su questi che si sofferma Östlund, il talentuoso regista/sceneggiatore di Forza maggiore. Non c’è inquadratura fissa o carrellata sulle nevi che non includa un tubo per le esplosioni controllate, i pali e i cavi della teleferica o simili, e le piste di notte sono percorse da file di gatti di neve come insetti meccanici. L’azione di sciare è bella, ma per quei minuti di discesa si pagano tutta una trafila di code, armadietti, mettersi e togliersi tute e scarponi, e su queste azioni Östlund si concentra.

Pare evidente la metafora sulla famiglia. Siamo d’accordo, niente di più bello di innamorarsi, far nascere e veder crescere figli e passare la vita assieme, quella è la neve, ma la famiglia borghese è l’impianto sciistico, pieno di scricchiolii, forzature, dettagli che rovinano l’insieme e operazioni che dobbiamo fare, ma eviteremmo volentieri. Non che il libero amore sia la soluzione – i personaggi secondari della cougar in libera uscita e della coppia, lui quarantenne divorziato, lei ventenne alternativa, appaiono tristi come la famiglia dissezionata dal film, solo più superficiali perché è mancato loro il momento di verità che per i protagonisti è stata la valanga allo chalet in cui il padre ha preso lo smartphone (ci torniamo), i guanti e ha lasciato sola la madre a proteggere i figli. Non è successo niente, ma avrebbe potuto.

Visto che Östlund (anche sceneggiatore) ai punti deboli della famiglia ci ha pensato, il problema vero è tanto l’atto in sé quanto la miseria dei comportamenti messi in atto dal padre per far sopravvivere la famiglia con questa verità. Primo passo, far finta di nulla. Secondo passo, negare l’evidenza. Terzo passo, spostare i riflettori sull’impropria reazione della moglie, piuttosto che sulle proprie azioni. Il quarto passo, quello più meschino: “Sono fatto così”. Per fortuna la storia si muove principalmente a fianco della moglie – cosa deciderà di fare? – cosa desidera adesso e cosa deve fare per ottenerlo?

Forza maggiore è un bel film, pieno di idee narrative e registiche. Non è lo “Scene da un matrimonio” dei nostri tempi, sarebbe troppo chiedere, ci sono alcuni passaggi forzati e il potenziale del film forse non si dispiega fino in fondo. Si ha la sensazione (la speranza) che per il regista e i suoi spettatori il meglio debba ancora venire, ma non si può non festeggiare quando un autore finora conosciuto solo in patria si affaccia sulla scena europea con questo stile.

Östlund sa selezionare le inquadrature in modo tale che siano belle a vedersi e funzionali alla storia. Per questo molte sono fisse per scene intere e i personaggi si dibattono all’interno di cornici immobili. Particolarmente efficace, ad esempio, la cena con gli amici, tutti a sedere ben visibili, tranne la madre che cammina nervosamente attorno al tavolo con la testa tagliata dall’inquadratura, quasi fosse un fantasma. L’economia dei movimenti di macchina è un efficace principio, ma non raggiunge gli estremi del rigore di un Mungiu: la tensione del leggero restringersi dell’immagine può alternarsi a movimenti sereni e ariosi. E non si ha mai, mai la sensazione di scene dilatate oltre misura. Ci sono anche tre brevi scene “aliene”, a riprova della libertà espressiva: una scena di e(c)stasy da discoteca quasi onirica, e due soggettive fulminee, una presa da un drone giocattolo e una dalla telecamera “da casco” dell’amico di famiglia. Questo personaggio (che, me lo sono chiesto tutto il film, è in effetti interpretato dal vice-capo dei Bruti ne Il Trono di Spade) è anche protagonista di un’altra scena a camera fissa eccezionale: lui e il padre sulle sdraio al rifugio che cercano di riposarsi, in silenzio in mezzo alla musica, in mezzo alla folla, ma soli nell’inquadratura, finché una giovane ragazza non invade il loro spazio…

Dai droni agli smartphone, Forza maggiore è anche un film in cui la sceneggiatura, senza farlo pesare, ben rappresenta l’estensione e la continuità dell’impatto delle tecnologie personali nelle nostre vite, e non a caso il regista afferma di essere partito da un video virale amatoriale di una situazione analoga a quella della valanga, e il video stesso girato dal padre nell’occasione avrà un certo ruolo nella vicenda. Visto che ai video virali amatoriali dovevamo pure l’esistenza di Spring Breakers, direi che iniziamo a essere decisamente debitori verso questa forma di comunicazione…

Oltre all’ottimo lavoro sulla sceneggiatura e sull’immagine, un altro aspetto notevole di Forza maggiore è la cura dell’aspetto sonoro. Il silenzio può essere progressivamente riempito dal risuonare del vuoto degli alberghi stile Shining, dal battito cardiaco di chi è in scena, da una lontana e fastidiosa musica da discoteca, e il vento può essere sostituito dal cigolare di una teleferica, in una soggettiva dei suoni che aggiunge un livello veramente ricco alla pellicola. Dato che, oltre all’usuale degrado dell’immagine, tutto questo aspetto del film andrà perso se vedrete il film in televisione o su un portatile, fatevi il favore di vederlo al cinema se leggete questa recensione in tempo.

Alberto Mazzoni

http://www.ondacinema.it/film/recensione/forza_maggiore.html

❹ La trama di Forza maggiore ruota attorno a un episodio che crea una frattura all’apparenza insanabile all’interno di una famiglia mentre sta trascorrendo una settimana di vacanza in montagna. Mentre Tomas ed Ebba (i due protagonisti) sono seduti coi due figli al tavolo all’aperto di un ristorante panoramico, una valanga si stacca dalla cima della montagna e si dirige a tutta velocità verso di loro. I due hanno una reazione diametralmente opposta: mentre Ebba si preoccupa di proteggere i bambini, anteponendo la loro salvezza alla propria, l’unico pensiero di Tomas è quello di mettersi in salvo, fuggendo via il più velocemente possibile (avendo cura però di non dimenticare l’iPhone sul tavolo!). La valanga si blocca prima di raggiungere il ristorante e nessuno si fa male, ma il gesto di Tomas – che, in seguito, si rifiuta di ammetterlo e di parlarne con la moglie – ha l’effetto di una slavina sul rapporto tra i due.

Il fatto attorno al quale si dipana il film, oltre a esplorare la capacità di reazione degli esseri umani di fronte a una (in questo caso potenziale) tragedia, offre anche lo spunto per domandarsi, per quanto sia possibile, come ci comporteremo in una situazione analoga e solleva una serie di altri interrogativi. Quanto è labile il confine tra vigliaccheria ed eroismo? Quanto è profondo il sentimento che lega ai propri cari? Le coppie sono in grado di gestire il proprio rapporto a seguito di eventi particolarmente traumatici e drammatici? Queste sono solo alcune delle domande a cui il film prova a dare una risposta, con il suo mix di atmosfere rarefatte (è tutto ambientato sulle piste da sci e all’interno di un albergo di lusso spesso semi-deserto) e caustica ironia, che emerge soprattutto quando entra in scena il barbuto Mats (Kristofer Hivju, già visto ne Il Trono di Spade).

Lucio Prosperi

http://www.cellulare-magazine.it/film-weekend-forza-maggiore-recensione/