«Dagli occhi al cuore: le immagini della misericordia» – In grazia di Dio: 6ª Serata cinematografica con dibattito
Dic
09
Ora: 18.45
Luogo: Salone «S. Elisabetta d’Ungheria» presso la chiesa «Sacro Cuore» di Catanzaro Lido

Ve 9 dic 2016
6ª Serata cinematografica con dibattito – 72ª Serata di seguito, tra quelle cinematografiche e quelle conviviali, a partire dal 10 gennaio 2014 – promossa nell’ambito della 3ª edizione del CineCircolo «Dagli occhi al cuore: le immagini della misericordia» ed aperta a tutti, vicini e lontani.
In grazia di Dio
Regia: Edoardo Winspeare. Genere: Drammatico. Nazionalità: Italia. Durata: 123’. Anno: 2014. Trama: «Finis Terrae», Leuca, il confine. Una famiglia che sta per perdere tutto. Quattro donne diverse tra loro, ma legate in modo indissolubile alla natura e ai luoghi che amano più di qualsiasi altra cosa. La loro casa, la terra alla quale appartengono. La crisi economica sembra distruggere tutto, compresi i legami, ma loro non ci stanno. C’è un modo per contrastare tutto ciò. C’è da guardare davvero a ciò che si possiede. I beni dei quali, a volte, il mondo si dimentica. Per sentirsi «in grazia di Dio».
Cinedibattito: Ritorno alla natura e riscoperta del sacro e del valore del dono, del baratto, della solidarietà
Recensione
Lessico famigliare
«Qui non vorrei morire dove vivere/ mi tocca, mio paese,/ così sgradito da doverti amare» [La luna dei Borboni]: sono alcuni dei versi che il pittore Vittorio Bodini, nato da genitori salentini, dedica al Sud con cui instaura un rapporto di amore-odio. Non è un caso che Maria Concetta (Barbara De Matteis) faccia riferimento a questa poesia nel film In grazia di Dio di Edoardo Winspeare, uno dei registi contemporanei che ha partorito opere proprio a partire dall’«humus» offerto dalla sua terra, traslando cinematograficamente lo sguardo di Bodini, cantore di un Sud Giano bifronte perché capace di incantare con la sua bellezza ancestrale e al contempo limitare e castrare le possibilità individuali e collettive.
Nell’ultima pellicola di Winspeare protagoniste sono le donne, le quali diventano anche rappresentative di un sistema famigliare dove devono cavarsela da sé, fronteggiando la crisi economica fautrice del fallimento della piccola impresa a conduzione familiare e del pignoramento della casa (hanno un debito di 130.000 € con la finanziaria). Fratello e sorella sono costretti a chiudere il loro laboratorio tessile con cui rifornivano le aziende del Nord (la concorrenza dei cinesi o comunque del costo della manodopera straniera schiaccia l’artigianato italiano), lui emigra all’estero, lei resta saldamente nel Salento, sentendosi chiamata ad occuparsi di figlia, sorella e madre. Adele (Celeste Casciaro, moglie del regista, ha esordito ne Il miracolo) opta per un ritorno alle origini, alla terra da dove tutto nasce e che in qualche modo sembra poter salvare nonostante Equitalia, nonostante l’economia non giri e tutto sembra fermo. In stand-by sembrano essere anche le emozioni positive di Adele, che talvolta scoppia per il peso che avverte su di sé – ha represso il suo essere donna, lasciandosi guidare solo dal dover essere e fare in nome di una sopravvivenza.
Winspeare è molto legato al suo territorio, ne conosce le dinamiche, le sa rielaborare dando una veste che possa arrivare anche a chi non è mai stato nel Salento o che non conosce un certo tipo di cultura, ma qui non riesce a farlo fino in fondo. La prima parte di In grazia di Dio è, infatti, un po’ seduta su se stessa, purtroppo qualche volta si perdono per strada alcune parole dei dialoghi in salentino stretto; da metà film in poi i contenuti e i personaggi acquistano sempre più spessore parallelamente alla terra che diventa co-protagonista e non solo uno sfondo che può ammaliare fotograficamente ricordando un Sud mitico.
In questo lungometraggio l’elemento religioso si palesa come retaggio culturale, frasi come: «Tutto si risolve se Dio vuole» (Salvatrice, la madre di Adele interpretata da Anna Boccadamo, anche lei esordiente sul grande schermo) e la stessa messa in scena della recita del Rosario ci trasmettono come il culto vero e proprio possa mutarsi in “credenza”. Ognuna delle quattro donne ha dei personali “credi”, a parte, forse, la più giovane apparentemente sicura e sfrontata, ma in cerca di affetto e bussole per il futuro. La nipote Ina (Laura Licchetta) avverte lo scarto rispetto alla nonna così credente; Maria Concetta ha come obiettivo primario la realizzazione del suo sogno: diventare attrice, ma spesso, tanto più per persone concrete come Adele, tutto ciò che è legato all’Arte è visto come qualcosa di evanescente perché (si crede) non può offrire il pane per vivere come, invece, fa la terra. Adele è aspra proprio come sa esserlo la terra, ma, sempre in una prospettiva di paragone con la natura, anche la donna più “corazzata” può sciogliersi in manifestazioni fisiche che prima tratteneva. Per qualcuno suonerà amaro dirlo, ma In grazia di Dio sembra suggerirci che il baratto può aiutare a sopravvivere nella quotidianità; al contempo ci rivela che il ritorno a cose che si facevano un tempo e che oggi ci appaiono estranee e (per alcuni) “disonorevoli” («Puzzi di campagna» – urla Maria Concetta ad Adele) possono far riacquistare valore agli oggetti e anche agli stessi legami affettivi.
Winspeare usa attori non professionisti che sanno dare volto ai loro personaggi restituendo quella credibilità non facile da ricostruire anche per un attore bravissimo; si cimenta in nomi parlanti (vedi il nome dell’ex marito di Adele, Crocifisso, attualmente rinchiuso in carcere) e tratteggia delle situazioni drammaturgiche che non potrebbero esistere allo stesso modo se non ci fosse quel paesaggio, se lo spettatore non attraversasse quel sentiero tra i muri a secco per arrivare alla casa in campagna. Se non siamo stati ancora abbastanza chiari, la rappresentazione proposta da In grazia di Dio non è quella di un «locus amoenus» [luogo felice, sereno, ameno], ma punta a farci vedere e vivere la campagna in tutta la durezza del lavoro dei campi (basti pensare quanto possa essere faticoso per una donna zappare). Raro perché… è un film molto legato al territorio che racconta.
Maria Lucia Tangorra
(http://www.centraldocinema.it/cinemararo/in_grazia_di_dio/)