«Il creato: “dominarlo” o custodirlo? La sapienza dei racconti biblici»: 3ª Serata conviviale (78)
Feb
17
Ora: 18.45
Luogo: Salone «S. Elisabetta d’Ungheria» presso la chiesa «Sacro Cuore» di Catanzaro Lido

Ve 17 feb 2017
«Il creato: “dominarlo” e sfruttarlo o custodirlo e rispettarlo? La sapienza di grandi racconti biblici»: 3ª Serata conviviale con aperitivo – 78ª di seguito, a partire dal 10 gennaio 2014 – ispirata all’enciclica «Laudato si’» di Papa Francesco e alla preghiera-inno «Cantico delle creature» di frate Francesco, ideata e promossa dal Circolo Culturale San Francesco nell’ambito della 4ª edizione del WikiCircolo il cui tema conduttore è: «L’uomo e sua ‘sorella’ Terra», ed aperta a tutti: soci, sostenitori, amici.
«È importante leggere i testi biblici nel loro contesto, con una giusta ermeneutica, e ricordare che essi ci invitano a «coltivare e custodire» il giardino del mondo (cfr. Gen 2,15). Mentre «coltivare» significa arare o lavorare un terreno, «custodire» vuol dire proteggere, curare, preservare, conservare, vigilare» (Laudato si’, n. 67).
Programma della Serata
- Video «Genesi − “In principio Dio creò il cielo e la terra” (Gen 1,1)» (6:17′) oppure «Il piano di Dio per l’uomo dalla creazione» (fino a 6:14) [La Genesi (ebraico בראשית bereshìt, “in principio”, dall’incipit; greco Γένεσις ghènesis, “nascita”, “creazione”, “origine”; latino Genesis) è il primo libro della Torah del Tanakh ebraico e della Bibbia cristiana, che in maniera simbolica offre il racconto della creazione. Il fine del racconto non è spiegare scientificamente come è avvenuta la creazione del mondo, ma come Dio è al di sopra di ogni cosa e il centro del creato]
Ascolto di due brani dell’enciclica (nn. 66-67), letti dall’attore Toni Servillo [Audio-libro realizzato nel 2016 dall’editore Luca Sossella ed accompagnato da una guida alla lettura e all’ascolto del testo, scritta da padre Antonio Spadaro SJ, direttore di Civiltà Cattolica]
- Alla scoperta della Laudato si’ e del significato delle parole “soggiogare”, “dominare”, “coltivare” e “custodire”: interviene P. Anzulewicz OFMConv (ca. 15 min)
- “Dominio” e “custodia” nel Comune di Catanzaro: interviene un pescatore e l’avv. Peppino Frontera, tutore/curatore delle Serate conviviali (ca. 10 + 10 min)
- Domande, osservazioni, condivisioni
- Comunicazioni relative al Circolo
- Recita della Preghiera cristiana per il creato (n. 246) e il video Cantico delle creature nella melodia inedita di frate Alessandro Brustenghi, tenore, frate dell’Ordine dei Frati Minori Osservanti (7:12 min)
- Foto di gruppo
- “Aperitivo”
Nel secondo capitolo dell’enciclica «Laudato si’», dal titolo: «Il vangelo della creazione», il Papa rilegge i racconti biblici e dà una visione complessiva della tradizione ebraico-cristiana spiegando il perché della «tremenda responsabilità» dell’essere umano nei confronti del creato. L’essere umano ha il compito di «“coltivare e custodire” il giardino del mondo (cfr. Gen 2,15)» (n. 67), sapendo che «lo scopo finale delle altre creature non siamo noi. Invece tutte avanzano, insieme a noi e attraverso di noi, verso la meta comune, che è Dio, in una pienezza trascendente dove Cristo risorto abbraccia e illumina tutto. L’essere umano, infatti, dotato di intelligenza e di amore, e attratto dalla pienezza di Cristo, è chiamato a ricondurre tutte le creature al loro Creatore» (n. 83).
- I racconti della creazione nel libro della Genesi contengono, nel loro linguaggio simbolico e narrativo, profondi insegnamenti sull’esistenza umana e la sua realtà storica. Questi racconti suggeriscono che l’esistenza umana si basa su tre relazioni fondamentali strettamente connesse: la relazione con Dio, quella con il prossimo e quella con la terra. Secondo la Bibbia, queste tre relazioni vitali sono rotte, non solo fuori, ma anche dentro di noi. Questa rottura è il peccato. L’armonia tra il Creatore, l’umanità e tutto il creato è stata distrutta per avere noi preteso di prendere il posto di Dio, rifiutando di riconoscerci come creature limitate. Questo fatto ha distorto anche la natura del mandato di soggiogare la terra (cfr. Gen 1,28) e di coltivarla e custodirla (cfr. Gen 2,15). Come risultato, la relazione originariamente armonica tra essere umano e natura si è
trasformato in un conflitto (cfr. Gen 3,17-19). Per questo è significativo che l’armonia che s. Francesco d’Assisi viveva con tutte le creature sia stata interpretata come una guarigione di tale rottura. S. Bonaventura disse che attraverso la riconciliazione universale con tutte le creature in qualche modo Francesco era riportato allo stato di innocenza originaria. Lungi da quel modello, oggi il peccato si manifesta con tutta la sua forza di distruzione nelle guerre, nelle diverse forme di violenza e maltrattamento, nell’abbandono dei più fragili, negli attacchi contro la natura.
- Noi non siamo Dio. La terra ci precede e ci è stata data. Ciò consente di rispondere a un’accusa lanciata contro il pensiero ebraico-cristiano: è stato detto che, a partire dal racconto della Genesi che invita a soggiogare la terra (cfr. Gen 1,28), verrebbe favorito lo sfruttamento selvaggio della natura presentando un’immagine dell’essere umano come dominatore e distruttore. Questa non è una corretta interpretazione della Bibbia come la intende la Chiesa. Anche se è vero che qualche volta i cristiani hanno interpretato le Scritture in modo non corretto, oggi dobbiamo rifiutare con forza che dal fatto di essere creati a immagine di Dio e dal mandato di soggiogare la terra si possa dedurre un dominio assoluto sulle altre creature. È importante leggere i testi biblici nel loro contesto, con una giusta ermeneutica, e ricordare che essi ci invitano a «coltivare e custodire» il giardino del mondo (cfr. Gen 2,15). Mentre «coltivare» significa arare o lavorare un terreno, «custodire» vuol dire proteggere, curare, preservare, conservare, vigilare. Ciò implica una relazione di reciprocità responsabile tra essere umano e natura. Ogni comunità può prendere dalla bontà della terra ciò di cui ha bisogno per la propria sopravvivenza, ma ha anche il dovere di tutelarla e garantire la continuità della sua fertilità per le generazioni future. In definitiva, «del Signore è la terra» (Sal 24,1), a Lui appartiene «la terra e quanto essa contiene» (Dt 10,14). Perciò Dio nega ogni pretesa di proprietà assoluta: «Le terre non si potranno vendere per sempre, perché la terra è mia e voi siete presso di me come forestieri e ospiti» (Lv 25,23).