«Per amore dell’acqua − FLOW»: 8ª Serata cinematografica con dibattito (87)

Apr

28

Ora: 19
Luogo: Salone «S. Elisabetta d'Ungheria» presso la chiesa «Sacro Cuore» di Catanzaro Lido

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La 8ª Serata cinematografica con la proiezione del film «Per amore dell’acqua» di Irena Salina e il dibattito, ideata all’interno della 4ª edizione del CineCircolo, il cui leitmotiv è: «’Sorella’ Terra per immagini», l’edizione ispirata all’enciclica «Laudato si’» di Papa Francesco e alla preghiera-inno «Cantico delle creature» di frate Francesco, promossa dal Circolo Culturale San Francesco ed aperta a tutti − l’87ª Serata di seguito, tra quelle cinematografiche e quelle conviviali, a partire dal 10 gennaio 2014.

«Per amore dell’acqua − FLOW»

Regia: Irena Salina. Genere: Documentario. Paese: USA. Anno: 2008. Durata: 93′.

Trama: Una originale e coinvolgente indagine su uno dei temi ambientali più dibattuti e complessi: la cosiddetta “crisi dell’acqua”, la risorsa più preziosa in pericolo, divenuta un’industria globale da 400 miliardi di dollari, la terza dopo l’elettricità e il petrolio. Il film tratta il problema idrico «da varie angolazioni: l’inquinamento e la commercializzazione dell’acqua negli Stati Uniti, l’accessibilità dell’acqua per le popolazioni povere all’estero, le conseguenti questioni legate ai diritti umani e i ben noti aspetti spirituali dell’acqua». Una delle prime scene del film mostra una frase del poeta britannico W. H. Auden: «Migliaia sono vissuti senza amore, non uno senza acqua». Il documentario si appoggia su affermazioni di questo genere, poco dopo afferma: ogni anno due milioni di persone muoiono di malattie causate da carenza di acqua pulita. Una di queste malattie è il colera. La mancanza d’acqua stermina più dell’AIDS o delle guerre. Lo spettatore viene dunque colpito sia da dati sorprendenti, sia da musiche suggestive che accompagnano riprese panoramiche di cascate, di laghi, ma anche di fiumi di sangue. Inoltre nel documentario-inchiesta vengono intervistati 18 attivisti ed esperti quali fisici, ingegneri, scienziati, avvocati, autori ed ecologisti.

 Cinedibattito

Intorno all’acqua… Davvero qualcuno può detenere il possesso dell’acqua?

Programma della Serata

  1. Ascolto dei brani dell’enciclica Laudato si’ relativi all’acqua (nn. 28-31) [Musica di sottofondo tratta dal CD «Fratello Francesco». Spettacolo musicale. Musiche: Daniela Ricci. Testi: Daniela Cologgi. Solisti: Roberto Belli e Raffaella D’Ubaldi. Coro: Cristina, Raffaella. Roberto e Stefano) [Track 13]
  2. Note preliminari riguardanti il regista Irena Salina, le location, la trama del suo film e il tema della conversazione («Intorno all’acqua… Davvero qualcuno può detenere il possesso dell’acqua?»)
  3. Proiezione del film «Per amore dell’acqua» (93′)
  4. Impressioni, osservazioni e condivisioni sul tema della conversazione
  5. Comunicazioni relative al Circolo ed annuncio del prossimo evento
  6. Recita della «Preghiera cristiana con il creato» (Laudato si’, n. 246)
  7. Foto di gruppo e «cocktail»

 Critica

FLOW, il documentario ‘per amore dell’acqua’

Il documentario americano Per amore dell’acqua. FLOW mette al centro la questione dell’accesso all’acqua; passando dalla sua privatizzazione al suo inquinamento, dalla sua scarsità ai suoi benefici spirituali. L’acqua pulita è una risorsa indispensabile, senza di essa è la vita stessa ad essere messa in pericolo.

Tutti hanno sentito parlare dell’oro nero e dei conflitti che causa, ma pochi sanno che sarà l’oro blu il maggior problema politico-ambientale del nostro secolo: «L’acqua è sempre stata al centro del benessere materiale e culturale delle società di tutto il mondo. Oggi, purtroppo, questa preziosa risorsa è in pericolo. […] La crisi dell’acqua è la dimensione più pervasiva, più grave e meno visibile della devastazione ecologica», scrive la fisica indiana Vandana Shiva in Le guerre dell’acqua (Feltrinelli, Milano 2004). La dott.ssa Shiva è una delle protagoniste del documentario Per amore dell’acqua. FLOW (titolo orig.: For Love Of Water) uscito negli Stati Uniti nel 2008. La regista Irena Salina spiega che il film tratta il problema idrico «da varie angolazioni: l’inquinamento e la commercializzazione dell’acqua negli Stati Uniti, l’accessibilità dell’acqua per le popolazioni povere all’estero, le conseguenti questioni legate ai diritti umani e i ben noti aspetti spirituali dell’acqua». Una delle prime scene del film mostra una frase del poeta britannico W. H. Auden: «Migliaia sono vissuti senza amore, non uno senza acqua». Il documentario si appoggia su affermazioni di questo genere, poco dopo afferma: ogni anno due milioni di persone muoiono di malattie causate da carenza di acqua pulita. Una di queste malattie è il colera. La mancanza d’acqua stermina più dell’AIDS o delle guerre. Lo spettatore viene dunque colpito sia da dati sorprendenti, sia da musiche suggestive che accompagnano riprese panoramiche di cascate, di laghi, ma anche di fiumi di sangue.

Inoltre, nel documentario-inchiesta vengono intervistati 18 attivisti ed esperti quali fisici, ingegneri, scienziati, avvocati, autori ed ecologisti. L’argomento interessa dunque professionisti di vari settori, ma anche l’intera umanità: «Quanto l’acqua sia davvero un elemento unificante è una delle cose che fin da subito mi è balzata all’occhio. Ne abbiamo bisogno tutti e tutti ne vogliamo. […] Questo concetto universale è diventato via via il cuore del mio film», spiega Salina. «FLOW ci ha condotti in diversi luoghi, tra cui Africa, Bolivia, Canada, India, Francia e Stati Uniti». Il film visita dunque quasi tutti i continenti, e mostra gli innumerevoli problemi legati all’acqua. Parla ad esempio della sua crescente privatizzazione presentando le due maggiori multinazionali dell’acqua: Suez Environnement e Véolia Environnement, attiva nei cinque continenti e responsabile per la gestione di acqua, rifiuti, energia e trasporti.

Il film descrive anche l’inquinamento dell’acqua e la chimica in agricoltura. Parla inoltre dell’acqua piovana e di quella in bottiglia, gestita principalmente da Nestlé, che possiede più di 70 compagnie d’acqua tra cui Perrier e San Pellegrino. Infine, il documentario illustra i problemi legati ai cambiamenti climatici, alle dighe e il diritto all’acqua: se gli esseri umani ne hanno bisogno per vivere, l’acqua è un diritto, non un privilegio. Non si può chiedere a una famiglia africana, che non ha i mezzi per mandare i propri figli a scuola, di pagare per l’acqua pulita. Vengono intervistate due ragazze costrette a prendere l’acqua dal fiume, poiché quella corrente era troppo cara. Tre giorni dopo aver accusato dolori allo stomaco la loro madre è morta: «Aveva bevuto acqua contaminata».

«FLOW si interroga sull’essenza dell’acqua e sulla nostra relazione con essa», racconta Salina. La Terra, proprio come il nostro corpo, è composta al 70% d’acqua, e ricicla la stessa da milioni di anni. Come si può privatizzare una tale risorsa, che inoltre ha dato inizio alla vita? Dopo la privatizzazione della terra è arrivata quella dell’acqua; se sarà possibile troveremo anche un modo per privatizzare aria e fuoco, i quattro elementi necessari alla nostra vita. Il film offre però anche qualche prospettiva positiva: «Mostra come sia possibile, attraverso azioni locali, sfidare enormi corporation, e di come la privatizzazione dell’acqua abbia messo a repentaglio le abitudini di vita di popolazioni», spiega Salina. Il film mostra ad esempio una famiglia costretta a emigrare dagli altopiani del Lesotho, in Africa. «Vivevamo lì da moltissimo tempo, non so neanche quanto. La mia famiglia è parte di quella terra», racconta Anna Debwese Mape. «Un giorno i membri del progetto per la costruzione di una diga nella zona hanno detto ai nostri capitribù che dovevamo andarcene […] Ce la siamo vista brutta, da allora». La madre spiega: «Qui quando i miei figli hanno fame, non ho nulla per loro. Prima nei nostri campi crescevano prodotti di tutti i tipi. Qui è diverso, non abbiamo più terra».

Alla lista degli emigrati politici e dei migranti del clima si aggiungono dunque quelli dell’acqua. I problemi che devono affrontare se non identici, sono almeno simili. Salina spiega che «la maniera più efficace di catturare la storia delle persone incredibili» che ha incontrato, è l’approccio personale: «Abbiamo iniziato a lavorare a Per amore dell’acqua. FLOW con una troupe modesta, ma alla fine, a causa di ristrettezze di budget, sono rimasta sola con una videocamera».

Il film informa che nel 2020 la metà della popolazione mondiale non avrà accesso a sufficiente acqua pulita. Per frenare questo processo presenta l’Articolo 31 da inserire nella Dichiarazione dei diritti umani: «Ognuno ha diritto ad avere acqua pulita e accessibile sufficiente per la salute e il benessere dell’individuo e della famiglia, e nessuno deve essere privato di tale accesso o qualità dell’acqua in nome di interessi economici individuali». Salina conclude: «Una delle lezioni più importanti che ho imparato […] è che non possiamo più permetterci di dare ancora per scontata l’acqua. Il futuro dei nostri figli e di tutte le specie del pianeta dipende da questa nostra consapevolezza».

Elisabeth Zoja (http://www.ilcambiamento.it/articoli/ per_amore_acqua_flow_documentario)

Per amore dell’acqua – il pluripremiato doc di Irene Salina

«Thousands have lived without love, not one without water» («A migliaia sono vissuti senza amore, nessuno vive senz’acqua»). Il film doc FLOW. Per amore dell’acqua si apre con questa terribile frase di W. H. Auden [poeta britannico, † 1973], che ci fa intendere come terribile e triste sia vivere senza amore, ma anche come terribile e impossibile vivere sen’acqua.

Presentato alle Giornate del Cinema Europeo di Firenze, il film-inchiesta, premiato al Sundance Film Festival del 2008 col Gran Premio della Giuria, tratta la cosiddetta «water crisis», la crisi dell’acqua, sotto punti di vista ambientali, economici e giuridici. Bisogna dare atto a Feltrinelli Editore, che ha distribuito e diffuso  il film assieme a un preziosissimo volume introdotto da Mario Sesti, inserendolo nella bellissima collana intitolata Real Cinema, di aver fatto una operazione di grande sviluppo della coscienza civile su un problema come questo, facendo conoscere quest’opera di Irene Salina veramente preziosa per le finalità che essa persegue.

Si tratta di un film coraggioso che affronta un grande problema e che si schiera apertamente (e non potrebbe essere diversamente) contro i signori dell’acqua, quelli che detengono il potere di aprire o chiudere i rubinetti, di assetare o peggio far morire di acqua inquinata centinaia di migliaia di persone.

La regista, Irene Salina sceglie la strada del documentario-verità per mostrare innanzitutto i guasti dell’attuale sistema, le atrocità cui vengono sottoposti soprattutto i Paesi del sottosviluppo, e, attraverso una serie di autorevolissimi interventi, le cause della attuale situazione di crisi internazionale di questo bene primario, e la individuazione delle sue centrali di sfruttamento.

Attraverso questo bellissimo film scopriamo che l’acqua e il suo uso sicuro ha tanti nemici, alcuni dai nomi strano o esotici. Il primo si chiama “atrazina”, un terribile erbicida ad alta tossicità il cui uso è vietato in Europa, ma non in America. Il secondo nemico si chiama il complesso delle grandi multinazionali (come Vivendi o Nestlè), che ispirate ed orientate solamente dalla logica del profitto a tutti costi, aspirano a mettere sempre più in commercio – e sempre più in regime di monopolio – le forniture di acqua, rendendola un bene assai più costoso e raro di quanto effettivamente già non sia diventato. Il terzo nemico è la mancanza di purezza dell’acqua stessa – anche per effetto di mancanza di veri controlli – che rendono pericolosa l’acqua del rubinetto, ma ancora di più le cosiddette acque in bottiglia. Tutto questo spiega come e perché le morti collegate all’uso di acque non sicure e non pure siano superiori a quelle determinate da altri grandi flagelli, come l’Aids o le guerre del terzo mondo.

Gli esperti e studiosi intervistati nel corso del film, da Vandana Shiva a Peter Gleick, Maude Barlow, Ashok Gadgil, Erik D. Olson, William E. Marks, Wernonah Hauter, Shri Rajendra Singh, Jim Shultz, Michel Camdessus, Tyron B. Hayes, Gérard Mestrallet, Ronnie Kasrils, David Hemson, James M. Olson, Patrick McCully, Holly Wren Spaulding, Jean-Luc Touly, ciascuno dal proprio punto di vista e dall’osservatorio particolare del proprio lavoro di ricerca, non hanno dubbi: per le cause ricordate prima, negli ultimi 50 anni siamo stati capaci di sporcare una alta percentuale di acque nel nostro pianeta, avvelenando le falde e colpendo a morte perfino il mare. Il futuro è ancora più minaccioso: se nulla cambia, se si lasceranno i signori dell’acqua ancora liberi di sfruttare questo bene primario, esso determinerà la nascita di grandi conflitti, vere e proprie guerre tra i poveri, per accedere ad una parte delle risorse idriche. Mentre va avanti al stupidità degli uomini, che preferisce acquistare l’acqua in bottiglia, meno sicura e meno controllata, di quella dei rubinetti. Come dice Zygmunt Bauman nel saggio dal titolo assai significativo Capitalismo parassitario, «il capitalismo, per dirla crudamente, è un sistema parassitario. Come tutti i parassiti può prosperare per un certo periodo quando trova un organismo ancora non sfruttato del quale nutrirsi, ma non può farlo senza danneggiare l’ospite, distruggendo quindi, prima o poi, le condizioni della sua prosperità o addirittura della sua sopravvivenza». Tesi questa non nuova, ma già espressa con chiarezza nel lontano 1913 da Rosa Luxemburg, che affermò come il capitalismo non potesse sopravvivere senza le economie non capitalistiche. Giustamente nella stessa custodia del film+libro viene citato uno studio delle Nazioni Unite, ove si dice che «meno della metà di quanto il mondo spende per comprare acqua in bottiglia, basterebbe per dare acqua pulita a tutta l’umanità». Sotto tale rispetto il film è non solo un grido di denuncia, ma anche l’individuazione di un filone di lotta perché l’acqua divenga un bene alla portata di tutti e non controllato da poche società senza scrupoli. (https://rivegauche-filmecritica.com/2014/04/11/flow-per-amore-dellacqua-il-pluripremiato-doc-di-irene-salina-12-aprile-a-firenze-sala-dei-marmi-parterre-p-za-della-liberta/)

Conosci l’autore

Irena Salina (n. 1968), regista, è nata in Francia e ha cominciato a lavorare come giornalista a quindici anni in una Radio privata di Parigi. Emigrata in Usa, ha lavorato alla produzione di numerosi film, prima di passare alla regia. Il suo primo film Ghost Bird: The Life and Art of Judith Deim (2000) racconta la straordinaria vita dell’artista Judith Deim. Con Feltrinelli Real Cinema è uscito Per amore dell’acqua (2009).