«A casa tutti bene»: 3ª Serata cinematografica con «cocktail» (137)

Ott

26

Ora: 19-21.30
Luogo: Salone «S. Elisabetta d'Ungheria» presso la chiesa «Sacro Cuore» di Catanzaro Lido

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La Serata cinematografica, con la proiezione del film «A casa tutti bene», la cineconversazione «Storiche agenzie educative: famiglia tradizionale…» e il «cocktail», la 3ª Serata ideata all’interno della 7ª edizione del CineCircolo con il motto: «Negli spazi abitati dai giovani, per immagini», l’edizione ispirata all’Instrumentum laboris della 15ª assemblea generale ordinaria del Sinodo dei Vescovi sul tema: I giovani, la fede e il discernimento vocazionale, al Messaggio di Papa Francesco per la 33ª GMG 2018 dal titolo: «Non temere, Maria, perché hai trovato grazia presso Dio» (Lc 1,30) e all’inno-lode Cantico delle creature di frate Francesco, promossa dal Circolo Culturale San Francesco ed aperta, a titolo gratuito, a tutti: soci, sostenitori, amici, vicini e lontani − la 137ª Serata di seguito, tra quelle cinematografiche e quelle conviviali, con decorrenza dal 10 gennaio 2014.

«A casa tutti bene»

Regia: Gabriele Muccino. Genere: Drammatico, commedia. Paese: Italia. Anno: 2018. Durata: 105′

Trama: È un film corale, incentrato sulle vicende di una famiglia allargata che si riunisce per celebrare le nozze d’oro dei nonni, ma che rimane poi bloccata su un’isola per colpa di una violenta mareggiata. La convivenza forzata e imprevista che ne consegue costringerà tutti a fare i conti con loro stessi, con i loro rapporti, con il passato e, in alcuni casi, con le loro prospettive e speranze per il futuro.

Cineconversazione

Storiche agenzie educative: famiglia tradizionale…


Programma della Serata

  1. Video musicale «Se non te» di Laura Pausini (5:19′)
  2. Note sul film e presentazione del tema della cineconversazione
  3. Proiezione
  4. Cineconversazione: «Storiche agenzie educative: famiglia tradizionale…». Intervengono: Clarissa Errigo e Tatiana Cricelli
  5. Comunicazioni relative al Circolo ed annuncio del prossimo evento
  6. Recita della Preghiera di Papa Francesco per i giovani (Sinodo 2018)
  7. Foto di gruppo e «cocktail» [In sottofondo il video musicale: «Speranza che sorge» – GMG di Rio de Janeiro 2013 (5:40′)]


♦ Recensioni

♠ «Dicono che la famiglia sia il nostro punto di partenza, poi di fuga, infine di ritorno» –riflette fuori campo Paolo, il terzogenito, divorziato e scrittore. Praticamente un territorio quasi cinematograficamente privilegiato, specialmente con la convivenza coatta, per psicodrammi universalmente comprensibili e condivisibili. Qui poi le occasioni non mancano: seconde mogli nevrotiche e gelose della precedente (eppure, «quelli che hanno due famiglie sono i veri romantici») inopinatamente presente alla cerimonia, matrimoni che sopravvivono grazie all’omertà, difficoltà economiche assillanti, malattie degenerative, situazioni sentimentali in bilico.

Gabriele Muccino non si allontana certo dai cliché del genere (da Monicelli e Scola per arrivare ai “massacri” alla Vinterberg – Festen – e ai pranzi di Natale hollywoodiani); del resto il suo cinema è quasi programmaticamente avvinghiato al senso comune, alla sentimentalità generica e condivisa, sin dai tempi del suo bello, quasi folgorante, Come te nessuno mai, del 1999. Così, ecco prevedibili i colpi bassi della nostalgia canaglia (le canzonette, con le immancabili Una carezza in un pugno e Bella senz’anima a squarciagola), i ricordini, il rito della cena (del resto è una famiglia di fortunati ristoratori), le barzellette tremende, i telefonini con i messaggini, il desiderio erotico che anche quando si manifesta fa come sempre a cazzotti con gli obblighi quotidiani.

Insomma, tutto ovvio, ma anche alla fin fine non spiacevole – il regista conosce l’arte della messinscena- supportato da un cast eterogeneo di soliti noti che appaiono ben sintonizzati l’uno con l’altro e al cui interno piace anche segnalare la riuscita di alcuni, favoriti anche dalla tenerezza dei personaggi, come ad esempio la coppia formata da Claudia Gerini e Massimo Ghini, commovente nel suo dolce scivolare nell’Alzheimer, mentre il filo rosso con la tradizione della commedia all’italiana è tenuto ben esposto con la presenza di Stefania Sandrelli e Sandra Milo. Riprese a Ischia e direttore della fotografia rimasuglio from America, Shane Hurlbut. (Massimo Lastrucci)

 

 Muccino distrugge l’idea di un focolare domestico in cui l’amore regola i rapporti: è la summa del suo cinema, tra ipertrofia e dolcezza.

È passato più di mezzo secolo da quando, a ogni stagione cinematografica, c’era un film girato a Ischia. Era targato Cineritz con storie fatte d’aria, leggere come lo sguardo di un visitatore che sfoglia compulsivamente una foto dopo l’altra, nell’impossibilità di portarsi in Giappone o in Inghilterra il profumo di un’isola unica al mondo.

Erano i racconti vacanzieri di allora, commedie senza ombre per esaltare un luogo magico, di cui Angelo Rizzoli senior era il potente proprietario, almeno dei più grandi alberghi. Il fascino di Ischia è intramontabile, e ha catturato anche Robert Siodmak (Il corsaro dell’isola verde), Billy Wider (Che cosa è successo tra mio padre e tua madre?) ed Anthony Minghella (Il talento di Mr. Ripley).

Oggi Gabriele Muccino la trasforma nella sua Isola Che Non C’è, il luogo in cui tutto è possibile e i sogni s’infrangono contro le onde del mare. Non la chiama mai per nome, i suoi personaggi la usano come un campo di battaglia, per urlarsi contro e riflettere sui rimpianti, su tutte le occasioni perse che non torneranno più.

La famiglia non è un porto sicuro, ma un oceano in tempesta. L’ipocrisia si nasconde dietro ai larghi sorrisi, alle pacche sulle spalle che celano la loro infelicità. L’utopia è quella di costruirsi una vita “normale”, in cui i drammi non esistano e la felicità regni sovrana.

A casa tutti bene è una provocazione già dal titolo. La locandina (tanto criticata) è un insieme di falsi sorrisi, di maschere, dove tutti si prestano a un pirandelliano gioco delle parti. I nonni festeggiano cinquant’anni di matrimonio e invitano i parenti per un pranzo nel loro paradiso terrestre. Figli, cugini, nipoti, ex mogli: tutti rispondono alla chiamata, perché nelle giornate speciali non si può mancare.

Parenti serpenti, spiegava Monicelli, e la sua lezione resta valida anche dopo un paio di decenni. Non si può sperare in un aiuto da chi dovrebbe starci sempre accanto, l’egoismo regola il mondo e per i puri di cuore non resta che girarsi dall’altra parte.

Il regista distrugge l’idea di un focolare domestico in cui l’amore regola i rapporti. Costruisce una summa del suo cinema, dei contrasti tra Padri e figlie, della disperata Ricerca della felicità, degli affetti perduti in stile Baciami ancora, con le pulsioni giovanili de L’estate addosso che restano un sempreverde.

Muccino replica se stesso, la sua bulimia di tematiche irrisolte, l’ipertrofia di un modo di raccontare che avrebbe bisogno di un andamento più asciutto, meno estetizzante, dove la macchina da presa qualche volta si fermi, dando requie agli occhi e al cuore. Ma nelle imperfezioni, A casa tutti bene trova comunque una sua dolcezza, nei momenti in cui la retorica si fa da parte e la musica si abbassa, in particolare quella cantata. Spesso (forse troppo) il cugino picchiatello si mette al pianoforte per far rivivere i cosiddetti tempi d’oro.

Tutti si fermano, spremono una lacrimuccia e gli ammicchi agli spettatori non finiscono più. In un cast eccezionalmente affollato, spicca Pierfrancesco Favino, che col suo multiforme talento riesce a raddrizzare anche le soluzioni scontate. (Gian Luca Pisacane)